venerdì 6 luglio 2012

La Ducia ha sempre ragione


Si, d'accordo. "Il Giornale" è sempre "il Giornale" e lo strillo "l'arma della gravidanza" un po' forte,  ma cosa c'era, dopo tutto, di tanto strano nell'articolo dell'avvocato Anna Maria Bernardini de Pace pubblicato ieri e subito esposto alla pubblica gogna su Facebook, come esempio infame di misoginia e  addirittura "terrorismo" perpetrato da parte delle "donne che odiano loro stesse" nei confronti delle loro simili? Qui i commenti, compreso quel "seme inoculato come un veleno" che, sono sincera, mi ha sconvolto la deformazione professionale.

L'articolo incriminato parte da un recente gossip: l'annuncio a reti unificate e a suon di tamburi, tra una semifinale e una finale di europeo, tra un colpo di testa e uno di tacco, della gravidanza della ex morosa di Balotelli. Lo statuario padano un po' scuretto (Borghezio dixit) aveva risposto, da gran signore e dimostrando piena fiducia nella fedeltà del corpo della ragassa: "Si, ma voglio il test del DNA". 
Ecco, prendendo spunto dal caso baby Balotelli, l'avvocato Bernardini, che di cause matrimoniali e disfide genitoriali di alto bordo se ne intende, ha scritto un pezzo piuttosto critico nei confronti di certi comportamenti femminili, come quello di coloro che usano la gravidanza come mezzo per sistemarsi con uomini ricchi e potenti.
Un fenomeno che, nel dorato mondo delle veline e dei calciatori, delle giovani rampanti vogliose di seguire il comandamento del Dio Silvio "sposatevi uno ricco", è una realtà o comunque una tentazione irresistibile.
Leggevo giusto su un giornale da spiaggia del divetto nemmeno diciottenne Justin Bieber che, dopo un rapporto occasionale con una fan più matura, praticamente una pedofila, sarebbe stato richiesto di assumersi le sue responsabilità di futuro padre.

Ecco, se vogliamo evitare in futuro che una ragazza assolutamente in buona fede si becchi l'insinuazione cafona dell'ex fidanzato pallonaro miliardario e magari l'allusione maligna a mezzo stampa, bisognerebbe riflettere sul perché ancora oggi tante ragazze amano vincere facile con l'ovulazione al momento giusto, con l'ovetto kinder (nel senso di bambino), lasciato come ricordo sul comodino del ganzo danaroso.
Le femministe da tastiera che si sono arrogate il diritto di decidere che cosa è buono e giusto leggere, guardare e pensare e guai se non dai loro ragione, sul "la regina è nuda" invece ci si sono incazzate di brutto. 
Non volendo cogliere l'occasione per fare autocritica sui comportamenti che, provenendo dalle donne, ne danneggiano l'immagine più delle pubblicità in perizoma, vanno in giro cariche di settarismo ideologico come bobine di Tesla, pattugliando notte e giorno i mezzi di informazione  alla ricerca del maschilismo, della misoginia e del sessismo al fine di fulminarne all'istante gli autori o autore. Autore si, non autrici perché, tra una gogna e l'altra, le drughe si dilettano a violare l'italiano come comanda la loro Danta Alighieri di riferimento che, in nome del linguaggio antisessista, vorrebbe declinare al femminile anche il cazzo e nel frattempo romperlo anche a noi che scriviamo come ci hanno insegnato alle elementari le nostre povere maestre.

Quando io scrivo queste cose, per avere la scusa di non rispondermi sul merito, mi dicono che sono solo provocazioni gratuite. Mi graffiano, si mettono a piangere accusandomi di aver loro spezzato il cuore con il mio antifemminismo, di attirare con i miei scritti velenosi i falsificatori di siti femministi che poi vanno da loro a molestarle. Tutto vero, non sto scherzando.
Se non fosse che quel settarismo da guardie rosse è pericoloso perché altrettanto infantile e violento ci sarebbe da riderci sopra. Invece, siccome sono convinta che questo femminismo ottuso ed opprimente faccia solo danni, anche a me in quanto donna diretta interessata, non smetto di farlo notare e quindi lo ripeto per l'ennesima volta.

Queste signore sono le fautrici di una rivoluzione culturale dove le donne hanno sempre ragione, non sbagliano mai, non sono mai disoneste e stronze, mai puttane e mai cretine. Un regno magico tutto al femminile (la Città delle Donne sognata da Fellini che diventa realtà) dove la Ducia ha sempre ragione, dove la Grande Sorella ci controlla  pensiero e parola e dove gli uomini, a quel punto, diventano solo superflui oppure serpenti velenosi da schiacciare.
Un mondo di autocelebrazione ed autoassoluzione urbe et orbe dove sento dire che alle donne maltrattate - che si sono magari scelte liberamente i loro carnefici - spetterebbe non solo la dovuta e doverosa assistenza psicologica e legale ma casa, lavoro e ogni tipo di tutela sociale; le altre invece, evidentemente, quelle che si sono scelte uomini amorevoli, che non alzerebbero mai un dito su di loro, se non hanno casa e lavoro, se lo possono prendere, direbbe Cetto, 'ntu culu?
Peggio per loro che non contribuiscono ad incrementare le cifre dell'industria del femminicidio, questa categoria inventata, a scopo propagandistico, come la neolingua della Grande Fratella, per sostituire quelle troppo banali di omicidio e lingua italiana. Femminicidio come olocausto che giustifica ed emenda qualsiasi eventuale colpa e responsabilità e marchia a fuoco sul braccio delle donne in quanto tali il marchio indelebile di vittime. Industria che tiene in vita artificialmente un femminismo in morte cerebrale da anni perché incapace di andare oltre la tentazione del separatismo e fallito nel suo compito fondamentale: rifondare la società attraverso l'educazione dei figli in mano alle donne. Le madri continuano a crescere un numero statisticamente eccessivo di puttanelle che da grandi vogliono fare le veline, scoparsi il calciatore ricco e sistemarsi e arroganti pascià incapaci di gestire sentimenti e relazioni con donne che non dicano loro sempre si come le loro mammine. Femminismo che vede nelle donne, come unici difetti,  la volontà di parlare in dissenso, di superare finalmente il trauma di essere nata donna e lo smettere di piangersi addosso, visto che alle nostre latitudini nessuno ci impone l'infibulazione faraonica da bambine ma possiamo fare praticamente tutto ciò che ci garba.

Quando si dicono queste cose, arrivano le graffiate in faccia e l'epiteto di "donna che odia sé stessa".
Curiosa definizione che, l'ho già ribadito, è presa pari pari dal classico armamentario propagandistico delle lobbies prevaricatrici che vogliono intimidire e zittire il dissenso interno, come nel caso dei "self-hating jews", gli intellettuali e rabbini critici nei confronti del sionismo reale. Un comportamento che è tipico delle ideologie fallite che si arroccano sull'autovittimizzazione assieme ai loro ultimi giapponesi nella jungla e che passano il tempo a controllare l'ortodossia dei pensieri altrui. Un retaggio del secolo scorso che ancora ci trasciniamo dietro ma non vogliono capirlo.

Mi è piaciuto un concetto espresso da Annamaria Bernardini nel suo articolo: quello della "energia aggressiva delle donne che, come schiave liberate, sono passate dal buio alla luce, facendosene accecare". (cit.) Se l'uomo reagisce con l'aggressione omicida sempre più di frequente nei confronti delle donne, la risposta non è certo la pretesa che la donna abbia sempre ragione e l'instaurazione del reato di negazione del femminicidio come olocausto, ma un'analisi del problema da tutti i punti di vista, quello delle donne e quello degli uomini. Analizzando i rispettivi disagi. Da parte nostra bisogna ripensare i nostri comportamenti e domandarci se, a volte, non sia vero, come dice Bernardini, che siamo incapaci di gestire una libertà sacrosanta ma che a volte pretende di cominciare dove finisce quella degli altri: uomini o donne che siano.

"Anche con gli occhi spalancati... non riesco a vedere niente." (Takeshi Kitano, "Zatoichi".)

15 commenti:

  1. Amichetta23:20

    Tutto giusto, però se c'è un'improvvisa epidemia di ammazzamenti di mogli, ex mogli e fidanzate, come la volemo chiamà?

    No, perché "omicidio" va bene anche per i mafiosi, le rapine e i terroristi. Mischiamo tutto? Se ammazzano una moglie al giorno è la stessa cosa del rapinatore che spara al cassiere?

    Insomma, se un reato diventa "fenomeno diffuso" una distinzione allora ci vuole...

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  2. Epidemia. Ok. E' un'epidemia anche la morte bianca. Eppure non si crea una categoria come il lavoratoricidio, dove i lavoratori vengono uccisi in quanto lavoratori. Perché?
    Se vi fosse una persecuzione contro le donne in quanto tali si ammazzerebbe a caso, alla Breivik, come fanno i serial killer. Invece le vittime sono sempre legate all'assassino da un rapporto. Evidentemente è quel rapporto che è malato, per colpa, credo, di tutte e due le parti. Ed è quel rapporto che andrebbe analizzato e curato.

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  3. siam. ovvero silano armadori12:18

    Ancora con questo vetero-femminismo?!?
    Qualcuna non è cresciuta!

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  4. Che tastiera avvelenata!
    Concordo pienamente con il concetto che "donna" non sia necessariamente una garanzia; ne sono una prova vivente alcune signore di potere di questa epoca.
    Penso anche a tutte quelle madri che hanno educato male i loro figli e che, se avessero voluto uscire dal conformismo educativo, avrebbero reso un grande servizio alla collettività (a prescindere dal genere)

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  5. Mi piacerebbe conoscere il pensiero di Amichetta se fosse informata del fatto che se 100 donne vengono ammazzate per "problemi di coppia", lo stesso capita però a 70 uomini.

    Solo che nel primo caso l'informazione è data, nel secondo no.

    Fonte ANSA.

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    1. Anonimo17:46

      Aggiungerei pure i suicidi indotti da talune streghe, vere e proprie, in circolazione. Ma anche questo dato non è minimamente considerato. Indipendemente dal genere che arreca il male maggiore, è questa società malata che premia il più bastardo/a (dentro) e più "furbo/a".

      Hart

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  6. Mi sembra importante tornare al problema della lingua. Quando studiavo semiologia e semantica c'era un dato di partenza che non veniva mai messo in discussione: le parole usate nel linguaggio devono avere un significato il più possibile chiaro ed incontrovertibile per tutti gli utilizzatori del codice linguistico. In caso contrario la parola tende ad essere sostituita da un'altra che consenta una trasmissione del concetto più precisa. Ovviamente, questo è vero solo se si sta elaborando un codice linguistico utile per l'elaborazione e la trasmissione di idee e concetti. Nel caso in specie, invece, la finalità del codice linguistico non è di elaborazione e trasmissione di concetti, ma quello di riconoscimento del gruppo, evidenziandone l'appartenenza. E' in quest'ottica che il codice linguistico pseudofemminista cerca spazio (uno spazio di appartenenza al gruppo, non di comunicazione) evidenzianto la paura intellettuale, l'assiomatismo e l'antidemocraticità insita in questa impostazione pseudoculturale.

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  7. Adetrax16:20

    @Amichetta

    I numeri dei cosiddetti "femminicidi" (neologismo) rilevati negli ultimi 15 anni, risultano essere in costante (anche se lenta) diminuzione tendenziale.

    A mio parere siamo molto vicini a una soglia critica al di sotto della quale sarà difficile scendere, per il semplice motivo che almeno il 70% - 80% di questi omicidi (uccisioni di esemplari di Homo Sapiens) paiono derivare essenzialmente da problemi psichici; la restante percentuale è dovuta anche ad altri fattori (magari un po' più inquietanti) e per inciso bisognerebbe considerare anche i numeri delle cosiddette "persone scomparse".

    Le cose da fare per avere un'idea un po' più precisa del fenomeno sono quindi le seguenti.

    1) Consultare le relative statistiche (ISTAT, ecc.).

    NOTA: il numero e la differenza percentuale fra le uccisioni di maschi rispetto alle femmine paiono essere degli indicatori di arretratezza di una zona, di una regione (tanto maggiore sono quei numeri, tanto maggiori sono le problematiche ambientali ed antropologiche dei relativi abitanti).

    2) Acquisire la lista dettagliata dei "femminicidi" con tanto di relativi riferimenti e leggersi le relative cronache per acquisirne i particolari di contorno; naturalmente qui bisogna avere delle conoscenze interdisciplinari per capire qualcosa dai pochi dettagli che sono rilasciati al pubblico.

    3) Analizzare il tutto (eseguendo delle statistiche sui dati certi) e trarre le dovute conclusioni.

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  8. Adetrax16:29

    Per quanto riguarda le violenze fisiche nella coppia, è chiaro che queste, specie se non sono dovute a circostanze del tutto eccezionali ed occasionali, dovrebbero essere considerate come segnali premonitori di qualcosa di ben più grave e valutate seriamente in quanto tali.

    In definitiva, l'uso del termine "femminicidio" è un po' una forzatura che potrebbe essere usata per gli scopi indicati dal precedente commento di "Willyco".

    Le campagne mediatiche relative alle uccisioni di donne assieme al disco di vendita dei movimenti femministi possono avere anche una loro piccola utilità (anche se i dati che diffondono sono spesso più o meno distorti) a livello generale nella società, tuttavia NON servono né a fermare i futuri assassini (in quanto a un certo punto agiscono spesso in maniera irrazionale), né soprattutto alle donne (potenziali vittime) perchè NON danno loro alcuna notizia, alcuna CONOSCENZA realmente utile per riconoscere i possibili segnali premonitori di una violenza del genere.

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  9. Adetrax16:37

    @Carlo

    La percentuale del dato che riporti mi giunge nuova e mi sembra 2-3 volte più alta di quello che dovrebbe essere (sempre comparando le uccisioni nelle famiglie o comunque nei rapporti di coppia).

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  10. @Adetrax. I dati che riporto non sono percentuali, ma sono assoluti e riferiti al 2008. Derivano da uno studio dell'ANSA commissionato all'EURES che trovi qui:

    http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/07/03/visualizza_new.html_1849387081.html

    Ciò detto non è neppure tanto importante il numero in se (per me un centinaio di casi su 60 milioni di abitanti sono pochissimi, e non sono affatto una "strage"), è invece fondamentale che le leggi valgano per tutti.

    Pure se le vittime fossero AL MOMENTO solo donne, non c'è comunque nessun fatto sociale, nessuna acquiescenza, nessun filo conduttore che lega i vari casi ad una presunta cultura violenta maschile. Anzi, c'è il rifiuto netto da parte di chiunque di casi di questo tipo indipendentemente dal genere.

    Casi che appunto potrebbero essere generati da condizini contingenti che entro pochi anni potrebbero cmabiarre e ribaltare la situazione: tutti i mariti mortammazzati e nessuna moglie.

    Il problema è che invece si sta faendo passare l'idea che da una parte ci sono le vittime e dall'altra i mostri e che non sia nella natura femminile che le donne possano essere della seconda categoria, mentre i maschi invece ne sono tutti parte: violenti "a prescindere".

    Ma de che???

    E' proprio questo che è sbagliato "a prescindere". E la cosa si è vista porprio in questi giorni col caso della signora di trapani uccisa al nono mese di gravidanza. Da chi? Dal marito. Chi l'ha incastrato: la di lui amante. Come faceva a saperlo? Aspettava in macchina.

    Cioè... un tizio esce con moglie e amante per una scampagnata. Si porta dietro una vanga e una tanica di benzina (tutti ce le portiamo dietro, ovvio) e l'amante resta a guardae in macchina "terrorizzata"??? Non scappa, non urla, no fa neppure una telefonata al 113...

    ...ma poi, che cazzo ci faceva in macchina e addiritura a vivere a casa? Ma non era tra moglie e marito non mettere il dito?

    Era chiaro anche ad un cieco che stava aspettando che l'uomo le otgliesse di mezzo la rivale. Sempre che invece non abbia partecipato o no abia fatto tutto lei. Come è già capitato!

    E in tutto ciò, i commenti sono ripugnanti, gli articoli dei giornali sono ributtanti: tutti a fare il paignisteo delle 80/60 (perché manco hanno i dati veri) donne uccise fino ad ora. Ma dei machi uccisi, non ne parlano mai se non con qulache trafiletto coronato da note "di colore".

    La violenza nella coppia esiste. E la compiono entrambe le parti. Esattamente come esistono le carceri femminili. Parlarne come si fa ora, fa semplicemente schifo.

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  11. Adetrax00:10

    @Carlo

    Nessun problema, io intendevo uomini uccisi da donne (direttamente o indirettamente), non da altri uomini (sempre nell'ambito dei legami familiari o di coppia).

    Lo specifico episodio che evidenzi non dovrebbe sorprendere più di tanto quando si analizzano tutti i fattori che possono aver concorso a spingere verso un tale delitto.

    Circa la distribuzione dei "femminicidi" al nord, centro e sud bisogna considerare che la distribuzione geografica non spiega nulla se non la si lega ad altre considerazioni, fra cui l'origine remota, l'età, ecc. di chi ha commesso il fatto indipendentemente da dove abitava / si trovava al momento del delitto.

    Infine c'è il discorso del perchè ci sia tutta questa enfasi "mediatica" essenzialmente sui "femminicidi".

    Diciamo che ci sono varie ragioni e che ad alcune di queste è storicamente interessato il potere di alto livello (che persegue sempre scopi multipli).

    Comunque in ambito sociale ci sono molti detti tradizionali tipo: una donna non si deve picchiare neanche con un fiore, prima le donne ed i bambini, ecc. che spingono a considerare più deprecabile la morte di una donna che di un uomo.

    Tornando al fattore sicurezza, magari con una maggiore informazione verso tutti delle varie casistiche e dei relativi fattori di rischio, si potrebbe evitare qualche morte in più.

    Purtroppo in Italia la prevenzione e la proattività nelle situazioni a rischio sono molto poco considerate e questo vale non tanto e non solo per le potenziali vittime ma anche e soprattutto per chi dovrebbe evitare che lo diventino realmente.

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  12. Ledonnetuttetroie15:36

    Oh, sì, le donne stronze esistono.
    Per esempio sono quelle che sminuiscono le violenze che capitano alle altre, anzi, le prendono pure in giro se si lamentano, fanno il verso se piagnucolano perché sono "vittimiste", non sapendo distinguere una "vittimista" da una "vittima".
    Sì, ci sono donne stronze, megalomani, in rivalità eterna con le altre, quelle che diventano complici dei violenti solo per sentirsi fuori dal mucchio, senza accorgersi che finiscono nel solito mucchio.
    Attenzione alla menopausa che fa malissimo. Fa ragionare delle donne come dei maschilisti che negano le violenze sulle donne.
    I lavoratori muoiono ammazzati dalle donne, vero? Sì, queste donnacce che per i soldi mettono le assi delle impalcature in fallo e manomettono i tubi innocenti...
    Se ti piace il sessismo, posso gratificarti con tutti i modi di dire ed i luoghi comuni sessisti che vuoi, per esempio anche tu hai rotto il cazzo, soprattutto quando ti permetti di fare la vittima TU sfottendo le persone che nei guai ci sono davvero.
    Ma tanto la tua coscienza è immune. Sei sempre chilometri sopra gli altri umani, tu.

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  13. Cara ledonnesonotuttetroie, mestruazioni dolorose? Comunque ben arrivata con il tuo commento molto uterino. Mi spieghi perché non potrei essere anch'io una vittima? Di violenze ne ho subite di vario tipo, fisiche, sessuali e psicologiche ma forse il mio unico difetto è il non riuscire a perdonare le donne che, a causa della loro stupidità, non hanno saputo difendermi dagli orchi.
    E poi, se permetti, un po' più di coraggio nel manifestare la propria identità, quando si insulta l'autore di un post, non guasterebbe.

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