Il loro grillino preferito. (Perozzino vede gente e fa cose)

Con Corbyn Wan Kenobi

Luigi Di Maio è tanto nu bravo criaturo ma a me ricorda il figlio del Perozzi - colui che, secondo il conte Lello Mascetti, "vede tutto, nota tutto e scrive tutto", e i perozzini in politica sono pericolosi. Non le persone in sé, per carità, ma le personae, il personaggio che incarnano.

E' normale. Gli uomini e le donne della politica attuale non sono altro che characters, personaggi, caratteri, appunto, accuratamente studiati, lavorati e infine impiattati a puntino nelle cucine di Masterchef Elite e i perozzini sono particolarmente ricercati per la loro, diremmo, rigida versatilità. Vanno bene sia a sinistra che a destra e al centro. Ti aggiustano una cena e piacciono a tutti, carnivori e vegani. Non spaventano i moderati (questa strana specie che si prende paura di tutto meno di ciò che rappresenta davvero un pericolo) e danno un senso di stabilità e di continuità al regime. Con loro cambia tutto ma non cambia nulla, per questo sono tanto amati e lisciati dalle lingue dei maestosi gattopardi del potere.

Tempo fa ci fu un altro perozzino in circolazione, vezzeggiato e lambito  dal nero manto del lato oscuro, probabilmente identificato come ottimo elemento della nuova generazione da avviare alla gestione in appalto della res publica italiana: Daniele Capezzone. Egli però, come il più promettente dei sufflè, si ahimè sgonfiò e ancora dobbiamo capire perché.

Di Maio attualmente sembra il perozzino ideale, tanto che viene vociferato come prossimo alter Renzi. L'Eletto a premier di quel futuro governo pentastellato che turba i sonni dei piddini, soprattutto ora che odono tintinnar di procure e di sondaggi. Il temuto governo di quei rivali che ricordano loro quanto effimero sia il loro potere e quanto precario il loro contratto a progetto. Antagonisti creati e messi lì tra i piedi proprio per rovinar loro la festa quando credevano ormai di potersi infilare ovunque perché avevano venduto al Diavolo anche l'ultima anima rimasta. 

Il M5S ha avuto e avrà, temo, solo questa funzione. Di ostacolo alla totale presa di potere del PD e dei piddini, temuta da qualcuno che, pur appoggiandoli, non si fida, come è giusto, di loro. La funzione insomma di zeppa nell'ingranaggio della gioiosa macchina da guerra del serpentone PCI-PDS-DS-PD. Per il resto nessuno dovrebbe farsi troppe illusioni.

L'on. Di Maio, nella prospettiva del futuro ruolo istituzionale e più pentacolato che pentastellato del movimento, è perfetto perché è il meno grillino dei grillini, un quasi politico normale, privato della cupezza del fu Casaleggio e della scelleratezza ed istrionismo da Joker del frontman Grillo. Perfettamente al centro della curva gaussiana. Affetto da una pacatissima e noiosa normalità.

Perché meravigliarsi quindi che venga invitato ai pranzi dove può trovarsi a fianco qualche trilateralista o altro associato o loro PR dei gruppi di potere sovranazionale? Fa parte dell'addestramento. Di Maio, oltretutto, ricopre una carica, quella di vicepresidente della Camera, quindi se incontra il think-tankista, ha sempre la scusa dell'istituzionalità. 

Perozzino vede gente e fa cose. Piano piano gli faranno conoscere tutti coloro che contano, se è veramente l'Eletto. Andrà in Israele e poi negli Stati Uniti. Che c'è di strano? Diventerà "their favorite little cricket", molto probabilmente, se non lo è già.

Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, sarà sempre più facile capire da che parte staranno, per regolarci di conseguenza. Basterà chieder loro non come la pensano ma cosa intendono fare su:
1) Euro,
2) UE,
3) TTIP,
4) Armi di migrazioni di massa.

E' un test infallibile, un'ordalia che vale per qualunque altra "alternativa" politica al regime piddino. Ed è un test dove bisogna rispondere esattamente a tutte le domande, non bisogna sbagliarne nemmeno una. Altrimenti si spalanca la botola sotto i piedi.

Vuole provare, on. Di Maio? Temo di conoscere già le sue risposte ma... go ahead, make my day.