domenica 9 gennaio 2011

Accordi e disaccordi



"[...] 3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e' fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioe' le linee gia' esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari della UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, aquisire con strumenti finanziari di pari entita' i piu' disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interrno dell'attuale trimorti.

Gli scopi reali da ottenere sono:
a) restaurazione della liberta' individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto;
b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quella illegittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.
Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della liberta' di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entita' inferiore all'altra ipotesi." 
(Piano di Rinascita Democratica 1982 - Pubblicato in: Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia massonica P2 IX Legislatura Allegati alla relazione serie II: documentazione raccolta dalla Commissione Volume terzo Documenti citati nelle relazioni Tomo VII-bis, Doc. XXIII n. 2-uater/3/VII-bis, pp611-625.)


Ho citato in apertura il Piano di Rinascita Democratica perché fa sempre piacere leggere i consigli dei gran cattivi maestri ed accorgersi di come essi siano ascoltati e messi in pratica dai muratorini al governo e relativi compagni di merende.

Tornando all'attualità, mi sono letta il testo dell'accordo separato di Mirafiori, quello che dovrà essere sottoposto a referendum presso i lavoratori la prossima settimana.
L'ho letto non senza fatica perché anche aziendese e sindacalese sono linguaggi atti a confondere, a far capire il meno possibile del contenuto che esprimono, specialmente a coloro ai quali il discorso si indirizza e che ne vivono le conseguenze sulla loro pelle. Sentito come era chiaro e comprensibile invece il verbo del gran maestro?
Che poi uno si domanda se i sindacati che hanno già firmato "à la Napolitano" tutte le pagine del contratto capestro, si siano resi conto veramente di ciò che andavano a sottoscrivere e se quelli della FIOM sono solo dei guastafeste che vogliono impedire a Marchionne di vendere le sue cavolo di Panda anche ai marziani (che non vedono l'ora di guidarne una disegnata da Lapo), oppure sono gli unici rimasti nel fortino a difendere i diritti dei lavoratori.
Non entro nel merito delle questioni specifiche e tecniche, non avendone la competenza, voglio dare solo un giudizio sull'accordo basandomi sull'impressione che ne ho ricavato.

Non so, questo tono da caserma, da colonia penale, questo puntare sulla lotta all'assenteismo per malattia degli operai come fosse quello l'unico problema che impedisce a Marpionne di saturare il mercato mondiale non lasciando che le briciole agli altri produttori di automobili, beh, mi ha fatto un'impressione da capitalismo molto vecchio stampo, anzi proprio vecchio, con tracce di padronato delle ferriere e un retrogusto di autoritarismo fascistoide da "in questo locale non si parla di politica, si lavora".
"Dal luglio 2011 se non si sarà raggiunto un livello di assenteismo inferiore al 6% medio (adesso è all'8%) i dipendenti che si assenteranno per malattie brevi (non oltre i 5 giorni) a ridosso delle feste, delle ferie o del riposo settimanale per più di due volte in un anno non avranno in busta pagato il primo giorno di malattia. Dal primo gennaio 2012 se l'assenteismo non sarà sceso sotto il 4% i giorni di malattia non pagati saranno i primi due (l'Inps infatti paga solo dal quarto giorno mentre i primi tre sono a carico dell'azienda)."
E' un accordo che ripropone un modello di rapporti tra lavoro e capitale come erano non già nell'Ottocento avanzato delle prime lotte operaie ma agli albori della rivoluzione industriale. E che fa capire quale sia l'atteggiamento dei "padroni", tocca chiamarli di nuovo così, nei confronti del mondo del lavoro.
I lavoratori sono dei sottomessi, delle sottospecie di umani che invocano diritti ma dovrebbero capire che sono solo marxianamente "appendici di carne di una macchina d'acciaio" e che quindi non rompano i coglioni.
Leggersi, in proposito, la filosofia del nuovo sistema ergonomico ERGO UAS che sostiene come la produttività di una fabbrica sia legata al fatto che l'operaio non debba fare più di dieci passi lontano dalla sua postazione per andare a prendersi un attrezzo  e che Marchionne vuole introdurre a Mirafiori. Non sto scherzando, anche la riduzione delle pause va nella direzione di inchiodare l'operaio alla linea di montaggio per produrre, produrre e produrre.

Ma produrre cosa? Sembrerebbe che la FIAT avesse milioni di auto da consegnare in tutta fretta, perché già prenotate da milioni di clienti, compresi i marziani, e che il consegnarle in tempo fosse ostacolato solo dal fatto che gli operai italiani invece di lavorare stanno a grattarsi la minchia.
Le cose stanno però diversamente. Come dice la  lettera che 46 economisti italiani hanno inviato per solidarietà alla FIOM:
"Nel 2009 la Fiat ha prodotto 650 mila auto in Italia, appena un terzo di quelle realizzate nel 1990, mentre le quantità prodotte nei maggiori paesi europei sono cresciute o rimaste stabili. 
La Fiat spende per investimenti produttivi e per ricerca e sviluppo quote di fatturato significativamente inferiori a quelle dei suoi principali concorrenti europei, ed è poco attiva nel campo delle fonti di propulsione a basso impatto ambientale. 
A differenza di quanto avvenuto tra il 2004 e il 2008 – quando l’azienda si è ripresa da una crisi che sembrava fatale – negli ultimi anni la Fiat non ha introdotto nuovi modelli. Il risultato è stata una quota di mercato che in Europa è scesa al 6,7%, la caduta più alta registrata nel continente nel corso del 2010."
Colpa dei turnisti lavativi che perdono tempo in bagno e a fare jogging in reparto per andare a prendere una pinza o colpa di un'azienda che ha la mentalità della fabbrichetta dell'Ottocento con gli operai che devono essere bastonati ogni giorno, loro sanno perché? Un'azienda che non è capace di rinnovarsi e non trova di meglio da fare che prendersela con gli operai della sua inadeguatezza?
Non sono bastati neppure gli aiuti statali per costringerli a pensare un'auto decente. Prendo ancora in prestito dagli economisti:
"A dispetto della retorica dell’impresa capace di “stare sul mercato sulle proprie gambe”, va ricordato che la Fiat ha perseguito questa strategia ottenendo a vario titolo, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni duemila, contributi pubblici dal governo italiano stimati nell’ordine di 500 milioni di euro l’anno
Alla FIAT però bisogna riconoscere un merito:
"Al tempo stesso, tuttavia, nel terzo trimestre del 2010 la Fiat guida la classifica di redditività per gli azionisti, con un ritorno sul capitale del 33%. La recente divisione tra Fiat Auto e Fiat Industrial e l’interesse ad acquisire una quota di maggioranza nella Chrysler segnalano che le priorità della Fiat sono sempre più orientate verso la dimensione finanziaria, a cui potrebbe essere sacrificata in futuro la produzione di auto in Italia e la stessa proprietà degli stabilimenti."  
Ah, vedi che stiamo arrivando al punto? Non sarà che  Marchionne non è altri che uno di quei supermanager che cominciano presto, finiscono presto e di solito non puliscono il water, bravi soprattutto a mettersi da parte le stock options (un centinaio di milioncini fino a questo momento) e che guadagnano per questo di solito cifre assolutamente spropositate, centinaia di volte superiori a quelle che guadagnano quegli operai che pretendono di vessare? 
Non si era detto che questo tipo di gestione dell'economia reale da parte dei supermanager vampiri è quella che ha provocato l'attuale crisi e che fino a che non sarà abolita la finanza, demolita la Borsa e si sarà ritornati al reale economico lasciando il virtuale finanziario ai videogames, non ci sarà economia sostenibile?

Diciamo infine qualcosa anche sulla presunta grande operazione FIAT-Chrysler, che ha entusiasmato fino all'orgasmo i media nostrani.
La Chrysler è una azienda in bancarotta controllata, che ha avuto finanziamenti dal governo americano nell'ambito di un piano di rientro nel mercato con nuovi prodotti ed investimenti. La FIAT non controlla la maggioranza delle quote, che invece, per il 55% appartengono al sindacato dei lavoratori UAW.
Come ha scritto Eugenio Scalfari:
"Chi è il padrone di Marchionne? O meglio: chi è il padrone del gruppo Chrysler-Fiat di cui Marchionne è il manager? Il padrone, cioè il proprietario, è il sindacato dei lavoratori Chrysler, che possiede la quota di controllo del capitale attraverso il suo fondopensione. 
Hanno ridotto a metà i loro stipendi, i lavoratori Chrysler, ma l' azienda è loro. Se torneranno al profitto saranno loro a disporne. Il proprietario Fiat, specie dopo lo "spin" del gruppo, è un proprietario simbolico sulla via del disimpegno.
In Germania la Volkswagen è una "public company"e le banche che la finanziano sono controllate dai "lander". In Francia la Renault è dello Stato francese. I lavoratori italiani non hanno fondi-pensione, le loro pensioni sono nelle mani dell' Inps. Volendo, l' Inps potrebbe controllare la Fiat investendo nel capitale una parte del fondo pensione dei lavoratori. Allora la Fiat avrebbe un nuovo padrone, con Marchionne alla guida imprenditoriale. 
Chiedetevi, a questo punto, qual'è il peso dei lavoratori italiani nel mondo della produzione? I lavoratori italiani non partecipano alla produzione, non ricavano profitti, sono solo minacciati nei loro diritti. Sono considerati dei nemici invece che una parte fondamentale della produzione.
L'Italia del nano che delira di terze gambe invece di pensare alla realtà dei pisellini mosci, è un paesello delle ferriere, assomiglia ad uno staterello sudamericano con i latifondisti cattivi e che, grazie anche a queste pensate ergonomico-marpionnesche, sta salendo sulla Freccia Rossa che lo condurrà a 200 all'ora indietro nel feudalesimo.

Sapete come andrà a finire? Che Marchionne, per non farsi inseguire dai sindacalisti americani con la chiave inglese in mano, che vogliono indietro i loro soldi, dovrà sacrificare Pomigliano e Mirafiori. E magari, dopo aver raccattato ancora altre stock options, penserà ad aumentare il proprio peso in Chrysler piuttosto che a mettere a punto qualche macchinetta innovativa da far produrre in Italia.  Non dubitate un minuto su quale sarà la scelta del nostro tra America e Italia. L'Italo-canadese sceglierà l'America.
Intanto però, prima di aver succhiato l'ultima goccia di sangue all'economia italiana, avrà diviso quei sindacati molesti come auspicava Maestro Licio.
Un grosso favore ai governanti di centrodestra che vedono i comunisti camminare sui muri. Tanto l'opposizione, che ha smesso da un pezzo di essere opposizione, regge il sacco a chi comanda, a questi retrogradi padroni delle ferriere.
Non meravigliatevi neppure della Camusso che da ex capa FIOM dice che se vincerà il SI (di un referendum illegale) la FIOM dovrà accettare l'accordo. Dobbiamo essere contro l'accordo ma anche firmarlo.
A Veltroni fischiano le orecchie. E tu, Cipputi, comincia a tirarti giù le braghe.

sabato 8 gennaio 2011

Il caso tortore

Volatili ingordi o volatili per diabetici per tutti?
Da qualche tempo nella mia città, Faenza, piovono tortore, uccise a decine ogni giorno da qualcosa che le sta sterminando. Può capitare, girando in macchina, di doverne schivare qualcuno, di questi poveri animali, agonizzante proprio in mezzo alla strada.
Il luogo dove si sta concentrando maggiormente la morìa delle tortorine è la zona industriale dove si trova un oleificio, noto soprattutto per appestare di miasmi coloro che entrano in città dall'autostrada.
Diversi enti stanno investigando le ragioni di questa strage, compreso il WWF, l'ASL e alcuni laboratori di analisi. C'è chi parla di semi tossici ingeriti dalle tortore, altri ipotizzano un avvelenamento da cianuro perché i becchi degli animali si sarebbero colorati di blu. Altri ancora non sanno spiegarsi il fenomeno e, saggiamente, attendono i risultati delle analisi tossicologiche che, in questi casi, possono essere determinanti per risolvere il mistero ma richiedono qualche tempo per essere completate.

Niente di certo ancora, quindi, nell'x-file romagnolo. Eppure stamattina, passando di fronte alla civetta di un'edicola, leggo questo straordinario titolo della "Voce di Romagna":  "Risolto il mistero delle tortore, è stata un'indigestione". Lo sponsor della teoria dell'uccello bulimico, riportata anche da Repubblica, è un ex consigliere regionale di Forza Italia, ora consigliere del ministro Renato Brunetta e giustamente la Voce, giornale molto ma mooolto vicino al centrodestra, la riporta come fosse vangelo.

Forse è voluto che chi legge distrattamente la civetta e passa oltre, senza approfondire l'argomento e scoprire magari, leggendo l'articolo completo, che il mistero non è affatto risolto, rimanga con l'impressione che 400 uccelli morti all'improvviso non significhino nulla per l'ambiente e la salute pubblica. In fondo è forse quello il compito di certa informazione attenta a non disturbare qualunque tipo di manovratore e a fornire pappe politically friendly già pronte da inghiottire e senza discutere. In ogni caso, l'ipotesi dell'indigestione aviaria, diciamolo pure, mi pare 'na strunzata.

Mi ha ricordato tanto il "Tutti guariti i 52 intossicati" letto sul Carlino il giorno dopo essere stata ricoverata d'urgenza, assieme ad altri 51 , per una salmonellosi contratta da una tossinfezione alimentare in un albergo di Milano Marittima. Io e gli altri eravamo ancora in preda a dolori, febbre e fenomeni innominabili e qualcuno era pure in gravi condizioni ma il maggiore giornale dell'Emilia Romagna tranquillizzava i turisti che si accingevano a partire per le spiagge romagnole. Eravamo a fine luglio. Se eravamo tutti guariti dovevamo crederci. Da allora, per reazione, diffido in automatico di ciò che riportano i giornali.

Tornando alle nostre tortorine, e scusandomi per la nota autobiografica, dare da bere alla popolazione faentina la storia dell'indigestione senza prima avere escluso altre cause, vendere la favola degli uccelli che decidono magari di morire tutti assieme con una ultima grande bouffe di vinacce è anche abbastanza puerile.
Primo, gli animali che non vivono in cattività e che non sono sottoposti a sedentarietà e diete paraumane come cani e gatti non mangiano a schiantabudella e non conoscono l'obesità perché possiedono meccanismi di autoregolazione della fame molto più efficaci dei nostri.

Se davvero le tortore faentine hanno cominciato ad ingozzarsi fino a farsi scoppiare il fegato dev'essere intervenuto un agente tossico, chimico, batteriologico o virale, che ne ha compromesso l'equilibrio metabolico. Oppure, più semplicemente, hanno mangiato qualcosa di tossico in sé e in questo caso è indispensabile indagare affinché l'intossicazione non possa essere trasmessa inavvertitamente anche all'uomo.
In ogni caso, c'è qualcosa che non va nell'ambiente e va indagato al più presto senza dare l'impressione di voler chiudere il discorso con qualche scusa magra. Magari per non disturbare gli interessi delle importanti aziende locali.
Nessuno vuole accusare senza prove ma tirare fuori la storia dell'indigestione puzza più dei miasmi dell'oleificio in questione. 

venerdì 7 gennaio 2011

Hereafter


Il senso di "Hereafter", l'ultimo bellissimo film da regista di Clint Eastwood, è tutto in quella terrificante onda di tsunami iniziale. Un evento improvviso contro il quale non puoi far nulla, che ti travolge e ti trascina via. E' la metafora visiva migliore che si potesse trovare per simboleggiare la morte ma soprattutto il dolore che accompagna la morte e che affligge chi resta. Dolore che, chi ha perduto una persona cara lo sa, arriva  a ondate e sembra non volerti lasciar più respirare. Non a caso si dice annegare nel dolore.

E' stupefacente come l'ottantenne Clint, a un età in cui di solito si preferisce non pensarci perché si comincia ad esserne sempre più quotidianamente terrorizzati, sia riuscito a comporre un affresco così pieno di serenità nei confronti della morte, senza imporre certezze religiose o superstiziose sull'aldilà ma suggerendoci che le risposte che cerchiamo, riguardo ad argomenti così dolorosi come la perdita e il lutto e l'angosciosa questione se dopo finisca tutto o meno, sono dentro di noi, nella nostra mente. Occorre solo qualcuno o qualcosa che ci aiuti a tirarle fuori.

"Hereafter" è un poderoso film sull'elaborazione del lutto e sul suo significato profondo di fattore di crescita di personalità. Proprio per questo è straordinariamente ottimistico e positivo. La prospettiva del dolore della perdita non è il dolore infinito ma la trasformazione della propria esistenza in qualcosa di non necessariamente negativo.

Nessuna contaminazione religiosa nel discorso sull'aldilà, dicevo. C'è solo una brevissima scena, quasi un flash amaramente sarcastico, dove un sacerdote, di fronte al feretro di un bambino, parla di angeli, di lui che ora ci protegge ed è lassù a fianco di Gesù, concludendo: "Le ceneri saranno a disposizione nel retro della chiesa. Avanti il prossimo".
Le frasi che abbiamo sentito mille volte pronunciare senza convinzione nei funerali cattolici e che ci hanno lasciato solo un gran senso di rabbia per la loro inadeguatezza di fronte, ad esempio, al dolore cosmico di una madre che ha perduto un figlio.
E' paradossale perché, per la loro fede, la morte dovrebbe significare il ricongiungimento con Dio e quindi qualcosa di assolutamente gioioso, ma i religiosi (l'osservo continuamente nel mio lavoro) sono le persone più spaventate dalla morte, coloro che ne affrontano i rituali meno volentieri. Forse perché l'hanno popolata di demoni infernali e noiosissimi paradisi e la considerano un evento scontato e prevedibile dal quale non si può ricavare null'altro che un'impressione molto negativa e fine a sé stessa.

Nell'aldilà laico di Eastwood, invece, per alcune anime l'inferno è il rimorso di aver fatto del male e di non aver avuto tempo di chiedere perdono alle loro vittime. Siamo noi, però, attraverso il nostro processo di guarigione dal passato e di crescita, senza dimenticare l'ausilio del perdono, che possiamo render loro la pace, lasciandoli finalmente andare. Prima di tutto dalla nostra testa.

"Hereafter" è anche e soprattutto un film che descrive mirabilmente l'empatia e la difficoltà che prova chi quotidianamente si trova ad interagire con persone che stanno elaborando un lutto. 
Attraverso le vicende che portano la donna, il bambino e il sensitivo al loro incontro ravvicinato con la morte, possiamo renderci conto che il dolore non è mai fine a se stesso ma ha un significato che dobbiamo arrivare a scoprire con l'aiuto degli altri. 
Il sensitivo aiuterà il bambino a crescere ed affrancarsi dall'ingombrante figura fraterna; la donna fornirà al sensitivo le risposte che cercava, liberandolo infine dalla "maledizione" del contatto iperempatico con i dolenti e i fantasmi che li affliggono. In questo senso, i tre formano una simbolica triade i cui membri sono indissolubilmente legati l'uno all'altro ed il cui significato è: non è isolandosi che si guarisce dalla malattia del dolore ma passando attraverso l'esperienza dell'empatia, della pietas, della condivisione e dell'amore che ci vengono dall'altro da sé. Un percorso accidentato, doloroso e che a volte sembra di difficoltà insormontabile ma che ci rende alla fine persone migliori. 

martedì 4 gennaio 2011

Pandemia, per piccina che tu sia

Avete notato che quest'anno sui media ci hanno fatto mancare la consueta triturata di maroni sul pericolo pandemia influenzale? Non siete sollevati del fatto che nessuna peste suina, bovina, ovina o aviaria paia minacciarci seriamente, a parte qualche caso in Europa? 
Sarà che negli ultimi anni mi ci ero abituata ma sento la nostalgia di una bella campagna terroristico-mediatica sul pericolo pandemia influenzale con martellamento quotidiano sulla bontà assoluta dei vaccini.
Certo raccomandano di vaccinare soprattutto le categorie a rischio; i medici di base inoculano il nonno a tradimento magari presentandoglisi a casa, ma non siamo ai livelli terroristici dell'anno scorso.

Che abbiano capito che, colpendo al massimo 12-15 pazienti su 1000 negli anni più virulenti, l'influenza rappresenta dopo tutto un piccolo problema rispetto a malattie ben più gravi? 
Che si siano accorti che la grande incidenza delle sindromi influenzali tra i bambini è dovuta al fatto che i piccoli il patrimonio immunitario se lo costruiscono prendendosi le malattie, come è sempre successo, e che se gli anziani si ammalano di meno di influenza è perché nel corso della loro vita hanno già avuto modo di farsi gli anticorpi contro i vari ceppi?
Che non se la siano sentita, diciamo la verità, di spendere altri 184 milioni di euro dei nostri per ingrassare ultieriormente quella buzzicona ingorda di BigPharma? 

Chi lo sa. Magari qualcuno potrebbe ancora chiedere un'investigazione approfondita sul procurato allarme del 2009 e chiedere conto delle migliaia e migliaia di dosi di vaccino contro la peste suina  rimaste inutilizzate e pagate comunque da noi, è ovvio.
Qualcuno potrebbe domandare perché chi aveva amici medici si sentiva sconsigliare un vaccino poco sperimentato e secondo loro non perfettamente sicuro.
Qualcun'altro potrebbe voler sapere cosa è successo nel 2009 in Ucraina, dove la pandemia c'è stata veramente ma nessuno ne ha poi parlato.

Così, meglio non svegliare il can che dorme. Non sia mai che venga fuori una peste canina che fa fuori i politici.
In quel caso, voglio fare la monatta.

domenica 2 gennaio 2011

Noi siamo i giovani

Ecco, è finito anche il primo giorno del nuovo anno, quello dedicato alla superstizione più hard. Quello che dà la stura, oltre allo spumante, a tutte le teorie più allucinanti sulla numerologia, alla scaramanzia a rutto libero e al rituale dell'augurio che, parliamoci chiaro, non sappiamo più se sia meglio scambiarci o no. Visto che gli auguri li hai e te li hanno fatti e l'ultimo anno è stato color marrone sfatto, che porti più fortuna a tutti tacere e non svegliare i demoni che dormono? 
Ma si, facciamo finta che sia stato un giorno come un altro. Che ne so, come il passaggio dal 31 marzo al 1° aprile, senza quella convinzione assurda che, da un giorno all'altro, debba cambiare tutto solo perché è cambiato il numeretto finale della data. Tipo che vai a dormire il 31 e il 1° ti risvegli nel castello delle fiabe, più giovane, più magra e circondata come una diva da boys strafighi adoranti, con le lenticchie che si sono trasformate in lingotti d'oro e senza più un cruccio nella vita.

Il 1° gennaio 2011 è stato un giorno come un altro. Lo dimostra il fatto che a Napoli c'è ancora la spazzatura. Il presidente scopatore (nel senso di monnezzaro) aveva detto che avrebbe ripulito Napoli per Capodanno. Invece ha pulito solo il salotto buono, per non far incazzare la padrona, tanto con il padrone sa come farsi perdonare, e la monnezza l'ha sparsa per tutto il resto della casa nascondendola qua e là.  Questa servetta nana  non è buona nemmeno come donna delle pulizie e l'hanno messa a capo del governo.

A proposito di presidenti. Mi ero illusa di aver schivato la fiera delle banalità a reti unificate ma non c'è stato verso. Replica a tradimento, questa mattina, su Radio Radicale. E allora ascoltiamolo questo paladino dei giovani. Questo anziano disposto a far spazio a forze fresche e nuove. Basta solo un piccolo sforzo per mantenere il sensorio vigile e forse l'alto messaggio del Capo dello Stato ti farà reagire come hanno reagito i giornali. Un plauso generale neanche avesse parlato Zarathustra in persona. Come se tanti di noi non ricordassero ancora assai bene e con rimpianto i messaggi di fine d'anno di Sandro Pertini.

Napolitano non ha detto nulla e non si può nemmeno dire che l'abbia detto bene. Non è mica un Berlusconi incantatore di papiminkia, ammettiamolo. 
Ha parlato dei giovani! Capirai. Usare la formuletta magica "bisogna fare, bisogna dare" significa solo rilanciare la palla nel campo avversario. Il grande Ciotti avrebbe commentato: "Napolitano abbranca in presa e si accinge al rinvio".
Lui parla ad ipotetici interlocutori, a presunti risolutori dei problemi dei giovani che non si sa dove siano. Cioè, lo sappiamo dove sono e lo sa pure lui.  Se sono quelli al potere si tratta di vecchiacci abbarbicati alla poltrona e preoccupati più dei loro vetusti piselli inanimati che delle esigenze dell'Italia. Questo è il paese dove ai giovani non si dà spazio perché tanto "hanno tutta la vita davanti e avranno tempo". Con gente che non si decide a crepare non è facile. 
E' il paese dove non si dà da reggere il timone ad un giovane perché "non ha ancora fatto esperienza". Come se l'esperienza non cominciasse proprio nel momento in cui un giovane viene responsabilizzato dal coraggio di chi gli affida le sorti della nave.

Per carità, il migliorista è il presidente ideale per il peggiorismo berlusconiano. Lo definirei un megliopeggiorista. Non sporca, non fa rumore e firma tutto quello che gli portano. Del resto lo dice pure lui e ci ha tenuto a farlo sapere anche a Capodanno: "Criticare il governo non è nelle prerogative del Capo dello Stato."  Nemmeno quando il governo gli porta delle vaccate da avallare.
Vedrete se l'11/1/11 (numerologi, buoni a cuccia!) la Corte Costituzionale concederà il legittimo impedimento e l'Angelino che studia da delfino del caimano ci riproverà con un Alfano Reloaded come si agiterà il megliopeggiorista in difesa della Costituzione. Firmerà, firmerà. Firmerà perché bisogna sempre dare fiducia ad un giovane premier di settantatre anni.

A proposito di salvacondotti. Il governo che, per salvare dai processi un tizio, il famoso giovane scapestrato di settantatre anni, è disposto a mettere a soqquadro la Costituzione, a stravolgere le leggi penali, a mandare in vacca migliaia di processi e lasciare di conseguenza migliaia di potenziali colpevoli impuniti, sta minacciando di spezzare le reni al Brasile perché non gli restituisce un condannato. Come dire, fare i giustizialisti con i tribunali degli altri. Qualcuno pensa che abbiamo la giusta credibilità per dare lezioni di diritto in giro per il mondo?

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