martedì 30 luglio 2013

Il mio libro per voi

Sophie Scholl, coraggiosa bambina

Ecco la sorpresa da scaricare e leggere, se volete. La mia tesi di laurea: "La fascinazione. Un'analisi psicostorica", rimasta dal 1997 sepolta negli archivi dell'Università di Bologna e che oggi ritorna alla luce grazie alla Rete ed alle meraviglie dell'eBook.

Come ho scritto nella necessaria postfazione ad uno scritto di quasi sedici anni fa, questa tesi di laurea giunse a coronamento di un percorso personale di ripresa degli studi quasi fuori tempo massimo, ad oltre trent'anni, in una materia, la psicologia, che nei miei interessi era sempre stata seconda solo alla medicina. Una sfida con me stessa, soprattutto, e di rivalsa contro un destino che mi aveva visto in gioventù impegnata quasi a tempo pieno solo nella musica. Più per volontà altrui, che mia.

In questo lavoro, suggeritomi dal compianto Prof. Giuseppe Mucciarelli, mio relatore ed insegnante di multiforme e rara capacità di ispirazione, ho potuto unire alla psicologia, qui nella sua variante psicostorica, elementi di sociologia, storia, politica, economia e medicina, in un approccio multidisciplinare che, secondo Mucciarelli, era assai consono alla mia capacità di interpretare fenomeni osservandoli da più punti di vista e interpretandoli secondo diverse chiavi di lettura.
Nove mesi di studio e redazione, praticamente la cosa più simile ad una gravidanza che mi sia capitato di portare a termine.

L'argomento fu scelto per caso, probabilmente durante uno di quei preziosi momenti in cui, finita la lezione, si ripristina l'antica tradizione del dialogo e della trasmissione di conoscenza tra insegnante ed allievo che finisce per travalicare i rigidi schemi dell'ambito del programma di studi per spaziare tra i più diversi argomenti. Solo in questo modo si può partire dai freddi test psicometrici per giungere ai meccanismi di fascinazione del nazismo e decidere di farci una tesi di laurea. Argomento sviscerato fino alla nausea, il nazismo, in migliaia e migliaia di lavori ben più illustri del mio ma che io credo di aver trattato in maniera originale, proprio per quella multidisciplinarità di cui parlavo.

Rileggendo la tesi oggi vi ritrovo ancora una certa freschezza e validità e penso che, anche per il non esperto in materia di psicologia, possa essere una lettura interessante. Senza contare che l'attualità politica e soprattutto economica sta ripresentando, secondo la legge dei corsi e ricorsi storici, inquietanti analogie con avvenimenti che, negli anni venti, posero le basi per l'insorgenza della fascinazione nazista. Scellerate politiche economiche pro-cicliche in risposta a crisi strutturali finanziarie che richiederebbero visioni di espansione fiduciosa; senso di sgomento e lutto nelle popolazioni per la perdita di riferimenti culturali, lavoro ed identità; paura di sprofondare nella povertà;  un paese, la Germania, che, come allora, si trova al centro dell'attenzione e, purtroppo, con il cerino acceso in mano. Tutto questo rende, dovrei dire purtroppo, attuale il discorso su quali fattori possono distruggere la democrazia. Oggi come allora.

Ai tempi della mia laurea si era pensato di pubblicare il mio lavoro ma poi una mia malattia e la prematura dipartita del Prof. Mucciarelli hanno fatto sì che  il volume finisse sepolto negli archivi dell'ateneo bolognese senza ulteriori possibilità di divulgazione.
L'avvento dell'ebook e la mia successiva ed attuale attività di blogger, mi permettono ora di mettere a disposizione dei lettori in Rete la mia ricerca in modo da poterla far rivivere sotto altra forma e sottoporla al loro giudizio.

Ho apportato solo alcune piccole modifiche, per il resto si tratta della stesura originale e definitiva del testo. Il download è libero e gratuito. Fatene buon uso e se vi piace, consigliatene la lettura agli amici.






P.S. Gradirei mi fossero segnalati eventuali malfunzionamenti dei file e difficoltà di visualizzazione sugli eBook reader. Oltre ad opinioni sul testo, ovviamente. Grazie davvero.

Prossimamente...


Sto preparandovi una sorpresa da scaricare e leggere. Un mio lavoro importante che ha rischiato, ai suoi tempi, di venir pubblicato, ma che poi, complici i destini di alcune vite in esso coinvolte, è rimasto da allora, 1997, sepolto negli archivi dell'Università di Bologna.
Ho deciso di riesumare il mio scritto perché lo trovo tutt'ora attuale per alcune sue conclusioni e perché i tempi che viviamo ricordano, per certi aspetti, alcuni dei fenomeni preoccupanti in esso descritti. 
Questo lavoro fu il risultato di un lungo studio e posso paragonarne la nascita al parto di un figlio, visto che mi occorsero nove mesi per portarlo a termine.
Lo pubblico come ebook e decido di metterlo a disposizione a titolo gratuito, almeno per il momento, di tutti coloro che vorranno scaricarlo e leggerlo. Se un giorno diventerà anche un libro cartaceo non so, io sono sempre disponibile a vederlo pubblicare. In ogni caso, come si dice, sta scritto.



sabato 20 luglio 2013

Born to be GRNP

La nail-art sulle dieci piaghe mi mancava.

Sono costretta a ritornare sull'argomento dell'ultimo post perché un commento su Twitter di MenteCritica mi ha fatto notare una cosa che in un primo momento mi era sfuggita. 

Parlando della diretta dal Senato per la questione "Salvate il Pupo Angelino", ieri raccontavo appunto della clamorosa serie di interventi del presidente del Senato Grasso a censura del capogruppo M5S Nicola Morra:

"NON SONO AMMESSI RIFERIMENTI AL CAPO DELLO STATO". "E' INVITATO A LASCIARLO FUORI". 

Va bene, tutto ciò è perfettamente compatibile con l'ipotesi tetragramma, che prevede la non nominabilità invano di Colui Che E' troppo sacro per pronunciarne il nome.
Ma come la mettiamo con l'altra affermazione rivolta a Morra, che stava riportando alcune dichiarazioni di GRNP:

"LEI NON PUO' CITARLO".

Diciamolo, nemmeno YHWH aveva mai osato tanto. Qui, perfino i midrashim più spericolati non offrono aiuto circa l'interpretazione di un tale principio di inviolabilità non solo della persona ma del verbo.
Non lo si può citare? E come si può tramandare l'insegnamento di Colui Che E' senza pronunciarne la legge e con essa benedicendolo ogni giorno per gli insegnamenti che ci ha dato, studiando il significato anche più recondito della sua parola?

Ma forse sono io fuori strada. Non stiamo parlando di  sacre entità ma di uomini affetti da meschinissimo culto della personalità.  E forse, anche qui, nemmeno Enver Hoxha aveva osato tanto.

Va bé, va, è sabato ma è pure sabato sera. Vai con la musica.

 

venerdì 19 luglio 2013

Non nominare il nome di GRNP invano

Mark Rydens, "YHWH"

Stamattina diretta dal Senato per la votazione SalvaAlfano Beghelli sul caso "Studio culturale sull'Italia a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan".
La solita pregevole serie di figurine di merda, tali da suggerire alla Panini, se posso permettermi, di realizzarci al più presto un album per la raccolta, per la gioia dei nostri bimbi e a futura memoria.
Abbiamo ascoltato un indimenticabile Letta, capace come al solito di parlare per ore senza dire assolutamente niente. 
E poi, partendo dal menoelle, piddini che sembrano atterrati oggi dopo aver trascorso un semestre su Marte. Simil-distinguo in puro princisbecco, circonvoluzioni dialettiche del tipo Alfano è innocente, però la poverabbambinadiseianni. Insomma il PD e il suo doppio (ti voto a favore ma tu dimettiti) e il tormento piddino anzi profondo sgomento di Laura Puppato che non vota contro Alfano ma si astiene (no, di dietro ti prego, no). 
Mica è finita. E' stato sciorinato il repertorio completo delle facce da culo di SEL, in Parlamento grazie alla comunella elettorale con il PD e premiata con il piazzamento della Boldrini alla Camera ma che ora recita il ruolo dell'opposizione dura e pura proprio contro il PD. Non li conoscessimo da ex elettori di questa sinistra potremmo ancora stupirci di queste giravolte.

Dall'altra parte, quella di Sparta che non ha proprio niente da ridere, giustificazioni della serie "a casa la sapevo" e "signora maestra, il gatto mi ha mangiato il quaderno" degli impuberi dell'Asilo della Libertà che, dopo la nipote di Mubarak, lo sappiamo, sarebbero disposti a credere a qualunque cosa gli racconti Silvio. La loro linea di difesa è stata che Ablyazov è una specie di Kaiser Soze, ricercato nel suo paese perché  ha mafiato con la finanza e ha fatto fallire una banca (detto nel paese dei Monte Paschi e dei Ligresti è il colmo) e che il Kazakistan di Nazarbayev è una vera culla della democrazia. Macché dittatura! Infatti sia Berlusconi che Prodi intrattengono ottimi rapporti con questo nobiluomo kazako.

Si è sentito di tutto, credetemi.  
Abbiamo assistito alla dichiarazione di sottomissione del rappresentante della SVP al PUD€, facendo intuire una già avvenuta gioiosa annessione della regione autonoma germanofona al Quarto Reich Bimillenario.
Scelta civica che, dopo aver lasciato scorrazzare la Merkel in triciclo per tutte le stanze economiche e finanziarie d'Italia ed anzi avendole lasciato pure le chiavi di casa, lamentava una certa invadenza molesta del Kazakistan. 13 senatori della Lega si sono astenuti, bontà loro. E' finita 226 no contro 55 si e 13 astenuti.

Ma il meglio della giornata è giunto con l'intervento di Nicola Morra, capogruppo del M5S che, appena pronunciate  le seguenti parole: "...chi sta sul Colle", è stato immediatamente zittito dal Presidente del Senato Grasso con queste incredibili parole: "NON SONO AMMESSI RIFERIMENTI AL CAPO DELLO STATO". "E' INVITATO A LASCIARLO FUORI". "LEI NON PUO' CITARLO".
Morra è stato fin troppo signore e non ha risposto. Ha terminato il suo onorevole intervento citando l'anniversario della strage di Via d'Amelio, con i senatori del M5S che sventolavano l'agenda rossa di Paolo Borsellino. Grasso ha censurato pure loro. Poi ha dato la parola a Schifani. Fantastico. Nemmeno una sceneggiatura di Elio Petri.

Comunque andiamo in vacanza con una certezza. Non abbiamo né un presidente né un re. Abbiamo un tetragramma. E non siamo più una democrazia. 

giovedì 18 luglio 2013

Nazionalismo, globalizzazione e i ministeri per le allodole


Mi rendo conto che questo post sarà una passeggiata su un campo minato ma, se mi date la manina buoni buoni, prometto di farvi arrivare dall'altra parte con tutte e quattro le zampette ancora attaccate al tronco.

Dunque, inizio del campo minato e primo ordigno, una mina antiministro. Ieri il politologo Giovanni Sartori ha scritto sul Corriere dei Piccioli che Kyenge e Boldrini sono "due raccomandate incompetenti, nullità della politica". Lasciamo perdere la sciocchezza che un'oculista non possa avere le competenze per guidare il ministero per l'integrazione e forse l'insinuazione della raccomandazione, che potrebbe essere estesa credo al 90% delle nomine governative di un sistema politico di alzamanos e camerieri, ma ciò che del discorso mi pare condivisibile, piaccia o no, è quando Sartori dice che l'integrazione non è lo ius soli e la concessione automatica a tutti della cittadinanza - come auspicano le due signore in oggetto - ma un processo lungo e complesso che richiede l'impegno di entrambe le parti ad accettare determinate condizioni legate a diritti e doveri di appartenenza. Come in un contratto matrimoniale, aggiungo io. Un processo che non può prescindere dal cambiamento volontario di mentalità, di abitudini, di comportamenti e di linguaggio. Insomma, non basta certo una firma su una carta bollata per diventare italiani, americani o circassi.

Sembrerebbe un concetto facile da capire ma, intanto, è esplosa a shrapnel l'indignazione per l'offesa del fu intellettuale di riferimento della sinistra ora neoeretico alle ministre (dddonne con tre di e per di più nera l'una e madonna femminista addolorata l'altra).
Tanto per rincarare la dose sartoriana, direi che sono ministre messe lì come scudi umani a difesa dell'ipocrisia di un governo al servizio, nel senso BDSM del termine,  del totalitarismo finanziario globale. 
Ministre per le allodole. Buone per pungolare i leghisti e reazionari boccaloni vari, farli vomitare qualche volgarità a comando ed occupare di conseguenza i media compiacenti per giorni e giorni, mentre nel frattempo i maschi (quelli che servono davvero, i maggiordomi inglesi) fanno passare le leggi vergogna e si comprano gli aeroplanini per baloccarvisi e giustificare le stecche.
Categoria, quella delle ministre per le allodole, alla quale apparteneva anche la ministra tedesca Josefa Idem, precocemente dimissionata per meriti di furbizia fiscale italica, e perfetto esempio quindi di quella integrazione comportamentale con il paese di destinazione che descrivevo prima.
E possiamo inserirvi perfino la vecchia radicale Bonino, piazzata agli esteri proprio nel momento in cui l'Italia veniva commissariata dal Kazakistan per conto dell'ENI e quindi sacrificata sull'altare della commedia satirica alla "Borat".
Possibile che nessuno, per chiudere l'argomento ministre del governo lettiera, si sia accorto che queste poverette - ma pur sempre ben più remunerate di tante lavoratrici comuni - e martiri del buonismo a schiuma frenata, vengono usate in funzione subdolamente misogina da un potere che, facendo finta di dare loro importanza, fa in tutti i modi per farne risaltare l'incompetenza, inadeguatezza ed ottusità ideologica? 

Seconda mina, e attenti che questa vi potrebbe ridurre ad un tronchetto. 
L'Europa dell'euro, la società multietnica a vento di culo libero, la cosiddetta accoglienza piagnona sono globalizzazione paludata da buoni propositi e mielosi sentimenti cristiani.
Voglio che sia chiara la mia posizione sull'argomento. Io odio e schifo la globalizzazione, che considero lo strumento con il quale il totalitarismo finanziario sta minando le basi della democrazia occidentale per giungere ad ottenere un mondo di schiavi al servizio di un'élite privilegiata sovranazionale annidata nelle multinazionali e dei centri finanziari.
Ricordate le botte da orbi a Genova, di cui ricorre in questi giorni l'anniversario di sangue? Ce le diedero di santa ragione perché avevamo capito quale fosse la parola chiave da combattere: globalizzazione, e loro non potevano permettere che questo movimento continuasse a vivere per metterla in discussione. Quello è stato l'unico momento in cui la gente ha compreso quale fosse la posta in gioco, per questo la repressione è stata così violenta.
Tutto ciò che è avvenuto dal 2001 in poi, torri e guerre comprese, è stato fatto per difendere questo progetto per un nuovo secolo globalizzato, per costruire il mondo della delocalizzazione totale e dei popoli privati dei loro punti di riferimento culturali, soprattutto della democrazia. Globalizzazione come fine ultimo della shock economy, passando per la morte della democrazia rappresentativa e la frantumazione delle coscienze e culture nazionali. Noi europei siamo i più difficili da soggiogare, perché siamo quelli con le tradizioni più forti e più antiche. Guardate con quale ferocia si stanno accanendo contro la Grecia e ricordatevi cosa rappresenta per la cultura del mondo la Grecia.

Già, perché l'integrazione di cui si riempiono le gote le ministre per le allodole non è altro, nei fatti, che una bella società a compartimenti stagni, deculturalizzata, dove ciascuna etnia vive separata dalle altre e dove si pratica la babele comportamentale di un melting pot non integrato e destinato prima o poi alla deriva nella violenza reciproca, da sedare con la repressione poliziesca affidata a contractors privati. Lo scenario dei topi da laboratorio chiusi nella gabbia troppo stretta. Ovvero, un esperimento che segue un protocollo ben preciso.
Una società, soprattutto, dove i ricchi dell'1% vivono al sicuro in cittadelle iperprotette,  separati dal 99% gettato nel calderone dell'indifferenziazione culturale, ma accomunato dall'unico disvalore che è la povertà unita alla schiavitù. "L'appendice di carne alla macchina d'acciaio" di quel signore dell'ottocento con il barbone brizzolato.

Tutto ciò, questo scenario da incubo, è propugnato, coccolato e volonterosamente auspicato su mandato degli agenti della globalizzazione dalla sinistra e dai loschi figuri che la rappresentano e che si sono appropriati indegnamente del compito di "difendere la vedova, l'orfano e il proletario" per consegnarli, mani e piedi legati, al carnefice. (Terza mina. Qui vi si spappolano proprio.)
Cosa vedete se vi guardate intorno, cari sempre timorosi di apparire razzisti e non abbastanza politicamente corretti? Integrazione, società multiculturale o città che stanno perdendo sempre di più la propria identità, invase da stranieri troppo diversi gli uni dagli altri e da noi che lavorano, si, per carità, ma che per il resto del tempo si fanno i cazzi propri e danno l'impressione che dell'Italia non gliene possa fregare di meno? Gente che non vede l'ora di tornare al proprio paese dopo aver messo da parte un bel gruzzolo per comperarsi casa là ma che le ministre vorrebbero italianizzare a forza, come fecero i fascisti con i popoli balcanici. Italianizzarli per globalizzarli e schiavizzarli.

Per farla breve. Con la retorica del migrante, che è solo una pedina di questo risiko crudele, inculcandoci il senso di colpa per non riuscire ad amare il prossimo nostro per il quale siamo solo una vacca da mungere - ancora per poco, cari, perché le mammelle stanno sgonfiandosi -, questi farabutti dei piddini collusi con il turbocapitalismo ci stanno svendendo al migliore offerente. Tutto questo è peggio di una guerra con i bombardamenti ma non lo si capisce ancora.
Dice il Veltroni che è in noi : "Ma se non c'è integrazione è perché c'è il razzismo". No, il razzismo è normale quando un paese subisce un'invasione dall'esterno. Scattano le difese in automatico e se sentiamo nascere un certo anelito di nazionalismo, di nostalgia per le tradizioni dei nostri vecchi o semplicemente per i bei tempi dove, per strada, non ti sentivi esule in casa tua, circondato da gente per la quale non esisti e che ti è aliena, non bisogna sentirsi in colpa, come vorrebbero le ministre per le allodole e i loro mandanti. Non è razzismo, è legittima difesa.

La sinistra europea - e quella italiana è sempre in prima fila - si è venduta al nemico perché è convinta di poter arraffare ancora qualche banca di seconda o terza scelta. Per questo piatto di lenticchie è disposta a condividere e sottoscrivere tutti i progetti più reazionari dell'élite: la pastoralizzazione dell'Europa del Sud a favore del Quarto Reich, la disintegrazione delle identità nazionali, delle culture, delle tradizioni, e soprattutto la distruzione di più di un secolo di conquiste sociali dei lavoratori in nome della Globalizzazione.

Sul blog di Alberto Bagnai l'altro giorno ho letto questo:
"Si chiama libero commercio, lo Zeitgeist lo esige e i mercati finanziari lo propugnano. Chiunque si opponga ad essi è appunto offuscato dall'ottusa e ristretta logica della difesa dell'interesse nazionale. Ora, tu sai che l'Europa è stata quasi distrutta dal nazional-socialismo. Quindi, per difendere l'Europa, bisogna distruggere quei presidi di tutela dei diritti costituzionalmente garantiti che sono gli stati nazionali, e ignorare il fatto che finché esisterà una contabilità nazionale, con una bilancia dei pagamenti, esisterà anche un interesse economico nazionale: quello a non andare in deficit nei pagamenti con l'estero. La contabilità nazionale è nazista e nemica del proletario, come dicono quelli che: Keynes ha inventato il Pil quindi il Pil è di destra (NdC: non faccio nomi ma giuro sulla loro testa che è vero! Per inciso, ricordo a beneficio dei marxisti dell'Illinois che Keynes con la nascita della moderna contabilità nazionale non c'entra nulla)."
Ecco il problema della sinistra collaborazionista traditrice: giustificare le proprie malefatte ammantandole con il nobile scopo, con la scusa dell'essere buoni per definizione e per mandato divino. "Siccome il nazional-socialismo ha fatto tante vittime, dobbiamo abolire le nazioni. "(cit. Bagnai)
Se poi, per disgrazia, nel farlo ci scappa un peto e distruggiamo anche il popolo, pazienza.

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