domenica 6 maggio 2012

Sesso e possesso


Stamattina leggevo questo appello per l'adozione di un codice etico per la stampa che deve riportare i casi di "femminicidio". Al di là della definizione di "femminicidio" che non mi convince affatto:
"Femminicidio è quel tipo di violenza con la quale viene colpita una donna per il solo fatto di essere donna; si tratta di violenza sessuata, fisica, psicologica, economica, normativa, sociale e religiosa, che impedisce alla donna di esercitare appieno i diritti umani di libertà, integrità fisica e morale." 
rimango perplessa anche sui punti di questo codice. Ne riporto qui solo due, invitandovi comunque alla lettura completa dell'articolo.
1. I giornalisti e le giornaliste devono mettere in evidenza la motivazione di genere (svalorizzazione simbolica, discriminazione economica e sociale) come causa profonda della violenza contro le donne. Essi devono fare buon uso delle informazioni di casi studio e statistiche disponibili, sia quando segnalano casi di violenza contro le donne sia quando danno notizia di casi di sfruttamento sessuale e della prostituzione, collocando le notizie in un contesto più ampio che riveli la motivazione di diseguaglianza a cui sono sottoposte le donne che ne soffrono e tutte le vittime che sono femminilizzate (discriminate come se fossero donne – ad esempio omosessuali, transessuali).
4. I giornalisti e le giornaliste devono in ogni modo evitare di usare l’equazione “odio uguale amore” e mai utilizzare frasi che possano giustificare in qualche maniera simbolicamente la violenza come gesto sconsiderato o addirittura “folle” e quindi non del tutto legato alla responsabilità individuale. Da evitare in senso assoluto anche il presentare la violenza sessuale, domestica, e il femminicidio come amore passionale incontrollato con frasi dal vago sapore romanzato e romantico (follia d’amore, pazzia d’amore, amore e sangue) – La violenza e l’omicidio sono i più gravi crimini che si possono compiere contro un altro essere umano donna o uomo.
Ciò che mi spaventa di questo codice presunto etico, oltre alla sua ignoranza della psicologia e psicopatologia umane, è il suo voler ridurre un fenomeno complesso ad un semplice fatto di definizione, il suo voler inquadrare l'omicidio delle donne in uno schema di ortodossia politica dove bisogna usare le chiavi di lettura approvate dal comitato centrale.
Per dare la "libertà alle donne" infatti, se non ho capito male, bisogna limitare la libertà di espressione, imbavagliando la stampa o costringendola a scrivere secondo l'ortodossia del politically correct. Qualcosa di sempre mostruoso. Perché oltretutto, secondo questo pensiero magico, il definire il femminicidio in maniera ortodossa da parte dei giornali contribuirebbe addirittura a limitarlo.
Occorre inoltre, secondo il codice, cancellare per decreto l'intera gamma delle passioni umane che comprendono, mi dispiace per le madri costituzionaliste, anche l'odio; rendere queste passioni irrilevanti e punire un reato per se, senza prendersi la briga di indagarne le motivazioni. Un abominio giuridico.
Si dovrebbe negare, pur parlando di esseri umani, l'esistenza di relazioni affettive problematiche tra individui - e spiego alle leguleie che il termine affettività include anche sentimenti negativi come il possesso, l'invidia, la gelosia; negare la valenza patogena di tali relazioni per ridurre tutto ad un fatto politico, di principio.
La libertà delle donne, infine, passerebbe attraverso la loro definitiva separazione dall'uomo, deresponsabilizzazione e clausura in un recinto di protezionismo a tutti i costi dove, ovviamente, le donne non possono essere mai a loro volta colpevoli perché se no crolla tutta la baracca abusiva già pericolante.

Quando chiesi tempo fa ad alcune femministe se riuscissero ad inquadrare nel concetto di "femminicidio" il delitto di Sarah Scazzi, ovverosia un delitto maturato in un contesto familiare dove le donne sono la parte dominante e  tutta una serie di sentimenti ad alto tasso di estrogeni aveva provocato la morte di una ragazzina, non ho mai avuto risposta. 
Non ho avuto risposta perché un "femminicidio" probabilmente commesso da altre femmine in concorso è, a quanto pare, qualcosa che non rientra nello schema del "femminicidio" come "delitto di genere" dove la donna viene uccisa "solo in quanto donna"  e da un uomo che agisce non in quanto assassino ma in quanto uomo. Questo almeno è il concetto che si vorrebbe incidere nella pietra, chiudendo ogni ulteriore discussione su quella che è una piaga della società e che richiede quindi un approccio sociologico un tantino più approfondito.
Dispiace che un movimento potente ed importante come quello femminista si sia fatto alla fine intrappolare nell'atteggiamento piagnone e nel modus operandi tipico delle minoranze prepotenti, quelle che se sbagli le parole quando parli di loro o fai notare i loro difetti, sei un  bestemmiatore da schiacciare. In questo caso sarei, credo, una donna che odia sé stessa.

Se la morte di una donna viene ridotta sempre ad un fatto binario uomo-donna, ad un atto di guerra tra i sessi, avulso dalle sue motivazioni macrosociali insomma, si otterrà una dichiarazione di belligeranza continua uomo vs. donna che, basandosi su questioni di ortodossia, difficilmente potrà mai arrivare al ristabilimento della pace. Insomma una situazione tipo Coloni vs. Palestinesi dove i coloni, in questo frangente, non sono sempre e prevedibilmente gli uomini.
E' una politica che crea divisione tra i soggetti che, uniti, potrebbero fare molto male al sistema e quindi il potere ha interesse che restino divisi da qualcosa di infinito come la guerra trentennale al terrorismo oppure, in questo caso, la guerra dei generi. Divide et impera. Strano che le ragazze non se ne siano ancora accorte.
Considero quindi i termini "femminicidio" e "delitto di genere"  forzature ideologiche che nascondono il vero cuore del problema della violenza in aumento non solo sulle donne ma sui bambini, sugli omosessuali - che non vengono colpiti in quanto femminilizzati (che sciocchezza) ma in quanto omosessuali - sui diversi per razza e religione, su tutti quelli che portavano un triangolo colorato nei lager, sui poveri e soprattutto sui lavoratori. Le vittime di "lavoratoricidio" dall'inizio dell'anno sono già 170, per inciso. 

In Argentina hanno di recente  inserito nel codice penale un'aggravante per i delitti commessi da persone che erano legate alla vittima da vincoli di parentela o sentimentali. Mi pare giusto e ragionevole. Nello stesso decreto è stata inserita una definizione di "violenza di genere" che è più discutibile perché ideologica e compiacente verso il femminismo politico ma comunque l'impianto complessivo del provvedimento sottolinea correttamente il focus che dovrebbe essere studiato al fine di comprendere il fenomeno dell'aumento delle morti violente a danno delle donne: si uccide perché si considera la vittima una PROPRIETA'. Il senso di possesso tra amanti, tra coniugi, tra famigliari, tra dipendente e datore di lavoro, perfino tra amici. E' quello stesso senso di possesso e di potere di vita e di morte sui deboli che ha fondato per secoli l'istituzione famigliare. In quel caso erano i figli ad essere vittime di "bambinicidio". I figli li si poteva violentare in ogni modo, fisicamente e psicologicamente, da parte delle madri e dei padri, e perfino ucciderli.  Quel "t'ho fatto, ti disfo" che quelli della mia età ancora si sono sentiti dire tante volte da mamme esasperate alle quali si era improvvisamente sturato l'inconscio. 

Nessuno nega che vi sia un allarme violenza. L'aumento statistico delle morti femminili - che sono solo la punta dell'iceberg di violenze e soprusi quotidiani più nascosti - ha però più probabilmente una motivazione sociologica che di genere e potrebbe non essere affatto legata ad una presunta e congenita malvagità maschile ma essere correlata direttamente ad un disagio esistenziale più generale.
Azzardo che, in tempi di incertezza su ciò che è veramente nostro e di nostra proprietà, visto che siamo costantemente depredati del lavoro, della capacità di sostentarci e infine della libertà, seppure in modo molto subdolo, il disporre della vita di qualcuno che riteniamo una cosa di nostra proprietà dando ad esso la morte, potrebbe essere una reazione patologica, un modo per alleviare la frustrazione di chi ha paura un domani di non essere più possessore di nulla. Gli uomini potrebbero essere maggiormente sensibili a questa frustrazione, essendo stati per secoli indiscussi proprietari dei membri delle loro famiglie e non solo, anche di schiavi, lavoratori e altri sottomessi.
L'emancipazione femminile ha contribuito a mettere in discussione questo principio di predominio maschile nella proprietà degli altri esseri umani - diversi per razza o sesso - andando a scardinare le fondamenta dell'istituzione familiare e delle relazioni interpersonali e per qualche anno si è pensato di aver rifondato la società in modo più giusto, suddividendo i compiti e le responsabilità tra maschi e femmine, anche nel mondo del lavoro.
L'ultraviolenza del capitalismo neoliberista che ha reintrodotto lo schiavismo come modo di produzione, l'utilizzo dello shock and awe come arma psicologica di dominio sulle masse e le ricorrenti crisi economiche che minano le ultime certezze dell'individuo, gettandolo nella disperazione, nell'angoscia da retrocessione sociale e nel nichilismo, sono in grado di cancellare decenni di conquiste e di provocare questo aumento di violenza, di cui le donne sono ormai troppo spesso le vittime d'elezione. La macelleria femminile è solo un reparto della macelleria sociale globale, insomma.

Non occorre quindi misurare le parole con il nonio ai giornalisti per paura di offendere le donne. Non dobbiamo farci condizionare dalle trappole ideologiche che oggi sono solo strumenti di distrazione di massa dal cuore del problema: viviamo in tempi prerivoluzionari e occorre svegliarci per agire. Occorre smetterla con la guerra di genere, avere la forza di urlare, uomini e donne assieme, che la società che provoca la violenza che ci fa ammazzare tra di noi e questa crescente insostenibile diseguaglianza che ci fa regredire culturalmente e socialmente al medioevo, noi non la accetteremo più. 

sabato 5 maggio 2012

L'IMU 'rtacci vostri


Mi scuserete se non sarò di gran buonumore, in questi giorni, ma mi hanno fatto il calcolo dell'IMU. Per ora conosco l'importo della prima rata, quella di giugno, con la sola componente statale. La seconda rata di dicembre - non è vero che ci sono tre rate, ma solo due, pare - conterrà anche la componente comunale dell'imposta, il federalismo insomma, quindi sarà molto più salata. Ringrazio la dolcissima signora Carmela Esposito, del CAF, per avermi comunicato l'ammontare dell'esosa gabella con una delicatezza che nemmeno certi medici hanno nell'informare i parenti di una diagnosi infausta. 

Non vi tengo più sulle spine, sono € 550,00 da pagare entro il 16 di giugno. Perché così tanto? Perché la casa vuota dei miei genitori - mica un castello della Loira ma un A4 più garage - che da un anno è in vendita ma vendere non è facile, soprattutto quando c'è crisi e hai a che fare con immobiliaristi che non sarebbero capaci di piazzare neppure la cuccia del cane, mi viene considerata seconda casa, visto che vivo in affitto per i cazzi miei e con chi mi pare da 12 anni. Se riuscirò a vendere, con il ricavato potrò finalmente comperarmi la prima casa e allora fine dell'affitto e fine del problema, forse. In ogni caso, anche se un domani abitassi in una casa mia, nessuna detrazione per figli a carico perché - che sbadata  - non ho pensato di farne a suo tempo. Non sarebbe un regime fascista se non tassasse scapoli, nubili e coppie senza figli.
Intanto però i professori (ma l'IMU è figlia deforme del federalismo e l'ICI l'ha tolta alla cazzo Miciobellobamboccione, non dimenticatelo) mi portano via, a giugno, mezzo stipendio e a dicembre probabilmente l'intera tredicesima. A suo tempo potremo masturbarci con il calcolo finale nell'esproprio.


Ha ragione la Fornero, "è meglio far studiare i figli che pensare a lasciar loro delle case in eredità". Il problema è che i miei, oltre a lasciarmi una casa, mi hanno pure fatto studiare, meschini. Quindi? 
Mettiamola così. Non mi chiamo Fornero né Deaglio. La zia ricca ha ragione, le case di proprietà non sono roba da piccoli borghesi del settore impiegatizio, che è meglio restino al loro posto. Le case bisogna sapersele mantenere, sono cose da ricchi, neh?
Se io fossi un avvocato da 10.000,00 euro al mese - parlo di robetta di provincia, non di Ghedini - cosa sarebbero per me 550 euro? Il 5,5% di una mesata. Potrei permettermi tranquillamente di pagarne altre due o tre all'anno di IMU sulla seconda casa, senza sentire troppo male. Visto che invece sono un'impiegata da 1100 euro netti, l'imposta incide di fatto e parlando solo della prima rata, per il 50% netto su uno stipendio mensile già tassato alla fonte in maniera disumana.
La Costituzione recita che la tassazione deve essere progressiva. In questo caso salta pure la proporzionalità che, secondo altri, sarebbe il modo più giusto di calcolare la tassazione.
Io, per il mio stipendio e se fossi considerata uguale al mio omologo avvocato immaginario, dovrei pagare, se vale anche per me la regola del suo 5%, € 60,50 di IMU.  Oppure lui potrebbe pagare € 5.000,00, la metà del suo mensile. Scegliete voi. 

Un'eccessiva pressione fiscale ingenera recessione. Ormai lo sanno anche i tombini per strada. Conseguenze recessive personali di questa rapina? Sul lungo termine di dicembre, l'esproprio capitalistico per me significa rinuncia al divano nuovo che avevo già preventivato di acquistare. Tanti saluti alle fabbriche del territorio, come quella che ha assorbito il personale in esubero dell'OMSA, che avrebbero potuto guadagnarci un pezzo venduto in più.
Sul medio periodo di giugno, l'ammanco di 550 euro inciderà sul budget vacanziero e quindi di riflesso sul comparto del turismo romagnolo del mare. Meno cene al ristorante, meno spese in genere. Salutame a soreta Crescita.
Nel breve e brevissimo periodo la recessione mi provoca solo una gran depressione, rabbia e senso di ingiustizia. Depressione di quelle reattive, che hanno una causa precisa, identificabile, come quella che ti agguanta quando subisci un lutto. Mentre però per il lutto siamo di fronte all'imponderabile, in questo caso si tratta di decisioni umane, prese con freddezza scientifica ed in perfetta lucidità da gente che non si è neppure posta il banale problema di correlare l'importo di una tassa con il reddito del contribuente per far sì che non saltassero i tappi della progressività, proporzionalità ed equità. Contribuente che, essendo lavoratore dipendente, ha un reddito chiaro e trasparente come l'acqua di fonte.  
Gli è che ragionano con il loro portafoglio. Questo è il problema. E non ho alcuna intenzione di sentirmi in colpa perché ho un lavoro e dopotutto sono proprietaria di una casa e quindi dovrei sentirmi una privilegiata e stare zitta. Preoccupatevi se sono già arrivati alla piccola media borghesia, vuol dire che al di sotto ci sono già le montagne di cadaveri. Il loro scopo, ricordatelo, è di farci un giorno sentire di troppo per l'aria che respiriamo e che rubiamo alle narici dei loro carlini mangiafiletto.

Cià, ho un tale nervoso che potete farmi premere il pulsante che sgancia una bella termonucleare dove volete, che non mi faccio alcuno scrupolo, anzi, mi guarderò il fungone dall'oblò cum gaudium magnum.

venerdì 4 maggio 2012

S.B. telefono casino


"Ciao amore", "Ammoooooore, ciao!" "Dimmi amore", ""Ma si amore, si", "Senti, amo'..."

Ecco, la cosa più disturbante delle telefonate delle Orgettine con l'ex Miciobelloebamboccione del Consiglio è questo abuso, questo vilipendio della parola amore. Una parola che, a volte, si ha pudore di pronunciare rivolgendosi proprio alla persona amata perché se questo amore non fosse corrisposto o fosse solo una finzione, si sentirebbe puzzo di  sacrilegio. Infatti io non ho nessun pudore a chiamare "Amoreee" solo la mia cagna, forse perché so che è incapace di mentire, a differenza degli uomini, con i quali sono molto più guardinga. 
Non so gli altri, ma io ritengo amore parola troppo impegnativa, sacra, da non sporcare, come in questo caso, per contrappuntare uno scambio do ut des di puro mercato. 

Una donna che noleggia la passerina e relative pertinenze a caro prezzo che bisogno ha di chiamare "Amore!!" il cliente? E, dal canto suo, perché il cliente deve chiamare "Amore!!" una che è lì solo per denaro e non certo per il suo culo flaccido? E' la ridondanza di smancerie che rende oltremodo ridicola questa compravendita. Quando i brokers piazzano titoli o future o put options o derivati in Borsa, mica si telefonano giustificandosi: "Amo', vendimi tutto!" "Amore, ciao, ho un ordine per comperare..." Vi pare? L'amor che move il Sole e l'altre stelle, mica lo spread.

Non le ho ascoltate tutte, le intercettazioni, ci mancherebbe. Anche una con la curiosità e la deformazione professionale per l'anatomopatologia ha un limite. Ne ho ascoltate tre o quattro a random.
Prima quelle tra l'uomo e le sanguisughe. Le bugiarde che, in privato e tra comari, all'Amore loro dedicano solo appellativi scatologici dopo averlo spremuto come un limone.
Poi quelle tra sanguisughe, le più estreme. L'apoteosi del volar di stracci e borsette. Una violenza da gangsters di Scorsese. Come le telefonate della dolce e tenera minorenne che, sulla faccia della collega, farebbe con le unghione ricostruite ciò che nemmeno i narcos messicani con il machete riuscirebbero a fare.
Amore, eh?

mercoledì 2 maggio 2012

Technical divide by zero


Questi tecnici non funzionano e non funzioneranno nemmeno a continuare a chiamarne di nuovi dal centro assistenza, perché oggi non si aggiusta più il televisore che si scassa. Lo si butta e lo si sostituisce con uno nuovo.
Non è più come una volta che, per rivedere Capodistria, bastavano una saldaturina sul telaio o il cambio di una scheda o perfino, se per massima sfiga si rompeva il tubo, la sostituzione dello stesso - operazione che anche allora veniva sconsigliata perché costosa - per permettere all'infernale oggetto catodico di continuare a funzionare.
I pezzi di ricambio oggi costano troppo, c'è da svenarsi per tentare di accomodare un apparecchio ormai vetusto che rischia di andare in corto definitivo da un momento all'altro. Per questo ormai si risparmia perfino sostituendo il defunto con l'ultimissimo modello a led fullaccaddì.

Queste cose dovrebbero saperle, visto che sono dei gran pezzi di bocconiani e uomini di mondo ai quali sicuramente si sarà scassato il TV qualche volta. Il loro problema, mi sa, non è affatto tecnico ma ideologico, di quelle belle zeppe che sono le ideologie,  capaci di bloccare anche il più perfetto dei meccanismi o dei circuiti. Forse è addirittura un problema di fondamentalismo parareligioso.
La loro ideologia-religione di riferimento, il liberismo che sostiene, ad esempio, che il mercato si autoregolamenta, una delle più fenomenali fallacie mai messe al servizio dell'infinita cupidigia umana, è già tecnicamente fallita e clinicamente morta. L'apparecchio è definitivamente fuso, ha preso il fulmine.
E' un sistema che non funziona più nemmeno ad incaponircisi ad aggiustarlo e volendone cambiare tutti i pezzi a costo di vendercisi la casa, ma loro da quell'orecchio non ci sentono. Sono come i fantaccini mandati a morire in trincea, d'accordo, eseguono gli ordini dei generali, ma un briciolo di lucidità potrebbero sforzarsi di ritrovarlo invece di continuare a dividere per zero.
Le metafore spesso aiutano a capire i problemi.
Bocconiani miei, governanti immaginari, così non va. Tanto per restare sull'elettrico, qui non basta più l'inventiva di un Edison ma ci vorrà quanto meno la visionarietà di un Tesla. Se basterà.

martedì 1 maggio 2012

Occupy Italy


Cosa faranno gli italiani oggi, 1° Maggio? E' festa, certo. Non si lavora negli uffici, nelle fabbriche e nelle aziende e non si va a scuola perché anni fa, tanti e tanti oramai, fu deciso che si dovesse celebrare una giornata dedicata al lavoro riposandosi e avendo tempo di riflettere su che cosa bella e dignitosa fosse stata la conquista del Lavoro inteso come valore di civiltà. Un lavoro che rendeva l'essere umano sempre più simile a Dio e meno alla bestia attraverso il riconoscimento di diritti, come quello di ammalarsi e di riposarsi.  E' qualcosa di assai divino, il riposo. Il settimo giorno, ricordate? 

Da qualche tempo tutto questo insieme di principi viene messo in discussione. Non solo perché il lavoro sta diventando non più un diritto inalienabile ma un privilegio, una regalia da parte dell'1% e non sto parlando di lavoro qualificato ma di semplice lavoro salariato da primo livello di pura sopravvivenza. Anche il riposo comincia ad essere messo in discussione. Si tolgono dieci minuti dai turni - per aumentare la produzione di automobili che poi non si vendono - e si tiene aperto il centro commerciale anche di domenica e i giorni festivi - la rivincita dei mercanti - perché il riposo del lavoratore fa male al re, al suo profitto. Perché è lo schiavismo che sta tornando di moda, in una versione più simile a Metropolis che a Radici. 
Guardate i cinesi, ad esempio. Entrate nei loro empori aperti 7 giorni su 7, dove tutto puzza di pneumatico, di petrolio, di benzina. E' un odore che deve assomigliare molto a quello del napalm ma non sa affatto di vittoria. Non ridono mai, i cinesi. Stanno lì ad incassare i loro centesimi come fossero milioni. Se rivolgete loro la parola non capiscono, ma non perché parlate italiano, ma perché non devono perdere tempo con stronzate come l'interazione umana.
Capite allora perché un vecchio padrun come Romiti dice che la Cina è un paese da viverci. Perché la Cina ha saputo prendere il peggio dal comunismo e il peggio dal capitalismo, li ha mescolati ottenendo il peggiore dei sistemi di produzione possibili e li ha infine irrorati, a quanto pare, di benzina. Prima o poi prenderà tutto fuoco. Il sole dell'avvenire. Il nostro, se non ci ribelliamo.

Cosa faranno dunque gli italiani oggi? Oh, quelli che hanno ancora una coscienza politica di sinistra magari andranno al concertone dei chitarrosi progressisti a cantare "Bella Ciao" mentre i capi di partito stanno nella stanza dei bottoni a studiare come fottere i lavoratori senza che questi si accorgano che sono quelli di sinistra a fotterli di più. Qualche bottegaio terrà aperta la bottega esponendo l'orgoglioso cartello "Oggi 1° maggio APERTO" sentendosi tanto ma tanto crumiro. Altri bottegai terranno chiuso perché chi se ne frega, tanto non si batte un chiodo e i centri commerciali dovranno attendere forse solo un altro anno prima di poter aprire impunemente anche nella giornata dei lavoratori. Questione di tempo. Per altri ancora: disoccupati, cassintegrati, esodati, lavoratori precari e in nero, sarà un giorno come gli altri. Non si apprezza veramente il giorno di festa se non quando lavori. Se non hai il lavoro non ha nemmeno il riposo, solo un'attesa, un soggiorno infinito in un limbo di inattività che è peggio dell'inferno.


E gli americani che faranno, oggi? Non è la festa del lavoro perché loro la celebrano in settembre ma il movimento  Occupy Wall Street  ha indetto per oggi uno Sciopero Generale e la cosa mi ha incuriosito molto per il fatto che abbiano scelto una data simbolica come il 1° maggio per questa azione. Sono cose che si imparano in quel pericoloso strumento di diffusione di notizie incontrollate che sono i blog.
Se avete visto qualche immagine di Zuccotti Street in TV  tempo fa era sicuramente per paragonare le proteste del movimento ai black bloc, al disordine, alla rivolta, al terrorismo. 
Non avete sentito parlare molto del 99% e dell'impegnarsi in concreto in azioni collettive per combattere la crisi, vero? Per esempio ribellarsi allo strapotere finanziario trasferendo alle Credit Unions, banche solidali che per statuto non possono impegnarsi in attività finanziarie ma solo nel credito ai privati ed alle imprese, i soldi dei semplici cittadini? Pare che molte migliaia di americani abbiano aderito all'appello. Figurati, noi italiani avremmo paura di andare in banca e chiudere il conto. Paura di qualche funzionario o bancario del cavolo e del loro abbaiare da cani da guardia. 


Per dovere di cronaca bisogna dire che qualcuno sostiene che il movimento Occupy Wall Street, così come la Primavera Araba, gli Indignados e ogni afflato di resistenza mondiale a questo sistema di merda sono in realtà parte stessa del piano del sistema. Infiltrados, insomma. Un modo per quantificare l'entità della protesta e controllarla dall'interno. Una vecchia storia.
Secondo la spirale senza fine del complottismo paranoideo, ciò che ci sembra antisistema in realtà è attiguo al sistema e ciò che esattamente vuole il sistema è che non ci fidiamo più di nessuno e che entriamo in un loop di incertezza senza fine. Con il risultato che rimaniamo tutti a casa per paura di essere complici del masterplan del sistema. Complimenti. Però così si fa comunque solo il gioco del sistema e allora tanto vale rischiare e uscire dal guscio, come stanno facendo gli americani. Almeno provarci e contarci. Forse quando i numeri saranno veramente troppo grandi sarà impossibile controllarli.

Noi italiani non abbiamo solo paura di chiudere il conto in banca o perfino di trasferirlo in un'altra dove le condizioni sarebbero migliori. Oltre alla tradizionale pigrizia che ci impedisce di alzare il culo e fare qualcosa, dobbiamo lottare contro un fenomenale ostacolo alla nascita di qualunque movimento di opposizione, reale od infiltrato che sia: la parte politica che dovrebbe teoricamente fare gli interessi del popolo.
Quando abbiamo cercato anni fa di convogliare la protesta contro l'illegalità diffusa e la vecchia politica corrotta in un movimento, hanno detto che i Girotondi erano qualunquismo. Che Di Pietro è un forcaiolo fascistoide. Hanno lasciato che ci massacrassero di botte a Genova e ora sono convinti che la lezione sia stata sufficiente e quindi non ci saranno più movimenti popolari spontanei a rovinare i loro piani di grandezza. Quelli tipo "avere una banca", ad esempio. Personalmente ho sempre trovato meno insultante e sincera una manganellata di Canterini che l'ipocrisia sulle "notti cilene" di D'Alema.
Grillo, infine. Il Grillo espiatorio è un mafioso perché non sa improvvisare e ha bisogno di un autore che gli scriva i testi, se no pasticcia. Grillo è pericoloso, ci porterà via un mucchio di voti. I voti, ecco ciò che conta veramente.
Se in Italia qualunque protesta è diventata illegale e viene regolarmente irrisa e sottovalutata è perché siamo un paese fascista e perché la Sinistra  è ormai un appellativo senza significato. Perché chi si fregia illegalmente di quell'appellativo pensa di ottenere il potere alle prossime elezioni ed esercitarlo continuando in una politica ultraliberista suicida, soffocando ogni idea alternativa che farebbe crollare anche il loro mondo di servi del sistema. Sono certa che se chiedessimo ad un soggetto come Fassino, ad esempio, se un giorno ci sarà mai un movimento in Italia come Occupy Wall Street, lui risponderebbe: "Ci arriviamo."

Se il 1° maggio ci accontentiamo di quattro chitarrosi di consolazione, dei sindacati che parlano di sciopero generale con il caschetto antinfortunistico in testa e poi non fanno un cazzo per cambiare veramente le cose proponendo idee alternative a questo sistema ma accettano i biscottini dal sistema finanziario, siamo fritti e ce lo meritiamo. Bisogna costruire qualcosa di nuovo, tutti insieme e al di là delle barriere ideologiche. Con questa sinistra non andremo mai da nessuna parte, tantomeno con la destra. E' vero. Anzi no, andremo a farci fottere di sicuro. Quindi dobbiamo arrangiarci da soli per salvarci. Le scialuppe stanno per finire.

Ah, dimenticavo. I cinesi che fanno oggi? Sono turbocapitalcomunisti, oggi lavorano.

Buon 1° Maggio.

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