domenica 10 gennaio 2021

ASOCIALISMO, FUTURA DISUMANITA'

Il distanziamento sociale, il fatidico metro o metro e mezzo da mantenere tra le persone, come certificato ad esempio in tutti i gadget e la cartellonistica concentrazionaria fornita agli esercenti dalle associazioni di categoria compiacenti (lo ripeterò finché avrò fiato in corpo: compiacenti e complici) verso la distruzione umana ed economica dei propri iscritti, avrebbe dovuto essere il primo segnale da cogliere per capire che non si trattava di una disposizione di precauzione sanitaria ma di un nuovo modo di concepire la socialità. Una "nuova normalità", una regola da seguire sempre e comunque e, scommetto, vita natural durante, da imporre alla plebaglia infetta. Infetta non perché contagiata da un virus SARS, ma ontologicamente reietta, impura ed intoccabile. Questo "metro" di giudizio finale doveva essere l'allarme che scatta, la pioggia dal soffitto che spegne provvidenzialmente l'incendio nella stanza, il salvavita che ti mette in sicurezza isolando l'impianto. 

Invece no, la cosa è passata in fanteria come le altre assurdità di questo incubo, ed ancora oggi si fa fatica a farne cogliere la disumanità ai nostri compagni di sventura, ipnotizzati dalle mascherine, dalla paura di una malattia che due anni fa avremmo chiamato influenza, dalla nevrosi indotta da regole - lo ripeto perché deve diventare un mantra - disumane. Nemmeno quando i torturatori ci comunicano quale parte della nostra vita privata dovrà ancora essere fatta oggetto di intrusioni indebite, si osserva una reattività nella massa di zombificati ai quali, forse, una bella secchiata d'acqua gelata in faccia farebbe assai bene. Perfino l'inedita ed inaudita pretesa di intromettersi nella nostra vita affettiva e sessuale per regolamentarla - paradossalmente in tempi in cui ognuno dovrebbe essere di tutti e fare ciò che vuole - ha fatto svegliare chi è precipitato nello stesso torpore magicamente indotto di Re Theoden. 

Il distanziamento socialmente indotto tra gli individui è credo la più inedita e spaventosa forma di totalitarismo che abbiamo mai sperimentato. In situazioni concentrazionarie e carcerarie il contatto con gli altri non era vietato. Lì si pativa casomai la promiscuità forzata, la mancanza di intimità. Ora la definitiva distruzione della psiche la si vuole ottenere alternando gli opposti, alternando promiscuità ad isolamento. Difatti durante il lockdown siamo stati costretti sia a trascorrere feste e compleanni in perfetta solitudine, separati dagli affetti, dagli amori e dal semplice contatto umano ma le famiglie numerose sono state costrette ad una coabitazione forzata altrettanto problematica perché artificiosa, sperimentale. Basta fare la banale osservazione etologica di cosa avviene in una gabbia troppo affollata di cavie, dove l'aggressività trascende in aggressione.  Sono stati quindi violati gli spazi vitali tra le persone, o invadendoli o allargandoli fino a farli diventare bolle di isolamento. E' una ferocia subdola perché non si manifesta con violenze e torture fisiche ma agisce solo sulla psiche. I danni di questa tortura vanno da un senso di disperata solitudine e vuoto affettivo a reazioni di fobia sociale.

Vi sono stati altri esempi storici di un simile tentativo di controllare psicoticamente i rapporti tra gli individui, di cui la misurazione della distanza tra io e l'altro è solo l'ultima novità generata dalle teste fine che si sono spremute per ideare questo bel programma antiumano. L'intrusione dell'entità stato o partito nella vita intima delle persone è stata un elemento caratterizzante le dittature comuniste come quella maoista e cambogiana, dove alla privazione del tempo per l'espressione dell'affettività, nella giornata dedicata unicamente al lavoro, si univa la pretesa di gestire e regolamentare anche la sessualità; indicando la cadenza dei rapporti coniugali, stabilendo che essi dovessero avvenire solo in concomitanza con i giorni fertili e proibendo ogni occasione di gioiosa seduzione e corteggiamento tra i sessi, per esempio mortificando la femminilità sotto divise e pettinature tutte uguali. Un tipo di gestione totalitaria del privato che abbiamo visto essere messo in pratica anche in più recenti regimi fondamentalisti islamici e in alcune vicende italiane note alle cronache. L'altro giorno, guardando un documentario sulla vicenda del "Forteto", notavo come i ragazzi chiamati a testimoniare la loro esperienza di degradazione e violenza raccontassero di coppie sposate costrette a vivere in castità e in segregazione, di ragazze mortificate nell'abbigliamento, e di un clima complessivo di controllo sadico sulla vita delle persone che, come le vicende giudiziarie hanno rivelato, nascondevano le motivazioni turpi di alcune personalità deviate messe in condizione di poter soggiogare completamente gli altri. E' noto comunque che tra le personalità che ammantarono quell'esperienza settaria gnostica di validità scientifica e culturale vi furono esponenti di quel partito "cinese" che già allora esaltava come esportabile il modello di società sortito dalla rivoluzione culturale maoista.

Che una pandemia, ovvero un fatto emergenziale sanitario potesse "fortetizzare" un paese intero, permettendo alla cover band grottesca e stracciona dei "Signori" del Salò di Pasolini di poter giocare con la vita di tutti gli italiani, servendo loro giornalmente merda in forma di regole da rispettare, non poteva forse essere previsto. Però ora che ci rendiamo conto di quale scientificità possa trovarsi nella pretesa di tenerci per sempre imbavagliati e a distanza tra di noi quando è ormai dimostrato che i parametri che definiscono la pandemia sono totalmente arbitrari, il non reagire, soprattutto da parte della politica che dovrebbe fare il suo mestiere, ovvero rappresentare gli interessi del proprio popolo, si sta ravvisando come altrettanto scellerata e colpevole della mancata reazione di coloro che non mossero un dito di fronte alle avvisaglie dei genocidi del secolo scorso.

Pochi ancora hanno colto a chi si riferiscono veramente queste nuove regole. L'illusione che siano norme generali che valgono per tutti stile rancio militare svanirà presto. Varranno solo per una categoria specifica di popolazione. Non varranno per i membri dell'élite, per i loro compiacenti ed indispensabili servi, per le loro baldracche di ogni sesso, per chi ha servito ai fratelli il piatto di lenticchie, per gli utili idioti e per le masse di comparse spostate da un continente all'altro per la sacra rappresentazione di contorno della grande sostituzione. E nessuno pensi di cavarsela considerandosi privilegiato per il fatto di rientrare nelle categorie sopraelencate. Per ognuno di loro verrà il momento della disillusione.  Lo sgomitare dei bravobambinisti non li salverà. Chi potrà accedere ad  Elysium è già stato stabilito e non ci saranno posti in piedi.

Andando per esclusione avrete capito a quale categoria di umanità sottoposta alle regole più disumane mi sto riferendo. Bisogna eliminare i testimoni del mondo come era, cioè del nostro. Imperfetto, classista, ingiusto ma dove si era ancora liberi di uscire da casa propria per il gusto di farlo. Un mondo dove comunque eravamo ancora liberi e c'era spazio perfino per la dimensione spirituale, oscenamente cancellata anch'essa, con la putrida connivenza delle gerarchie religiose, durante il confinamento. 

Se il fine è l'isolamento di un individuo dall'altro, l'anomia destrutturante del sé, al distanziamento fisico vorranno far seguire il distanziamento in ogni sua altra forma, compresa la socialità virtuale ma comunque affettiva che ci siamo creati sui social network, anch'essi laboratori dove abbiamo agito come cavie, ma che in questo anno ci hanno mantenuto in contatto tra noi e ci hanno in qualche modo salvati.  Occorrerà studiare, nel caso di confinamenti e censure, nuove reti di comunicazione e non sarebbe male, da parte di quelle forze che comunque si stanno opponendo a questa follia necrofila di una parte dell'élite, creare una Rete parallela, un nuovo web dove bypassare il nero cancello di Google. In tempi non ancora pandemici scrissi che ci saremmo ritrovati tutti nel dark web e non scherzavo perché l'invasività del monopolio del web di superficie era già visibile da alcuni marcatori. Sulle modalità di resistenza alle censure sui social e sull'importanza di mantenere uniti i nodi della rete, segnalo questo importante articolo di Enzo Pennetta a riguardo.

Il grande paradosso di questi tempi terminali è che un Sistema fondato sui principi dell'evoluzione, del primato del forte sul debole e sul progresso inarrestabile, per sopravvivere ha dovuto vendersi l'anima al demonio della dissoluzione e dovrà assistere al primato della forza sulla fortezza, alla cancellazione di ogni segno di evoluzione, ad un'improvvisa e per nulla graduale inversione nella regressione ed al trionfo di un a-socialismo che potrebbe spegnere per sempre il sol dell'avvenire in un inverno forse non nucleare ma infernale. 

martedì 5 gennaio 2021

REQUIEM PER IL DARWINISMO CULTURALE

 

Da "La fuga di Logan"

"Ad Eleusi han portato puttane
carogne crapulano
ospiti d'usura."

Ezra Pound


La deriva liberticida di quella che sembrava solo una pandemia era un evento davvero così imprevedibile? Non erano forse stati seminati nei decenni passati abbastanza segnali premonitori di una volontà di blocco e ripartenza del sistema in base a nuove regole arbitrarie per imporre un gioco ormai definitivamente truccato e non più democratico, quello che oggi viene apertamente definito come "grande reset"? Un grande calcio alla scacchiera che ne manda per aria tutti i pezzi non solo a causa della solita crisi periodica del capitalismo ma in nome di quella che, parafrasando Cesarano e Collu, chiameremmo Apocalisse ed "involuzione"? La pandemia attuale non pare effettivamente il pretesto per il completamento di un progetto a lunghissima lievitazione che ha come scopo il dominio sull'Uomo ed il suo traghettamento sulla barca di Caronte verso l'Inferno del transumanesimo? Ovvero la logica conseguenza di quel darwinismo che non è più solo sociale ma pervasivamente culturale?

"In questo scompartimento ci sono troppi indizi", dice Hercule Poirot quando scopre il cadavere dell'assassinato sull'Orient Express. E anche qui nel teatro pandemico, sul tavolo settorio sul quale giace il cadavere del mondo come lo conoscevamo, ve ne sono a bizzeffe, a saperli riconoscere. Partendo almeno da quel documento, "Rapporto sui limiti dello sviluppo" del Club di Roma del 1972, che rappresentò il fischio di inizio della fine del capitalismo espansivo del secondo dopoguerra, per proseguire con l'imposizione del neoliberismo e della dottrina dello shock, mascherati sapientemente negli anni ottanta da un'illusione di libertà, arricchimento facile ed edonismo incurante del futuro, una sorta di nuovi "happy days", per poi giungere all'inquietante proclamazione della "fine della storia" nel 1992. Fine intesa come consacrazione dell'abolizione dell'alternativa all'unico Sistema possibile. La storia è finita, datevi pace. 

Da quel proclama poteva così iniziare quel processo che, su un piano sempre più inclinato, avrebbe portato alla definitiva messa in discussione di un principio fondamentale della comunità umana, la sovranità, e a stabilire il primato assoluto del concetto di vincolo esterno. In altri termini, il ritorno della schiavitù. Per far ciò si è lavorato a ritroso a partire dai macrosistemi, le nazioni; dai tessuti sociali come gli stati fino ad intaccare ora la singola cellula che li compone, il cittadino, per giungere al suo DNA, la sua sovranità corporea, e poi fino nel profondo della sua essenza umana e sacra. 

In Europa si è lavorato dapprima sulle entità nazionali, proponendo in alternativa ad esse un simulacro di area comunitaria ideale e sovranazionale, ereditata dalle solite distopie neoaristocratiche e latomistiche, suggello della quale sarebbe stata una moneta unica per "nel buio incatenare" i popoli che la formavano. Un sogno di fratellanza infrantosi prima sulle basse logiche di dominio economico tra stati, per troppo tempo represse nella fasulla e sdolcinata narrativa dei "settant'anni di pace", e ora sulle bianche scogliere di Dover. 

L'immagine delle due torri polverizzate nel 2001 avrebbe ben simboleggiato l'inizio di un ventennio che sarebbe stato votato alla distruzione controllata e sistematica del modello occidentale, già minato da decenni di messa in discussione culturale del proprio diritto di esistere. E' stato il ventennio del vandalismo, per utilizzare il termine che Raphael Lemkin riserva alla categoria del genocidio culturale, di tutto ciò che fosse bianco, occidentale, religioso, tradizionale e perfino socialista in senso classico. Ogni categoria culturale è stata infettata con il politicamente corretto, braccio armato dello scientismo secondo cui la realtà fenomenica deve piegarsi all'interpretazione che ne dà il pensiero unico e, successivamente, è stata disciolta nell'acido della società liquida senza più punti di riferimento, con, negli ultimissimi anni, una drammatica accelerazione verso la dissoluzione totale. E ciò mentre il modello cinese, perfetta fusione di totalitarismo ideologico, tecnologico ed economico e, in quanto tale, modello ideale da imporre in tutto il mondo da resettare, si espandeva, costruendo da colonizzatore città intere in Africa ma non per gli africani, acquisiva asset ovunque in Occidente senza mai avere problemi di liquidità e ampliava la propria influenza commerciale e anche politica sui governi del primo mondo. 

In Italia, per cancellare il principio di sovranità dello stato si è privatizzando tutto il privatizzabile, stabilendo nuove regole di gestione delle risorse umane ed infrangendo le barriere di difesa alla penetrazione del mercato in ambiti non strettamente economici. La società economicistizzata ma stucchevolmente moralistica delle regole, delle norme, dei compiti a casa, delle riforme, dei soldi che non ci sono e del debito che lasceremo ai nostri figli. L'economia stessa è diventata, anche in forma critica al Sistema, un ottundente oppio del popolo.

Sanità e scuola sono state progressivamente aziendalizzate e sottoposte ad uno stravolgimento senza precedenti delle loro funzioni sociali, fino a divenire patetiche rappresentazioni parodistiche di ciò che dovrebbero essere i pilastri fondamentali della società: la prima come luogo della formazione culturale e della conservazione dell'identità di sé come individui e popolo e la seconda come conservazione della salute e diritto alla cura secondo principi di giustizia e civiltà. Entrambe sono ora, dopo i colpi mortali assestati dai ripetuti lockdown da covid, le ennesime due torri polverizzate. 

Ora, se vogliamo considerare la concatenazione di eventi attorno alla "situazione covid" come una struttura coerente che identifica in quella personale dell'individuo l'ultima residua sovranità da abbattere, al fine di annullarne l'umanità e sacralità, è evidente che chi l'ha creata è sempre il solito Sistema dominante che vuole condurre il gioco, pretendendo di interpretare le intenzioni di una Natura che, inspiegabilmente, oggi desidererebbe sbarazzarsi dell'Uomo divenuto oppressore di quello che, secondo una visione atea, dovrebbe essere nient'altro che un insignificante pianeta della Galassia. 

Un Sistema ora apparentemente vincente su tutti i fronti ma in realtà votato all'omicidio-suicidio collettivo come gesto di estrema ribellione di fronte alla sua evidente sconfitta come unico modello degno di sopravvivere alla fine della Storia in quando ormai cancro di sé stesso, come gli esempi storici raccontati dimostrano e che purtuttavia nega ancora il fatto che questa sconfitta derivi dall'aver sacrificato la Scienza, ovvero la volontà dell'Uomo di essere degno di servire e spiegare e non piegare a sé la Natura, sull'altare di una Teoria fondativa totalmente falsa della quale non uno dei postulati era vero ma che doveva esserlo per permettere al Sistema di imporre il proprio dominio. Un Sistema che  ha fissato i paradigmi, ha creato ideologie opposte mandandole a combattersi sul campo di rivoluzioni e guerre, riuscendo sempre ad evitare di mettere in discussione sé stesso ed il proprio immutabile schema basato sulla lotta per la sopravvivenza: naturale ma con le carte truccate. L'unico vero governo mondiale già in essere da tempo immemorabile al quale, per denudarsi del tutto prima del clamoroso suicidio finale, basta solo togliere di mezzo l'odiosa ed ormai inutile democrazia parlamentare e tentare, come atto finale, di trascinare all'Inferno con sé l'Umanità. 

C'è un libro abbastanza famoso, un classico del complottismo, che si intitola "Tutto ciò che sai è falso". Paradossalmente questo potrebbe essere anche il titolo del manuale di istruzioni del capitalismo anti fake-news che poggia le sue fondamenta sui falsi miti fondativi del darwinismo culturale. Nessuno ha mai trovato l'anello mancante, non siamo mai discesi dalle scimmie, l'evoluzione e la storia non seguono schemi fissi ed immutabili, il mercato non si autoregola, la curva di Malthus è solo pericolosa perché cieca, il materialismo non poteva rendere l'uomo felice e la storia non può finire.

Tornando alla domanda iniziale: la pandemia come pretesto porterà veramente a quel definitivo "capitalismo della sorveglianza" dove potremmo renderci conto che non riacquisteremo più la libertà, perfino dopo l'introduzione del Sacro Vaax ad ungere coloro che si apprestano alla "rigenerazione" che, nella "Fuga di Logan", era un modo elegante e petaloso (vedi l'immagine) per significare il raggiunto limite di vita concesso? Gli indizi raccolti di un finale drammatico di quella accelerazione del Sistema contro il muro della dissoluzione che la Storia ci ha fornito sono molti. E' la prima volta che i sogni distopici più oscuri riescono a giungere a livelli impensati di realtà lucida ma è anche vero che, per usare una metafora bellica, i fronti aperti sono troppi e un fronte a livello globale non era mai stato aperto da nessun Napoleone o Hitler. Vi sono inoltre, anche all'interno dell'élite, interessi opposti che potrebbero presto stancarsi di uno stato di emergenza permanente creato da una pandemia a fisarmonica alimentata dalla lotteria dei contagi. Se questa è una guerra, dobbiamo per forza immaginarne una fine alla quale seguirà un dopoguerra e una ricostruzione dei danni che stavolta potrebbero essere immani.

Ciò che è certo è che, in ogni caso, per essere giunto al massimo della distruttività, il Sistema è da considerarsi definitivamente sconfitto in quanto si è rivelato pericoloso per la sua stessa sopravvivenza. Come il virus che, uccidendo troppo presto l'ospite, si condanna all'estinzione. Se giungerà il dopoguerra come dopo-covid la sfida più imponente per scongiurare qualsiasi rischio di deriva nel transumanesimo sarà quella di trovare il coraggio di respingere una volta per tutte i postulati errati e fraudolenti del darwinismo culturale e costruire un nuovo sistema di riferimento che restituisca alla Scienza l'umiltà e all'Uomo il timor di Dio. Senza paura di recuperare valori che, ben lungi dall'essere superati, erano stati messi da parte solo perché d'ostacolo alla lunga corsa verso l'autodistruzione del Sistema. Ristabilire il primato della vita sulla morte, di Eros su Destrudo, potrebbe essere un buon punto di ripartenza. 

E' una sfida immane ma che non possiamo più evitare di affrontare.


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