giovedì 30 luglio 2009

Montagne rosa e verdi

La montagna ha i suoi lati positivi. Per esempio questa patata cotta nella stufa e condita con un mezz'etto di colesterolo e prezzemolo, gustata sul Monte Baranci a San Candido, in Val Pusteria. Di una bontà unica, una divinità patatesca che vale sicuramente la gita fin quasi al confine austriaco. Lì la montagna è stupenda. Pura dolomite. Le Tre Cime sono lì da qualche parte, assieme a laghi da sogno e paesaggi che alla sera si tingono di un rosa intenso. Unico nell'universo.

Dopo che hai visto quelle montagne, le altre, quelle più basse, normali e di un monotono colore verde dove, come ti volti, vedi solo mele, mele e ancora mele, sono, diciamolo, un pò tristi.
E' in queste ultime che sto passando le mie vacanze, al confine tra due parchi naturali: Adamello e Stelvio. Bel tempo finora per fortuna ma oggi tanto ha fatto che la pisciata gli è scappata con un bel cielo imbronciato da fracassamento di maroni.

Se gli anni precedenti ho dato il mio contributo alla sciocca usanza dei vacanzieri di montagna di inerpicarsi per sentieri ripidi e sassosi, con zaini pesantissimi sulla schiena, per non farmi mancare nulla nel campo della illusione salutistico-sportiva del "moto", quest'anno niente.
Quest'anno, complice una preoccupante stanchezza arretrata che mi fa sentire come ciucciata da una schiera di vampiri, (di quelli veri, che ti spolpano davvero, non quelli mona di Twilight), riposo assoluto. Riposo ed eventualmente qualche piatto locale. Alla faccia di diete, dietologi e dietiste. Fanculo tutti.
Riposo come deve essere una vera vacanza, altro che vacanza da vecchi, come qualcuno starà pensando. Come ad esempio un pomeriggio passato in riva ad un torrente leggendo un libro e la riscoperta del poter dormire fino alle otto del mattino.
Del resto non avrei avuto la forza di fare altro. Ma ci si può ridurre così?

venerdì 24 luglio 2009

Pharmageddon

Il terrorismo globale non svolazza più con aeroplani sui grattacieli minacciando sfracelli e controlled demolitions ma si insinua più comodamente nelle nostre case utilizzando il portale di quella Grande Cloaca alimentata a propaganda che è diventata la televisione.

Che le notizie sulla Pandemia influenzale siano una di queste belle psyops create ad arte per spaventare i consumatori e spingerli ad acquistare il Nuovo Grande Prodotto, ovvero il vaccino miracoloso contro la Pandemia, non vi sono dubbi. Lo dice il modo schizofrenico con cui se ne parla: un uso sapiente del bastone e della carota.
Un giorno titolone a tutta pagina e quello seguente, trafiletto in cronaca. Oggi apertura del TG a tutto strillo, domani servizietto dell'esperta in marchette farmaceutiche con intervista al medico che sdrammatizza. "Il virus non muta", "il virus non è pericoloso". E allora, dico io, perchè cazzo dovremmo correre tutti a vaccinarci?

I motivi di questa campagna vergognosamente terroristica sono plurimi. Il più basso e infimo di grado in assoluto possiamo chiamarlo "al lavoratore non è permesso ammalarsi e mettersi in malattia" e nasce dal fatto che chi si ammala si assenta dal lavoro e tocca pagargli lo stesso le giornate. Una cosa che al capitale sta proprio qui, sul gargarozzo, come un rospo che non va né su né giù. Addirittura, il loro idolo Brunetta, dall'alto della sua efficienza, aveva pensato di punire i malati di cancro che rimangono a casa in occasione della chemio. Cosa volete che sia un pò di vomito. Su, su, a lavorare, pelandroni!
Figuriamoci se milioni di impiegati, operai e stipendiati misti dovessero restare a casa una settimana in inverno per un pò di febbre e costipazione. Chi lo manda avanti il "Sistema Paese"?

Così Big Pharma, il braccio armato di siringa del potere si inventa il bisinissi del vaccino antinfluenzale, una delle più colossali stronzate di tutti i tempi. Che, da una parte, masturba il padrone promettendogli manovalanza immune da ogni male come un esercito di termiti e dall'altra promette a sé stessa miliardi di dollari di guadagni.

Dice: "Ma i vaccini sono utili, hanno debellato le malattie più terribili". Eh, passò quel tempo, Jenner!
Le malattie di cui si parla: poliomielite, difterite, scarlattina, vaiolo ed affini, sono scomparse solo in parte grazie ai vaccini. Senza dimenticare che le malattie spariscono anche per un processo evolutivo naturale, (chiedetelo a Yersinia Pestis), il vaccino del vaiolo, ad esempio, fu abolito, nell'ormai lontano 1977, perchè si era dimostrato più dannoso del vaiolo stesso.

Le vaccinazioni sono un fatto relativamente recente. Nel mondo circolano ancora milioni di persone che non sono state mai vaccinate e potrebbero essere contagiate, eppure certe malattie sono scomparse ugualmente.
Ancora un esempio: le persone immuni alla poliomielite sono coloro che non hanno più di cinquant'anni. Sono quelli circa della mia età, che furono sottoposti alle vaccinazioni nei primi anni sessanta, la prima volta con il vaccino Salk (alcune partite del quale erano contaminate con virus di scimmia, simili a quello che è poi diventato famoso e famigerato come HIV), e la seconda, dal 1964 in poi, con il vaccino Sabin, preparato con virus non accoppato come nel Salk, ma vivo (anche se attenuato). Se ne deduce che le persone oltre i cinquant'anni non siano coperte dalla vaccinazione antipolio. Eppure la polio non è più ricomparsa a colpire le persone non coperte dall'immunizzazione.

Per quanto riguarda le altre malattie attualmente trattate con vaccinazione preventiva: epatite B, meningite, morbillo, rosolia ecc., si tratta di vaccini che comportano una certa percentuale di rischio "effetti collaterali". E ciò vale anche per i vaccini antinfluenzali, comunemente ritenuti innocui come caramelline Zigulì, tanto da essere somministrati alla carlona anche alla nonnina già con il passaporto pronto per l'aldilà.
Non si parla di effettucci così, di un pò di rossore cutaneo e di febbre, si parla di seri danni neurologici.
In un post precedente ho raccontato cosa accadde negli Stati Uniti nel 1976 in occasione di una campagna di vaccinazione antinfluenzale di massa condotta in fretta e senza valutarne le conseguenze: un'epidemia di casi di sindrome di Guillain-Barré, una sindrome neurologica altamente invalidante.

A parte la "Spagnola", che uccise milioni di persone per una concatenazione di sfortunate circostanze, l'ultima grande pandemia influenzale è stata quella del 1968-69. Tutte le statistiche epidemiologiche suggeriscono che l'influenza è una malattia in calo. E' però quella che si presta maggiormente a fungere da spauracchio per operazioni di marketing "virale" (è proprio il caso di dirlo) su scala globale.
Proprio il terrore inconscio che ispira il vaghissimo ricordo di un morbo che spazzò via milioni di persone nel 1918 permette oggi di terrorizzare le masse con minacce di altrettante micidiali sciagure in arrivo.
Eppure, chi appartiene alla classe d'età che sopravvisse la Spagnola o che contrasse le influenze del 57-58 e del 68-69, non ha mai più avuto l'influenza da allora. Tosse, raffreddore, si, ma influenza vera no.
Perchè anche l'influenza, come tutte le malattie virali, una volta contratta, ci rende immuni ad un secondo contagio. Loro, i venditori di fialette, sono pronti a dire che il virus muta, ma è una sciocchezza. Un virus muta si ma entro certi limiti e le caratteristiche base sono quelle che vengono riconosciute dall'immunità natuale, che è in grado di debellare anche le varianti del prototipo.

Il sistema più efficace di crearsi un'immunità contro la malattia provocata da qualunque tipo di antigene è di ammalarsi della malattia stessa.
Anche i sassi sanno che chi ha avuto il morbillo non lo avrà una seconda volta.
Se la medicina si concentrasse nella ricerca su come potenziare, riparare ed ottimizzare il sistema immunitario avrebbe la chiave per sconfiggere tutte le malattie, compreso il cancro.
Tutti noi conosciamo persone che non si ammalano mai, che hanno contatti intimi con portatori di malattie sessualmente trasmissibili ma non ne vengono contagiati, che superano infezioni con appena due-tre giorni di malessere, che sconfiggono il cancro e ne guariscono ripetutamente.
Queste persone non sono superuomini o superdonne, sono individui dal sistema immunitario perfetto.
Andrebbero studiati dalla mattina alla sera, impegnando mezzi, ricercatori e denaro e invece Big Pharma preferisce insistere sulla strada del vaccino per ogni cosa. Tradotto in bigpharmese significa: milioni di dosi=milioni di dollari.

Big Pharma non fa guarire la gente, non ha interesse a che il cancro sparisca (sparirebbero anche i chemioterapici) vuole solo appioppargli dei farmaci ed altri prodotti costosi o costosissimi e possibilmente inutili, così le malattie continueranno a colpirci e loro a guadagnare. Se poi gli intruglietti sono anche dannosi, chi se ne frega. Si può sempre dare la colpa a qualche virus concomitante che ti ha provocato la diarrea emorragica.
Non scandalizzatevi di questo assalto frontale alla medicina tradizionale ed all'industria farmaceutica. Qualcuno mi spieghi perchè ogni giorno sconfiggiamo il cancro in situ semplicemente con un buon uso delle cellule K e non si potrebbe trovare il modo di far funzionare le cellule K evidentemente difettose dei malati di cancro senza ammazzarle con i chemioterapici.

La cosa più triste, come vediamo dal battage pubblicitario atto a vendere ai governi milioni di dosi di un vaccino dagli effetti collaterali sconosciuti perchè non ci sarà il tempo di scoprirli e catalogarli, è che la salute pubblica diventa un dettaglio di fronte alla prospettiva di guadagno.
E' vero che la Sanità ha un costo e per questo si giustificano le vaccinazioni di massa ma la Malattia è soprattutto business e la contraddizione si gioca sulla nostra pelle.
Big Pharma si comporta come una Wanna Marchi imbonitrice di acqua fresca e l'informazione è il suo Do Nascimiento.

lunedì 20 luglio 2009

Stasera la luna

Cosa volete farci, io adoro la questione della Moon Hoax, ovvero l'idea che non siamo mai stati sulla Luna ma sono quarant'anni che ci prendono per il culo, facendocelo credere.

La trovo un'idea molto più interessante ed eversiva del pensare che, per la modica cifra di qualche miliardata di dollari, due astronauti qualunque abbiano calpestato il suolo lunare con i loro piedoni calzati nei Moon Boots.
Che volgarità! Due coglioni che saltellano su una cosa misteriosa e sacra come la Luna.
Un meraviglioso ammasso di pietre e polvere che da lassù ci ha ispirato, e scusate se è poco, il più bel disco dei Pink Floyd e forse di tutti i tempi e perfino il pezzettino di Debussy che io suonavo con tanta passione da ragazzina e non sapevo sarebbe diventato un giorno un acido scioglibudella per le avvampirate twilighters bimbominkia. Per non parlare dell'altro Chiaro di Luna, quello di Ludovico Van, un furtarello con scasso di un divino ai danni dell'altro divino W. Amadeus che ne aveva utilizzato il tema per primo in un passaggio notturno del "Don Giovanni".

Non può davvero essere stato possibile che tanta misticanza sia stata sprecata in una cosa banale come un ragnetto di metallo e stagnola che si posa senza fare neanche un po' di polverone e dal quale vengono giù i due coglioni famosi che avranno sicuramente lasciato lassù, oltre alla bandiera americana che sventola nonostante l'assenza di vento, qualche sacchetto di monnezza e la loro pupù. E cosa avrebbero portato indietro dopo un tale viaggio? Dei sassi. Siamo andati bene che dentro un sassolino non fosse nascosto il Gran Bigatto, quello capace di sterminare l'Umanità.

No, non ci credo. Hanno fatto tutto in studio, senza magari scomodare Stanley Kubrick, ma qualche regista di sitcom. Provate ad aggiungere alle immagini storiche del "grande-passo-per-l'umanità-eccetera" le risate preregistrate, il risultato è sconvolgente.
A parte gli scherzi e prima che i soliti che si ingoiano tutto perchè il cospirazionismo è male si scandalizzino di questa ventata di iconoclastia.
Non vi sono dubbi che alcune delle foto più famose dell'evento siano state ritoccate o costruite di sana pianta. Ce n'è una famosa con la bandiera americana che non proietta alcuna ombra. Lo dice perfino Attivissimo che è stata ritoccata. Poi, per non smentirsi dice che una foto taroccata non significa nulla. Magari è stata solo colpa del dover agire in fretta. Del resto che alla NASA siano degli sbadatoni lo dimostra il fatto che si fossero perduti i nastri della missione Apollo 11. No, dico, proprio quelli della più grande impresa dell'umanità!

Intendiamoci, potrebbe anche essere andata cosi: vanno veramente sulla Luna, scendono e tutto e poi si accorgono di aver lasciato il rullino a casa. Oppure, i duecento gradi della giornata lunare sciolgono la pellicola come neve al sole nonostante le garanzie della Hasselblad.
Che fare? No foto, no party. Se non facciamo vedere le foto non ci crede nessuno. Quindi costruiscono un bel set in un capannone da qualche parte nel Nevada e quando gli astronauti tornano, organizzano una bella sessione fotografica rifacendo tutte le foto che lassù non si sono potute fare. Dimenticando qualche ombra qua e là ma pazienza. Photoshop era ancora di là da venire.

Quelli che sostengono l'ipotesi più hard dicono che gli astronauti non sono nemmeno usciti sul pianerottolo di casa. Quelli della NASA hanno mandato su un razzone di quelli rimasti a Von Braun il nazi per fare scena ma poi tutto il resto l'hanno costruito in studio. Ecco spiegato il Lem non impolverato, la bandiera che sventola, gli astronauti vivi nonostante i 200 gradi e le radiazioni da sballo.
Si ma, dicono gli ingenui, come si fa a mantenere un segreto del genere per anni e da parte di tante persone? Risposta: i testimoni tengono famiglia, sia a Scampìa che a Houston.
E per quale motivo l'avrebbero fatto?, si risentono sempre più piccati i credenti ad ogni costo.
Per questioni politiche e propagandistiche. C'est tres facile.

Nella corsa allo Spazio, fino ad allora i russi erano arrivati primi (non temete, c'è anche chi mette in dubbio la scampagnata di Gagarin). Avevano mandato su una donna, una cagna (una dopo l'altra) e fatto secchi una mezza dozzina di astronauti cotti alla brace appena fuori dall'atmosfera, protetti dal silenzio assoluto del regime. E noi, si sono detti gli americani, chi siamo, i figli della serva?
Quello sventato di JFK si era lasciato sfuggire una data: "entro il 1969 andremo sulla Luna". M'hai detto cotica! Gliel'avevano fatta pagare a Dallas ma ormai il danno era fatto, dovevano mantenere la promessa. Non erano mica le casette antisismiche pronte prima a settembre, anzi ad ottobre e poi per davvero a novembre. L'Impero non può mica mancare un'occasione di primato mondiale.

Così, nonostante dei computer da far ridere i polli, qualche razzo e botto a muro rimasto ai tedeschi e le tute amorevolmente cucite (a mano!!) da simpatiche vecchiette, gli americani non solo vanno nello spazio ma scendono pure sulla Luna. Ecchecca'.

Tempo fa un giornalista ha chiesto a Buzz Aldrin (quello che oggi fa il fico ma per anni si è detto fosse tornato giù dalla Luna decisamente fuori di melone) di giurare sulla Bibbia di essere stato veramente lassù. Come risposta ha avuto un pugno sul naso. Mi pare una reazione molto significativa. Armstrong, dal canto suo, da allora avrà detto si e no due parole.
Vediamo, due uomini fortunati scendono sul satellite più bello dell'universo e per il resto della loro vita languono nella depressione e si chiudono nel mutismo.
Mah, io avrei rotto le palle ogni sera nel bar. "Oh, sapete, quando sono andato sulla Luna mi ricordo che...."
"E basta Buzz, lo sappiamo che sei andato sulla Luna, che palle!"
L'unico che avrebbe dovuto veramente essere triste era Collins, quello che rimase sull'altro pezzo dell'Apollo e si perse il meglio dell'impresa. Invece sono tristi gli altri. Mah, forse è l'effetto lunare. Andare sulla Luna e tornare lunatici.

Quindi voi credete pure nella bella favola dell'uomo che andò sulla Luna e non ci tornò più perchè ci aveva mangiato male e il conto era troppo salato.
Io preferisco tenere aperte tutte le porte. Anche quella che ci abbiano veramente preso per il culo. In fondo non sarebbe stata né la prima né l'ultima volta. E penso che, fino a prova contraria, l'unico che abbia davvero camminato sulla Luna sia stato Michael Jackson.


OKNotizie
Vota questo post su OKNotizie!

venerdì 17 luglio 2009

Il MaNonna Tour ovvero dell'invidia del microfono


Una precisazione, qui non si discute delle qualità vocali di Madonna. Se è stata in grado di cantare le canzoni di notevole difficoltà, con picchi da pista nera di "Evita", significa che proprio così cagna non è. Anzi, la trovo meglio di tante cosiddette cantanti ben più considerate vocalmente.
Madonna non sarà Celine Dion né Antonella Ruggiero ma ci ha regalato anche molte belle canzoni da canticchiare mentre affetti le melanzane per la ratatouille.
"Vogue", ad esempio, con tanto di video sciccosissimo, che per me ha segnato un epoca; "Into the groove", "Like a Virgin" e "Hollywood", dove spingeva al massimo il suo proverbiale trasformismo: la mora, la rossa, la bionda, che secondo me nemmeno il ciglione finto con il piercing di Christina Aguilera gli si poteva avvicinare.
Ecco, quello che mi piace(va) da morire di Madonna è che era come una Barbie (altrettanto piccola e stronza) vivente che potevi vestire e svestire, alla quale cambiare le parrucche, i trucchi, le scarpe.
In più, schiacciavi il pulsante dietro la schiena e ti cantava le canzoncine porche e spalancava le gambette.

Ora invece, mein Gott, perchè insiste ormai da diverse stagioni con questo look da rana di Galvani con le coscine tutte tirate dalla corrente, con gli stivaloni a metà tra il Gatto con i suddetti e Raffaella Carrà, il corpo plastinato e soprattutto l'orrenda capigliatura biondoboccoluta da angelo mummificato che più passa il tempo più va verso un pericoloso effetto lavoro di Alfredo Salafia. Nel complesso una versione en travesti di Otzi, l'Uomo di Similaun.
Ma non lo sa che le vecchie (si, diciamolo, tanto a cinquant'anni per il 99% dei maschi si è vecchie), con i capelli lunghi e il boccolo da bambina inglese ottocento sono ridicole? Il capello vecchio perde di elasticità, ricade pesantemente sulle spalle e fa risaltare la gorgia botulinizzata come un evidenziatore Stabilo Boss. Meglio un clamoroso corto full metal jacket che rischiare la vecchia bambola Furga che ha perso il cerchietto di cellophane che gli teneva a posto la chioma.

Essere muscolose va bene ma quando guardi le braccine di Madonna pensi: "Quale sarà la sua dieta? Mezza lucertola con una foglia di insalata a pranzo e cena e la domenica, giusto per far festa, una carota intera?"
Ragazze, vi chiamo così tanto siamo tutte sulli stessa barca, noi babyboomers, tutti questi riferimenti necrofili non vi allarmino. Non avete idea, rappezzandovi e riempiendovi di cerone in un look finto giovane da Lolita fuori tempo massimo quanto assomigliate a delle morte. Peccato che se non è più immobile ma cammina, la morta diventa morta vivente e non è più la stessa cosa.

E che dire dell'ormai alzheimeriano atteggiarsi a sexeversiva lesbochic? I giornali hanno scritto "Madonna nel tour bacia la ballerina". E capirai! Dopo che Asia Argento ha slinguazzato un rottweiler cosa vuoi che sia?
Madonna è ancora convinta, dopo trent'anni, che non si è veramente glamourosissime e divine se non si pratica l'omosessualità a targhe alterne: oggi con una donna, domani con un uomo, oddìo me sto a confonde, oggi che giorno è, che mi tocca? Si decida, senza atteggiarsi a camionista platinata con la sorpresa nelle mutande e 27 motivi per conoscerla. E se è finto e con le pile non importa, l'importante è avercelo.

Insomma, che volete. Sarò cattiva ed impietosa nel proporre il confronto con la ciccia fresca, ma io Madonna preferisco ricordarmela così.






mercoledì 15 luglio 2009

Cinema all'aperto: secondo tempo

Recensione numero due, come promesso. Se avete perso questa visione decidete voi se avete veramente perso qualcosa.


"Lasciami entrare" di Tomas Alfredson

Gabellato dalle guide DVD come uno dei capolavori della scorsa stagione cinematografica ed in procinto di essere remakkato dagli americani, questo film potrebbe fregiarsi dell'approvazione dell'Associazione Psicoanalisti Freudiani. Per me è stato come un ripasso degli anni dell'università, come sfogliare il bignamino prima dell'esame di psicologia dinamica.
Oltre alla sciorinatura del campionario dei più comuni disturbi di personalità adolescenziali con tratto psicotico annesso e descrizione della - dinamica - sessuale - del - perverso - polimorfo, non manca nulla, nemmeno un certo fastidioso moralismo velato da omofobia, sorprendente nella patria della liberazione sessuale.

Si parte con un ragazzino molto solo (ma va!?) con madre assente e padre latitante si ma probabilmente gay, lo capisci dal lungo silenzio che dice tutto nella scena tra padre, figlio e un misterioso ospite del primo, della serie "lui chi è, come mai l'hai portato con te".
Cosa succede ad avere un genitore diverzo? (Vai con il moralismo) , si perde qualche rotella per strada. Si sogna di accoltellare il compagnuccio della parrocchietta ed all'uopo ci si allena su innocenti tronchi d'albero. Cosucce.
Ci si inventa non l'amico immaginario, che sarebbe banale, non si fa parlare il dito indice con la voce roca davanti allo specchio come il bambino luccicante di Shining, ma si fa venire ad abitare a pari pianerottolo una vampirella dai tratti somatici transilvanici, anzi decisamente Rom e dalla sessualità ambigua.
Il ragazzino Oskar si è ridotto così perchè, oltre alla madre assente (e gli è andata bene che non è nato autistico ed anoressico) ed al padre gaio, è perseguitato dal solito Franti cattivo e stronzo, un bulletto (anch'esso brunocrinito mentre Oskar è talmente ariano d'aspetto da sembrare una creatura del progetto nazista del Lebensborn), con sottomessi al seguito sempre pronti a fare i drughetti molto carasciò.

Una notte Oskar si ferma a parlare con una ragazzina sstraana che gli risolve in due mosse il cubo di Rubik. E' amore a prima vista, come succede sempre quando incontri una ragazza intelligente ma Oskar nota uno strano odore provenire dall'amichetta. Per forza, è una vampira. Non sforzatevi, alla fine del film rimarrete con l'atroce dubbio su quale odore abbiano i vampiri.
Forse non si lavano, come Robert Pattinson, o puzzano di morto o di non morto, che forse è pure peggio perchè se uniamo il puzzo del vivo che non si lava a quello del morto che poi non è morto, non so cosa sia peggio. Insomma, non sono certo rose e garofani.

Dopo aver comunicato con la vicina vampirella a base di toc toc sul muro comunicante, una cosa a metà tra l'Abate Faria e Fuga da Alcatraz, che esprime molto bene l'alienazione a livello carcerario degli adolescenti nella periferia svedese, Oskar ed Eli, la succhiasangue, stringono un'amicizia sempre più intima. Oskar è cotto come una pera ma Eli lo avverte: "Sei sicuro che sia una femmina?"
Occazzo, la malattia del babbo sarà mica contagiosa? Eli ha infatti un'inquietante sutura a livello pubico, che sbirciamo per un nanosecondo anche noi assieme ad un perplesso Oskar. Insomma c'è anche il discorso sull'ambiguità - e - la pulsione - omosessuale - come - tappa - fondamentale - nel - processo - di - sviluppo - dell'identità - adolescenziale. Ed anche, se vogliamo, una bella spruzzatina di angoscia - di - castrazione - del - maschio - che - per - la - prima - volta - vede - la - fessurina - percepita - come - ferita.

Nel film c'è anche tutto l'armamentario classico e parecchio scontato, anzi proprio a prezzi da "svuoto tutto" dei film di vampiri. La sete irrefrenabile di sangue del vampiro ma la sua ammirevole forza di volontà nel risparmiare le giugulari dell'amato, pur sempre a portata di canino; la donna che viene vampirizzata e finisce flambé come una crepe suzette per colpa di un raggio di sole nel letto d'ospedale dove è ricoverata per una strana malattia (per la serie i medici non azzeccano una diagnosi, chiamate Dr. House!) ed infine un misterioso tizio che va in giro di notte a recidere carotidi di sconosciuti portandosi dietro la valigetta con il kit del dissanguatore come fosse una cosa normalissima.
Non c'è il letto-bara perchè la vampira femminiella dorme nella vasca da bagno però anch'essa si arrampica sui muri tipo geco come Gary Oldman nel film di Coppola. Trasuda sangue come la madonnina di Civitavecchia e gira solo di notte, ma ha i superpoteri da vampirla come quelli dei vampiri della Meyer, infatti il film finisce con una bella macelleria svedese e cattivone fatto a tocchetti.

A parte le banalità di genere, quest'operina al sangue come una costata di chianina è interessante anche come spaccato (bello,"spaccato", vero?), della società svedese. Nessuna meraviglia che il paese nordeuropeo sia al primo posto nella classifica dei suicidi. Con un tempo simile: freddo, neve, vampiri. Una depressione da tagliarsi le vene per il lungo.
Inoltre scopriamo con orrore che gli svedesi, in casa, non hanno i mobili dell'IKEA e nemmeno le librerie svedesi. Nessun Clippan, Bromstä, Luppala, Pïppönen ma roba normalissima chiamata sedia, letto, tavolo, divano.

Già avevamo avuto il sospetto, con anni di Pippi Calzelunghe, che i piccoli svedesi avessero non solo la scimmia sulle spalle ma fossero proprio fuori come citofoni. Ora ne abbiamo la certezza. Qui le Pippi sono schizofrenicamente sdoppiate, una maschio l'altra femmina (ma siamo sicuri del sesso di entrambi?) e si amano autisticamente.
Io la butto lì. L'autore di "Lasciami entrare" è rimasto sicuramente traumatizzato da piccolo dal cavallo a pois del personaggio di Astrid Lindgren.

martedì 14 luglio 2009

Cinema all'aperto

Certo il cinema estivo, all'aperto, è insopportabilmente scomodo in confronto al mio salotto attrezzato con 32" HDReady, lettore DVD, possibilità di stendere i piedi ed essere avvolti da morbidi cuscini, provvidenziali a conciliare il sonno in caso di pellicola soporifera. Nell'arena estiva non puoi rilassarti. Sfido chiunque a riuscire a dormire anche di fronte all'ennesimo capolavoro di Muccino.

Tra le scomodità conclamate della visione open air di un film citerò, a caso, la qualità di solito pessima della copia, l'audio a singhiozzo e sempre troppo stridulo, le terribili sedie, fornite di cuscinetto ridotto a piadina dall'essere stato schiacciato da troppe chiappe e praticamente inservibile a confortare il fondoschiena da due ore e mezza di proiezione. Per non parlare della presenza costante ed indisponente di insetti di varia provenienza e molestia.
Stranamente però, nonostante i disagi da giungla vietnamita, i ricordi legati alle non moltissime volte che ho assistito a film all'aperto d'estate, mi sono rimasti particolarmente cari, come retaggio di un modo di fruire del cinema ormai quasi desueto. Una nostalgia alla "Nuovo Cinema Paradiso", per intenderci.

Ricordo un cinema parrocchiale di Cesenatico, mezzo all'aperto e mezzo no, dove venivano proiettati i più assurdi film d'avventura e l'avventura, per noi spettatori, era riuscire a tenere per l'intera proiezione le gambe sollevate dal terreno, invaso da scarafaggi di dimensioni epiche. E ancora la curiosità che ispirava l'ascolto dell'audio di un film "proibito" a noi bambini, proveniente da dietro il muro di cinta dell'arena.
Oppure una delle pochissime recenti esperienze con la tradizionale rassegna faentina dell'Arena Borghesi, un "28 giorni dopo" visto per modo di dire, dato che eravamo impegnati a difenderci da un nugolo di zanzare immuni all'Autan, anzi forse addirittura autandipendenti e molto incazzate.
All'aperto d'estate ho visto, a Bagnacavallo, "La vita è bella" di Benigni, a Milano Marittima "Molto rumore per nulla" di Branagh e soprattutto, al Pavaglione di Lugo, "Shine"di Scott Hicks. Tutti film che mi sono rimasti impressi in modo particolare.

Insomma, nonostante le zanzare, l'umidità che si raccoglie in certe arene troppo alberate, le seggioline in ferro per culi formato mini e le pellicole piene di righe, graffi e bruciature, amo il cinema all'aperto e ne sento nostalgia.
Tra l'altro, uno dei motivi per frequentare le arene estive è il ripescaggio di film perduti durante l'inverno o da rivedere nonostante li abbiamo già nel frattempo gustati in DVD.
Ve ne consiglierò qualcuno, cominciando questa sera da "The Reader" e proseguendo domani con "Lasciami entrare".
Giusto una scusa per rifilarvi un paio di velenose recensioni. Vediamo pure se dopo questo trattamento avrete ancora il coraggio di andarli a vedere.

"The Reader" di Stephen Daldry

Trattasi di film KonradLorenziano, che parla del fenomeno dell'imprinting sessuale maschile. Ovvero: quando il maschio scopre la sessualità vera, mica le seghette, generalmente sui quindici anni, si fissa sulla prima paperina che gli si para davanti e non la scorda più. Potete portargliene di tutti i colori, comprese le più proverbiali strafighe, ma lui continuerà ad amare solo Mamma Passera, anche se è una stronza kapò nazista (intuizione letteraria geniale numero 1).
Voi ridete, ma l'imprinting è l'assunto sul quale poggiano quintalate di letteratura biografica del genere "Anche se mi sono trombato Marilyn Monroe non ho mai dimenticato la tata cinquantenne con i baffi e le gambe pelose che me la faceva vedere di nascosto."
Che palle, noi donne non siamo così sentimentali. Il grande amore è sempre l'ultimo che stiamo vivendo.

Invece Ralph Fiennes, con la solita espressione da Buscopan che non gli ha ancora fatto effetto e accompagnato in ogni fotogramma da una musica insopportabile e smielata, che non si cheta un attimo, per tutta la vita corre dietro a Kate Winslet che se lo era trombato all'età della scuola (lei più vecchia) e che lo chiama, in maniera agghiacciante, "ragazzo", come il Peppino barbiere di "Totò, Peppino e i fuorilegge".
Kate è analfabeta e non sa leggere ma se ne vergogna (intuizione letteraria geniale numero 2) e quindi obbliga il giovane stallone a leggere per lei prima del coito. Solo uno scrittore poteva immaginare una tale perversione da librai.

Diciamo pure che l'ideuzza del complesso dell'analfabetismo era già stata sfruttata in maniera ben più interessante da Claude Chabrol ne "Il buio nella mente", con un'Isabelle Huppert che sterminava a fucilate una famiglia di borghesacci stronzi perchè l'amichetta colf al loro servizio si vergognava troppo di non saper leggere. Roba da erigere monumenti ad Alberto Manzi in ogni piazza d'Italia, per aver evitato tante simili tragedie.

L'analfabeta e pure nazista Kate, processata e condannata per crimini orrendi, imparerà a leggere in carcere ascoltando le cassette che gli registrerà imperterrito, per anni, il suo anatroccolo devoto, leggendogli i più terrificanti mattoni, compreso "Guerra e Pace".
Fino ovviamente al solito ed immancabile tragico finale. Del resto l'espressione di Ralph non prometteva nulla di buono fin dall'inizio.

sabato 11 luglio 2009

Ed ora una lunga vacanza

E che scassamento di minchia! Lo abbiamo capito. Il G8 è servito solo ed esclusivamente ad appagare l'incontenibile ed ipetrofico Ego di questo ometto milanese, che ha goduto come un riccio a sentire delle persone che hanno il torto di essere semplicemente ben educate fargli i complimenti per l'accoglienza in Italia. Un grande sforzo organizzativo per pavoneggiarsi tra i grandi del mondo allo scopo di apparire grande a sua volta. Apparire, non essere.
Tutti i suoi lecchini a dire "oh, come è stato ammirato, oh come ne sono rimasti ammaliati". Nonostante le sette righe sette a lui destinate nel press book del governo americano a fronte delle pagine e pagine dedicate alle biografie degli altri leaders partecipanti al G8.

Si sono complimentati. E cosa dovevano fare, come quelli che invitati al pranzo di matrimonio criticano il risotto scotto e la scaloppina fredda? Chi è ospite in casa d'altri di solito fa i complimenti. Si chiama galateo e lui lo scambia per amore.
Mi meraviglia poi che un uomo di spettacolo non conosca la regola del "meraviglioso pubblico". In qualunque palcoscenico del mondo, per chiamare l'applauso, la rockstar si rivolge alla platea dicendo di essere "molto felice di essere davanti a questo meraviglioso pubblico di (Napoli, Milano, Palermo, Abbiate Grasso, dipende dalla data del tour)". Sono frasi di circostanza. Ma questi ci credono.

Naturalmente, ripartiti Obama, la Merkel, Lula e le Oba-Oba e gli altri pittoreschi invitati, come Gheddafi e Carlà che si sono ritrovati entrambi vestiti da Tony Manero, l'unica traccia che deve rimanere del G8 è la reputazione momentaneamente ricostruita dell'ometto, come una french manicure di fresco.
Gli consigliamo ora, dopo tanti successi, una lunghissima vacanza. Possibilmente al riparo da telecamere e siparietti e fuori portata dai nostri cabbasisi.

A proposito di reputazioni. C'è chi può. Magari al PD potesse essere consentito di organizzare un Mondiale di Calcio straordinario o un'Olimpiade fuori programma per emendare la coscienza dal fatto di avere tra i suoi militanti uno stupratore seriale.
Tra parentesi, ma chi paga Marino per dire quelle stronzate? Cos'è, siccome il PDL ci avrebbe sicuramente inzuppato il biscotto nel fatto della militanza a sinistra del presunto stupratore, li abbiamo battuti sul tempo? Guardateli lì, a prendersi a borsettate per uno che, più che un militante, è soprattutto uno fuori di melone di brutto, il classico pazzo lucido che anche uno psichiatra farebbe fatica a scovare se non fosse per il DNA lasciato abbondantemente sulla crime scene.
Che brutto spettacolo. Quasi quasi meglio la polo di Bertolaso e il tailleur da truzzo di Brooklyn della Bruni.

OKNotizie
Vota questo post su OKNotizie!

domenica 5 luglio 2009

Benvenuti a L'Aquila, città scudo

Per quanto mi sforzi e sottoponga a strizzamento le meningi, non riesco proprio a capire il senso di tenere quel gigantesco scassamento di minchia che è il vertice del G8 in una zona già tanto provata da un catastrofico terremoto.
Amici viareggini, l'avete scampata bella. Se avessero avuto il tempo materiale questi avrebbero spostato per l'ennesima volta il G8 a Via Ponchielli, giusto per aggrapparsi alla sciagura più di giornata e di più recente impatto emotivo.

Ricordo che, per ospitare il gran varietà imperiale, era da mesi in corso l'allestimento delle apposite sedi nell'Isola della Maddalena. Luogo che rispondeva alle esigenze di sicurezza e riservatezza richieste da uno show itinerante che tende a raccogliere più uova marce e pomodori troppo maturi, che applausi.
Avvenuto il terremoto a L'Aquila, la grande pensata. Visto che i contestatori metteranno a dura prova l'incolumità dei tonfa lanciando loro contro le proprie teste, il governo che le studia di notte ha mandato nel casino la Maddalena (e i miliardi di investimenti già stanziati) e ha spostato l'area di accampamento del Circo a l'Aquila. In una zona dove, tra l'altro, la terra continua a tremare con intensità interessante.

L'unico motivo che riesco a trovare per giustificare l'assurdità della scelta, è di sfruttare la disgrazia degli abitanti delle città abruzzesi (assurti a veri e propri scudi umani di Husseiniana memoria) per ricattare la protesta e soprattutto gli altri paesi partecipanti.
"Non vorrete mica fare violenza ad una popolazione già tanto martoriata" è il messaggio agli eventuali e prevedibili contestatori. "Non vorrete mica sottrarvi all'obbligo della passerella di solidarietà con tanto di raccolta fondi stile Dame di S. Vincenzo in una zona terremotata del paese ospite?"
Un ignobile ricatto che mi meraviglia essere stato accettato dagli altri sette del G, messo in atto da un governo che va avanti a furia di espedienti ad effetto e che ha scelto una zona sismica per tentare di puntellare la pericolante reputazione di un premier sottoposto da settimane ormai ai preparativi di una bella "controlled demolition".
Un vertice terremotato, quindi. Con il rischio di una bella evacuazione stile disaster movie in caso che la tettonica non dovesse collaborare o manifestasse improvvise tentenze no global. Già vedo Bonaiuti dare la colpa alla propaganda della sinistra di un'eventuale magnitudo 4.5.

Si poteva evitare questa pagliacciata. Se io fossi stata il capo della sicurezza presidenziale, col cacchio che avrei permesso che Obama fosse confinato in una caserma (evidente omaggio al genere di comicità praticata del nostro premier) e che corresse un seppur minimo rischio sismico. Ciò vale natualmente per gli altri capi di stato e di governo e rispettive securities.
Sarà, ma niente mi toglie dalla testa che all'ultimo momento vi sarà un'inspiegabile epidemia di diarrea nelle illustri delegazioni e il vertice andrà a puttane. Perchè non farlo addirittura a Villa Certosa, allora?

Intanto si raccolgono le candidature per "Il posto più assurdo dove tenere un G8" edizione 2010. Ci sono già interessanti candidature: il reattore numero 4 di Chernobyl e la città fantasma di Prypiat, il carcere di Abu Ghraib, il relitto del Titanic a 3800 metri di profondità al largo di Terranova, il CPT di Lampedusa ed altri ancora.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...