domenica 30 gennaio 2022

AVRANNO LA VOSTRA ANIMA SOLO SE GLIELA CONSEGNERETE

 

La più grande operazione di shock therapy della Storia, l’esercitazione non convenzionale C-19 falsamente dichiarata globale ma in realtà mirata sulla popolazione occidentale, si lascerà alle spalle vittime e macerie come una guerra vera ma soprattutto tenterà di mutarsi in trauma permanente, in memoria parassitaria, sì da diventare davvero quel marchio indelebile di perdizione di cui il terribile sigillo evocativo a base di pipistrelli, gatti e feti morti della scienza negromantica, nonché il suo supposto antidoto-feticcio, dovevano essere gli strumenti di penetrazione, le vie d’accesso all’Anima, le tavolette Ouija della possessione deumanizzante. Il macaco di Dio è destinato a non sopravvivere alla sua controsperimentazione sull’Uomo. Lo sa bene chi durante questi due anni ha seguito la piccola luce comparsa, per le vie insondabili della Fede, nel buio e poi, fattasi essa sempre più grande e vivida, gli ha mostrato la strada verso quello scudo contro la disperazione che è la certezza di aver compreso la cosa giusta da fare, aver preso posizione e scelto il campo nel quale lottare per la propria salvezza.

Mediante l’attacco al corpo ed alla sua sovranità e sacralità, l’Anima è stata invero la vera posta in gioco di questa guerra prima di tutto spirituale in un mondo già da lungo tempo desacralizzato a dovere per permetterne una più facile mietitura. Un’Uomo senz’anima, percepito come “cancro del Pianeta”, può essere eliminato con lo stesso distacco con il quale gettiamo via una pianta sfiorita e rinsecchita, con un atto che non lascia sensi di colpa.

Molti di noi sono riusciti a difendere la propria anima, mentre altri se la sono vista strappare via o fare a brandelli. L’Anima, ovvero quell’essenza al tempo stesso umana e divina che si è cercato materialisticamente di ridurre a pura materia, ad impulsi di cellule, chiamandola psiche o mente, da ridurre a distretto del corpo perfettamente rimodellabile a piacere come il volto di vecchie belle ragazze nelle mani dei loro chirurghi estetici. Una psiche che potresti piegare al male anche con l’arma della depressione, del sole oscurato, del muro insormontabile, del terrore senza fine, in un orrendo anticipo di Inferno ma vissuto in Terra.

Il trauma permanente con cui infatti, come ultima maledizione, vorrebbe infettarci il Grande Macaco, prima di riprovarci alla prima occasione, è quello del Disturbo Post Traumatico da Stress cronico diagnosticato urbi et orbi e a reti unificate a tutti i sopravvissuti, soprattutto alle generazioni più giovani: bambini ed adolescenti. Il marchio di riserva, il marchio B.

Colpire nuovamente l’Anima per togliere speranza e salvezza, al fine di impedire alle generazioni coinvolte in questa tragica esperienza di superarla e anzi di poterla volgere a proprio favore come momento di crescita personale e acquisizione di maggiore consapevolezza e coscienza, come accade da sempre alle generazioni che sono chiamate a ricostruire i propri paesi, i propri popoli e sé stesse, dopo una guerra convenzionale fatta di macerie, bombe, carne, ossa esposte e sangue.
La guerra è un evento traumatico ma, soprattutto se si è combattuto per riacquistare la propria libertà, diviene portatrice di un nuovo furore di rinascita, di nuovo inizio e ricostituzione del proprio sé e della propria personalità in quello che è un vero percorso di guarigione, singola e collettiva. Questo processo di guarigione è da sempre condotto dalle giovani generazioni e dal loro naturale entusiasmo.

Stiamo invece leggendo una vera pletora di articoli terroristici sui danni permanenti alla popolazione, soprattutto ai bambini e agli adolescenti, che questa guerra psicologica C-19, con la solita certezza incrollabile della Scienza, è destinata a lasciare in eredità. Cito solo un paio di esempi. Dal “Sole 24 ore”: “Il neuropsichiatra: «Il Covid è stato un detonatore, tra i ragazzi è boom di ricoveri». La pandemia ha acuito fragilità che magari in altri periodi avrebbero “retto” avverte Stefano Vicari, docente e primario di Neuropsichiatria infantile al Bambino Gesù di Roma."
E ancora, sul “Giornale del Ticino”: «Tra i giovani è in corso una crisi mondiale della salute mentale. L’incidenza di depressione e ansia fra adolescenti è raddoppiata rispetto a prima della pandemia: un’analisi pubblicata su JAMA Pediatrics ha dimostrato che un adolescente su quattro ha i sintomi clinici di depressione e uno su cinque segni di un disturbo d’ansia”.

Ecco la diagnosi infausta a mezzo stampa per la quale vale il solito principio fondante del capitalismo terminale: “Non c’è alternativa” (There Is No Alternative, TINA). Espressione, più che di una previsione scientificamente fondata, del desiderio di aver ottenuto una generazione incapace per sempre di uscire dallo shock indotto, da quello shell shock osservato nei reduci della Prima Guerra Mondiale sul quale il Tavistock Institute fondò i suoi studi sulla riprogrammazione mentale e le tecniche di brain washing. Tecniche, giova ricordarlo, che sono riuscite solo in parte ad ottenere i risultati attesi.

A scanso di equivoci, non sto affatto negando l’esistenza di un grave e in alcuni casi gravissimo problema di sofferenza psicologica nei piccoli e nei nostri ragazzi che perdura da ormai due anni e sta aggravandosi progressivamente. Un’amica docente universitaria ha scritto ieri in un tweet: “Ho visto un adolescente solitario bere un sorso da lattina e alzare subito il bavaglio. All'aperto.”
Anch’io vedo ragazzini spaventati ed intrappolati in una ancora più preoccupante e acritica adesione alle regole del regime sanitario sperimentale, nell’illusione di “tornare a vivere”. Vedo bambini piccolissimi oppressi da mascherina all’aperto da mamme immerse nella matrix che guardano terrorizzate la mamma africana a fianco che nello stesso preciso momento sta vivendo in un mondo reale dove i figli non si sottopongono a deprivazione d’ossigeno perché l’hanno detto la televisione e un decreto legge di due anni fa ma perché te lo suggerisce il tuo istinto materno.

Non nego i tentativi di suicidio e autolesionismo di cui si viene a conoscenza ogni giorno.
Abbiamo un enorme problema e ce lo trascineremo per molto tempo ma mi rifiuto di credere che l’unica soluzione alla minaccia di suicidio sia l’istigazione al medesimo, come sembra suggerire il solito schema di irrorare depressione su interi popoli tramite i media. Scopo di queste mie riflessioni sarà anche l’offrire una possibile e concreta soluzione e via di guarigione.

La prima contraddizione che emerge da questo senso di pessimismo da danno irreparabile veicolato dai media è infatti la seguente: come può pretendere una scienza autodegradatasi a pura magia operativa di patto di offrire gli strumenti per rimediare ai danni che essa stessa ha provocato, senza rivelare che proprio quello è lo scopo della Shock Therapy, alla realizzazione dei cui dettami si è concessa ormai incondizionatamente? Uno stato fondato sulla Medicina iatrogena quale quello che ha prodotto la C-19 non si accontenta di creare legioni di ipertesi e iperglicemici permanenti, da legare a vita alla consumazione della terapia farmacologica, e nemmeno sarà placata dalla moltiplicazione di “fragili” per decreto da fidelizzare a vita con vaccini che non sono nemmeno vaccini: vuole lo stesso risultato sul piano mentale, ne ha disperato bisogno.

Una popolazione diagnosticata e certificata urbi et orbi con il disordine post traumatico da stress è generalmente più docile di chi, all’interno di essa, dopo due anni di privazioni sempre crescenti della propria libertà, ha solo imparato ad amarla di più ed a combattere per riottenerla. Direi anzi che ha scoperto finalmente cosa fosse la libertà di cui aveva goduto senza rendersene conto fino a quel momento. Colui che dopo questa esperienza è diventato insomma più forte di prima. Perché i traumi - sorpresa! - aiutano a crescere a fortificarsi. I traumi non si dimenticano ma possono e devono essere superati in quanto paradossalmente ci offrono un’occasione unica di evoluzione. Non si dimentica un abuso sessuale subito nell’infanzia, esso ci segna per sempre ma quando, dopo averlo elaborato lo superiamo, liberandocene come di un peso insopportabile, diventiamo persone immensamente più forti e capaci di difendersi dal male.

La seconda significativa contraddizione in questa pelosa preoccupazione da dopoguerra psicologico sui bambini a rischio “Germania anno zero” - celebre film neorealista che culmina con il suicidio del piccolo protagonista in una Berlino devastata dalla sconfitta della Seconda Guerra Mondiale - è che da un lato si ammette la dannosità del lockdown, dell’isolamento, dell’obbligo di indossare quello che non è mai stato un presidio medico chirurgico atto a limitare il contagio ma uno strumento di addestramento per docili animaletti umani: una museruola, una mordacchia, un impedimento al normale uso del linguaggio, che è fatto anche dalla comunicazione non verbale delle espressioni del volto. Per non parlare della sconcertante accettazione dello stupro di sé attraverso tampone, la cui valenza simbolica stranamente è sfuggita alle femministe de “il corpo è mio”, altrimenti cercatrici compulsive di significanze fallocratiche soprattutto dove non sussistono.
Insomma si concede al popolo che l’aver chiuso le scuole, forzato le lezioni alla modalità DAD e costretto i giovanissimi ad acquisire, grazie all’imposizione sadica del distanziamento sociale, il terrore della socializzazione fino a sviluppare la fobia degli altri, una sorta di Sindrome Autistica Acquisita, sia stato un “errore.” Errore però chissà perché, da percepire come irrimediabile.

Dall’altro lato non si considera evidentemente altrettanto dannoso il tentativo in atto di approfittare dello stato di soggiogamento di fatto dei bambini per sottoporli ad una irregimentazione di tipo ideologico di stampo totalitario, come si evince da titoli come questo, del Corriere di Bologna: “Modena, studenti delle medie diventano «tutor» sui bus scolastici. L’iniziativa a Formigine: ricorderanno le regole anti Covid agli altri compagni. L’assessora all’istruzione: «La scuola dà le basi per diventare cittadini con senso critico».

Senso talmente critico che sarà vietato mettere qualsiasi cosa in discussione di queste “regole”. Vi svelo un segreto: il Grande Fratello era una Grande Sorella. Sul ruolo di un cotale vergognoso collaborazionismo di Eva in questi due anni di oppressione occorrerà dedicare nei prossimi anni un’ampia serie di studi.

Dopo averli adeguatamente ammorbiditi con l’addomesticamento istituzionale affidato a maestre paranoiche e maniaco-ossessive, corroborate da mamme altrettanto patologicamente soggiogate dalla narrazione e a padri ed altre figure maschili ma svirilizzate incapaci di scuoterle, anche con qualche sano ceffone, fino a farle uscire dall’ipnosi, non si capisce come questi piccoli depressi e abulici, suppongo da fidelizzare con psicofarmaci inefficaci e psicoterapie altrettanto inconcludenti, e forse da strappare alle proprie famiglie designate come inadatte ad educarli, perché bollate come dissidenti, potrebbero incarnare la figura del baby kapò e delatore con la stessa energia della ragazzina posseduta dall'incubus distopico che conosciamo con il nome di Greta. Colei che fa parte di quel perfetto prototipo di baby Erinni incaricata di scagliare il suo “How Dare You!” su tutti tranne coloro che la stanno ignobilmente manipolando.

Noto come non stia facendo altrettanta paura del contagio da raffreddore l'idea ricorrente dei regimi di usare dei bambini per farne dei piccoli mostri da scagliare contro i nemici dello Stato. I bambini fanno gola alle dittature perché sono capaci di grandi crudeltà se non viene insegnato loro cosa sia il Bene. Evidentemente al Grande Reset le piccole guardie rosse o brune servono per la nuova normalità, ma auspicarne il ritorno significa giocare con fiamme libere accanto ad un distributore di benzina.
Un cappello d'asino da nemico del mondo nonché Grande Inquinatore non ve lo toglierà nessuno. Succederà tutto e di peggio, se ci si rifiuta di ripassare, o meglio studiare perché non ce lo hanno raccontato o lo hanno fatto in forma mitologica ed apologetica come per il Sessantotto, cosa fu la Rivoluzione culturale cinese alla quale attinsero anche certi ideologi italiani dell'educazione dei piccoli e, a margine, dell’abuso della loro sessualità.

Abbiamo quindi da una parte il problema di curare il trauma evidente nelle vittime e, dall’altra, il tentativo del regime sanitario di perpetuarlo e cronicizzarlo.
Vi è però stato un imprevisto nello svolgimento di un programma così ben studiato e congegnato: si è verificato quello che gli economisti chiamano cigno nero. Se non è ancora abbastanza chiaro, l’attuale e irrazionale accanimento contro chi non si sottomette, e a questo punto non si sottometterà mai al trattamento sanitario obbligatorio, ha un’unica spiegazione ed è la più semplice: il brain washing non ha funzionato su tutti.

Chi dovrà riflettere sulla mole immane di dati comportamentali raccolti in questi due anni di laboratorio a cielo aperto su milioni di cavie umane, il solito Scienziato con la s maiuscola, si arrovellerà senza fine su questo punto: perché la propaganda della menzogna che prima o poi diviene verità non ha funzionato su tutti? Se l’uomo è massa, ama essere fottuto, è un animale solo un po’ più linguacciuto e cattivo, in ogni caso imperfetto, sicuramente non toccato da alcuna scintilla divina; perché insomma quella scimmietta non ha imparato ad insaporire le patate nell’acqua di mare come tutti quelli della sua specie? Come mai non ha salivato a comando al suono del campanellino, come fa ogni esemplare dell’animale che è pure il suo migliore amico?

La Scienza non avrà risposte alla domanda perché se le avesse dovrebbe rinnegare prima di tutto ciò che è stata negli ultimi secoli, ossia un instrumentum regni, il braccio tecnico del Potere. La Scienza che si fonda sul paradigma darwiniano parareligioso dell’Uomo-Scimmia, il tecnocrate suo sacerdote che chiama sprezzantemente Sapiens il suo simile come se egli appartenesse già ad un’altra specie che si è autodeificata, non potranno capire perché l’Uomo resiste anche alla tortura e per così lungo tempo: perché qualcosa dentro di lui interviene a salvarlo ed è qualcosa che egli non potrà mai spiegare perché attiene al campo dell’inconoscibile.

Come si può far tesoro della lezione di chi non si è lasciato piegare e privare della libertà, che non ha ceduto alla disperazione ed alla voce che lo spingeva a sottomettersi, per aiutare gli altri ad uscire dalla sofferenza di questi giorni e di quella che li accompagnerà ancora a lungo?

Riguardo al sogno bagnato dell’élite di ridurre la popolazione ad insieme di unità acefale e senz’anima, chi ha letto fino qui avrà intuito che la contromisura più efficace è riproclamare la sacralità dell’essere umano come custode e non dominatore del bene supremo della Vita. Ognuno può riconsacrarsi attraverso la Fede, la spiritualità e la consapevolezza di essere qualcosa di unico e prezioso, la cui integrità ha il compito e dovere di difendere. Se impariamo a farci cavalieri di noi stessi saremo sempre in grado di difenderci e di difendere i nostri figli. Dobbiamo insomma ritrovare lo scopo della nostra esistenza, il fine ultimo della nostra vita.

C’è un bel messaggio nel noto film di fantascienza “Guerra di mondi”, nella versione realizzata qualche anno fa da Steven Spielberg. Tom Cruise è un padre separato, operaio, i cui figli sono stati condizionati ad odiarlo. La bambina in special modo è isterica, fobica, una mostruosa adulta in miniatura con tutte le nevrosi del ceto sociale al quale ora appartiene grazie al secondo ricco matrimonio della madre. Ebbene, durante l’invasione aliena che si svolge nel film, è proprio quel padre denigrato e middle class che, ritrovando in sé quelle doti paterne fatte di “no” e di autorevolezza, riuscirà a salvare i figli riportandoli a casa e riacquistandone la stima.

Noi stiamo vivendo in un certo senso un’invasione aliena e, dal punto di vista tradizionale, essa lo è indubbiamente, in quanto battaglia spirituale per il predominio sull’Umanità tramite la sua perdizione oppure la sua salvezza.
Bambini e adolescenti avranno bisogno di figure autorevoli, maestri di vita e di amore, che si sostituiscano sconfiggendole a quelle autoritarie che vogliono prenderseli. Non sarà facile perché come genitori bisognerà smettere di dare cose ai figli al posto di valori, esempio, fiducia, sostegno e AMORE incondizionato, assieme a tanti “no”. La stessa cosa dovremo farla in ogni altro nostro rapporto con gli altri. Reimparare la solidarietà vera, quella che comporta il mettere in discussione noi stessi, e che dovrà partire dall’aprirci a ricevere ed a fornire a nostra volta quell’aiuto reciproco che amplifica ed enfatizza le strategie di risoluzione dei problemi.
Fondamentale sarà imparare a riconoscere per tempo i segni dell’inganno e della manipolazione e, allo scopo, spegnere intanto la televisione sarà la prima cosa necessaria da fare, per difendersi dalla propaganda che cercherà di convincerci di essere tutti malati nel corpo e nella mente.

E se una scuola piegata e malata terminale cercherà di irregimentare i giovani, per farli diventare tanti docili soldatini da avviare all’alternanza tra lavoro e lavoro, senza più alcuna formazione culturale ma soprattutto valoriale, questi giovani, che per fortuna non sono tutti fresconi o criminali in pectore come li si vorrebbe considerare, con la forza delle loro proprie idee potranno ribellarsi e diventare quella nuova generazione che sarà chiamata alla più importante ricostruzione dei nostri tempi. Quella dell’intera Umanità.


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