Ora, io non sono canonista e non mi permetto, ma mi chiedo solamente se sia regolare tutto ciò.
domenica 20 aprile 2025
"IL MESSAGGIO E' TRONCATO", TANTO GLI ORBI NON SE NE ACCORGERANNO
venerdì 11 aprile 2025
ECCE PONCHO
Come è noto, per la prima volta Francesco si è mostrato senza alcun segno del suo status, senza zucchetto, anello o crocifisso, vestito di un paio di pantaloni neri, scarpe nere, una camicia o maglia bianca che si intravvedeva sotto una specie di coperta gettatagli addosso e che sulle prime era sembrata, forse per la presenza dei descamisados che lo accompagnavano, un tributo al Sud America e al mondo dei pamperos. In realtà, era proprio un telo o una coperta atta a coprire pietosamente una mise decisamente inappropriata per la situazione. Un "ma come ti vesti" che va oltre il galateo e la forma e segnala, segnala un sacco di cose.
Escludendo come improbabile che un Bergoglio un po' confuso dalla leggera euforia da ossigeno sia scappato da Santa Marta eludendo la sorveglianza, vestito approssimativamente così come si trovava in casa, e che i descamisados l'abbiano intercettato all'entrata di San Pietro coprendolo con il primo telo disponibile recuperato in tutta fretta perché non prendesse freddo, ipotesi nonno monello in fuga, la presenza delle immagini accuratamente riprese dell'evento dimostrano che la cosa sia stata voluta, sebbene con un certo grado di sorpresa in stile blitz.
Dopo tutto se si vive nella società dello spettacolo, si è in pubblico e si recita un ruolo, allora si curano le movenze e i costumi e vi sono probabilmente uno sceneggiatore e un regista. Quindi è facile dedurre che Bergoglio, che raramente lascia spazio al caso, abbia voluto segnalare qualcosa. Fare insomma quello che gli americani chiamano signaling. Mostrare, segnalare, comunicare qualcosa di preciso, soprattutto per testare la reazione degli spettatori. Bergoglio deve avere meditato sull'atroce dubbio: "Mi si nota di più con il poncho o senza la papalina?" Di certo però non avrebbe mai immaginato che la cosa venisse raccontata dalla stampa suonata al contrario come "voler passare inosservato". E per stupire Jorge Mario ce ne vuole!
Il messaggio è stato chiaro e forte e sintomo di un bel braccio di ferro interno al Vaticano, perché tutti hanno visto un papa per la prima volta non vestito da papa e nonostante poche ore prima, durante la visita privata dei reali inglesi, le immagini ce lo avessero mostrato normalmente con l'abito bianco e tutto. Detto che rimarrò per tutta la vita con la curiosità sul contenuto di quello scatolino rosso nelle mani di re Carlo ma senza essere certa di volerlo veramente sapere, la bizzarria di un papa che sembra potersi vestire da papa solo in casa e non in pubblico è talmente evidente e dirompente che se la si ignora è perché lo si vuole, in maniera cosciente o meno.
Ecco perché bisogna non avere paura e recuperare tutto ciò che ci è stato espropriato. Mollare il ciuccio e imbracciare l'amor proprio e nazionale. Gli shock li lasciamo a coloro che credevano di aver vinto e foreranno la gomma all'ultimo giro e all'ultima curva.
Tornando alla "cumparsita" di Bergoglio, la reazione incredula dei cattolici, che perseverano diabolicamente nell'assurda convinzione che quello che segnala e chiede aiuto ai compari sia veramente il Papa, potrà tramutarsi effettivamente in uno shock quando la verità dell'antipapato verrà a galla ma sarà appunto uno shock salutare. Fino a quel momento godiamoci lo strip poker, sempre più ardito, con tutti i segni pontifici che cadono come i veli di Salomé sotto i colpi del diritto. Ribadita ovviamente la doverosa umana pietà per un uomo vecchio e molto malato.
Nel primo dei due video che mostrano l'entrata del nostro in sedia a rotelle in San Pietro, egli si ferma a salutare un bimbo biondo che poi lo saluta con un "Hi, Papa" o qualcosa del genere. Ecco, se l'innocente ci avesse donato quel fatidico "ma questo signore è senza vestiti, il Papa è nudo!" avremmo avuto il più grande momento "i vestiti nuovi dell'usurpatore" della Storia. La verità sfuggita e dichiarata in piena basilica. Portiamo pazienza, lo spettacolo è solo rimandato.
martedì 1 aprile 2025
LA MESSA UNA CUM OMS: FU LECITA E VALIDA?
"I Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi. (…) Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione (…) neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi».
«L’art. 77, già con l’emergenza terroristica, aveva mostrato i suoi limiti quanto alla tipizzazione delle fattispecie criminali introdotte [...] davanti all’emergenza sanitaria, da affrontare con un diritto di ampia discrezionalità come quello amministrativo, l’art. 77 ha ceduto piuttosto il campo all’art. 78, il quale prevede che, deliberato lo stato di guerra, le Camere diano al governo i ‘poteri necessari’."
A distanza di cinque anni, e alla luce di ciò a cui servì realmente quella sospensione di libertà, siamo forse ancora troppo traumatizzati per renderci pienamente conto di quello che abbiamo subìto, e documentarsi sui fatti di allora equivale a ripiombare in un incubo. Un brutto ricordo che tuttavia dobbiamo superare ma mai dimenticare.
All'interno di tutta una serie di limitazioni della libertà come mai erano state inferte all'Umanità intera, con pochissime eccezioni e con mirate punte di feroce accanimento proprio nei riguardi del nostro popolo italiano, quello fu un periodo nel quale venne di fatto sospeso il diritto all'esercizio della libertà religiosa.
Il 26 aprile, quando il crescendo rossiniano dell'intromissione dell'OMS nella liturgia stabilì che le uniche messe lecite erano quelle funebri seppure limitate a pochi partecipanti - 15 se non ricordo male, la CEI finalmente inviò una nota di protesta e il 7 maggio venne divulgato un protocollo d'intesa con il "Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione (!)" del Ministero dell’Interno dove si stabiliva che «nel rispetto della normativa e delle misure di contenimento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19», a partire dal 18 maggio 2020 vi sarebbe stata la graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo e la somministrazione di tutti i sacramenti, pur tuttavia con espressa esclusione della Cresima!
Il protocollo del 7 maggio 2020 restò in vigore fino alla fine dell'emergenza, fino a quel 1° aprile 2022. Non pensiamo tuttavia che la celebrazione della S. Messa tornasse alla piena normalità liturgica. Vale la pena di riportare alcune perle, tratte da un documento della Diocesi di Milano, intitolato "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022".
"Per gli stessi concelebranti si utilizzeranno uno o più calici comuni diversi da quello usato da chi presiede la celebrazione principale e preparati con vino e acqua già prima della celebrazione; i calici e le particole destinate ai concelebranti saranno coperte da un panno o da altra copertura idonea; ogni concelebrante, prima di accedere alla patena e al calice, disinfetterà le mani con gel idoneo; si comunicherà per intinzione, allontanandosi opportunamente dal calice e tenendo in mano un purificatoio – uno diverso per ogni celebrante – che raccolga eventuali gocce o frammenti. Chi presiede la celebrazione purificherà personalmente il proprio calice. - Il diacono si comunicherà sotto la sola specie del pane oppure per intinzione utilizzando per lui un calice diverso (nelle concelebrazioni, sarà quello già previsto per i concelebranti) che lui stesso purificherà mentre non purificherà il calice usato dal chi presiede la celebrazione. - Durante tutta la celebrazione le particole destinate ai fedeli siano sempre ben coperte da un panno o da altra copertura adeguata.LA DISTRIBUZIONE DELLA COMUNIONE - La particola grande, tenuta in mano da chi presiede la celebrazione, sarà interamente da lui consumata. - Chi presiede la celebrazione ed eventualmente gli altri Ministri, dopo che si saranno comunicati, provvederanno ad indossare la mascherina e procederanno a una scrupolosa detersione delle proprie mani con soluzioni idroalcoliche. È possibile usare dispositivi di distribuzione. In caso di contatto tra Ministro e fedele, il Ministro provvederà subito a igienizzarsi nuovamente le mani. - Si consiglia ai fedeli di detergere le mani con soluzione idroalcolica prima di ricevere la Comunione.Per l’Unzione degli Infermi il presbitero usi mascherina di tipo FFP2 o FFP3 senza valvola e, per ungere il malato, rimane l’indicazione di usare un batuffolo di cotone o una salvietta o un bastoncino cotonato biodegradabile. Il Ministro igienizzerà le mani prima e dopo le unzioni."
Oltre a queste, restavano in vigore le già ben note disposizioni generali di legge riguardo alla S. Messa:(cit. "Protocollo per le celebrazioni Allegato al Decreto del Vicario Generale del 16 giugno 2022")
scambio di pace: è opportuno continuare a volgere i propri occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
distribuzione dell’Eucaristia: i Ministri continueranno a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima di distribuire l’Eucaristia preferibilmente nella mano (e la mano del fedele);
sintomi influenzali: non partecipi alle celebrazioni chi ha sintomi influenzali e chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
igiene ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, siano igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti;
acquasantiere: si continui a tenerle vuote [erano state svuotate fin dall'inizio dell'emergenza, ndr];
"...diventano strumento indispensabile per il ministro, per evitare rischi di contagio. [...] sono leggere, maneggevoli e non rompono l’ostia.
Non bisogna pensare che l’utilizzo di questo strumento possa contaminare la sacralità della cerimonia eucaristica.
Anzi, è proprio acquisendo comportamenti virtuosi, che preservano noi e gli altri dal contagio, che dimostriamo in modo ancora più efficace il nostro impegno e la nostra fede".
Forse abbiamo un'idea un po' soprannaturalistica della salvezza, che ha poco a che fare con la concretezza della nostra vita?R. - Penso di sì. E in questo senso forse quello che stiamo vivendo è un'opportunità per cogliere davvero che cosa significhi che il Dio con cui abbiamo a che fare ha preso fino in fondo la nostra carne. È una carne che in questo momento può essere malata e dunque anche i sacramenti sono gesti che hanno a che fare con questa carne malata. Dobbiamo riconoscere che abbiamo a che fare con un’umanità che è infettata e che quindi potrebbe rendere quei gesti qualcosa di diverso da ciò che sono, cioè portatori di salvezza. Non possiamo pensare a un Dio che porti la salvezza mentre porta la malattia.
giovedì 27 marzo 2025
CHI HA PAURA DEL REGGENTE?
![]() |
Ho chiesto a Grok di generarmi il prossimo Papa |
lunedì 17 marzo 2025
ULTIMO TANGO PER BERGOGLIO
Francesco è ricoverato al Gemelli ormai da un mese senza aver più dato un cenno di sé a parte l'audiomessaggio che abbiamo dimostrato con un buon 90+ di probabilità essere stato manipolato, e con le uniche notizie sulla sua salute ridotte al bollettino fotocopia di ogni mattina: "Dopo aver trascorso una notte tranquilla, Francesco ora riposa". Non solo ma negli ultimi giorni stava ormai precipitando a fondo pagina, relegato in miseri trafiletti nei giornali mainstream. Quando vogliono farti sparire mediaticamente non è mai un buon segno. Già tempo addietro scrissi che Bergoglio era destinato a diventare un testimone scomodo e che la cosa sarebbe stata per lui rischiosa.
![]() |
Tangueros per Bergoglio davanti al Gemelli. |
domenica 16 marzo 2025
THE SUBSTANCE, IL PRIMO MESTRUO-WESTERN
lunedì 3 marzo 2025
COME UN COLPO DI QANON. DICERIE E LORO UNTORI.
![]() |
"This JFK jr. is no more" (semicit.) |
Come se le balle da naso di Pinocchio talmente lungo da sfondare la finestra non fossero abbastanza, soprattutto in quegli imbarazzanti bollettini ufficiali vaticani, ci si mette anche il ricondizionato Qanon, quello del "domanivienegiututto" e probabile spin doctor di Viganò. Qanon in questi giorni sta letteralmente facendo twittare dall'oltretomba John John, il figlio di JFK, che a noi risultava morto assieme alla moglie in un incidente aereo nel 1999.
Sono anni che Qanon, tirandoci addosso secchiate di dicerie, sostiene che John F. Kennedy jr. sia vivo e che lotti nella palude assieme a noi per ritornare presto ad assumere un ruolo di grande importanza nell'amministrazione Trump. La cosa ridicola ora è che questo account di un morto che non viene percepito come tale, proprio perché Qanon ha seminato l'idea che fosse ancora vivo, viene di fatto scambiato dagli utenti di X per quello di suo cugino sicuramente vivo Robert Kennedy jr., il neo ministro della salute di Re Donaldo. Per cui: "Kennedy ha detto che il Papa è già morto", "Kennedy ha rivelato le vere condizioni di Bergoglio", "Kennedy ha svelato il nome del nuovo papa". ecc. ecc. Quale Kennedy l'abbia detto, e sicuramente non può essere stato quello morto, non importa a chi legge distrattamente le notizie e le ingurgita senza masticarle.
Non so se volutamente o meno, siamo quindi al miocugginismo a livello apoteosi. Ovvero, ecco lo spin, l'idea da seminare: "Se lo dicono i Kennedy è una balla, non è vero". Il che mi conferma che Qanon sia un'operazione di gatekeeping come già si sospettava da tempo e che ora stia circonvenendo legioni di incapaci utilizzando un altro dei suoi trucchetti psicologici. Quello del miocuggino, appunto.
Ragazzi, vi prego, ci stanno trollando con una ridda di scemenze. Siamo tra Scilla e Cariddi ed è pieno di sirene. Un paio di tappi per le orecchie e una legatina all'albero maestro non guasterebbero.
domenica 23 febbraio 2025
BERGOGLIO STA BENE, HA MANGIATO UN PANINO
"Non era ancora passato un quarto d’ora, che la carrozzina tornò, e la Fata, che stava aspettando sull’uscio di casa, prese in collo il povero burattino, e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla, mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato.
E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.
— Vorrei sapere da lor signori, — disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, — vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!... —
La Fata prese in collo il povero burattino.
A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:
— A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!
— Mi dispiace, — disse la Civetta — di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega; per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero.
— E lei non dice nulla? — domandò la Fata al Grillo-parlante.
— Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. Del resto quel burattino lì, non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo! —
Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.
— Quel burattino lì — seguitò a dire il Grillo-parlante — è una birba matricolata… —
Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.
— È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo... —
Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.
— Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!…
A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorchè, sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.
— Quando il morto piange è segno che è in via di guarigione — disse solennemente il Corvo.
— Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, — soggiunse la Civetta — ma per me quando il morto piange, è segno che gli dispiace a morire. ―"
Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1881-1883)
Capitolo 16
Collodi li conosceva bene. Soprattutto quelli che di solito redigono i comunicati della sala stampa del Vaticano. Vediamo l'ultimo sulle condizioni di Francesco.