venerdì 10 ottobre 2025

PREVOST O L'INTERAZIONE PAPALE DEBOLE


Dall'uscita sulla loggia delle benedizioni di Robert Francis Prevost alias Leone XIV in quel pomeriggio di maggio sono trascorsi cinque mesi che però paiono cinque lunghissimi anni. Si ha la sensazione di stare ancora osservando la webcam fissa sul comignolo della Sistina dal quale continua ad uscire, come in un sogno surrealista, una doppia fumata: bianca e nera allo stesso tempo. Bianca perché papa Schroedinger è papa legittimo ma nera perché allo stesso tempo è antipapa illegittimo. Finché non verranno rivelate l'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI in funzione del suo sacrificio escatologico e la conseguente invalidità dell'elezione di antipapa Bergoglio, il famoso "fumo di Satana" di cui parlava Paolo VI continuerà a contaminare le bianche volute della certezza del ritorno del munus petrino nella Santa Sede.  

Papa Leone, a parte le uscite a Castel Gandolfo, i bagnetti di folla con i bambini, gli agguati dei giornalisti che tentano di trascinarlo nei campi minati dell'attualità e il disbrigo delle ultime pratiche relative ad un Giubileo dominato dalla elefantiaca presenza dell'Amato Predecessore, non dà alcuna impressione di autonomia di movimento e di discernimento. 
E' appena uscita la sua prima enciclica "Dilexi te", ma hanno tenuto moltissimo a dire che in realtà era stata pensata da papa Francesco e scritta da mons. Paglia.  La firma di Leone è quindi una pura formalità, il timbro dell'ufficiale di stato civile sul certificato di esistenza in vita. Pum!
Leone è un papa in lockdown che ogni tanto esce sul balcone per pigliare un po' d'aria e salutare il dirimpettaio. La melanconia sul suo volto indica uno stato di impedimento e anche una mancanza di reattività che rischia di divenire abulia.

Siamo tutti formichine imprigionate in un nastro di Moebius all'interno di un'architettura di Escher. 
Se Leone è vero papa dotato di munus petrino egli rimane evidentemente ostaggio dell'ancora potente resistenza bergogliana che sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi contro gli avversari di Curia. 
D'altra parte, non escludendo del tutto la possibilità che Prevost sia il designato prosecutore dell'inganno bergogliano e che stia solo aspettando il momento giusto per  rivelarsi come antipapa eretico e malvagio -  ipotesi che mi pare per tutta una serie di motivi piuttosto improbabile, richiedendo un colpo di scena troppo clamoroso per il personaggio del buon papa americano - dobbiamo pensare che chi sta trattenendo Leone nel caso egli sia antipapa ma in questo caso onesto, buono e in buona fede, lo stia facendo perché deve limitarne le azioni canonicamente illegittime. Ovviamente per evitare gli errori commessi con il precedente antipapato. E allora perché non parlare, non affrontare la verità, non squarciare il velo di omertà, non sollevare Leone dal peso del dubbio?

Stremati da anni di battaglia per la verità ci domandiamo ogni giorno per quanto tempo ancora le loro Eminenze reverendissime pensino di poter andare avanti con questa reticenza colposa e peccaminosa. Il troncare e sopire ha sempre questo scopo: fiaccare la resistenza di chi chiede giustizia.  La verità sulla morte improvvisa di Papa Luciani si avvia a compiere i suoi primi cinquant'anni di chiusura nella cassaforte dei misteri vaticani, non dissimile per impenetrabilità da quella dei tanti misteri d'Italia. Cassaforte che custodisce anche quel famoso terzo segreto di Fatima che probabilmente contiene la divina combinazione per aprirla. 

Se il Vaticano è paralizzato, in cotanta miseria la patrizia chiesa cattolica nel mondo reale che fa?
Coltiva con la pazienza e la perizia della tecnica del bonsai l'incertezza, l'ambiguità, l'occultamento, la mancanza di trasparenza e aggiungerei l'indifferenza totale per le conseguenze spirituali e morali di uno stallo messicano che offende prima di tutto Dio perché deriva dal voler difendere le proprie miserie umane. Questi peccati stanno provocando una sofferenza che sta diventando intollerabile per i fedeli e per questo povero cristiano d'un Prevost, che si starà domandando quali peccati di gioventù da scontare gli abbiano richiesto una tale croce. 
Il clero resiste ad ogni tentativo di emersione della verità e senza scomporsi continua ad accettare che la sofferenza venga gettata dalle mura leonine come fuoco greco contro i propri stessi fedeli. Se la gerarchia si è rinchiusa nella cittadella vaticana trasformandola in una fortezza Bastiani, ad un certo punto, a causa dell'inazione colpevole del clero all'esterno, potrebbe presentarsi in armi l'Anticristo in persona a reclamarne il diritto di residenza.

La conseguenza del disinteresse della gerarchia nei confronti della magna quaestio alimenta lo stato di anarchia che prolifera dall'assenza ormai decennale di un legittimo papa regnante e che si manifesta nelle fughe in avanti dello spontaneismo profetico del Grande Prelato, ormai lasciato andare ad una triste deriva para-palmariana da ennesimo papa invalidamente eletto. 
Vi sono poi i sacerdoti che prima capiscono il problema e poi finiscono per invocare il vizio di consenso sulle loro stesse azioni e corpose pubblicazioni, rimangiandosi ogni iniziale coinvolgimento in una battaglia di verità che avrebbero dovuto combattere loro e non dei laici, per giunta da essi svillaneggiati, trattati da delinquenti,  da collusi con il demonio e giornalmente sottoposti a virtuale processo inquisitorio. Per la serie partimmo con le migliori intenzioni di aiutare la Chiesa e finimmo sul rogo dell'ingratitudine.

Caro padre, se dalla domanda "Leone è papa o antipapa?" dipende la salvezza della Chiesa intera e non dell'anima del singolo parrocchiano, con tutto il rispetto, che senso ha rifiutarsi ostinatamente di rispondere, in quella che in tribunale si configurerebbe perfino come ostruzione alla giustizia? 
Ribattere inoltre alla domanda con altre domande - "Lei è credente? E' cattolico? E' praticante?" -  pretendendo di saggiare la credibilità dell'interlocutore e la sua dignità a ricevere una risposta,  oltre ad essere tipico di un certo diffuso e deleterio relativismo laico, mi permetta, rischia di ricordare la prova di fede richiesta da quei regimi che, parodiando l'odiata religione, facevano dell'adesione all'ortodossia, per giunta atea, un requisito fondamentale di appartenenza. Non si tratta di essere "fedeli alla linea", ma di essere puri e semplici come i piccoli, come i bambini quando fanno domande fondamentali ma imbarazzanti agli adulti. Ripeto: "Leone è papa o antipapa? "

La verità per papa Benedetto, per papa Leone e per la Chiesa, baluardo della nostra nazione e della civiltà europea in pericolo mortale, merita ancora i nostri sforzi e la nostra dedizione. 
Bisogna infatti considerare una variabile che potrebbe far saltare non solo il caveau ma la Chiesa stessa. Le vicende sempre più fosche che infiammano nella guerra all'Umanità un mondo perso tra crudeltà inenarrabili perpetrate grazie all'uso sistematico di inganno e tradimento, obbligheranno i sonnolenti porporati a svegliarsi. Magari è solo un'esercitazione, ma le scorrerie di Gog e Magog e una certa chiamata generale alla mobilitazione a favore della sottomissione a poteri oscurissimi, come già detto stanno avvicinandosi pericolosamente alle mura leonine. La cittadella del cattolicesimo o riscoprirà la virilità dei cavalieri crociati e andrà alla pugna o perirà tra i pizzi, i merletti e le bandiere arcobaleno della sua ormai fluidissima, quasi eterea mancanza di identità. 


sabato 27 settembre 2025

APOCALISSE DI BENEDETTO XVI



In questi tempi tremendi che si sono convinti di essere quelli ultimi fatichiamo sempre di più a renderci conto della battaglia che è in atto tra le potenze di terra e quelle dell’aria.
La malattia oscura di cui soffriamo è l’incredulità di fronte al Male nel mondo, perfino a quello che ci viene fatto di persona quotidianamente. 
Ciò accade perché per decenni siamo stati addestrati a reagire con la negazione ed il rifiuto delle idee che ci sono intollerabili. Una delle quali ad esempio è la famosa “cristallina volontà di nuocere” di un potere che sempre più spesso, in ogni parte del mondo, risulta essere totalmente privo della legittimità di poter disporre delle nostre esistenze perché pretende di esercitare sugli umani il diritto assoluto di vita e di morte che spetta solo a Dio.
Per reazione all’indicibile stiamo vivendo in un mondo ridotto ad una virtuale fumeria d’oppio dove oltre ad autoprocurarci la dipendenza dallo stordimento anestetizzante dei social, ci vengono somministrati gli allucinogeni della propaganda dei media che servono a farci credere a scatola chiusa le cose più assurde ed illogiche purché provengano dalla narrativa del pensiero unico che mira a farci accettare il nostro destino ineluttabile.

Per contro, se una spiegazione propone la soluzione più semplice e logica di un problema ma è in grado di far crollare quel pur traballante sistema di credenze e fiducie costruite nel tempo e confortevoli e rassicuranti come l’orsacchiotto della nostra infanzia, le menti vanno in crash, per utilizzare una metafora informatica.
Purtroppo però ci si salva solo se si è in grado di riconoscere il pericolo, di modo che si possano predisporre le appropriate reazioni di difesa. Ecco perché per disintossicarci e uscire dall’imbambolamento da sortilegio che affliggeva re Theoden, è necessario ribaltare la prospettiva offertaci a scatola chiusa e farsi dosi potenti di logica e senso di realtà che ci rischiarino la vista e diradino la nebbia dai nostri ragionamenti.
Lo ribadisco. Le menti sono così inclini alla negazione di ciò che è intollerabile che si bloccano, rifiutano l’idea, diventano impermeabili alle spiegazioni perfino più semplici: i famosi “pupazzetti”, per intenderci, mentre l’unica salvezza è ancorarsi alla realtà.

Una di queste “cose intollerabili” verso la quale la mente rifiuta di collaborare sul piano cognitivo, sembra essere la vicenda di papa Benedetto che pure è di una semplicità imbarazzante, essendo, ad un primo livello di superficie, il tentativo di rovesciare il legittimo governante di uno stato, visto che egli non intende sottostare a determinati diktat ai quali tutto il mondo dovrà presto obbedire. 
In quel caso si richiedeva al Santo Padre di stravolgere completamente alcuni principi fondanti della Chiesa accettando il sacerdozio femminile, il riconoscimento delle unioni omosessuali, l’aborto, l’eugenetica e in generale gli antivalori del Mondo Nuovo orwelliano.
Come ebbi modo di scrivere nei mesi precedenti all’11 febbraio 2013, si percepiva chiaramente attorno a Benedetto XVI un clima di crescente ostilità che ci faceva pensare: “Stanno cercando di farlo dimettere?”

Ad un secondo livello più profondo, le “dimissioni” di papa Benedetto XVI hanno un netto significato escatologico che, udite udite, è più facilmente comprensibile, seppur con fatica, alle menti laiche e perfino atee rispetto a quelle confessionali. Anzi, più si è credenti e meno si comprende il senso apocalittico del gesto di Ratzinger: quel congegno ad orologeria che scattando al momento giusto avrebbe annullato i piani del Grande Usurpatore e del suo agente a Buenos Aires.
Qui il mondo cattolico si impalla totalmente in una preoccupante mancanza di fede nella Provvidenza che deve pur aver ispirato un Pontefice, e cade in un fedevacantismo che sicuramente ha delle caratteristiche preternaturali perché se no altrimenti risulta inspiegabile.

A questo punto entriamo a pieno titolo nel regno del mistero e perfino dell’occulto perché se i laici sono propensi ad attribuire al Papa la buona volontà di agire per il bene della Chiesa e della fede e quindi comprendono il suo gesto salvifico, i cattolici che si professano più tradizionalisti rifiutano totalmente questa idea. Anzi, accusano Ratzinger di aver fatto un pasticcio, di essersene lavato le mani del destino della Chiesa, di aver pensato a sé stesso, di essere fuggito di fronte alle responsabilità. Lo abbiamo notato e già detto un miliardo di volte ma ogni giorno l’esercito dei detrattori di Benedetto XVI acquisisce nuove truppe e purtroppo nuovi ufficiali. Confesso che non mi spiego questo atteggiamento neppure con le migliori intenzioni di comprenderlo e non posso che ipotizzare che sia l’idea di “sede impedita” ad essere incomprensibile.

A questo riguardo, prima di giungere alle conclusioni, vorrei raccontare come un episodio di vita da me vissuta mi abbia convinta ancor di più ad appoggiare il lavoro di inchiesta di Andrea Cionci fin da quando ne sentii parlare per la prima volta in una stanza di Twitter agli inizi del 2023. Adesione che mi è costata da allora la parziale rivolta degli iscritti al mio canale, l’ostracismo del mondo cattolico tradizionalista nonché la reductio ad Satanam da parte dei sacerdoti che all’inizio erano approdati alle nostre conclusion. Infine - permettete che mi tolga questo masso da diga foranea che ho nella scarpa - l’allontanamento di gran parte degli ospiti abituali del mio canale, in massima parte letteralmente creati dall’Orizzonte degli Eventi prima che diventassero delle vere star del tubo, che mi hanno in pratica tolto il saluto.
Orbene, queste difficoltà non smuovono di un millimetro la mia convinzione che l’unica spiegazione plausibile all’emeritato di Joseph Ratzinger sia da ascrivere alla sua sede impedita accolta come unica contromisura valida all’usurpazione del trono petrino da parte della massoneria ecclesiastica quale longa manus del globalismo antiumanista. Tesi che solo Cionci e chi con lui collabora sono disposti a portare avanti e difendere.

Altrimenti lorsignori fedevacantisti dovrebbero spiegarmi come avrebbe potuto il Vicario di Cristo, dotato di munus petrino, tradire in piena luce la Chiesa e consegnarla volontariamente al nemico con un atto di assoluta vigliaccheria. Un vero uomo di Chiesa come Ratzinger avrebbe scelto in coscienza di essere “l’ultimo Papa” della storia secondo San Malachia per favorire i precursori dell’Anticristo. Una cosa inaudita che farebbe impallidire il tradimento dell’Iscariota.
Sembra impossibile ma questo è ciò che pensano Viganò, i fedevacantisti cabrio e stationwagon e, sotto sotto, anche tanti sacerdoti perfettamente edotti sulla vicenda.

Venendo all’aneddoto che mi riguarda, nel 2015 fui convocata in Vaticano per firmare l’atto di donazione di un’opera d’arte che per volontà testamentaria di mio padre doveva essere destinata alle collezioni della Santa Sede. Notai subito da parte di chi mi aveva accolto e accompagnava un atteggiamento insolitamente sprezzante nei confronti di Papa Francesco. Non sono in grado di riportare le parole esatte essendo trascorsi dieci anni, ma il senso, anche anfibologico dei discorsi uditi non me lo sono mai dimenticato.
Per cominciare, l’assenza del Papa perfettamente giustificabile non essendo l’occasione così ufficiale - ma in sua vece era comunque presente il cardinale Harvey - fu motivata da qualcuno dei presenti con l’affermazione che “Lui non si interessa di queste cose artistiche”.
Dopo l’espletamento delle formalità, fui invitata a compiere un tour dei giardini vaticani, accompagnata da un funzionario il quale, durante il tragitto, con la massima tranquillità nonostante io fossi una perfetta estranea, mi raccontò del ripulisti che Francesco aveva fatto del personale che aveva servito precedentemente con grande dedizione e fedeltà sia Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, lamentando di essere stato egli stesso demansionato. Il funzionario mi mostrò la sede della Radio Vaticana, la magnificenza dei giardini curatissimi grazie a decine e decine di giardinieri e poi giungemmo di fronte a Mater Ecclesiae. “Qui sta rinchiuso prigioniero il nostro papa Benedetto”, disse. Solo una battuta da parte di un simpaticissimo signore romano o una bella fetta di verità affidata a chi avrebbe potuto portare la notizia fuori dalle mura leonine?
Quando infine giungemmo di fronte a Domus Santa Marta, ecco l’ennesima stoccata a Francesco: “Quello abita qui, invece, perché non vuole stare nel Palazzo Apostolico”.

Non essendo mai stata convinta dalle dimissioni di Benedetto XVI, più che scandalizzarmi questi dialoghi mi confermarono l’idea che quell’11 febbraio 2013 fosse successo qualcosa di davvero anomalo se il personale di un certo rango del Vaticano osava parlare in maniera assolutamente irrispettosa del supposto Papa regnante, quasi che egli fosse invece un antipapa, in pratica. L’ovvia conclusione fu che se queste cose venivano rivelate tranquillamente ad una perfetta estranea voleva dire che là dentro tutti sapevano tutto e da sempre.

Ecco quindi perché ritengo doveroso continuare a sostenere Andrea Cionci che continua a chiedere che venga finalmente rivelata la verità sul 2013, sull’antipapato di Bergoglio e sul conclave 2025 che dovrebbe in teoria aver ristabilito la legittimità della linea petrina.
Oltretutto, da quando c'è Leone XIV la sede impedita di Benedetto XVI fa ancora più paura, soprattutto a chi l'ha sostenuta fino all'altro giorno, e dal maggio scorso sto registrando fenomeni quasi fortiani riguardo a voltafaccia, attacchi organizzati nei confronti di Andrea Cionci e dei suoi collaboratori. 
Questa parte della vicenda tuttavia merita senz'altro di essere raccontata in un prossimo post.

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APOCALYPSE DE BENOÎT XVI

 

Barbara Tampieri, samedi 27 septembre 2025

 

 

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En ces temps terribles, que nous percevons comme les derniers, nous avons de plus en plus de mal à saisir la lutte qui fait rage entre les puissances de la terre et celles de l'air.

Nous souffrons d’une maladie obscure, l'incrédulité face au Mal qui règne dans le monde, même face à celui qui nous est infligé personnellement au quotidien.

Cela est dû au fait que, depuis des décennies, nous avons été entraînés à réagir par le déni et le rejet d'idées qui nous sont intolérables. L'une d'elles, par exemple, est la fameuse “volonté cristalline de nuire” d'un pouvoir qui, de plus en plus, partout dans le monde, apparaît totalement dépourvu de légitimité à disposer de nos existences, car il prétend exercer sur les humains le droit absolu de vie et de mort qui n'appartient qu'à Dieu.

En réaction à l'indicible, nous vivons dans un monde réduit à une véritable fumerie d'opium où, en plus de nous saturer de la stupeur engourdissante des réseaux sociaux, nous sommes saturés des hallucinogènes de la propagande médiatique qui nous font croire aveuglément les choses les plus absurdes et illogiques, pourvu qu'elles naissent du récit d'une pensée unique visant à nous faire accepter notre destin inéluctable.

À l'inverse, si une explication offre la solution la plus simple et la plus logique à un problème, mais qu'elle est capable de saper ce système fragile de croyances et de confiances construit au fil du temps, aussi confortable et rassurant que l'ours en peluche de notre enfance, notre esprit crashe, pour reprendre une métaphore informatique.

Malheureusement, nous ne pouvons être sauvés que si nous sommes capables de reconnaître le danger et de préparer les réponses de défense appropriées. C'est pourquoi, pour nous détoxifier et échapper à la stupeur envoûtante qui a affligé le roi Théoden, nous devons renverser la perspective aveugle et ingérer de puissantes doses de logique et un sens des réalités capables d'éclaircir notre vision et de dissiper le brouillard qui obscurcit notre raisonnement.

Je le répète : les esprits sont si enclins à nier l'intolérable qu'ils se figent, rejettent l'idée et deviennent imperméables aux explications les plus simples : les fameuses “marionnettes”, pour ainsi dire, alors que le seul salut réside dans l'ancrage à la réalité.

L'un de ces “choses intolérables” avec lesquels l'esprit refuse de coopérer sur le plan cognitif semble être le cas du pape Benoît XVI, d'une simplicité embarrassante, s'agissant, en apparence, d'une tentative de renverser le dirigeant légitime d'un État, puisqu'il refuse de se soumettre à certains diktats auxquels le monde entier devra bientôt obéir.

Dans ce cas, il était demandé au Saint-Père de bouleverser complètement certains principes fondateurs de l'Église en acceptant le sacerdoce féminin, la reconnaissance des unions homosexuelles, l'avortement, l'eugénisme et, plus généralement, les anti-valeurs orwelliennes du Meilleur des Mondes.

Comme je l'écrivais dans les mois précédant le 11 février 2013, un climat d'hostilité croissante était clairement perceptible autour de Benoît XVI, suscitant la question : “Sont-ils en train de le pousser à démissionner ?”

À un deuxième niveau, plus profond, la “démission” du pape Benoît XVI a une nette signification eschatologique qui, tenez-vous bien, est plus facilement compréhensible, quoique difficilement, par les esprits laïcs, voire athées, que par les esprits religieux. En effet, plus on est religieux, moins on saisit la signification apocalyptique du geste de Ratzinger : ce mécanisme d'horlogerie qui, s'il s'était déclenché au bon moment, aurait déjoué les plans du Grand Usurpateur et de son agent à Buenos Aires.

Ici, le monde catholique est complètement englué dans un manque de foi inquiétant en la Providence qui devait inspirer un Pontife, et sombre dans un fédévacantisme aux caractéristiques surnaturelles, car autrement inexplicable.

Nous entrons ici pleinement dans le domaine du mystère, voire de l'occulte, car si les laïcs sont enclins à attribuer au Pape la bonne volonté d'agir pour le bien de l'Église et de la foi, et comprennent donc son geste salvateur, les catholiques qui professent être plus traditionalistes rejettent catégoriquement cette idée. Ils accusent même Ratzinger d'avoir commis un gâchis, de s'être lavé les mains du sort de l'Église, d'avoir été égocentrique, d'avoir fui ses responsabilités. Nous l'avons constaté et répété un milliard de fois, mais chaque jour, l'armée des détracteurs de Benoît XVI s'enrichit de nouvelles troupes et, malheureusement, de nouveaux officiers. J'avoue que je ne parviens pas à expliquer cette attitude, même avec les meilleures intentions du monde, et je ne peux qu'émettre l'hypothèse que c'est l'idée du “siège empêché” qui est incompréhensible.

À cet égard, avant de tirer des conclusions, j'aimerais partager comment un épisode de ma vie m'a encore plus convaincue de soutenir le travail d'enquête d'Andrea Cionci dès que j'en ai entendu parler sur Twitter début 2023. Ce soutien m'a depuis valu une révolte partielle de la part des abonnés de ma chaîne, l'ostracisme du monde catholique traditionaliste et la reductio ad Satanam de la part des prêtres qui partageaient initialement nos conclusions. Enfin – permettez-moi de me débarrasser de ce poids – le renvoi de nombreux invités réguliers de ma chaîne, dont la plupart ont été littéralement créés par Orizzonte degli Eventi avant de devenir de véritables stars de la télévision, et qui ont pratiquement cessé de me parler.

Ces difficultés n'ébranlent en rien ma conviction que la seule explication plausible à l’éméritat de Joseph Ratzinger réside dans son siège empêché, considéré comme la seule contre-mesure valable à l'usurpation du trône pétrinien par la franc-maçonnerie ecclésiastique, le bras long du mondialisme antihumaniste. Thèse que seuls Cionci et ceux qui collaborent avec lui sont prêts à avancer et défendre.

Sinon, ces fidèles fédévacantistes devraient m'expliquer comment le Vicaire du Christ, doté du munus pétrinien, a pu trahir ouvertement l'Église et la livrer volontairement à l'ennemi dans un acte de lâcheté absolue. Un véritable homme d'Église comme Ratzinger aurait en toute connaissance de cause choisi d'être “le dernier Pape” de l'histoire, selon Saint Malachie, pour favoriser les précurseurs de l'Antéchrist. Un acte inouï à côté duquel la trahison de l'Iscariote paraîtrait bien pâle en comparaison.

Cela paraît impossible, mais c'est ce que pensent Viganò, les fédévacantistes des cabriolets et des breaks, et, au fond, même de nombreux prêtres parfaitement informés sur le sujet.

Pour en venir à l'anecdote qui me concerne, en 2015, j'ai été convoqué au Vatican pour signer l'acte de donation d'une œuvre d'art qui, selon le testament de mon père, devait être versée aux collections du Saint-Siège. J'ai immédiatement constaté un mépris inhabituel envers le pape François de la part de ceux qui m'ont accueilli et accompagné. Je ne me souviens plus des mots exacts, dix ans plus tard, mais je n'ai jamais oublié le sens, même amphibologique, des discours que j'ai entendus.

Pour commencer, l'absence du pape, parfaitement excusable étant donné que l'occasion n'était pas si officielle – mais le cardinal Harvey était présent à sa place – a été justifiée par certains présents par la déclaration suivante : « Il ne s'intéresse pas à ces choses artistiques.» Après avoir rempli les formalités, j'ai été invité à visiter les jardins du Vatican, accompagné d'un fonctionnaire qui, pendant le trajet, m'a calmement parlé, malgré ma parfaite incompréhension, du nettoyage effectué par François parmi le personnel qui avait auparavant servi Jean-Paul II et Benoît XVI avec un dévouement et une loyauté exceptionnels, déplorant sa propre rétrogradation. Le fonctionnaire m'a montré le siège de Radio Vatican, la munificence des jardins impeccablement entretenus grâce à des dizaines de jardiniers, puis nous sommes arrivés devant Mater Ecclesiae. « C’est ici qu’est reclus, prisonnier, notre pape Benoît », a-t-il dit. Simple plaisanterie d'un gentilhomme romain, ou une bonne part de vérité confiée à quelqu'un qui aurait pu porter la nouvelle au-delà des murs léonins ?

Quand nous sommes enfin arrivés face à la Domus Santa Marta, une nouvelle pique a été adressée à l’adresse de François : « Il vit ici, car il ne veut pas être au Palais Apostolique.»

N'ayant jamais été convaincu par la démission de Benoît XVI, ces conversations, loin de me scandaliser, m'ont confortée dans l'idée qu'il s'était produit quelque chose de véritablement anormal le 11 février 2013, si de hauts fonctionnaires du Vatican avaient osé parler de manière totalement irrespectueuse du prétendu pape régnant, presque comme s'il était un antipape. La conclusion évidente était que si ces choses avaient été révélées calmement à un parfait inconnu, cela signifiait que tout le monde là-bas savait tout, et l'avait toujours su.

C'est pourquoi j'estime qu'il est de mon devoir de continuer à soutenir Andrea Cionci, qui continue d'exiger que la vérité sur 2013, l'antipapauté de Bergoglio et le conclave de 2025, qui aurait théoriquement dû rétablir la légitimité de la lignée pétrinienne, soit enfin révélée.

De plus, depuis l'investiture de Léon XIV, le siège empêché de Benoît XVI est devenu encore plus effrayant, surtout pour ceux qui l’ont soutenu jusqu'à hier, et depuis mai dernier, j'assiste à des volte-face et à des attaques organisées contre Andrea Cionci et ses collaborateurs.

Cette partie de l'histoire mériterait cependant d'être relatée dans un prochain article.

 


Traduzione di Louis Lurton

sabato 20 settembre 2025

Un tagliando a domande secche per la politica




L'indeterminatezza e la fluidità applicata ai principi sacri alimentano il caos ideologico e l'anomia. 
Per cui sono d'accordo: sulle questioni cruciali dalle quali dipende la nostra salvezza bisogna tornare al codice binario 0-1, all'IN-OUT, alle domande secche a risposta SI/NO perché le crisi ricorrenti del turboliberismo a raggi ultraviolenti non concedono tempo per sottigliezze, bizantinismi e coloriture retoriche. 

Il nostro Turning Point, il punto di svolta, per omaggiare Charlie Kirk, è stato il 2020, anno in cui si è tentato concretamente di stabilire un unico modello di rapporto potere-cittadino basato sulla sottomissione, sul terrore e, si, sul tradimento di ogni valore patriottico e dove era letteralmente "vietato respirare".  Tentativo che ha minato la nostra capacità di fidarci di una classe politica pericolosamente incline all'aperta ostilità nei nostri confronti.
Ecco quindi, a scopo difensivo preventivo e per allenare la nostra reattività al sopruso "a fin di bene" ma a nostro danno, una modesta proposta per un test di verifica, un tagliando di manutenzione da effettuare periodicamente alla nostra percezione della politica.


Il mio politico/partito di riferimento:


Come vedete non è prevista la risposta "Non So  □ " perché non ce la possiamo più permettere. 
Se avete ottenuto una maggioranza di NO stampate il test e spammatelo a nastro ai vostri politici di riferimento.
Vedrete che sentiment!  

giovedì 4 settembre 2025

Il tridente di Lilith. Le origini gnostiche del progressismo tra marxismo, spiritismo e femminismo



Immagine IA generata con Grok

Che cos'hanno in comune tre movimenti apparentemente lontani come  il marxismo, il femminismo e lo spiritismo?
Alcune curiose coincidenze temporali, circoscritte al fatidico anno rivoluzionario 1848, ci forniscono preziosi indizi per ricondurre quei movimenti ad una possibile fonte di ispirazione comune, la versione inversiva e luciferina dello gnosticismo.

Il 1848 può essere definito il "Sessantotto" dell'Ottocento.

Il 23 febbraio a Londra uscì la prima edizione del "Manifesto del Partito Comunista" a firma di Karl Marx e Friedrich Engels. Il coming-out del comunismo, il manifesto politico del materialismo storico, nemico giurato di ogni fede religiosa e svenevolezza spirituale, nel suo celeberrimo incipit, alla stregua di un grimorio di maghi neri, evocava per ben quattro volte nello spettro citato un'entità.  Pochi autori hanno notato questa bizzarria che c'entra ben poco con un programma politico o addirittura economico per giunta materialista. Così infatti scriveva Marx:

«Uno spettro s'aggira per l'Europa - lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono alleate in una santa battuta di caccia contro questo spettro: papa e zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi.
[...]
Il comunismo è di già riconosciuto come potenza da tutte le potenze europee. E` ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso..[1]»

Un mese dopo, il 31 marzo, nello stato di New York, tre ragazzine, le sorelle Fox, diventano le protagoniste di uno dei primi casi mediatici della storia, con i giornali progressisti che pompano la storia fino all'inverosimile, coinvolgendo anche i primi movimenti femministi, vedremo perché. Il clamore deriva dal fatto che le ragazze sostengono di comunicare abitualmente con un'entità chiamata "Signor Piede Biforcuto". In seguito si scoprirà che era tutta una burla, un "gioco di bimbe", ma nel frattempo lo spiritismo era stato lanciato come fenomeno ideale per terrorizzare e agganciare allo stesso tempo le folle nella fascinazione; con la Chiesa che fin da subito condannò la pratica di giocare con l'evocazione di entità, perché potenzialmente demoniache.

Infine, nel luglio di quello stesso anno a Seneca Falls, presso New York, si tenne l'assemblea di circa trecento donne ove Elizabeth Cady Stanton, una delle prime femministe, strettamente coinvolta nello spiritismo, formulò una dichiarazione dei diritti delle donne all'eguaglianza, nella quale vi si affermava:
«...tale è stata la tolleranza paziente delle donne sotto questo governo, e tale è ora la necessità che le costringe a richiedere la condizione di eguaglianza alla quale esse hanno diritto. La storia dell'umanità è una storia di ripetute offese e usurpazioni degli uomini nei confronti delle donne, allo scopo di istituire su di esse una tirannia assoluta».[16]
In un articolo del 2023 pubblicato su "Il Timone", Manuela Antonacci cita la scrittrice cattolica Carrie Gress che, nel suo libro "The End of Woman", a proposito della Cady Stanton afferma:
«Vedeva lo spiritismo come una grande opportunità per le donne», spiega, perché «eliminava completamente gli uomini come mediatori tra il mondo materiale e quello spirituale. Le donne potevano facilmente invocare i morti. Non avevano più bisogno di un prete, ma solo di un gruppo di donne sedute intorno ad un tavolo».

Questi tre avvenimenti del 1848 sono uniti da un filo rosso che è l'evocazione, la comunicazione tra mondo materiale e mondo sottile. Il mundus patet, in pratica, l'apertura simbolica del passaggio tra dimensioni che, lungi dall'essere confinata ad un momento preciso del calendario e alle arti esperte dei sacerdoti e solo ad essi, come nella religione dell'antica Roma, diveniva gioco di società e programma politico, suggerendo che la vera Rivoluzione post-giacobina avrebbe avuto come protagonista assoluta la donna. Quel mundus di fatto non fu mai più richiuso e ai nostri giorni la breccia pare aprirsi ogni giorno di più.

Torniamo a Marx ed Engels. Essi vengono classificati come filosofi ed economisti, ma in queste due citazioni parlano chiaramente del ruolo che avrebbero avuto le donne nel futuro ribaltamento dell'ordine naturale, con al centro la distruzione della famiglia:

«...per quanto terribile e repellente appaia la dissoluzione della vecchia famiglia entro il sistema capitalistico, cionondimeno la grande industria crea il nuovo fondamento per una forma superiore della famiglia e del rapporto tra i due sessi, con la parte decisiva che essa assegna alle donne» (K. Marx, il Capitale)
«Il rovesciamento del matriarcato segnò la sconfitta sul piano storico universale del sesso femminile. L'uomo prese nelle mani anche le redini della casa, la donna fu avvilita, asservita, resa schiava delle sue voglie e semplice strumento per produrre figli». (F. Engels, "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato", p. 84)
Nel suo libro «Schelling, filosofo in Cristo», Engels - che pure era il migliore dei due, non può fare a meno di osservare che:
"Doро la terribile Rivoluzione francese, uno spirito completamente nuovo, diabolico, è penetrato in gran parte dell'umanità, e la negazione di Dio solleva audacemente il capo in una maniera così spudorata e sottile che verrebbe da pensare che le profezie delle Scritture vengano realizzate oggi".


Più che della lotta di classe o dell'emancipazione dei lavoratori quindi, La Rivoluzione aveva forse bisogno nuovamente di Eva  per completare la distruzione dell'ideale edenico, seppur caduto dopo il peccato originale, in nome e per conto del Serpente? In effetti, lungi dal combattere il capitalismo - alla faccia dei proletari - il marxismo si è impegnato fin dall'inizio a forgiare uno strumento in grado di porre l'inimicizia tra uomo e donna, disarticolare la famiglia e minare la stessa sopravvivenza dell'Umanità, oppressa oggi da una crescente sterilità sia materiale che morale. 

Qual era però il fine ultimo di tale progetto? Una convincente spiegazione è che esso si iscriva nella ribellione gnostica contro Dio visto come demiurgo malvagio.

Nel controverso testo "Marx & Satan" del pastore evangelico di origine rumena Richard Wurmbrand, pur non riuscendo a dimostrare con certezza l'appartenenza del filosofo di Treviri al satanismo, l'autore tuttavia raccoglie una serie di citazioni da sue opere che ne rivelano aderenze quantomeno ideali allo gnosticismo  luciferino. In un suo celebre dramma giovanile, Marx infatti scrive:

"Se vi è qualcosa che possa distruggere, 
Vi piomberò dentro, 
anche se porterò il mondo 
Nella rovina. 
Il mondo che sorge fra me e l'abisso, 
Lo farò a pezzi, 
con le mie Durevoli maledizioni. 
Stringerò fra le mie braccia la sua dura realtà, 
Abbracciandomi, il mondo perirà in silenzio, 
E sprofonderà nell'estremo nulla. 
Perire, senza esistenza: questo sarebbe Realmente vivere."

Che non si trattasse solo di precoci fascinazioni per il Male da metallaro ante litteram, lo dimostra la successiva avversione totale e dogmatica per la religione e l'adesione dei regimi comunisti all'ateismo più estremo in nome proprio del marxismo. 

Per arrivare alla distruzione della società umana, alla quale il marxismo ha contribuito in maniera massiccia, bisognava ora agire, come ai tempi dell'Eden, sull'elemento femminile per sostituire l'esempio di  santità della Vergine Maria corredentrice con quello di dannazione della dea Lilith. 

In effetti, dagli studi sull'isteria - oggi di fatto istituzionalizzata e normalizzata -  alla psicoanalisi, fino al dogma della liberazione sessuale e il progressivo rifiuto della maternità fino alla ritualizzazione di fatto dell'aborto come atto sacrificale di potenza inversiva, tutto ha contributo a trasformare l'emancipazione della donna nel trionfo dell'irrazionalità e della contraddizione sulla logica, a creare quel chao che avrebbe condotto infine al novus ordo.  

Lo spiritismo, passatempo da salotto borghese presentato come innocuo e creduto tale ma in realtà affine alla negromanzia, era la pratica ideale per poter innescare nel mondo positivista razionale devoto alla scienza ed al progresso, quella inesorabile ed irreversibile liberazione delle forze ctonie provenienti dall'inconscio e dal mondo sottile che aveva trovato nella donna il medium d'elezione.  

Nel 1870 lo spiritismo contava già 10 milioni di seguaci, che diventarono oltre 15 milioni nel 1890.
In meno di dieci anni dalle esperienze "soprannaturali" delle sorelline Fox, il filosofo e pedagogista francese Allen Kardec pubblicò il primo di una serie di testi chiave dello spiritismo come "Il libro degli spiriti", canalizzatogli da uno spirito chiamato Zephyr, seguito da " Il Vangelo secondo gli spiriti" e altri titoli eloquenti. 
L'Illustration del 14 maggio 1853 scriveva: "Tutta l'Europa, cosa dico, l'Europa? Tutto il mondo ha oggi lo spirito disturbato da una esperienza che consiste in farsi muovere dei tavoli. Galileo fece meno rumore quando provò che era infatti la Terra che girava intorno al Sole".[7]

Il medesimo schema di attrazione-repulsione sull'opinione pubblica dello spiritismo avrebbe caratterizzato, esattamente cento anni dopo, nel 1948, anche la nascita della mitologia degli UFO.
Ufologia che non è altro che lo spiritismo con gli omini verdi al posto degli ectoplasmi e le astronavi al posto dei tavolini a tre gambe. Tanto che, nella sua versione parafisica, essa considera gli alieni nient'altro che mere entità demoniache. I contattisti, gli individui che sostengono di aver incontrato gli extraterrestri non sono altro che gli equivalenti dei medium. 
Non a caso la prima raffigurazione di un alieno si deve al satanista Aleister Crowley, che disegnò l'entità Lam da egli evocata.


Perfino l'apparentemente seria scienza missilistica ed astronautica rivela di sé origini legate all'occultismo più estremo, financo al satanismo, sia da parte americana che sovietica, ed è altresì noto il  coinvolgimento della massoneria nelle imprese della NASA della cosiddetta "corsa alla Luna".
D'altra parte, nel pensiero del massimo dirigente bolscevico Alexandr Bogdanov il filone ricchissimo dell'esoterismo comunista si salda con il cosmismo russo nella credenza che i morti popolino il pianeta Marte, dove sarebbe pienamente realizzata la società comunista. Questo mentre l'ateismo di stato pretendeva di estirpare dal popolo ogni fede religiosa.

Lo spirito, anzi lo spettro rivoluzionario giacobino gnostico, definito da Engels diabolico, aveva trovato infine il modo di combinare il luciferismo nascosto nella rivendicazione di libertà, uguaglianza e fraternità, con l'irrazionalismo nato dall'eliminazione di ogni freno inibitorio dell'inconscio femminile che avrebbe poi spinto l'uomo a sacrificare la propria virilità sull'altare del progresso. 
Tutte le rivoluzioni hanno fallito tranne quella femminista che prosegue indisturbata nel tentativo di distruggere, oltre alla donna stessa e all'uomo, il mondo, ovvero l'odiosa creazione di Dio.



Bibliografia: 

padre Francesco Bamonte, "I danni dello spiritismo"

domenica 24 agosto 2025

L'ARMATA SBRANALEONE


Per i fedeli che ignorano tutti i retroscena degli ultimi dodici anni di usurpazione a seguito della "primavera cattolica" e  che hanno preso Francesco per buono senza mai metterlo in discussione, Leone XIV dall'8 maggio 2025 è il Papa e basta. Esiste un livello di comprensione della nostra esperienza nel mondo basato sulla pura percezione, che rende le cose molto semplici e masticabili e che accontenta pienamente la maggioranza delle persone.

Tuttavia confesso il mio cruccio di indagatrice della mente: quello di non riuscire ancora a trovare una spiegazione logica convincente del perché quel mondo cattolico intellò che pure aveva riconosciuto l'esistenza di un "problema Francesco", rifiuti la mera ipotesi che Leone XIV possa essere il Papa ritornato sul suo legittimo trono assieme al munus petrino, e che questo stesso mondo sia convinto pervicacemente che sia anch'egli un antipapa. Convinzione che non è suffragata da alcuna prova che sia in grado di documentare.
E' un cubo di Rubik, anzi, di Rupnik, che continuo a rigirarmi in mano senza riuscire a risolverlo.

Certo, Leone si trova ancora in quell'interregno dove solo l'atto ufficiale della dichiarazione della sede impedita di Benedetto XVI e la condanna dell'antipapato di Bergoglio potrà certificare con la ceralacca la sua legittimità. Per cui è ancora un Papa dubius vagante in Purgatorio. Un Papa in stand-by né acceso né spento, che sta girando per i giardini vaticani dietro la safety car in attesa di qualcosa che sblocchi la sua situazione e quella dei cattolici.

Prevost non ha ancora compiuto atti ufficiali importanti né affrontato, tantomeno di petto, quelle questioni cruciali che il buon papa Francesco ha lasciato in forma di debiti insostenibili a chi è stato chiamato alla sua eredità. Infatti ogni tanto Leone si ricorda - o gli ricordano, di chi è il successore e paga pegno, per la verità ormai sempre più raramente e in circostanze legate alla tabella di marcia già scritta del Giubileo, ma bisogna dire che, se vorrà emanciparsi da quel convitato di pietra, dovrà dimenticarlo e soprattutto farcelo dimenticare.

Una buona strada da percorrere in tal senso è coltivare la propria popolarità e Leone ci sta mettendo molto impegno nel perseguire l'obiettivo. Essa infatti appare in crescita esponenziale perché obiettivamente egli appare e si comporta come uomo buono, semplice, adorabile con i bambini, oltre che uomo di Chiesa devoto a Maria e Gesù. Un Papa che finalmente è tornato a comportarsi da Papa. 
Ecco, questo è un punto importante che inevitabilmente comincerà a produrre nei fedeli imbarazzanti paragoni con il buon papa Francesco "che poi, alla fin fine, sarà proprio stato così buono?" 
Le male azioni di Bergoglio sono state tali e tante che il paragone con il nuovo "papa buono" le farà finalmente riconoscere come tali perché diverranno evidentissime. A quel punto, rivelare che Bergoglio era un antipapa usurpatore potrebbe venire accolto non con scandalo ma con un: "Beh, s'era capito. In effetti non pareva proprio un Papa". Non siamo mai stati sulla Luna di Francesco.

Per coloro invece che, come dicevo all'inizio, sono convinti che Prevost sia Bergoglio 2 la vendetta, mi sto convincendo che quell'atteggiamento sia provocato da uno stato di stress post-traumatico oppure dalla malafede e/o interesse personale. 
Nel primo caso bisogna ricordarsi che i dodici anni di antipapato globalista hanno lasciato una Chiesa in condizioni psicologiche pari a quelle di un ostaggio tenuto in cattività per troppo tempo che sviluppa la sindrome di Stoccolma, divenendo affettivamente dipendente dal suo carceriere e non è più in grado di riconoscere ed apprezzare la propria libertà. In questo caso, dopo il sequestro da parte dell'antipapato, non si è più capaci di ricordarsi cosa sia un papato normale.

Nel secondo caso, più prosaicamente probabile, basta vedere che razza di Armata Sbranaleone si sia formata nel mondo tradizionalista, anche qui a causa dell'anarchia bergogliana del "fa ciò che vuoi"; magari una tua chiesa personale, un culto, un'associazione che non disdegna il fine del lucro. 
Con una proliferazione di papi alternativi di tutte le fogge, ispirazioni e derivazioni profetiche,  i quali però si guardano bene dall'adoperarsi per far tornare le pecorelle all'ovile ufficiale e al Pastore nominato dallo Spirito Santo, nel momento in cui se ne sta parando uno probabile all'orizzonte. 

Promulgando la dissoluzione della Chiesa in un'entità fluida e senza carattere né attributi, figuriamoci autorevolezza e autorità, il bergoglianesimo ha osteggiato la tradizione ma allo stesso tempo essa ha potuto prosperare nella convinzione che, tanto, ogni Papa postconciliare era illegittimo. Si è creato un tradizionalismo saprofita dell'antipapato gnostico che ora è palesemente terrorizzato all'idea che la prossima scomunica non sarà più di princisbecco come quelle di Bergoglio, ma di oro puro perché provenienti da un Papa vero. E che esso si sia reso conto che l'obbedienza al Papa sia dovuta e debba essere ottenuta anche a furia di pontificie cinghiate. 

Che questo sacro terrore che Leone XIV - come mi auguro - possa essere in grado di mettere legittimamente a freno e condannare le varie entità eretiche, chiudendo le chiese e chiesette fai da te, comunità, associazioni e fondazioni comprese che da anni pattinano sul filo dello scisma, sia un altro segno e ulteriore indizio della sua probabile legittima elezione? E' un'ipotesi da non scartare affatto.



giovedì 14 agosto 2025

Una lettera inedita ma non troppo e i boomerang che ritornano



E' trascorsa una settimana esatta dalla notizia dell'emersione dalle profondità dei cassetti delle scrivanie di una lettera del 2014 inviata da Benedetto XVI a mons. Nicola Bux,  pubblicata da "La Nuova Bussola Quotidiana" nel nuovo libro del teologo barese e gabellata in un trionfante articolo di Riccardo Cascioli come la sentenza di cassazione vergata di pugno dal Papa emerito sulla validità delle sue dimissioni piene e indiscutibili, tale da rigettare ogni ipotesi di invalida rinuncia, sede impedita, colpo di stato, "primavera cattolica" e conseguente antipapato di J. M. Bergoglio. 

Una notizia dal potenziale storico dirompente che però ad oggi 14 agosto non è stata ancora ripresa da alcun organo ufficiale vaticano come "L'Osservatore Romano", "Avvenire", "Vatican News" e il settimanale cattolico  "Famiglia Cristiana". 
Come mai? Non è strano? Lo scoop del secolo si è già sgonfiato come un soufflé sfornato al momento sbagliato? 

Del resto, appena uscita la notizia, Andrea Cionci aveva subito fatto notare che la lettera - inedita ma non troppo, come ha rivelato oggi lui stesso, non dimostrava nulla di ciò che la Bussola dichiarava, a maggior ragione se sui giornali mainstream che si erano prestati come megafoni all'operazione, si era dovuto utilizzare il mezzuccio di manipolare i titoli con temerari virgolettati che attribuivano a Benedetto XVI parole mai scritte. 
Anch'io nel mio piccolo ho contribuito al debunking della bubbola quotidiana, riportando alla luce certe contraddizioni di mons. Bux tra cosiddette prove già in mano dal 2014 e dubbi amletici sulla declaratio persistenti nel 2018 ed emersi nella ormai famosa intervista di Aldo Maria Valli. 

In questa settimana di silenzio ufficiale vaticano sulla presunta notizia del millennio è comunque venuto delineandosi l'organigramma dell'Operazione Bux, che è  piuttosto interessante perché formato come vedremo da provetti lanciatori di boomerang, tutti ben noti esponenti del mondo tradizionalista, in particolar modo di quello sedevacantista in modo palese o strisciante. 

Mons. Bux non ha ancora replicato direttamente alle controargomentazioni proposte sull'interpretazione della lettera e chissà se risponderà all'invito di rendere pubblico tutto il carteggio - anch'esso inedito ma non troppo - con papa Ratzinger.
Intanto però, per aver io e Andrea Cionci osato mettere in discussione la consistenza probante della lettera, ci sono arrivati i malauguri e anatemi lanciatici da don Tullio Rotondo, il quale non riesce a distinguere tra l'incontinenza data da una certa superstizione popolare e la moderazione richiesta dal magistero sacerdotale. Uno spettacolo imbarazzante, per fortuna riservato ad appena 460 incauti visualizzatori del suo canale. 

Massimo Viglione sul blog di Marco Tosatti ha parlato di sconfitta del "cionciominutellismo" (ma dove?) dimostrando tra l'altro di non essere affatto aggiornato da almeno un anno sulle cose che cita, e soprattutto sciorinando ancora una volta tutto l'insopportabile astio e la malevolenza nei confronti del Vicario di Cristo Benedetto XVI, riferendosi al quale osa dire, giudicandolo temerariamente in foro interno:  
"Tosatti accenna a una incapacità [di Benedetto XVI, ndr] di gestire il rapporto con i media. A mia opinione, pur riconoscendo questo evidente vulnus comportamentale, c’è anche di più dietro. C’è la mancata volontà di fare il bene delle anime. Chi vuole, chi anela, al bene delle anime, non si comporta così. Semplice."

Lo stesso Marco Tosatti ha parlato di "estremo pasticcio" compiuto da Joseph Ratzinger con le dimissioni, accusandolo di non essere stato chiaro a riguardo negli anni seguenti.
A proposito di Tosatti. Mi sono tornate in mente le interviste che gli feci negli anni 2019-2020 sull'Orizzonte degli Eventi e sono andata a riascoltarmele. Ne ha già parlato nei suoi podcast Andrea Cionci (1, 2, 3) ma mi piace qui ricordare ciò che il celebre vaticanista affermò in quelle interviste.  

Per esempio Tosatti era allora convinto che le dimissioni di Ratzinger rappresentassero un mistero nel quale non si potevano escludere elementi preternaturali di tipo escatologico, in linea con l'interpretazione del filosofo Giorgio Agamben pubblicata già nel 2013. Nel 2019 Tosatti lodava la lucidità e limpidezza di pensiero di Joseph Ratzinger e, alla mia dichiarazione di volerlo chiamare ancora Papa Benedetto, rispondeva "E' ancora papa! E' ancora papa!" Addirittura accennava alle preoccupazioni di mons. Gaenswein dopo il viaggio a Cuba del 2012, quando il segretario  di Benedetto XVI gli avrebbe confidato di aver allora temuto di "non riuscire a riportare Benedetto XVI vivo a Roma"

Ma soprattutto mi piacerebbe sapere proprio da Marco Tosatti come mai non è ancora stato scritto il libro con la verità sulle dimissioni di Papa Benedetto XVI che un suo amico importante del mondo finanziario, che evidentemente sapeva, aveva promesso di dettargli dopo la morte di Ratzinger. Aggiungendo che l'altra metà delle rivelazioni l'avrebbe fornita mons. Viganò. Di questo libro, che evidentemente aveva bisogno di attendere anche la morte di Bergoglio, essendo trascorsi tre anni da quella di Ratzinger, Tosatti parla in entrambe le interviste del 2019. Che fine ha fatto?

Il sospetto crescente che  Viganò possa essere il convitato di pietra dell'Operazione Bux lo conferma forse inconsapevolmente proprio Tosatti, pubblicando oggi su Stilum Curiae il commento del monsignore alla vicenda della lettera inedita ma non troppo pubblicata dalla Bussola. Peccato che non sia affatto un pezzo inedito ma null'altro che il famoso articolo del novembre 2024 che avevo commentato allora nel mio post sull'ipercubo viganiano e che conteneva tutto il peggio dell'antiratzingerismo dell' "americano" sull'abominio assoluto del papato scomposto

Riassumendo. Il carteggio Bux-Ratzinger era il segreto di Pulcinella e la lettera pubblicata non dimostra nulla di ciò che viene millantato. La verità sulle dimissioni di Benedetto XVI la conoscono mons. Bux, mons. Viganò, mons. Gaenswein, i finanzieri vaticani, oltre ai vaticanisti, ai cardinali, ai dipendenti e a chiunque viva o abbia vissuto all'interno delle mura leonine. Una verità che nel 2015 poteva essere tranquillamente rivelata anche ai semplici visitatori della santa sede, come racconterò in un post a parte.

Perché allora questa confusione? Qualcuno sta agitando le acque dove nuota faticosamente Leone XIV che, se fosse papa legittimo, potrebbe dare un bel taglio a tutti questi scismi e con piena e sacrosanta ragione? Vi è un mondo che ha prosperato sotto Bergoglio, che si è ritagliato un suo spazio dove ha costruito una sua ragion d'essere che ora, in regime di possibile restaurazione del papato legittimo, potrebbe crollare per mancanza di giustificazione? Il vezzo di disobbedire al Papa postconciliare è ormai diventato vizio conclamato, una sorta di dipendenza?
Sono domande che attendono risposte e che per ora sono coperte dal sibilo dei boomerang che ritornano a chi li ha lanciati

Mi si perdonerà il paragone storico forse azzardato ma non sarà che un certo mondo tradizionalista cattolico che si intravede sempre più nitidamente dietro all'Operazione Bux ha avuto la sua "Baia dei Porci", ricordando l'esito della fallimentare incursione americana del 1961 a Cuba, fallita a causa proprio della mancanza del pieno appoggio presidenziale alla missione?
(Ogni riferimento all'isola caraibica riguardo a Papa Benedetto non è mai puramente casuale).


Interviste a Marco Tosatti:

LA CHIESA DEI DUE PAPI. DECLINO INARRESTABILE DELLA FEDE? MARCO TOSATTI (2019)

venerdì 8 agosto 2025

Il nocciolo della quaestio e la nube purpurea sul Vaticano


Immagine generata da IA Grok


Piano piano, unendo tutti i puntini, si incomincia ad individuare nel mondo cattolico uno schema che iniziò a delinearsi almeno da dicembre 2024, quando la salute di Bergoglio aveva iniziato a declinare tra ricoveri, sparizioni e riapparizioni a sorpresa - clamorosa quella  in poncho, fino all'ultimo giro trionfale in papamobile proprio il giorno prima della scomparsa avvenuta il 21 aprile del 2025.
Uno schema che preparava accuratamente il dopo Bergoglio non come momento atteso di disvelamento della verità ma di occultamento e cancellazione definitiva di prove e costruzione di altre fasulle. 
Di negazione dell'evidenza e di omertà assoluta sul segreto più inconfessabile della storia della Chiesa: la rinuncia nulla e invalida di Benedetto XVI e la sua sede impedita.

Il clima di  timore reverenziale che ancora oggi Bergoglio ispira all'interno del Vaticano, destino affine a quello dei tiranni passati a miglior vita, dimostra che egli sembra essere rimasto "in forma diversa" a presidiare quello che fu per dodici anni il suo regno assoluto ed incontrastato. E ciò accade perché evocandolo continuamente come l'"amato predecessore" e l'"amato papa Francesco" di fatto non lo lasciano andare. Cosa inspiegabile perché oltretutto la folla dei fedeli, che è femmina, lo ha già sostituito con il papa americano.  

Non guardate male i bergogliani, però, perché non sono loro a trattenerlo ma il variopinto mondo tradizionalista che sulla carta aveva osteggiato Bergoglio ma in realtà mai ha osato definirlo antipapa - che è termine tecnico, per altro, non necessariamente denigratorio, essendovi stati antipapi santi.  Un mondo tradizionalista che ancora oggi infligge sonore bacchettate a chi osa ricordare come il buon papa Francesco fosse capace di azioni malvagie. 
In effetti la scomparsa fisica di Francesco ha obbligato il clero conservatore ad uscire dalla zona di conforto che gli aveva offerto il papa eretico ma non troppo, ovviamente modernista quanto basta per poter continuare a fingersi tradizionalisti duri e puri, attribuendo ogni male più ai papi postconciliari che lo avevano preceduto che a lui, e con quel pizzico di zolfo che insaporiva il tutto rendendolo colpevolmente peccaminoso, restando su quel vertiginoso confine precario tra beatitudine e dannazione. 

Bergoglio giustificava inoltre certe pretese di primogenitura e rivendicazioni di verginità teologica che poi, morto lui, sono inevitabilmente crollate nel bluff che erano sempre state. Vanità, attitudine al compromesso ed al voltafaccia, se non al tradimento vero e proprio, sono vizi clericali che l'antipapato di Bergoglio ha rivelato come il Luminol steso sulla scena di un delitto. 
Se Benedetto XVI intendeva purificare la Chiesa, bisogna dire che Francesco ha svolto perfettamente il ruolo che gli era stato assegnato dal disegno divino. 

Un timore reverenziale manzoniano nei confronti del risveglio della propria coscienza ha reso quindi di fatto gli autocertificati "veri cattolici"  i migliori amici dell'usurpatore e i fedeli custodi del suo innominabile segreto e del relativo scandalo, ricoperto per dodici lunghi anni da un silenzio di piombo.  E pensare che subito dopo il 2013 chiunque andasse per caso in Vaticano poteva trovare chi spontaneamente gli raccontava che il papa Benedetto XVI era "prigioniero"  - condizione identificata in seguito da Andrea Cionci come sede impedita, e che "quello là" (Francesco) era un usurpatore vendicativo capace di licenziare in tronco i dipendenti solo perché erano stati fedeli collaboratori di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II: facendolo con la stessa noncuranza con la quale avrebbe poi estirpato la vigna di Castel Gandolfo del predecessore, facendo piangere l'anziano Papa Ratzinger. Si, queste sono malvagità, reverendi padri. 

Ebbene, venendo allo schema al quale mi riferivo all'inizio esso è ormai delineato da tutta una serie di manovre mediatiche, paradossalmente non di stampo bergogliano ma tradizionalista, tese a sigillare per sempre la verità sulla questione della sede impedita di Benedetto e dell'usurpazione del trono petrino, ricoprendola con un sarcofago di cemento pari a quello che racchiude il reattore esploso il 26 aprile 1986 a Chernobyl.

Hanno atteso il nuovo conclave ma, subito dopo l'elezione di Leone XIV, papa dubius in attesa di conferma o ribaltamento del risultato, si sono cominciati a notare, con progressione implacabile e tempistiche inequivocabili, una serie di riposizionamenti da parte di chi aveva pur appoggiato la rivelazione del vero significato escatologico e purificatorio del gesto di papa Benedetto XVI. Ovvero quello di porsi in sede impedita per continuare a fungere da katéchon e compiere un atto di riparazione per la Chiesa occupata dalle forze gnostiche che l'avevano profanata

Come se lo scandalo dell'usurpazione del 2013 non fosse stato abbastanza grave, il fatto è che la scomparsa del katéchon a seguito della morte di Benedetto ne aveva creato uno ancora più grave, rappresentato dal silenzio della Chiesa sul fatto che il "papa" Francesco con il quale si celebrava in unione non aveva mai ricevuto il munus e tantomeno lo aveva avuto ora in eredità dal suo predecessore. Dal 1° gennaio 2023, chiunque esercitasse in pratica il ministerium, Francesco o un amministratore apostolico, il munus era comunque ritornato a Gesù Cristo e nessuno in terra poteva rivendicarlo.  

E' questo il doppio scandalo e la vergogna che dovevano essere evitati da chi sapeva e probabilmente aveva sempre saputo, quindi era necessario demolire tutto l'impianto della sede impedita e tentare di ripartire dalle dimissioni di Ratzinger, validandole falsamente a posteriori per legittimare inevitabilmente anche Bergoglio. Tanto si sarebbe potuto sempre dire, come affermato dal cardinale Ruini in quest'articolo del 27 aprile 2025, che "Il pontificato di Benedetto XVI è stato insidiato dalla sua scarsa attitudine a governare". Il ritorno del Ratzinger sbadato e pasticcione che non passa mai di moda. Una catastrofe teologico-canonica paragonabile appunto al risultato delle manovre sconsiderate compiute dai tecnici della centrale che finirono per provocare l'incidente nucleare.

Tra i liquidatori della Chernobyl vaticana che si stanno sacrificando incuranti delle radiazioni  provenienti dal nocciolo della quaestio che inevitabilmente esploderà comunque, o per la famosa "bomba di luce" della verità sulle dimissioni di Benedetto XVI o per l'emersione di rivelazioni  devastanti su Bergoglio, una menzione particolare la merita mons. Nicola Bux, più volte definitosi collaboratore prima del cardinale e poi del papa Ratzinger. 

Bux ha finalmente partorito in un libro a quattro mani con Vito Palmiotti intitolato "Realtà e utopia nella Chiesa" la famosa lettera ricevuta da Benedetto XVI nel 2014 da lui già sbandierata in diverse occasioni, ad esempio in un'intervista del dicembre scorso sul canale Visione TV, come prova definitiva dell'inconsistenza della tesi della sede impedita.
Lettera che, nonostante il sicuramente non spontaneo cancan mediatico e la relativa lapidazione di Andrea Cionci - unica voce rimasta a non riempire di improperi e sberleffi uno dei più grandi papi della storia e a volerne difendere la memoria del sacrificio,  non contiene alcuna clamorosa rivelazione e si è già sgonfiata nel ballon d'essai che è evidentemente sempre stata. 

Tuttavia, sempre nell'intervista del dicembre scorso di Toscano, mons. Bux non parlava di singola lettera sulla questione delle dimissioni ma di carteggio, ovvero di uno scambio di lettere con Benedetto sull'argomento e rivelava che anche mons. Viganò era al corrente del carteggio. Se di tale prezioso materiale è stata pubblicata solo una missiva dove non si parla affatto di abdicazione - al contrario di ciò che hanno titolato certe bettole di comari beghine, e che non dimostra assolutamente nulla, dobbiamo attenderci altre clamorose lettere ad orologeria in un inutile e snervante tira e molla teso ad allontanare invano l'esplosione del reattore o era tutto qui lo scoop talmente clamoroso da dover attendere la morte di due papi per essere divulgato?
Ah, se siete curiosi di leggere la lettera dovrete acquistare il libro, a proposito di  "Cionci vuole solo fare i soldi con i libri".
Un'ultima nota a margine sul trucco mediatico di annunciare con i tromboni in un titolo un contenuto che poi non si riscontra nel testo dell'articolo. Lo fanno perché la gente si ferma al titolo. In secondo luogo, vige la falsa convinzione che "se una cosa viene annunciata come vera, deve esserlo per forza". Soprattutto se viene pubblicata in un libro stampato. Questa è la propaganda.

In ogni caso ogni inutile e pretestuosa polemica sull'affaire Bux può essere pietosamente chiusa sul davanti con la spilla da balia dell' articolo del 2018 pubblicato sul blog di Aldo Maria Valli "Duc in Altum", dove il prelato dimostrava di non escludere affatto l'ipotesi dell'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI, invocando addirittura la necessità di uno studio sull'argomento. Studio poi eseguito da Andrea Cionci ma che per qualche motivo dev'essere rigettato assieme all'ipotesi originaria di invalidità della rinuncia stessa. I misteri delle cattedrali. Ecco la citazione dall'articolo:


Ripeto, è un articolo del 2018. E come faceva mons. Bux ad avere dei dubbi sulla validità giuridica della rinuncia di papa Benedetto XVI nel 2018 se la lettera autografa del papa emerito che svelava tutta la verità era in suo possesso già dal 2014?  Era sul tavolo e non l'aveva notata, come la lettera del racconto di E.A. Poe?

A proposito di mons. Viganò, oggi egli ha pubblicato una preghiera per la liberazione della Chiesa, definendo Leone XIV imprigionato da catene ed invocando l'aiuto divino per la sua liberazione.
Forse Leone XIV (anche lui impedito?) per liberarsi dalle catene avrebbe bisogno, oltre alle preghiere, anche di qualche prelato che con coraggio prendesse un paio di tenaglie e scendesse nell'arena ad aiutarlo. Magari ammettendo finalmente l'impedimento di Benedetto XVI che farà esplodere la verità e ripulirà le coscienze. Ma si sa che il coraggio è meglio lasciarlo ai laici.


lunedì 28 luglio 2025

Siamo già al principio di iperrealtà?

Immagine generata da Grok

 

Accolgo l'invito dell'amico Andrea Cionci ad approfondire il discorso sul rapporto tra principio di piacere e principio di realtà, che lui tratta in uno dei suoi ultimi podcast.

L'argomento è assai stimolante e mi ha ricordato la mia analisi personale di formazione quando esso ne rappresentava il leit-motiv a causa della mia resistenza ad accettare il principio di realtà del dover considerare l'analisi come un lungo e doloroso percorso sulla strada impervia della crescita e non una piacevole passeggiata magari agevolata da troppo comode scorciatoie. La funzione formativa dell'analisi al fine dell'accettazione del principio di realtà l'ho compresa solo molti anni dopo averla conclusa quando, da bambina capricciosa del "tutto mi è dovuto e subito", ho raggiunto infine la ragionevolezza unita alla pazienza, strategia, determinazione e precisione millimetrica di un cecchino.

Per comprendere che nasciamo individui dominati dal principio di piacere basta osservare i bambini come reclamano a suon di urla e strepiti la soddisfazione dei loro bisogni primari. Usciti dall'infanzia siamo però tenuti ad acquisire la capacità di accettare la frustrazione che nasce appunto dall'impatto con il principio di realtà del non poter sempre soddisfare e subito le pulsioni e i desideri. E' un processo normale e assolutamente necessario che comunque si può realizzare, per nostra fortuna e purtroppo per gli psicoterapeuti,  anche senza andare in analisi. 

E' unicamente attraverso l'utilizzo di strategie cognitive superiori che la frustrazione, da rabbia e sofferenza, si trasforma in  progettualità per l'ottenimento di ciò che vogliamo per il nostro bene, nel rispetto delle esigenze altrui perché uno degli scopi del crescere è uscire dall'egocentrismo infantile - che purtroppo nel narcisismo patologico adulto rimane incistato nell'eterna insoddisfazione e senza possibilità di cura.
Imparare a ragionare prima di agire è l'unico modo per trarre il massimo profitto dalle pulsioni naturali della nostra natura umana, concentrando le nostre energie sul soddisfacimento di quelle veramente necessarie alla nostra realizzazione di persone adulte.

Il desiderio d'altra parte non può e non deve essere puramente represso perché resta comunque ciò che alimenta l'azione. Pensiamo alle passioni che determinano le nostre scelte di vita, non solo nel campo delle relazioni amorose e in quello degli studi e del lavoro ma soprattutto delle arti alle quali ci applichiamo. Le muse ci offrono la loro inspirazione solo in cambio dell'offerta continua in sacrificio della nostra energia vitale, che solo la passione può rifornire e rinnovare. Mio padre diceva che la scultura richiedeva uno sforzo fisico pari all'allenamento sportivo più duro e ogni musicista sa quanto sangue richiedano Euterpe ed Erato prima di concederti il piacere del virtuosismo e della padronanza dello strumento per lasciarti libero di dedicarti totalmente a quello sublime dell'interpretazione. 

Ecco quindi la passione unita alla disciplina, allo sprezzo del sacrificio di sé. L'esperienza più nobile che possa toccare all'Uomo perché in quel momento di perfetta unione con Dio che è l'accettazione del dono dell'arte, Egli lo rende partecipe di un granello della sua forza creatrice.  
Il desiderio deve essere domato come un cavallo affinché possa condurci alla vittoria nelle varie battaglie della vita. Se diventiamo spade d'acciaio è perché veniamo letteralmente forgiati dal martello dell'esperienza sull'incudine della frustrazione.

Principio di piacere e principio di realtà non devono quindi essere visti come espressioni di forze contrapposte ma complementari. Le quali, se bilanciate ed armonizzate infine in una personalità consapevole e matura, realizzano l'Uomo e la Donna, superando la limitatezza del maschio e della femmina. Questo continuo processo di trasformazione, di progressione cromatica wagneriana tra le emozioni e le loro conseguenze non si esaurisce con il raggiungimento della maturità ma prosegue tutta la vita, ogni volta stimolato dalle esperienze positive e negative che viviamo, comprese le mutazioni di prospettiva, i cambi di tonalità e le soluzioni armoniche inaspettate.

Non si può non accennare infine al ruolo fondamentale dei genitori in questo nostro processo di uscita  dall'infanzia del tutto subito. Essi sono coloro che ci offrono i modelli ai quali ispirarci e conformarci. Entrambi sono i primi somministratori di gratificazione e frustrazione proprio per abituarci al si e al no. 
La nostra infernale società familicida vuole cristallizzare ognuno di noi in  un eterno bambino al quale venga continuamente detto "fa ciò che vuoi" da quelle che sono delle atroci parodie delle figure parentali, dispensatrici di diritti inutili a fronte della somministrazione di sempre nuove frustrazioni dei bisogni materiali e spirituali essenziali. Eliminata la famiglia come nucleo fondativo della società non viene solo eradicata la civiltà che comprende tradizione, cultura e religione, ma viene cancellato l'Uomo.  Ce ne rendiamo conto? 

L'ovvia conseguenza, per venire al tema dell'attuale cattoanarchia, è che se manca il Papa è perché manca il Padre.  Il Papa è il Padre. Il Papa è il vicario di Cristo, che è anche Dio e Padre. La Grande Madre andina non può sostituire il Padre ma può impedirne il ritorno. 
Se manca il Papa-Padre possono esserci preti che sostengono che "se si vuole davvero qualcosa, quel qualcosa poi si avvera" (quello che il mio analista definiva il pensiero magico di chi vuole negare il principio di realtà). Possono esserci fedeli che confondono la fede con la manipolazione religiosa di gruppo, che è offerta di soddisfazione rapida ma a caro prezzo del desiderio di spiritualità in assenza di un vero ed unico Pastore legittimo. Se ne rendono conto gli una cum purchessìa che la questione è un tantinello più tragica di quanto sembri e che è il caso di svegliarsi? Mi rivolgo anche rispettosamente a Leone XIV.
Ricordo che il principio di realtà dell'attacco alla transustanziazione potrebbe arrivare da un momento all'altro come un fulmine, e poi i pianti e i lamenti non servirebbero più. 
Vedo un grande titolo all'orizzonte: "Vale la pena di sacrificarsi per i cattolici?"

L'ultima considerazione me la ispira l'immagine che ho commissionato per questo post a Grok, il motore IA di "X", al quale ho chiesto di mostrarmi Tommaso d'Aquino, Isaac Newton e Steve Jobs che guardano una mela. L'associazione mi era venuta considerando che la storia dell'Umanità è scandita dalla costante presenza simbolica di questo frutto. Saltando l'ovvio imprinting di Eva, la mela ritorna nella teologia (Tommaso e il principio di realtà come ricordato da Andrea Cionci), nella Scienza (Newton e la forza di gravità, il motore dell'universo, "l'amor che move il sole e l'altre stelle") fino a Steve Jobs, il fondatore di Apple, famoso per il motto "Stay hungry, stay foolish", ovvero "siate affamati, siate folli" ma che questo interessante articolo propone di tradurre diversamente in "siate bramosi di conoscenza restando sempre un po' irrazionali". 

In effetti la citazione, che Jobs trasse dalla cultura alternativa dei suoi tempi, debitrice netta dell'irrazionale ed edonistica psichedelia di Albert Hofmann scopritore dell'LSD e di Timothy Leary, sembra invocare più il principio di piacere che quello di realtà. E potrebbe ricollegarsi anche al lato irrazionale alchemico-magico dello scienziato Newton, designando alla fine come mente più razionale dei tre proprio Tommaso. La Religione è quindi Il Logos, a differenza della Scienza? E ovvio, visto che proprio in questa immagine frutto della cosiddetta Intelligenza Artificiale, quindi di una macchina messa a punto dalla scienza applicata alla tecnica, essa ha inserito un elemento irrazionale e straniante: quella mela sospesa, come sollevata in aria dal pensiero magico del matto Jobs.
Matto nel senso dei tarocchi, ovviamente. Quella figura esoterica che si avventura nell'ignoto, senza paura, con uno sguardo pieno di curiosità e apertura  verso i misteri della natura e dell'Uomo.

L'IA cerca quindi di manipolare semplicemente la realtà o di spingerci a rielaborarla ex novo attraverso un principio di iperrealtà? 

Caro lettore,  quella mela in aria è assurda: se non sei d'accordo devi spegnere il computer.



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