sabato 8 novembre 2025

Il molto rumore per nulla su MATER POPULI FIDELIS silenzia la Magna Quaestio

 


La "Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza MATER POPULI FIDELIS" pubblicata il 4 novembre scorso dal Prefetto per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernandez con l'approvazione ufficiale di papa Leone XIV, ha stabilito che il titolo di corredentrice attribuito a Maria è "sempre inappropriato" per definire il suo ruolo di cooperazione nella Redenzione.

Questa affermazione ha causato vere e proprie levate di scudi nei soliti ambienti cattolici variamente antagonisti in quanto è stata intesa come il rifiuto del riconoscimento di un titolo che alcuni  percepiscono come scontato e dovuto "perché non può essere altrimenti". Anzi, come se un titolo già assegnato alla Vergine Maria le fosse stato strappato da una nota ufficiale della Santa Sede. Si è trattato di una risposta dettata dal pathos e non dal logos che - come volevasi dimostrare - conferma pienamente la motivazione della nota, dichiarata nella presentazione della stessa: 
"Il presente documento, senza voler esaurire la riflessione né essere esaustivo, vuole mantenere il necessario equilibrio che, all’interno dei misteri cristiani, deve stabilirsi tra l’unica mediazione di Cristo e la cooperazione di Maria all’opera della salvezza, e desidera mostrare anche come questa si esprime in diversi titoli mariani." Mater Populi Fidelis, introduzione, paragrafo 3.  
La precisazione terminologica riguardava anche quei fenomeni o apparizioni già approvati dalla Chiesa dove "la Vergine Maria è denominata col titolo di Corredentrice, Redentrice, Sacerdote, Mediatrice, Mediatrice di tutte le grazie, Madre della grazia, Madre spirituale."

Il documento "Mater Populi Fidelis" fa indubbiamente ordine all'interno di questo tema, risultando ineccepibile circa l'autorevolezza delle fonti che ricostruiscono nella prima parte la storia dei vari titoli attribuiti alla Vergine e dei dogmi che la riguardano e non fa che confermare ancora una volta la prudenza della Chiesa nell'utilizzo di quello tra i titoli che si presta più di altri a fraintendimenti e false interpretazioni.  
Oltre a rimandarvi alla sua lettura integrale, vi segnalo un articolo che ne riassume in maniera esaustiva il contenuto dottrinale. 
Vale la pena comunque citare qui il seguente passaggio del documento, che per altro non respinge affatto la tradizione storica legata al titolo di corredentrice né il fatto che sia stato utilizzato anche dai papi:

"Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica».

Sulla questione del cosiddetto "quinto dogma mariano", padre Gabriel Roschini, uno dei massimi mariologi del XX secolo e stretto collaboratore di papa Pio XII, in questo testo dei primi anni '50 già indicava l'unico motivo fondamentale che ha sempre impedito anche in seguito il riconoscimento ufficiale  da parte della Chiesa del titolo di Corredentrice per la Vergine Maria. 

"Ma che cosa intendiamo dire chiamando la Vergine SS. Corredentrice del genere umano?... Nient'altro che questo: che Essa ha cooperato realmente ed immediatamente con Gesù, Redentore divino, all'opera grandiosa della redenzione degli uomini, soddisfacendo con Lui alla giustizia divina, offesa dal peccato di Adamo, e meritandoci con Lui tutte le grazie della redenzione. Bisogna guardarsi bene però dalle esagerazioni. Così, sarebbe esagerazione considerare la cooperazione di Maria come una cooperazione collaterale, quale è quella che ha luogo, per esempio, negli sforzi di due o più uomini nel sollevare un peso. Gesù è l'unico Redentore: ipse est propitiatio pro peccatis nostris. Maria coopera con Gesù, ma dipendentemente da Lui, ma subordinatamente a Lui. Essa, dunque, è causa secondaria, subordinata, benché vera, reale, efficace, della nostra redenzione".

         P. Gabriel Roschini O.S.M., "Istruzioni mariane", Seconda edizione riveduta e corretta, p. 72.


Il Cristo come unico Redentore non può essere in alcun modo messo in discussione, nemmeno in buona fede e per sensus fidei. Punto.

Quindi, se l'impianto del documento di Fernandez, che utilizza anch'esso il verbo cooperare, non si discosta dalla dottrina della Chiesa, perché viene presentato da alcuni come un documento scandaloso?
Si tratta evidentemente di quelle esagerazioni di cui parlava padre Roschini e che sono sempre esistite all'interno della Chiesa Cattolica soprattutto da parte dei fedeli e anche di alcuni loro pastori ma che in questi ultimi tempi si concretizzano in vari movimenti parascismatici che necessitano di essere ricondotti alla fermezza della logica dottrinale. Se necessario per un orecchio.

Non si può infatti negare il problema rappresentato dalle apparizioni non verificate ma accettate sulla fiducia, dalla proliferazione dei vari mistici le cui visioni e locuzioni vengono anch'esse prese per oro colato, delle profezie che provengono dalle fonti più disparate e bizzarre che finiscono per acquisire come un diritto assoluto all'autoavveramento. Per non parlare dei pastori che sempre più spesso giustificano le loro opere come "volute dalla Madonna" (e non volute da Cristo) e parlano di sé stessi come di "inviati di Maria" (e non di Cristo). Come se appunto Maria potesse agire autonomamente da Cristo per eleggere papi o fondare una nuova Chiesa.
L'eccesso di pathos che accompagna la vita dei fedeli di tali realtà necessita di una dose massiccia di senso di realtà e di adesione alla dottrina, affinché non si perdano nel fanatismo o, Dio non voglia, nel settarismo.
 
Una delle fonti principali citate nella Mater Populi Fidelis a sostegno della prudenza da adottare nell'attribuzione del titolo di corredentrice a Maria è non a caso proprio il campione del logos Joseph Ratzinger il quale, da cardinale, citava le Lettere agli Efesini e ai Colossesi: "Dove il vocabolario utilizzato e il dinamismo teologico degli inni presenta la centralità redentrice unica e la fontalità del Figlio incarnato in modo tale da escludere la possibilità di aggiungere altre mediazioni." Anche in seguito egli definì una "terminologia sbagliata" tale titolo, pur non negando le buone intenzioni di chi proponeva di utilizzarlo.

Quindi tutto a posto e perfetto il documento di Victor "Tucho" Fernandez che, abbiamo scoperto, può dire anche lui cose giuste? Ni, perché oltre a risultare in realtà un testo risalente al 26 marzo del 2025 e quindi redatto ancora in piena era bergogliana -  probabilmente uno di quei documenti che mentre era ricoverato al Gemelli sottoponevano a Francesco l'arcivescovo Peña Parra e il segretario di stato Parolin  - proprio nell'ultima pagina del testo si avverte, punteggiato da alcune potenti stecche di corno, un brusco cambio non solo di registro ma di stile.  Come se il compositore di una sinfonia che attinge alle sonorità classiche, per la scrittura del finale del suo capolavoro venisse improvvisamente sostituito da un seguace della musica atonale. 
Che peccato, Tucho, stavi andando così bene...

Dalle fonti teologiche indiscutibili e sopraffine si passa, dandogli l'ultima parola, a Papa Francesco e alle sue corpose banalità da teologia della globalizzazione.  Ed ecco quindi che Maria diventa la madre in cammino assieme ai poveri, "colei che capisce cosa significa essere un migrante o un esule" (citando opportunisticamente il Mt 2, 13-15 della fuga in Egitto), fino alla celebrazione della pietà mariana "popolare" che riflette, "la tenerezza paterna di Dio"
Un quadro che ricorda, più che una pala d'altare, quello celeberrimo di Giuseppe Pellizza da Volpedo, "Il quarto stato". 




Nonostante il documento presenti l'inequivocabile imprimatur finale leonino, il tributo a Francesco in quel finale ideologico quasi imposto a forza risulta evidentemente ancora da pagare. 

Possiamo notare comunque come la Chiesa si sia mossa con estrema prudenza e saggezza nell'affrontare questioni dottrinali delicatissime. 
Concordo infatti con Andrea Cionci nel sottolineare lo scampato pericolo rappresentato dal non aver introdotto una sorta di inevitabile divinizzazione di Maria. Con l'attuale potere delle forze di ispirazione gnostica in grado di appropriarsene, tra Maria e la Grande Madre avrebbe potuto restare nient'altro che un sottile foglio di carta velina.

La questione fondamentale, presente ma come al solito oscurata da un'eclissi totale soprattutto cognitiva, è comunque un'altra. Perché se è vero che anche un cardinale di nomina antipapale canonicamente inesistente può scrivere cose giuste, salvo continuare a pagare pegno al suo mentore, è altresì vero che l'aver proclamato illecitamente un nuovo dogma mariano da parte di una gerarchia dubbia o addirittura illegittima sarebbe stato uno sfregio inaudito alla Chiesa di Cristo. E ciò per fortuna non è accaduto.

Naturalmente i critici feroci del documento di Fernandez, invece di reclamare trasparenza e la fine di un'intollerabile clima di incertezza, della questione sede impedita di Benedetto XVI e antipapato di Bergoglio  continuano a disinteressarsi ostinatamente, e perfino chi sulle prime ne aveva compresa l'importanza ora rinnega ogni forma di rivendicazione su base canonica della legittimità della successione petrina.
Essendo nella condizione - seppure per strade diverse -  di dare la Chiesa di Cristo ormai per persa, essi sono quindi prigionieri del paradosso di preoccuparsi di note dottrinali emesse da una Chiesa che di fatto non riconoscono più e della quale potrebbero benissimo disinteressarsi.

A questo punto sorge un sospetto, e cioè che dietro alla levata di scudi del solito mondo tradizionalista contro la nota di Fernandez non vi sia solo l'ostilità verso il prefetto del modernista Francesco - per altro sempre considerato da essi papa eretico legittimo piuttosto che antipapa, una vera assurdità - ma ancora una volta l'eterna malcelata ostilità verso Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, "l'inventore del doppio papato modernista", sicuramente tra i papi postconciliari il più odiato da questi scismatici borderline, ai quali andrebbe ricordato che finché non sarà indetto e concluso un Concilio Vaticano III e pubblicati i suoi documenti, al Concilio Vaticano II e a tutti i papi legittimi che sono venuti dopo di esso si deve assoluta deferenza e obbedienza. 

In conclusione, essendo la questione della certezza della restaurazione del papato legittimo ancora di fatto sospesa, stiamo parlando di un documento che dottrinalmente non si discosta dall'opinione del mariologo di Pio XII e quindi di nessuna eresia. Il che è un buon indizio di restaurazione, ma il sospetto è che fino a quando non si chiuderà il Giubileo di Francesco rimarremo in questo interregno né carne né pesce, con un Papa forse regolarmente eletto, forse no, o forse impedito anch'egli come Benedetto XVI.

mercoledì 22 ottobre 2025

Il sonno dei tradizionalisti genera profanazioni



Nel torpore generale del tradizionalismo letargico, ci voleva un esoterista per suonare la sveglia ed analizzare il senso più oscuro di ciò che è avvenuto il 10 ottobre scorso quando un "ignoto uno" è salito sull'altare di San Pietro per urinarvi sopra. 
Vi segnalo infatti un video pubblicato sul canale LIFE NEW del noto ricercatore di esoterismo e simbologia Giorgio Di Salvo (dal min. 39:29) che analizza in modo molto chiaro tutta la gravità di questo gesto, definendolo una delle più gravi profanazioni avvenute in tutta la storia della Chiesa, ed etichettandolo come atto satanico deliberato e probabilmente pilotato da fazioni al suo interno. Un gesto voluto, un'operazione LIHOP (Let It Happen On Purpose), "lasciata accadere apposta", dato che la sicurezza all'interno della Basilica è inspiegabilmente intervenuta con vari minuti di ritardo nonostante il tizio fosse ben visibile e con le pudenda all'aria nell'atto di compiere un gesto che in tempi passati sarebbe stato difficile anche solo immaginare possibile.

Per altro, a dieci giorni dall'accaduto non si sa ancora nulla dell'identità del profanatore, anche se su qualche sito web si è parlato di un rumeno o bulgaro - i bulgari che in Vaticano evidentemente vanno sempre di moda - ma nemmeno si hanno notizie della sua sorte, né se sia stato incriminato o meno. Niente, sparito nel nulla o risucchiato dal mundus che qualcuno aveva aperto affinché potesse compiere questo sacrilegio.

Dopo gli episodi del 1° giugno 2023 (uomo nudo sull'altare), del 7 febbraio di quest'anno (uomo sull'altare che getta all'aria i candelabri e la tovaglia) e quest'ultimo del 10 ottobre, il più grave di tutti, il card. Gambetti arciprete della basilica e presidente della Fabbrica di San Pietro, avrebbe già dovuto offrire le sue dimissioni a papa Leone XIV, il quale dovrebbe inviarlo in missione permanente in Nuova Guinea. Invece pare essere stato tutto risolto, almeno per il momento, con un rito di purificazione ordinato dallo stesso pontefice.

Giorgio Di Salvo, nel video citato, fa notare alcune cose molto interessanti che sono sfuggite ai rari commentatori cattolici che hanno riportato la notizia della profanazione senza però analizzarla simbolicamente nei suoi significati esoterici. Perché non si può non denunciare, come ha fatto l'altro giorno Andrea Cionci, che il sacco gnostico di Roma procede indisturbato, per ultimo con il taglio dei cipressi al Mausoleo di Augusto.  Il cipresso è uno dei quattro tipi di albero, assieme al cedro, all'olivo e alla palma, che fornirono il legno con il quale fu realizzata la croce di Cristo. Per altro, c'è chi si sta occupando degli ulivi della Terra Santa e dei cedri del Libano.

Innanzitutto Di Salvo nota che il gesto è avvenuto proprio durante la celebrazione della Messa, in direzione dell'altare ove si stava officiando il rito, non in un momento qualsiasi. 
In secondo luogo, l'oltraggio è avvenuto non solo sull'altare di San Pietro ma sulla sua tomba, sopra il punto dove infatti riposano le sue ossa. Urinare sulla tomba di qualcuno è uno degli oltraggi più abominevoli che di solito si riservano al nemico che si ritiene di aver sconfitto.
In questo caso si è urinato sulla tomba dell'apostolo Pietro, colui al quale Gesù Cristo affidò il compito di fondare la sua Chiesa. Colpire al cuore il cattolicesimo, con atti sempre più esecrabili, pare essere divenuto terribilmente facile.

Di Salvo prosegue affermando che una volta questi soggetti non avrebbero potuto nemmeno avvicinarsi ai luoghi sacri perché ne sarebbero stati inceneriti all'istante. Un monito ai cattolici affinché comprendano il ruolo del katéchon, di colui che trattiene le manifestazioni del Male e protegge la sua Chiesa dai suoi attacchi e del pericolo che deriva dalla sua assenza o dal suo impedimento. 
Ora, in questi tempi proto-apocalittici, queste forze ctonie sembrano prendere sempre più piede e sempre più forza e osano spingersi fino a dove sarebbe stato impensabile poterlo fare.  
In questo senso anche il  quasi contemporaneo rogo del Monastero della Bernaga a Perego, frazione della Valletta Brianza (Lecco),  divampato intorno alle ore 20 di sabato 11 ottobre, ovvero proprio la sera prima dell'anniversario della morte di San Carlo Acutis, appena elevato agli onori degli altari da papa Leone XIV, rientra perfettamente nella "campagna d'autunno" del nemico, per giunta rafforzata dalle eggregore di Halloween generate da bambini innocenti indotti a mascherarsi da entità oscure, richiamandone gli influssi.
La Chiesa non può non sapere di che tipo di attacchi si tratti e che vengano compiuti ormai dalle massime gerarchie infernali.

Visto che l'ultima profanazione di San Pietro non è stata l'unica, tra le precedenti Di Salvo rievoca l'episodio del danneggiamento della Pietà di Michelangelo  ad opera di un cittadino australiano di origini ungheresi, László Tóth, il cui cognome - dice Di Salvo - ricorda il dio Toth, dio egizio della saggezza, della magia e della scienza. Da parte mia aggiungo che nel recente fluviale filmone dedicato all'architettura brutalista "The Brutalist", il protagonista di fantasia, ispirato a veri architetti ebrei ungheresi come Marcel Breuer ed Ernő Goldfinger, si chiama proprio László Tóth.
Il 21 maggio del 1972 il vero Toth colpì l'opera di Michelangelo con un martello da geologo mirando alla testa della Vergine, danneggiandola gravemente. L'opera fu poi restaurata e collocata dentro una teca di protezione e Toth finì i suoi giorni tra un istituto psichiatrico e l'altro. 
La programmazione predittiva cinematografica suggerisce inoltre da tempo possibili attacchi ai luoghi istituzionali e simbolici della Chiesa. Nel settimo episodio della serie "The New Pope" di Paolo Sorrentino, ancora la Pietà di Michelangelo viene danneggiata da un attentato dinamitardo e la sua cappella è il luogo simbolico ove viene adagiato il corpo del papa americano Danny Belardo dopo la sua seconda e definitiva morte seguita alla "resurrezione" miracolosa dal coma.

Anche il "Conclave" del film omonimo uscito l'anno scorso, e che abbiamo analizzato sia io che Andrea Cionci, si svolge tra esplosioni e attentati che coinvolgono persino la cappella Sistina.

Non si può infine non ricordare l'impatto simbolico dell'intronizzazione della Pachamama - per i cattolici un demone - in San Pietro compiuta da Francesco il 27 ottobre 2019 con la collocazione sull'altare della ciotola con la terra e le piante a lei dedicate. 
In uno dei suoi dolenti articoli Aldo Maria Valli nel 2020 ricordava il prof. Armin Schwibach, professore di filosofia all'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il quale in un'intervista a LifeSiteNews aveva riferito che dal lockdown in poi Francesco non aveva più offerto il sacrificio della Santa Messa su questo altare, descrivendo inoltre "quella specie di vuoto percettibile al centro della basilica”.

Un altare abbandonato, per giunta da un "papa" che di lì a poco sarebbe stato privato del titolo di Vicario di Cristo - come ritorsione da parte dell'istituzione?  - a distanza di cinque anni viene fatto oggetto di profanazioni a ripetizione, e ridotto infine ad orinatoio. 
Oltre al "fumo di Satana" di Paolo VI si incomincia a vedere anche l'arrosto. Che suoni quella sveglia e risuoni in tutta Roma, una volta per tutte,



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Le sommeil des traditionalistes engendre des profanations

Traduction de Louis Lurton



Dans la torpeur générale d'un traditionalisme léthargique, il fallait un ésotériste pour sonner l'alarme et analyser le sens le plus obscur de ce qui s'est passé le 10 octobre dernier, lorsqu'un "inconnu" est monté sur l'autel de Saint-Pierre pour y uriner.

Je vous signale en effet une vidéo publiée sur la chaîne LIFE NEW du célèbre chercheur en ésotérisme et symbolisme Giorgio Di Salvo (https://www.youtube.com/watch?v=J-8LvDpY_Ow à partir de la minute 39:29) qui analyse très clairement toute la gravité de ce geste, le qualifiant de l'une des profanations les plus graves de toute l'histoire de l'Église et le qualifiant d'acte satanique délibéré et probablement orchestré par des factions internes. Un geste délibéré, une opération LIHOP (Let It Happen On Purpose), "laissé se produire exprès", étant donné que la sécurité à l'intérieur de la Basilique est intervenue de manière inexplicable avec plusieurs minutes de retard, alors que l'individu était bien visible, les parties intimes à l'air, en train d'accomplir un geste dont la simple possibilité aurait été, dans le passé, difficile à imaginer.

D'ailleurs, dix jours après les faits, on ne sait toujours rien de l'identité du profanateur, même si certains sites web ont parlé d'un roumain ou d'un bulgare - les bulgares étant apparemment toujours à la mode au Vatican - mais on n'a même pas de nouvelles de son sort, ni s'il a été inculpé ou non. Rien, disparu dans le néant ou aspiré par le mundus que quelqu'un avait ouvert pour qu'il puisse commettre ce sacrilège.

Après les incidents du 1er juin 2023 (homme nu sur l'autel), du 7 février de cette année (homme sur l'autel jetant les chandeliers et la nappe) et celui-ci du 10 octobre, le plus grave de tous, le cardinal Gambetti, archiprêtre de la basilique et président de la Fabrique de Saint-Pierre, aurait déjà dû présenter sa démission au pape Léon XIV, qui aurait dû l'envoyer en mission permanente en Nouvelle-Guinée. Au lieu de cela, tout semble avoir été résolu, du moins pour le moment, par un rituel de purification ordonné par le pape lui-même.

Giorgio Di Salvo, dans la vidéo citée, souligne certains points très intéressants qui ont échappé aux rares commentateurs catholiques qui ont rapporté la nouvelle de la profanation sans toutefois en analyser symboliquement les significations ésotériques. Car on ne peut manquer de dénoncer, comme l'a fait l'autre jour Andrea Cionci, que le sac gnostique de Rome ( https://www.youtube.com/watch?v=SP-3LGQnzfA ) se poursuit sans encombre, avec en dernier lieu la coupe des cyprès du mausolée d'Auguste. Le cyprès est l'un des quatre types d'arbres, avec le cèdre, l'olivier et le palmier, qui ont fourni le bois avec lequel la croix du Christ a été fabriquée. D'ailleurs, certains s'occupent des oliviers de Terre Sainte et des cèdres du Liban.

Tout d'abord, Di Salvo note que le geste a eu lieu précisément pendant la célébration de la Messe, en direction de l'autel où le rituel était célébré, et non à un moment quelconque.

Deuxièmement, l'outrage a eu lieu non seulement sur l'autel de Saint-Pierre, mais aussi sur sa tombe, au-dessus de l'endroit où reposent ses ossements. Uriner sur la tombe de quelqu'un est l'un des outrages les plus abominables que l'on réserve généralement à l'ennemi que l'on croit avoir vaincu.

Dans ce cas, on a uriné sur la tombe de l'apôtre Pierre, celui à qui Jésus-Christ a confié la tâche de fonder son Église. Frapper le catholicisme en plein cœur, avec des actes de plus en plus exécrables, semble être devenu terriblement facile.

Di Salvo poursuit en affirmant qu'autrefois, ces individus n'auraient même pas pu s'approcher des lieux sacrés, car ils auraient été incinérés sur-le-champ. Un avertissement aux catholiques afin qu'ils comprennent le rôle du katechon, celui qui retient les manifestations du Mal et protège son Église de ses attaques, ainsi que le danger qui découle de son absence ou de son empêchement.

Or, en ces temps proto-apocalyptiques, ces forces chthoniennes semblent prendre de plus en plus d'ampleur et de force, et osent s'aventurer là où il aurait été impensable de le faire auparavant.

En ce sens, l'incendie quasi contemporain du Monastère de la Bernaga à Perego, hameau de Valletta Brianza (Lecco), qui s'est déclaré vers 20 heures le samedi 11 octobre, c'est-à-dire la veille de l'anniversaire de la mort de Saint Carlo Acutis, récemment élevé aux honneurs des autels par le pape Léon XIV, s'inscrit parfaitement dans la "campagne d'automne" de l'ennemi, renforcée par les égrégores d'Halloween générées par des enfants innocents incités à se déguiser en entités obscures, en invoquant leurs influences.

L'Église ne peut ignorer de quel type d'attaques il s'agit et qu'elles sont désormais perpétrées par les plus hautes hiérarchies infernales.

Étant donné que la dernière profanation en date de Saint-Pierre n'était pas la seule, Di Salvo évoque parmi les précédentes l'épisode de la dégradation de la Pietà de Michel-Ange par un citoyen australien d'origine hongroise, László Tóth, dont le nom de famille, selon Di Salvo, rappelle le dieu Thot, dieu égyptien de la sagesse, de la magie et de la science. Pour ma part, j'ajoute que dans le récent film consacré à l'architecture brutaliste "The Brutalist", le protagoniste fictif, inspiré de véritables architectes juifs hongrois tels que Marcel Breuer et Ernő Goldfinger, s'appelle justement László Tóth.

Le 21 mai 1972, le vrai Toth a frappé l'œuvre de Michel-Ange avec un marteau de géologue, visant la tête de la Vierge, et l'a gravement endommagée. L'œuvre a ensuite été restaurée et placée dans une vitrine de protection, et Toth a fini ses jours dans divers établissements psychiatriques.

La programmation cinématographique prédictive suggère également depuis longtemps des attaques possibles contre les lieux institutionnels et symboliques de l'Église. Dans le septième épisode de la série "The New Pope" de Paolo Sorrentino, la Pietà de Michel-Ange est à nouveau endommagée par un attentat à la bombe et sa chapelle est le lieu symbolique où est déposé le corps du pape américain Danny Belardo après sa deuxième et définitive mort, suite à sa "résurrection" miraculeuse du coma.

Même le "Conclave" du film du même nom sorti l'année dernière, qu’Andrea Cionci et moi-même avons analysé, se déroule entre explosions et attentats qui touchent même la chapelle Sixtine.

Enfin, on ne peut manquer de rappeler l'impact symbolique de l'intronisation de la Pachamama - un démon pour les catholiques - à Saint-Pierre par François le 27 octobre 2019, avec la mise en place sur l'autel du bol contenant la terre et les plantes qui lui sont dédiées.

Dans l'un de ses articles douloureux, Aldo Maria Valli rappelait en 2020 le professeur Armin Schwibach, professeur de philosophie à l'Université pontificale Regina Apostolorum, qui, dans une interview accordée à LifeSiteNews, avait rapporté que depuis le confinement, François n'avait plus offert le sacrifice de la Sainte Messe sur cet autel, décrivant également « cette sorte de vide perceptible au centre de la basilique ».

Un autel abandonné, qui plus est par un "pape" qui allait bientôt être privé du titre de Vicaire du Christ – en représailles de la part de l'institution ? – fait cinq ans plus tard l'objet de profanations répétées et finit par être réduit à un urinoir.

Outre la "fumée de Satan" de Paul VI, on commence à voir aussi le rôti. Que cette alarme sonne et résonne dans tout Rome, une fois pour toutes.



venerdì 10 ottobre 2025

PREVOST O L'INTERAZIONE PAPALE DEBOLE


Dall'uscita sulla loggia delle benedizioni di Robert Francis Prevost alias Leone XIV in quel pomeriggio di maggio sono trascorsi cinque mesi che però paiono cinque lunghissimi anni. Si ha la sensazione di stare ancora osservando la webcam fissa sul comignolo della Sistina dal quale continua ad uscire, come in un sogno surrealista, una doppia fumata: bianca e nera allo stesso tempo. Bianca perché papa Schroedinger è papa legittimo ma nera perché allo stesso tempo è antipapa illegittimo. Finché non verranno rivelate l'invalidità della rinuncia di Benedetto XVI in funzione del suo sacrificio escatologico e la conseguente invalidità dell'elezione di antipapa Bergoglio, il famoso "fumo di Satana" di cui parlava Paolo VI continuerà a contaminare le bianche volute della certezza del ritorno del munus petrino nella Santa Sede.  

Papa Leone, a parte le uscite a Castel Gandolfo, i bagnetti di folla con i bambini, gli agguati dei giornalisti che tentano di trascinarlo nei campi minati dell'attualità e il disbrigo delle ultime pratiche relative ad un Giubileo dominato dalla elefantiaca presenza dell'Amato Predecessore, non dà alcuna impressione di autonomia di movimento e di discernimento. 
E' appena uscita la sua prima enciclica "Dilexi te", ma hanno tenuto moltissimo a dire che in realtà era stata pensata da papa Francesco e scritta da mons. Paglia.  La firma di Leone è quindi una pura formalità, il timbro dell'ufficiale di stato civile sul certificato di esistenza in vita. Pum!
Leone è un papa in lockdown che ogni tanto esce sul balcone per pigliare un po' d'aria e salutare il dirimpettaio. La melanconia sul suo volto indica uno stato di impedimento e anche una mancanza di reattività che rischia di divenire abulia.

Siamo tutti formichine imprigionate in un nastro di Moebius all'interno di un'architettura di Escher. 
Se Leone è vero papa dotato di munus petrino egli rimane evidentemente ostaggio dell'ancora potente resistenza bergogliana che sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi contro gli avversari di Curia. 
D'altra parte, non escludendo del tutto la possibilità che Prevost sia il designato prosecutore dell'inganno bergogliano e che stia solo aspettando il momento giusto per  rivelarsi come antipapa eretico e malvagio -  ipotesi che mi pare per tutta una serie di motivi piuttosto improbabile, richiedendo un colpo di scena troppo clamoroso per il personaggio del buon papa americano - dobbiamo pensare che chi sta trattenendo Leone nel caso egli sia antipapa ma in questo caso onesto, buono e in buona fede, lo stia facendo perché deve limitarne le azioni canonicamente illegittime. Ovviamente per evitare gli errori commessi con il precedente antipapato. E allora perché non parlare, non affrontare la verità, non squarciare il velo di omertà, non sollevare Leone dal peso del dubbio?

Stremati da anni di battaglia per la verità ci domandiamo ogni giorno per quanto tempo ancora le loro Eminenze reverendissime pensino di poter andare avanti con questa reticenza colposa e peccaminosa. Il troncare e sopire ha sempre questo scopo: fiaccare la resistenza di chi chiede giustizia.  La verità sulla morte improvvisa di Papa Luciani si avvia a compiere i suoi primi cinquant'anni di chiusura nella cassaforte dei misteri vaticani, non dissimile per impenetrabilità da quella dei tanti misteri d'Italia. Cassaforte che custodisce anche quel famoso terzo segreto di Fatima che probabilmente contiene la divina combinazione per aprirla. 

Se il Vaticano è paralizzato, in cotanta miseria la patrizia chiesa cattolica nel mondo reale che fa?
Coltiva con la pazienza e la perizia della tecnica del bonsai l'incertezza, l'ambiguità, l'occultamento, la mancanza di trasparenza e aggiungerei l'indifferenza totale per le conseguenze spirituali e morali di uno stallo messicano che offende prima di tutto Dio perché deriva dal voler difendere le proprie miserie umane. Questi peccati stanno provocando una sofferenza che sta diventando intollerabile per i fedeli e per questo povero cristiano d'un Prevost, che si starà domandando quali peccati di gioventù da scontare gli abbiano richiesto una tale croce. 
Il clero resiste ad ogni tentativo di emersione della verità e senza scomporsi continua ad accettare che la sofferenza venga gettata dalle mura leonine come fuoco greco contro i propri stessi fedeli. Se la gerarchia si è rinchiusa nella cittadella vaticana trasformandola in una fortezza Bastiani, ad un certo punto, a causa dell'inazione colpevole del clero all'esterno, potrebbe presentarsi in armi l'Anticristo in persona a reclamarne il diritto di residenza.

La conseguenza del disinteresse della gerarchia nei confronti della magna quaestio alimenta lo stato di anarchia che prolifera dall'assenza ormai decennale di un legittimo papa regnante e che si manifesta nelle fughe in avanti dello spontaneismo profetico del Grande Prelato, ormai lasciato andare ad una triste deriva para-palmariana da ennesimo papa invalidamente eletto. 
Vi sono poi i sacerdoti che prima capiscono il problema e poi finiscono per invocare il vizio di consenso sulle loro stesse azioni e corpose pubblicazioni, rimangiandosi ogni iniziale coinvolgimento in una battaglia di verità che avrebbero dovuto combattere loro e non dei laici, per giunta da essi svillaneggiati, trattati da delinquenti,  da collusi con il demonio e giornalmente sottoposti a virtuale processo inquisitorio. Per la serie partimmo con le migliori intenzioni di aiutare la Chiesa e finimmo sul rogo dell'ingratitudine.

Caro padre, se dalla domanda "Leone è papa o antipapa?" dipende la salvezza della Chiesa intera e non dell'anima del singolo parrocchiano, con tutto il rispetto, che senso ha rifiutarsi ostinatamente di rispondere, in quella che in tribunale si configurerebbe perfino come ostruzione alla giustizia? 
Ribattere inoltre alla domanda con altre domande - "Lei è credente? E' cattolico? E' praticante?" -  pretendendo di saggiare la credibilità dell'interlocutore e la sua dignità a ricevere una risposta,  oltre ad essere tipico di un certo diffuso e deleterio relativismo laico, mi permetta, rischia di ricordare la prova di fede richiesta da quei regimi che, parodiando l'odiata religione, facevano dell'adesione all'ortodossia, per giunta atea, un requisito fondamentale di appartenenza. Non si tratta di essere "fedeli alla linea", ma di essere puri e semplici come i piccoli, come i bambini quando fanno domande fondamentali ma imbarazzanti agli adulti. Ripeto: "Leone è papa o antipapa? "

La verità per papa Benedetto, per papa Leone e per la Chiesa, baluardo della nostra nazione e della civiltà europea in pericolo mortale, merita ancora i nostri sforzi e la nostra dedizione. 
Bisogna infatti considerare una variabile che potrebbe far saltare non solo il caveau ma la Chiesa stessa. Le vicende sempre più fosche che infiammano nella guerra all'Umanità un mondo perso tra crudeltà inenarrabili perpetrate grazie all'uso sistematico di inganno e tradimento, obbligheranno i sonnolenti porporati a svegliarsi. Magari è solo un'esercitazione, ma le scorrerie di Gog e Magog e una certa chiamata generale alla mobilitazione a favore della sottomissione a poteri oscurissimi, come già detto stanno avvicinandosi pericolosamente alle mura leonine. La cittadella del cattolicesimo o riscoprirà la virilità dei cavalieri crociati e andrà alla pugna o perirà tra i pizzi, i merletti e le bandiere arcobaleno della sua ormai fluidissima, quasi eterea mancanza di identità. 


sabato 27 settembre 2025

APOCALISSE DI BENEDETTO XVI



In questi tempi tremendi che si sono convinti di essere quelli ultimi fatichiamo sempre di più a renderci conto della battaglia che è in atto tra le potenze di terra e quelle dell’aria.
La malattia oscura di cui soffriamo è l’incredulità di fronte al Male nel mondo, perfino a quello che ci viene fatto di persona quotidianamente. 
Ciò accade perché per decenni siamo stati addestrati a reagire con la negazione ed il rifiuto delle idee che ci sono intollerabili. Una delle quali ad esempio è la famosa “cristallina volontà di nuocere” di un potere che sempre più spesso, in ogni parte del mondo, risulta essere totalmente privo della legittimità di poter disporre delle nostre esistenze perché pretende di esercitare sugli umani il diritto assoluto di vita e di morte che spetta solo a Dio.
Per reazione all’indicibile stiamo vivendo in un mondo ridotto ad una virtuale fumeria d’oppio dove oltre ad autoprocurarci la dipendenza dallo stordimento anestetizzante dei social, ci vengono somministrati gli allucinogeni della propaganda dei media che servono a farci credere a scatola chiusa le cose più assurde ed illogiche purché provengano dalla narrativa del pensiero unico che mira a farci accettare il nostro destino ineluttabile.

Per contro, se una spiegazione propone la soluzione più semplice e logica di un problema ma è in grado di far crollare quel pur traballante sistema di credenze e fiducie costruite nel tempo e confortevoli e rassicuranti come l’orsacchiotto della nostra infanzia, le menti vanno in crash, per utilizzare una metafora informatica.
Purtroppo però ci si salva solo se si è in grado di riconoscere il pericolo, di modo che si possano predisporre le appropriate reazioni di difesa. Ecco perché per disintossicarci e uscire dall’imbambolamento da sortilegio che affliggeva re Theoden, è necessario ribaltare la prospettiva offertaci a scatola chiusa e farsi dosi potenti di logica e senso di realtà che ci rischiarino la vista e diradino la nebbia dai nostri ragionamenti.
Lo ribadisco. Le menti sono così inclini alla negazione di ciò che è intollerabile che si bloccano, rifiutano l’idea, diventano impermeabili alle spiegazioni perfino più semplici: i famosi “pupazzetti”, per intenderci, mentre l’unica salvezza è ancorarsi alla realtà.

Una di queste “cose intollerabili” verso la quale la mente rifiuta di collaborare sul piano cognitivo, sembra essere la vicenda di papa Benedetto che pure è di una semplicità imbarazzante, essendo, ad un primo livello di superficie, il tentativo di rovesciare il legittimo governante di uno stato, visto che egli non intende sottostare a determinati diktat ai quali tutto il mondo dovrà presto obbedire. 
In quel caso si richiedeva al Santo Padre di stravolgere completamente alcuni principi fondanti della Chiesa accettando il sacerdozio femminile, il riconoscimento delle unioni omosessuali, l’aborto, l’eugenetica e in generale gli antivalori del Mondo Nuovo orwelliano.
Come ebbi modo di scrivere nei mesi precedenti all’11 febbraio 2013, si percepiva chiaramente attorno a Benedetto XVI un clima di crescente ostilità che ci faceva pensare: “Stanno cercando di farlo dimettere?”

Ad un secondo livello più profondo, le “dimissioni” di papa Benedetto XVI hanno un netto significato escatologico che, udite udite, è più facilmente comprensibile, seppur con fatica, alle menti laiche e perfino atee rispetto a quelle confessionali. Anzi, più si è credenti e meno si comprende il senso apocalittico del gesto di Ratzinger: quel congegno ad orologeria che scattando al momento giusto avrebbe annullato i piani del Grande Usurpatore e del suo agente a Buenos Aires.
Qui il mondo cattolico si impalla totalmente in una preoccupante mancanza di fede nella Provvidenza che deve pur aver ispirato un Pontefice, e cade in un fedevacantismo che sicuramente ha delle caratteristiche preternaturali perché se no altrimenti risulta inspiegabile.

A questo punto entriamo a pieno titolo nel regno del mistero e perfino dell’occulto perché se i laici sono propensi ad attribuire al Papa la buona volontà di agire per il bene della Chiesa e della fede e quindi comprendono il suo gesto salvifico, i cattolici che si professano più tradizionalisti rifiutano totalmente questa idea. Anzi, accusano Ratzinger di aver fatto un pasticcio, di essersene lavato le mani del destino della Chiesa, di aver pensato a sé stesso, di essere fuggito di fronte alle responsabilità. Lo abbiamo notato e già detto un miliardo di volte ma ogni giorno l’esercito dei detrattori di Benedetto XVI acquisisce nuove truppe e purtroppo nuovi ufficiali. Confesso che non mi spiego questo atteggiamento neppure con le migliori intenzioni di comprenderlo e non posso che ipotizzare che sia l’idea di “sede impedita” ad essere incomprensibile.

A questo riguardo, prima di giungere alle conclusioni, vorrei raccontare come un episodio di vita da me vissuta mi abbia convinta ancor di più ad appoggiare il lavoro di inchiesta di Andrea Cionci fin da quando ne sentii parlare per la prima volta in una stanza di Twitter agli inizi del 2023. Adesione che mi è costata da allora la parziale rivolta degli iscritti al mio canale, l’ostracismo del mondo cattolico tradizionalista nonché la reductio ad Satanam da parte dei sacerdoti che all’inizio erano approdati alle nostre conclusion. Infine - permettete che mi tolga questo masso da diga foranea che ho nella scarpa - l’allontanamento di gran parte degli ospiti abituali del mio canale, in massima parte letteralmente creati dall’Orizzonte degli Eventi prima che diventassero delle vere star del tubo, che mi hanno in pratica tolto il saluto.
Orbene, queste difficoltà non smuovono di un millimetro la mia convinzione che l’unica spiegazione plausibile all’emeritato di Joseph Ratzinger sia da ascrivere alla sua sede impedita accolta come unica contromisura valida all’usurpazione del trono petrino da parte della massoneria ecclesiastica quale longa manus del globalismo antiumanista. Tesi che solo Cionci e chi con lui collabora sono disposti a portare avanti e difendere.

Altrimenti lorsignori fedevacantisti dovrebbero spiegarmi come avrebbe potuto il Vicario di Cristo, dotato di munus petrino, tradire in piena luce la Chiesa e consegnarla volontariamente al nemico con un atto di assoluta vigliaccheria. Un vero uomo di Chiesa come Ratzinger avrebbe scelto in coscienza di essere “l’ultimo Papa” della storia secondo San Malachia per favorire i precursori dell’Anticristo. Una cosa inaudita che farebbe impallidire il tradimento dell’Iscariota.
Sembra impossibile ma questo è ciò che pensano Viganò, i fedevacantisti cabrio e stationwagon e, sotto sotto, anche tanti sacerdoti perfettamente edotti sulla vicenda.

Venendo all’aneddoto che mi riguarda, nel 2015 fui convocata in Vaticano per firmare l’atto di donazione di un’opera d’arte che per volontà testamentaria di mio padre doveva essere destinata alle collezioni della Santa Sede. Notai subito da parte di chi mi aveva accolto e accompagnava un atteggiamento insolitamente sprezzante nei confronti di Papa Francesco. Non sono in grado di riportare le parole esatte essendo trascorsi dieci anni, ma il senso, anche anfibologico dei discorsi uditi non me lo sono mai dimenticato.
Per cominciare, l’assenza del Papa perfettamente giustificabile non essendo l’occasione così ufficiale - ma in sua vece era comunque presente il cardinale Harvey - fu motivata da qualcuno dei presenti con l’affermazione che “Lui non si interessa di queste cose artistiche”.
Dopo l’espletamento delle formalità, fui invitata a compiere un tour dei giardini vaticani, accompagnata da un funzionario il quale, durante il tragitto, con la massima tranquillità nonostante io fossi una perfetta estranea, mi raccontò del ripulisti che Francesco aveva fatto del personale che aveva servito precedentemente con grande dedizione e fedeltà sia Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, lamentando di essere stato egli stesso demansionato. Il funzionario mi mostrò la sede della Radio Vaticana, la magnificenza dei giardini curatissimi grazie a decine e decine di giardinieri e poi giungemmo di fronte a Mater Ecclesiae. “Qui sta rinchiuso prigioniero il nostro papa Benedetto”, disse. Solo una battuta da parte di un simpaticissimo signore romano o una bella fetta di verità affidata a chi avrebbe potuto portare la notizia fuori dalle mura leonine?
Quando infine giungemmo di fronte a Domus Santa Marta, ecco l’ennesima stoccata a Francesco: “Quello abita qui, invece, perché non vuole stare nel Palazzo Apostolico”.

Non essendo mai stata convinta dalle dimissioni di Benedetto XVI, più che scandalizzarmi questi dialoghi mi confermarono l’idea che quell’11 febbraio 2013 fosse successo qualcosa di davvero anomalo se il personale di un certo rango del Vaticano osava parlare in maniera assolutamente irrispettosa del supposto Papa regnante, quasi che egli fosse invece un antipapa, in pratica. L’ovvia conclusione fu che se queste cose venivano rivelate tranquillamente ad una perfetta estranea voleva dire che là dentro tutti sapevano tutto e da sempre.

Ecco quindi perché ritengo doveroso continuare a sostenere Andrea Cionci che continua a chiedere che venga finalmente rivelata la verità sul 2013, sull’antipapato di Bergoglio e sul conclave 2025 che dovrebbe in teoria aver ristabilito la legittimità della linea petrina.
Oltretutto, da quando c'è Leone XIV la sede impedita di Benedetto XVI fa ancora più paura, soprattutto a chi l'ha sostenuta fino all'altro giorno, e dal maggio scorso sto registrando fenomeni quasi fortiani riguardo a voltafaccia, attacchi organizzati nei confronti di Andrea Cionci e dei suoi collaboratori. 
Questa parte della vicenda tuttavia merita senz'altro di essere raccontata in un prossimo post.

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APOCALYPSE DE BENOÎT XVI

 

Barbara Tampieri, samedi 27 septembre 2025

 

 

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En ces temps terribles, que nous percevons comme les derniers, nous avons de plus en plus de mal à saisir la lutte qui fait rage entre les puissances de la terre et celles de l'air.

Nous souffrons d’une maladie obscure, l'incrédulité face au Mal qui règne dans le monde, même face à celui qui nous est infligé personnellement au quotidien.

Cela est dû au fait que, depuis des décennies, nous avons été entraînés à réagir par le déni et le rejet d'idées qui nous sont intolérables. L'une d'elles, par exemple, est la fameuse “volonté cristalline de nuire” d'un pouvoir qui, de plus en plus, partout dans le monde, apparaît totalement dépourvu de légitimité à disposer de nos existences, car il prétend exercer sur les humains le droit absolu de vie et de mort qui n'appartient qu'à Dieu.

En réaction à l'indicible, nous vivons dans un monde réduit à une véritable fumerie d'opium où, en plus de nous saturer de la stupeur engourdissante des réseaux sociaux, nous sommes saturés des hallucinogènes de la propagande médiatique qui nous font croire aveuglément les choses les plus absurdes et illogiques, pourvu qu'elles naissent du récit d'une pensée unique visant à nous faire accepter notre destin inéluctable.

À l'inverse, si une explication offre la solution la plus simple et la plus logique à un problème, mais qu'elle est capable de saper ce système fragile de croyances et de confiances construit au fil du temps, aussi confortable et rassurant que l'ours en peluche de notre enfance, notre esprit crashe, pour reprendre une métaphore informatique.

Malheureusement, nous ne pouvons être sauvés que si nous sommes capables de reconnaître le danger et de préparer les réponses de défense appropriées. C'est pourquoi, pour nous détoxifier et échapper à la stupeur envoûtante qui a affligé le roi Théoden, nous devons renverser la perspective aveugle et ingérer de puissantes doses de logique et un sens des réalités capables d'éclaircir notre vision et de dissiper le brouillard qui obscurcit notre raisonnement.

Je le répète : les esprits sont si enclins à nier l'intolérable qu'ils se figent, rejettent l'idée et deviennent imperméables aux explications les plus simples : les fameuses “marionnettes”, pour ainsi dire, alors que le seul salut réside dans l'ancrage à la réalité.

L'un de ces “choses intolérables” avec lesquels l'esprit refuse de coopérer sur le plan cognitif semble être le cas du pape Benoît XVI, d'une simplicité embarrassante, s'agissant, en apparence, d'une tentative de renverser le dirigeant légitime d'un État, puisqu'il refuse de se soumettre à certains diktats auxquels le monde entier devra bientôt obéir.

Dans ce cas, il était demandé au Saint-Père de bouleverser complètement certains principes fondateurs de l'Église en acceptant le sacerdoce féminin, la reconnaissance des unions homosexuelles, l'avortement, l'eugénisme et, plus généralement, les anti-valeurs orwelliennes du Meilleur des Mondes.

Comme je l'écrivais dans les mois précédant le 11 février 2013, un climat d'hostilité croissante était clairement perceptible autour de Benoît XVI, suscitant la question : “Sont-ils en train de le pousser à démissionner ?”

À un deuxième niveau, plus profond, la “démission” du pape Benoît XVI a une nette signification eschatologique qui, tenez-vous bien, est plus facilement compréhensible, quoique difficilement, par les esprits laïcs, voire athées, que par les esprits religieux. En effet, plus on est religieux, moins on saisit la signification apocalyptique du geste de Ratzinger : ce mécanisme d'horlogerie qui, s'il s'était déclenché au bon moment, aurait déjoué les plans du Grand Usurpateur et de son agent à Buenos Aires.

Ici, le monde catholique est complètement englué dans un manque de foi inquiétant en la Providence qui devait inspirer un Pontife, et sombre dans un fédévacantisme aux caractéristiques surnaturelles, car autrement inexplicable.

Nous entrons ici pleinement dans le domaine du mystère, voire de l'occulte, car si les laïcs sont enclins à attribuer au Pape la bonne volonté d'agir pour le bien de l'Église et de la foi, et comprennent donc son geste salvateur, les catholiques qui professent être plus traditionalistes rejettent catégoriquement cette idée. Ils accusent même Ratzinger d'avoir commis un gâchis, de s'être lavé les mains du sort de l'Église, d'avoir été égocentrique, d'avoir fui ses responsabilités. Nous l'avons constaté et répété un milliard de fois, mais chaque jour, l'armée des détracteurs de Benoît XVI s'enrichit de nouvelles troupes et, malheureusement, de nouveaux officiers. J'avoue que je ne parviens pas à expliquer cette attitude, même avec les meilleures intentions du monde, et je ne peux qu'émettre l'hypothèse que c'est l'idée du “siège empêché” qui est incompréhensible.

À cet égard, avant de tirer des conclusions, j'aimerais partager comment un épisode de ma vie m'a encore plus convaincue de soutenir le travail d'enquête d'Andrea Cionci dès que j'en ai entendu parler sur Twitter début 2023. Ce soutien m'a depuis valu une révolte partielle de la part des abonnés de ma chaîne, l'ostracisme du monde catholique traditionaliste et la reductio ad Satanam de la part des prêtres qui partageaient initialement nos conclusions. Enfin – permettez-moi de me débarrasser de ce poids – le renvoi de nombreux invités réguliers de ma chaîne, dont la plupart ont été littéralement créés par Orizzonte degli Eventi avant de devenir de véritables stars de la télévision, et qui ont pratiquement cessé de me parler.

Ces difficultés n'ébranlent en rien ma conviction que la seule explication plausible à l’éméritat de Joseph Ratzinger réside dans son siège empêché, considéré comme la seule contre-mesure valable à l'usurpation du trône pétrinien par la franc-maçonnerie ecclésiastique, le bras long du mondialisme antihumaniste. Thèse que seuls Cionci et ceux qui collaborent avec lui sont prêts à avancer et défendre.

Sinon, ces fidèles fédévacantistes devraient m'expliquer comment le Vicaire du Christ, doté du munus pétrinien, a pu trahir ouvertement l'Église et la livrer volontairement à l'ennemi dans un acte de lâcheté absolue. Un véritable homme d'Église comme Ratzinger aurait en toute connaissance de cause choisi d'être “le dernier Pape” de l'histoire, selon Saint Malachie, pour favoriser les précurseurs de l'Antéchrist. Un acte inouï à côté duquel la trahison de l'Iscariote paraîtrait bien pâle en comparaison.

Cela paraît impossible, mais c'est ce que pensent Viganò, les fédévacantistes des cabriolets et des breaks, et, au fond, même de nombreux prêtres parfaitement informés sur le sujet.

Pour en venir à l'anecdote qui me concerne, en 2015, j'ai été convoqué au Vatican pour signer l'acte de donation d'une œuvre d'art qui, selon le testament de mon père, devait être versée aux collections du Saint-Siège. J'ai immédiatement constaté un mépris inhabituel envers le pape François de la part de ceux qui m'ont accueilli et accompagné. Je ne me souviens plus des mots exacts, dix ans plus tard, mais je n'ai jamais oublié le sens, même amphibologique, des discours que j'ai entendus.

Pour commencer, l'absence du pape, parfaitement excusable étant donné que l'occasion n'était pas si officielle – mais le cardinal Harvey était présent à sa place – a été justifiée par certains présents par la déclaration suivante : « Il ne s'intéresse pas à ces choses artistiques.» Après avoir rempli les formalités, j'ai été invité à visiter les jardins du Vatican, accompagné d'un fonctionnaire qui, pendant le trajet, m'a calmement parlé, malgré ma parfaite incompréhension, du nettoyage effectué par François parmi le personnel qui avait auparavant servi Jean-Paul II et Benoît XVI avec un dévouement et une loyauté exceptionnels, déplorant sa propre rétrogradation. Le fonctionnaire m'a montré le siège de Radio Vatican, la munificence des jardins impeccablement entretenus grâce à des dizaines de jardiniers, puis nous sommes arrivés devant Mater Ecclesiae. « C’est ici qu’est reclus, prisonnier, notre pape Benoît », a-t-il dit. Simple plaisanterie d'un gentilhomme romain, ou une bonne part de vérité confiée à quelqu'un qui aurait pu porter la nouvelle au-delà des murs léonins ?

Quand nous sommes enfin arrivés face à la Domus Santa Marta, une nouvelle pique a été adressée à l’adresse de François : « Il vit ici, car il ne veut pas être au Palais Apostolique.»

N'ayant jamais été convaincu par la démission de Benoît XVI, ces conversations, loin de me scandaliser, m'ont confortée dans l'idée qu'il s'était produit quelque chose de véritablement anormal le 11 février 2013, si de hauts fonctionnaires du Vatican avaient osé parler de manière totalement irrespectueuse du prétendu pape régnant, presque comme s'il était un antipape. La conclusion évidente était que si ces choses avaient été révélées calmement à un parfait inconnu, cela signifiait que tout le monde là-bas savait tout, et l'avait toujours su.

C'est pourquoi j'estime qu'il est de mon devoir de continuer à soutenir Andrea Cionci, qui continue d'exiger que la vérité sur 2013, l'antipapauté de Bergoglio et le conclave de 2025, qui aurait théoriquement dû rétablir la légitimité de la lignée pétrinienne, soit enfin révélée.

De plus, depuis l'investiture de Léon XIV, le siège empêché de Benoît XVI est devenu encore plus effrayant, surtout pour ceux qui l’ont soutenu jusqu'à hier, et depuis mai dernier, j'assiste à des volte-face et à des attaques organisées contre Andrea Cionci et ses collaborateurs.

Cette partie de l'histoire mériterait cependant d'être relatée dans un prochain article.

 


Traduzione di Louis Lurton

sabato 20 settembre 2025

Un tagliando a domande secche per la politica




L'indeterminatezza e la fluidità applicata ai principi sacri alimentano il caos ideologico e l'anomia. 
Per cui sono d'accordo: sulle questioni cruciali dalle quali dipende la nostra salvezza bisogna tornare al codice binario 0-1, all'IN-OUT, alle domande secche a risposta SI/NO perché le crisi ricorrenti del turboliberismo a raggi ultraviolenti non concedono tempo per sottigliezze, bizantinismi e coloriture retoriche. 

Il nostro Turning Point, il punto di svolta, per omaggiare Charlie Kirk, è stato il 2020, anno in cui si è tentato concretamente di stabilire un unico modello di rapporto potere-cittadino basato sulla sottomissione, sul terrore e, si, sul tradimento di ogni valore patriottico e dove era letteralmente "vietato respirare".  Tentativo che ha minato la nostra capacità di fidarci di una classe politica pericolosamente incline all'aperta ostilità nei nostri confronti.
Ecco quindi, a scopo difensivo preventivo e per allenare la nostra reattività al sopruso "a fin di bene" ma a nostro danno, una modesta proposta per un test di verifica, un tagliando di manutenzione da effettuare periodicamente alla nostra percezione della politica.


Il mio politico/partito di riferimento:


Come vedete non è prevista la risposta "Non So  □ " perché non ce la possiamo più permettere. 
Se avete ottenuto una maggioranza di NO stampate il test e spammatelo a nastro ai vostri politici di riferimento.
Vedrete che sentiment!  

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