lunedì 28 luglio 2025

Siamo già al principio di iperrealtà?

Immagine generata da Grok

 

Accolgo l'invito dell'amico Andrea Cionci ad approfondire il discorso sul rapporto tra principio di piacere e principio di realtà, che lui tratta in uno dei suoi ultimi podcast.

L'argomento è assai stimolante e mi ha ricordato la mia analisi personale di formazione quando esso ne rappresentava il leit-motiv a causa della mia resistenza ad accettare il principio di realtà del dover considerare l'analisi come un lungo e doloroso percorso sulla strada impervia della crescita e non una piacevole passeggiata magari agevolata da troppo comode scorciatoie. La funzione formativa dell'analisi al fine dell'accettazione del principio di realtà l'ho compresa solo molti anni dopo averla conclusa quando, da bambina capricciosa del "tutto mi è dovuto e subito", ho raggiunto infine la ragionevolezza unita alla pazienza, strategia, determinazione e precisione millimetrica di un cecchino.

Per comprendere che nasciamo individui dominati dal principio di piacere basta osservare i bambini come reclamano a suon di urla e strepiti la soddisfazione dei loro bisogni primari. Usciti dall'infanzia siamo però tenuti ad acquisire la capacità di accettare la frustrazione che nasce appunto dall'impatto con il principio di realtà del non poter sempre soddisfare e subito le pulsioni e i desideri. E' un processo normale e assolutamente necessario che comunque si può realizzare, per nostra fortuna e purtroppo per gli psicoterapeuti,  anche senza andare in analisi. 

E' unicamente attraverso l'utilizzo di strategie cognitive superiori che la frustrazione, da rabbia e sofferenza, si trasforma in  progettualità per l'ottenimento di ciò che vogliamo per il nostro bene, nel rispetto delle esigenze altrui perché uno degli scopi del crescere è uscire dall'egocentrismo infantile - che purtroppo nel narcisismo patologico adulto rimane incistato nell'eterna insoddisfazione e senza possibilità di cura.
Imparare a ragionare prima di agire è l'unico modo per trarre il massimo profitto dalle pulsioni naturali della nostra natura umana, concentrando le nostre energie sul soddisfacimento di quelle veramente necessarie alla nostra realizzazione di persone adulte.

Il desiderio d'altra parte non può e non deve essere puramente represso perché resta comunque ciò che alimenta l'azione. Pensiamo alle passioni che determinano le nostre scelte di vita, non solo nel campo delle relazioni amorose e in quello degli studi e del lavoro ma soprattutto delle arti alle quali ci applichiamo. Le muse ci offrono la loro inspirazione solo in cambio dell'offerta continua in sacrificio della nostra energia vitale, che solo la passione può rifornire e rinnovare. Mio padre diceva che la scultura richiedeva uno sforzo fisico pari all'allenamento sportivo più duro e ogni musicista sa quanto sangue richiedano Euterpe ed Erato prima di concederti il piacere del virtuosismo e della padronanza dello strumento per lasciarti libero di dedicarti totalmente a quello sublime dell'interpretazione. 

Ecco quindi la passione unita alla disciplina, allo sprezzo del sacrificio di sé. L'esperienza più nobile che possa toccare all'Uomo perché in quel momento di perfetta unione con Dio che è l'accettazione del dono dell'arte, Egli lo rende partecipe di un granello della sua forza creatrice.  
Il desiderio deve essere domato come un cavallo affinché possa condurci alla vittoria nelle varie battaglie della vita. Se diventiamo spade d'acciaio è perché veniamo letteralmente forgiati dal martello dell'esperienza sull'incudine della frustrazione.

Principio di piacere e principio di realtà non devono quindi essere visti come espressioni di forze contrapposte ma complementari. Le quali, se bilanciate ed armonizzate infine in una personalità consapevole e matura, realizzano l'Uomo e la Donna, superando la limitatezza del maschio e della femmina. Questo continuo processo di trasformazione, di progressione cromatica wagneriana tra le emozioni e le loro conseguenze non si esaurisce con il raggiungimento della maturità ma prosegue tutta la vita, ogni volta stimolato dalle esperienze positive e negative che viviamo, comprese le mutazioni di prospettiva, i cambi di tonalità e le soluzioni armoniche inaspettate.

Non si può non accennare infine al ruolo fondamentale dei genitori in questo nostro processo di uscita  dall'infanzia del tutto subito. Essi sono coloro che ci offrono i modelli ai quali ispirarci e conformarci. Entrambi sono i primi somministratori di gratificazione e frustrazione proprio per abituarci al si e al no. 
La nostra infernale società familicida vuole cristallizzare ognuno di noi in  un eterno bambino al quale venga continuamente detto "fa ciò che vuoi" da quelle che sono delle atroci parodie delle figure parentali, dispensatrici di diritti inutili a fronte della somministrazione di sempre nuove frustrazioni dei bisogni materiali e spirituali essenziali. Eliminata la famiglia come nucleo fondativo della società non viene solo eradicata la civiltà che comprende tradizione, cultura e religione, ma viene cancellato l'Uomo.  Ce ne rendiamo conto? 

L'ovvia conseguenza, per venire al tema dell'attuale cattoanarchia, è che se manca il Papa è perché manca il Padre.  Il Papa è il Padre. Il Papa è il vicario di Cristo, che è anche Dio e Padre. La Grande Madre andina non può sostituire il Padre ma può impedirne il ritorno. 
Se manca il Papa-Padre possono esserci preti che sostengono che "se si vuole davvero qualcosa, quel qualcosa poi si avvera" (quello che il mio analista definiva il pensiero magico di chi vuole negare il principio di realtà). Possono esserci fedeli che confondono la fede con la manipolazione religiosa di gruppo, che è offerta di soddisfazione rapida ma a caro prezzo del desiderio di spiritualità in assenza di un vero ed unico Pastore legittimo. Se ne rendono conto gli una cum purchessìa che la questione è un tantinello più tragica di quanto sembri e che è il caso di svegliarsi? Mi rivolgo anche rispettosamente a Leone XIV.
Ricordo che il principio di realtà dell'attacco alla transustanziazione potrebbe arrivare da un momento all'altro come un fulmine, e poi i pianti e i lamenti non servirebbero più. 
Vedo un grande titolo all'orizzonte: "Vale la pena di sacrificarsi per i cattolici?"

L'ultima considerazione me la ispira l'immagine che ho commissionato per questo post a Grok, il motore IA di "X", al quale ho chiesto di mostrarmi Tommaso d'Aquino, Isaac Newton e Steve Jobs che guardano una mela. L'associazione mi era venuta considerando che la storia dell'Umanità è scandita dalla costante presenza simbolica di questo frutto. Saltando l'ovvio imprinting di Eva, la mela ritorna nella teologia (Tommaso e il principio di realtà come ricordato da Andrea Cionci), nella Scienza (Newton e la forza di gravità, il motore dell'universo, "l'amor che move il sole e l'altre stelle") fino a Steve Jobs, il fondatore di Apple, famoso per il motto "Stay hungry, stay foolish", ovvero "siate affamati, siate folli" ma che questo interessante articolo propone di tradurre diversamente in "siate bramosi di conoscenza restando sempre un po' irrazionali". 

In effetti la citazione, che Jobs trasse dalla cultura alternativa dei suoi tempi, debitrice netta dell'irrazionale ed edonistica psichedelia di Albert Hofmann scopritore dell'LSD e di Timothy Leary, sembra invocare più il principio di piacere che quello di realtà. E potrebbe ricollegarsi anche al lato irrazionale alchemico-magico dello scienziato Newton, designando alla fine come mente più razionale dei tre proprio Tommaso. La Religione è quindi Il Logos, a differenza della Scienza? E ovvio, visto che proprio in questa immagine frutto della cosiddetta Intelligenza Artificiale, quindi di una macchina messa a punto dalla scienza applicata alla tecnica, essa ha inserito un elemento irrazionale e straniante: quella mela sospesa, come sollevata in aria dal pensiero magico del matto Jobs.
Matto nel senso dei tarocchi, ovviamente. Quella figura esoterica che si avventura nell'ignoto, senza paura, con uno sguardo pieno di curiosità e apertura  verso i misteri della natura e dell'Uomo.

L'IA cerca quindi di manipolare semplicemente la realtà o di spingerci a rielaborarla ex novo attraverso un principio di iperrealtà? 

Caro lettore,  quella mela in aria è assurda: se non sei d'accordo devi spegnere il computer.



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