Un partito progressista maturo, che ha superato le sue malattie infantili, compreso l'infantilismo, raggiungendo una buona autostima e che mira a governare addirittura una nazione intera non avrebbe paura. Non temerebbe un movimento d'opinione da percentuali sotto il cinque per cento - attualmente attorno al 3.0% nelle intenzioni di voto - che sotto l'involucro di puro marketing ha forse solo il volatile entusiasmo dei suoi sostenitori e che probabilmente non sottrae voti solo a lui ma anche a destra. Magari cercherebbe di capire cosa, di quel movimento, attira gli elettori, soprattutto giovani. Quali sono i suoi argomenti vincenti. Vedrebbe se è il caso di copiarne qualche idea ed iniziativa, se valide, per attirare a sé il consenso di quegli elettori. Insomma si comporterebbe da adulto razionale e consapevole.
Invece, come ha dimostrato l'ultimo caso, quello delle elezioni regionali del Molise, vinte dal candidato di centrodestra per un venticello di corpo sul PD, il partito democratico, invece di prendersela con sé stesso, come fanno gli adulti, ha trovato subito il responsabile della sua sconfitta, il Grillo espiatorio.
Insomma, il piccolo Piddì ha frignato pestando i piedini per terra e chiedendosi, pieni di pianto gli occhi, come osavano gli elettori italiani di sinistra non votare il meraviglioso partito di Bersani e della Dama Grigia. Stronzi anche loro, sottinteso, come i radicali.
Se perfino la sconfitta nel minuscolo Molise, una regione con poco più di 300.000 abitanti (la popolazione di una città come Bari), riesce ad affossare l'autostima di un grande (numericamente) partito mandandolo in panico per un 3% perso e portandolo a chiedere metaforicamente la testa di un comico pensionatosi in politica, credo ci sia ben poco da fare.
Il bipartitismo in Italia ha prodotto un curioso effetto. Uno dei partiti del duopolio, invece di diversificare l'offerta e tenerci a distinguersi dall'altro, si è quasi completamente identificato con l'aggressore, ovvero con l'impresario di avanspettacolo sceso in politica. Di conseguenza, ragionando ormai in termini di palcoscenico e borsettate reciproche tra primedonne, soffre se un comico gli ruba la scena. Che i due siano uguali e complementari, aggressore ed aggredito, e che ragionino allo stesso modo, lo dimostra il fatto che B., il Barnum del consiglio, applaude Grillo che "porta via i voti alla sinistra".
Non c'è solo avanspettacolo ma anche una mentalità da presidente del Borgorosso Football Club nei due PD (con L o senza) . L'importante non è partecipare ma vincere, se abbiamo perso non è perché siamo delle pippe ma perché ci hanno dato contro un rigore che non c'era, e poi ce l'hanno tutti con noi, e c'è la sudditanza psicologica degli arbitri.
Grillo, con tutto il rispetto per l'entusiasmo e la costanza nel difendere le sue costose idee, può far paura solo a partiti così. A partiti per i quali il problema non sono loro, i loro dirigenti e programmi, sono gli altri che sono grillini.
Verissimo , anche perche il candidato presentato dal PD non è che fosse molto più presentablie di quello del PDL.
RispondiEliminaMa non le hanno fatte lì le primarie ?
Il problema è che il Barnum del Consiglio, come lo definisci tu, ha pochissime idee, ma una di queste è che è meglio una brutta vittoria che una bella sconfitta. Noi anti belusconiani invece siamo molto intelligenti e non ci abbassiamo a queste miserrime considerazioni.
RispondiEliminaProbabilmente riusciremo anche a farlo vincere anche nel 2003.
Saluti
Nevermind
PS: un'eventuale sconfitta nel Molise (l'ennesima di una lunga serie, per di più in una regione a tradizione cdx) avrebbe probabilemnte seminato il panico in casa Pdl, invece così Verdini & co. possono tranquillizzare i peones. Ma questo immagino che lo sai benissimo anche tu.
correzione:
RispondiEliminariusciremo anche a farlo vincere nel 2013.
correzione: di una provincia come Ragusa.
RispondiEliminaRagusa città fa 73000 abitanti.
Baci.
Erasmo
Scusate ma non sono informato,il molisano Di Pietro ha corso col PD?
RispondiEliminami sembra un dettaglio importante
@ Rosso
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/static/speciale/2011/elezioni/regionali/molise.html
Ciao
Nevermind
@ Erasmo
RispondiEliminaHo fatto confusione con la provincia. Chiedo venia.
grazie Nevermind,
RispondiEliminaallora se nemmeno Di Pietro ha salvato il PD in casa sua si può dire che Bersani riesce sempre ad ottenere ciò che vuole ;-)
Grillo, o meglio la Casaleggio, saranno pure un partitino insignificante, ma non vanno presi sottogamba.
RispondiEliminaUna società esperta di tecnologia dell’informazione e web marketing, che decide di occuparsi di politica, rappresenta un progetto eversivo e un pericolo per la democrazia.
La Casaleggio sta portando avanti con successo un esperimento di viral marketing applicato al web che non ha precedenti in Italia.
Si inspirano e collaborano con i loro omologhi americani, il Bivising Group. Per chi non lo sapesse, si tratta di manipolare l’opinione degli utenti a inserendo nei siti più frequentati commenti dei falsi utenti , “i persuasori occulti” (fake persuader) esperti di psicologia e comportamento che si fingono utenti come gli altri, e della cui opinione l’utente medio tende a fidarsi, credendo si tratti di pareri disinteressati di altri come lui.
Dove possono farlo, come sui loro blog, censurano, nascondono, minimizzano tutto ciò che non è allineato con il pensiero che intendono veicolare.
Non gliene frega assolutamente nulla della destra e della sinistra, vendono la loro esperienza al miglior offerente, curano i blog dei comici come dei politici, e creano liste civette come il M5S per influenzare l’esito delle elezioni.
Spargono merda su chiunque quando pensano che sia opportuno per i loro scopi. Di Pietro era un eroe dei grillini quando si serviva della Casaleggio e gli versava 800.000,00 euri all’anno. Quando ha cambiato gestore è diventato casta e corrotto come tutti gli altri. Idem de Magistris.
Se dimostreranno di essere davvero determinanti in altre elezioni, dopo i due colpi messi a segno in Piemonte e in Molise, le loro quotazioni schizzeranno alle stelle. Già oggi il gruppo vale milioni di euro…
Lo sanno tutti, lo sa anche Franceschini, naturalmente, per questo è sbottato.
Sarebbe meglio non parlarne, perché ogni volta che vengono nominati è tutta pubblicità gratis che gli si fa, e non aspettano altro, ma comprendo lo sfogo.
Del resto la Casaleggio sparge merda tutti i giorni sul PD, incitano i loro seguaci a odiare la sinistra. Perché mai un esponente del PD dovrebbe usare dei riguardi verso di loro e chiamare i grillini per quello sono, ovvero degli emeriti coglioni che si fanno plagiare votando a cazzo?
@ Rosso
RispondiEliminail Molise è sempre stata una regione del cdx, del resto Di Pietro (geniale la trovata della "legge Reale 2") sta a sinistra solo per motivi "opportunistici".
Mah, probabilmente mi sbaglierò ma la voglia di perdere di Bersani mi sembra inferiore a quella di buona parte del popolo della sinistra.
Un saluto
Nevermind
Ah, giusto per la cronaca, ieri sera le truppe della generalessa Bonino sono andate a trattare la resa a casa del Barnum. Non risultano al momento reazioni da parte della statista di Bra.
RispondiEliminaSaluti
Nevermind
Al corteo FIOM la Camusso fischiata, Vendola insultato... pensa tu se ci fossero stati gli stati maggiori del PD!
RispondiEliminaVediamo un po’ di fare il punto nave, perché a volte è divertente fare il punto nave, specialmente questa nave molisana che sembra ideata da Phil Dick.
RispondiEliminaIorio (PDL) ha vinto per la terza volta consecutiva una elezione nella quale - per legge - si può partecipare solo due volte. Probabilmente la legge l’ha scritta il mago Otelma e ogni tanto è permessa una magia. Abracadabra!
Ha vinto, Iorio, con il 46,94 %. L’altro, il Frattura (PD), ha preso il 46,15 %. Una differenza del 0,79 %, solo 1505 voti.
Frattura, capolista del PD (e ripeto piddì), che soltanto due anni fa faceva parte del PDL (e ripeto piddielle), è stata la magnifica e lungimirante scelta dei gerarchi piddini per essere assolutamente sicuri di non vincere.
È ovvio che chi mette a capolista del proprio partito un tale che solo due anni prima faceva parte del partito avversario vuole – fortissimamente vuole – non vincere.
Ma un rischio c’è stato, un rischio non previsto: chi ha votato mica lo sapeva da che parte stava il Frattura, e allora il voto disgiunto imperversa: il 12 % dei votanti ha fatto una croce su di un partito di destra e un’altra croce sul capolista della sinistra (sinistra, vabbè!, si fa per dire).
Tempi duri e oscuri questi di primavere arabe e di indignati per strada, si fa di tutto per perdere e invece si rischia di vincere ugualmente: 1505 voti. Solo 1505 voti. Chissà che brivido freddo per i gerarchi piddì a vedersi i lunghi calcoli di inciuccio diligentemente fatti a tavolino quasi andare a gambe all’aria.
Se avessero presentato una qualsiasi altra persona non PDL, una a caso, tipo il ragioner Adelchi Sverzut da Macchiagodena, o la di lui nonna Mafalda, il PD avrebbe tranquillamente vinto: avrebbe convogliato sul capolista i voti di sinistra, quelli che dovrebbero essere suoi di natura, e non i voti di destra di rimbalzo.
Eppoi ‘sta gente, ‘sto popolo testone che vuole cambiare la politica, senza turbolenze, con calma, legalmente votando, non sa che i politici italiani non sono popolo, non sono neanche appieno razza umana, sono indefinibili fluidi semisolidi in doppio petto blu. Fluidi di destra, fluidi di centrodestra e fluidi di semidestra.
Null’altro.
C'è un piccolo particolare, Salazar... Frattura non è stato nominato dai geararchi, è stato eletto con le primarie (unico partito in Italia che fa le primarie: è la democrazia, bellezza). Il fatto che sia un ex PdL non deve meravigliare: qui tutti sono ex qualcosa, e nelle piccole regioni si vota il nome più che il partito. Ognuno ha parenti, amici, conoscenti... insomma le clientele. Il Molise è sempre stata una regione saldamente di destra, la destra ha vinto nelle passate elezioni con largo margine. Già il fatto che abbia perso tutto il margine di vantaggio è una mezza vittoria per la sinistra, se poi i grillini si facevano i cazzi loro sarebbe stata una vittoria completa. Giustamente Berlusconi ringrazia Grillo (e Berlusconi di queste cose è uno che ne capisce, bisogna concederlo).
RispondiEliminaPoi, sul fatto che nel sud Italia prevalga generalmente il voto di destra si dovrebbe aprire una parentesi storica. Il sistema semifeudale dei latifondisti di epoca borbonica ha sempre mantenuto la classe contadina al rango di servi della gleba, truffandoli in tutti i modi. Avete presente Fontamara di Ignazio Silone?
RispondiEliminaIl fascismo, per togliere potere ai baroni locali, fece una politica di tutela civica nei confronti dei contadini, obbligando i latifondisti a rispettare i contratti con i braccianti. Era la prima volta dalla caduta dell'Impero Romano che le autorità imponevano il rispetto dei loro diritti, e questo non poteva non fare un certo effetto; al contrario, l'esperienza di aggregazione sindacale tipica dei lavoratori dell'industria non si è potuta sperimentare, mancando un tessuto industriale degno di questo nome.
@Nevermind
RispondiEliminacerto,Di pietro è opportunista e chi lo accoglie nella coalizione invece che è?un vuoto a perdere?
@Marcello
grazie delle informazioni che dette da un debunker fanno effetto,dette informazioni mi ricordano tanto i finti blogger delle "rivoluzioni colorate"alla Soros e la scelta è ampia visto che ogni nazione ne ha uno di questi movimenti.
@Salazar
è ora di ripulire la cloaca,il come è insignificante
Le primarie? Ma va?!
RispondiEliminaSemplicemente Frattura nel PD non ci doveva entrare, non doveva prendere la tessera e tanto meno partecipare alle primarie.
Regione piccola o grande non importa, è una questione di credibilità a livello nazionale, di etica di un patito, di rispetto verso gli elettori e, perché no, anche di dignità. Politica, ma sempre dignità: non si può continuare a sfregasi con la merda e giurare di rimanere puliti.
E chi gliela ha data la tessera se non i gerarchi, quelli che Di Pietro mica lo hanno fatto partecipare, alle primarie.
A proposito, Iorio, ce l’ha mica una figlia?
scrive oggi Gad Lerner:
RispondiElimina"Nei giorni scorsi, incredibilmente, D’Alema e Bersani si sono dichiarati soddisfatti del risultato conseguito dal Partito Democratico alle elezioni regionali del Molise: 9,8% di voti alla lista, mentre nel 2006 la somma di Ds e Margherita faceva 23,3%.
Siccome la matematica la conoscono bene anche loro, dobbiamo chiederci perchè questi dirigenti del Pd difendono contro ogni evidenza l’esperimento molisano. Stiamo parlando di un luogo in cui ha vinto le primarie il candidato più moderato, proveniente dal centrodestra: Paolo Di Laura Frattura (nella foto), uno dei fondatori di Forza Italia nella regione. Tanto per capirci, è come se a Milano il centrosinistra avesse seguito i geniali consigli di Cacciari e avesse candidato contro la Moratti, anzichè Giuliano Pisapia, un ex come Gabriele Albertini. La facciata sarebbe stata garantita, com’è avvenuto sia pure con minimo distacco a Campobasso. E’ ovvio che con un candidato Pd marcatamente alternativo rispetto alla destra si sarebbe ridimensionato lo spazio dei grillini, il cui successo è stato determinante nel duello eletorale.
Ma una volta avallata per istinto moderato la scelta più di destra (senza peraltro realizzare il sogno di spostare l’Udc dalla propria parte), i dirigenti del Pd hanno tollerato pure la più sciocca delle violazioni dello statuto: una lista mutilata, cioè formata solo di candidati uomini. Si può essere così retrogradi e masochisti in un partito democratico italiano dell’anno 2011? Non ci credevo, ma evidentemente si può.
Ora D’Alema e Bersani fanno finta che sia andata bene in Molise perchè la loro vocazione è a ripetere operazioni simili su scala nazionale. Ve lo ricordate D’Alema nei giorni successivi alle vittorie di Pisapia e De Magistris, quando esaltava senza tema del ridicolo il “modello Macerata”, cioè il capoluogo in cui s’erano alleati Pd e Udc?
Spero che almeno Bersani si sia accorto dell’errore politico compiuto in Molise, anche se non è disposto a autocritiche e nemmeno a un dibattito pubblico sull’accaduto."
io non spero in Bersani, per il resto sottoscrivo
Caro amico Salazar,
RispondiElimina"Semplicemente Frattura nel PD non ci doveva entrare, non doveva prendere la tessera".
Credo che in democrazia si possa cambiare idea. Mi sembra strano negare la tessera di un partito a chi ha cambiato idea. Tra il resto in Italia siamo tutti un popolo di ex: comunisti, socialisti, democristiani ecc.
Ciao Davide
@ Rosso
RispondiEliminaguarda, probabilmente ho torto marcio, ma io sono convinto che pur di toglierci dalle balle il miglior presidente del consiglio degli ultimi 150 anni (con il suo conflitto d'interessi, con le sue amicizie imbarazzanti, col suo codazzo di leccaculo e leccanontidicochecosa) sarebbe utile fare un'allenza in stile CLN. Per cui in quest'ottica (ma solo in questa) mi va bene Di Pietro come mi andrebbe bene persino Fini. Basta che sia chiaro che con i loro 5% non pretendano di venire a dettare la linea a chi ha il 26%.
Ciao
Nevermind
@nevermind
RispondiEliminaio pure posso avere torto ma il mio problema è più grave ,io credo che a questo punto cambia pilota fin che vuoi ma cambi poco perchè noto come le proposte tra i due schieramenti siano identiche e visto che sono impopolari ognuno fa di tutto per lasciare il pallino all'altro.
ci fosse un'alternativa credibile,mi va bene anche il contadino di Campobasso
Davide, i partiti sono associazioni di persone, non sono lo Stato, sono (a volte) soggetti al loro statuto, non alla democrazia. Guarda un po’ il PDL e sappimi dire.
RispondiEliminaMa io sono molto permissivo: se uno del partito avversario (sembra tanto Uolter), uno con tessera e incarichi, vuole entrare nel mio, basta che rimanga 15 anni fuori dal giro, a pensarci su bene bene, poi sarà il benvenuto.
Comunque, quello che hai detto; “in Italia siamo tutti un popolo di ex” (e l’ha detto anche Marcello in modo peggiore: ”qui tutti sono ex qualcosa”), è gravissimo, è la ragione stessa della merda che c’è in politica in Italia oggi.
Un elettore di qualsiasi partito non deve mai (non dovrebbe mai) accettare i politici banderuola. Un elettore vero deve (dovrebbe) esigere dai politici coerenza e rigore, dignità ed etica, e soprattutto dovrebbe esigere che il politico sia in politica per seguire una idea, per fare il benessere del popolo (perlomeno a livello visibile, che sotto il visibile è difficile arrivarci), non per fare il salto della quaglia e perseguire sfacciatamente e visibilmente il benessere di sé stesso e dei suoi sodali: cosa drammaticamente implicita nel dire “tanto sono tutti ex”..
Uno che ha sputato sul PD fino all’altro giorno, come può sputare sul PDL ora?, è credibile?
Quando passerà questa diabolica, autolesionista idea che il politico si debba votare senza poter chiedere nulla in cambio a livello personale e di coerenza forse riusciremo ad avere una classe politica degna di quel nome.
E magari un elettorato composto da gente pensante, non da tappetini che si autodepongono sotto ai piedi del primo furbetto che arriva.
Vedi Salazar, la questione è un po’ più complicata, non è vero che gli elettori sono zerbini dei politici e che votano senza pretendere niente in cambio. Se così fosse, significherebbe che gli italiani sono antropologicamente diversi, dotati di un QI inferiore alla media mondiale, non credo che tu sia convinto di questo.
RispondiEliminaGli italiani, come tutti, votano in vista dei loro interessi e della loro convenienza. Quello che differisce è il COSA venga considerato conveniente, vantaggioso, anzi a CHI porta vantaggio cosa.
Il problema è che gli italiani hanno una scarsa coscienza nazionale, ovvero il loro narcisismo di gruppo non si identifica con la nazione italiana, quindi lo Stato, ma al massimo con il proprio campanile, e più spesso ancora questa identificazione si restringe al solo nucleo familiare allargato, al proprio clan.
I motivi sono complicati e controversi, affondano nella storia e sarebbe lungo discuterne, ma purtroppo è così.
Cosa comporta questo?
Facciamo un esempio: mettiamo che in un comune ci sia il problema delle strade disastrate con tante buche. Se il comune non ha soldi per rifare le strade, tu penserai che la cosa migliore che possa fare il sindaco (o un candidato alle elezioni di sindaco) sia di raccogliere i fondi con una tassa straordinaria e usarli per i lavori di manutenzione...
Ma siamo sicuri che è proprio così?
Chi mi dice che i soldi che pago in più saranno veramente usati per rifare le strade?
Chi mi assicura che tutte le strade saranno riparate (compreso la mia)?
In fondo non è che devo andare dappertutto, a me interessa in modo particolare solo la strada dove abito, quella che faccio tutti i giorni. Se abito in periferia, che me ne frega di riparare le strade del centro, dove vado raramente?
A me (al mio clan familiare) conviene molto di più votare il candidato che abita vicino a me, perché sono sicuro farà qualcosa per migliorare la viabilità delle strade dove abitiamo sia io che lui.
Meglio ancora se siamo imparentati o se abbiamo amici comuni; così potrò parlargli e chiedergli direttamente cosa mi serve, cosa pretendo in cambio del voto.
Capisci che per un familista come me (beninteso, non lo sono veramente, è solo un esempio) è del tutto indifferente il programma elettorale di quel candidato, del partito in cui milita o in cui militava. Ragiono solo in vista degli interessi del mio clan familiare, e mi aspetto che anche il politico che voto faccia altrettanto.
La logica del clan è alla base della nostra economia. Il problema della spesa pensionistica troppo alta e dello sperpero di fondi nei troppi dipendenti statali non è percepito, perché il beneficiario del privilegio “restituisce” i soldi che toglie agli investimenti produttivi aiutando il parente disoccupato, magari anche trovandogli il lavoro con qualche raccomandazione.
Gli effetti del familismo si ripercuote nelle corporazioni, nei monopoli, nell’assenza di meritocrazia (favorisco il parente, non il più bravo), perfino la delinquenza è organizzata in clan familiari.
Per questo mi fanno ridere quegli idioti che pensano di salvare il paese con qualche leggina ridicola, tipo ridurre lo stipendio ai parlamentari o fare la raccolta differenziata.
L’unica soluzione (IMHO) è rompere tutti i privilegi, i monopoli, le baronie con leggi che favoriscano la liberalizzazione e la concorrenza. In regime di concorrenza spietata chi non è efficiente fallisce, non c’è raccomandazione familiare che tenga. Solo così possiamo superare il familismo (amorale). Sarà dura, ci saranno vittime; lo so.
Ma l’alternativa qual è?
tutti i commenti sono interessanti, ma la questione della casaleggio, la è in modo particolare, è una questione che merita approfondimento
RispondiElimina[...] gli italiani sono antropologicamente diversi, dotati di un QI inferiore alla media mondiale, non credo che tu sia convinto di questo.
RispondiEliminaNo, ma pensando che la metà ha votato B per 17 anni di fila e il 25% lo voterebbe ancora oggi, qualche dubbio viene.
In realtà, Marcello, dici le stesse cose che dico io, semplicemente i politici italiani fanno politica per loro, per i loro sodali, per la loro famiglia, per il loro clan o per chi diavolo altri a loro interessa. Mai, e dico mai, per il bene comune di tutto lo Stato.
E allora non sarebbe un bene, e non sarebbe salubre per tutta la popolazione bloccare le transumanze da un partito all’altro in modo di ridurre drasticamente il raggio d’azione degli approfittatori? Non servirebbe neanche una legge, basterebbe un paragrafo nello statuto del partito, un paragrafo da rispettare sempre e comunque.
Esistono molti più elettori che voterebbero un partito ineccepibile nell’etica, Marcello, di quanti i gerarchi PD possano immaginare (tanto per parafrasare Shakespeare), ma il problema è che chi decide queste cose è uguale sputato ai politici transumanti: loro transumano rimanendo fermi, immobili, perché questo immobilismo conviene loro, ai loro sodali e a tutti quelli che sono con loro. Con loro e basta.
Interessante invece è la tua ricetta per migliorare le sorti della povera Italia: a me sembra tanto la legge dellla jungla riveduta e corretta in chiave 1900. Profuma violentemente di un fallimento conclamato che abbiamo già visto e che se applicata ancora vedremo di nuovo. Solo tanto tanto tanto peggiore.
L’alternativa è uno Stato grande e forte, (l’idea reaganiana di uno Stato emaciato e passivo che lasca decidere tutto al mercato è la morte della società civile, come stiamo vedendo), la supremazia della politica (politica sana) sull’economia, cioè regole fatte dalla politica sulle transazioni economiche, non il contrario: interessi economici sulle decisioni politiche.
La statalizzazione di tutti i servizi fondamentali verso i quali il cittadino non ha la possibilità di rifiutarne l’acquisto (un cittadino può decidere di non comprare l’energia elettrica?, l’acqua?, l’assicurazione dell’auto?, il telefono?, etc) riportare le banche al loro scopo primievo, cioè finanziare l’economia, la produzione di beni utili e il conseguente lavoro e benessere che c’è dietro, non perdersi nella finanza selvatica a scapito di tutto e di tutti per far bella figura nei rapporti semestrali e ingrassare i soci, che già fin troppo grassi sono.
E avanti, avanti, ce ne sono ancora di cosa da dire, ma la sostanza è: Abbiamo Sbagliato. Questo modello di sviluppo che abbiamo usato e stiamo usando è sbagliato. Dobbiamo ammetterlo e prendere coscienza della cosa e cambiare finch’è siamo in tempo.
L’attuale crisi finanziaria (finanziaria, non economica, badare bene) non finirà mai se non si cambiano le regole di base. Quelle regole del capitalismo che la caduta del muro di Berlino e la fine del comunismo hanno terribilmente drammatizzato e rese immuni e incontrollabili da qualsiasi controllo politico per una reazione (falsamente ideologica) uguale e contraria a quella comunista.
In realtà il muro di Berlino è caduto da solo sì, ma le macerie sono finite da questa parte, dalla nostra parte, e noi ne stiamo pagando le conseguenze.
@Salazar
RispondiEliminatemevo non rispondessi,temevo mi lasciassi solo nella lotta ;-)
un abbraccio,una stretta di mano e un brindisi con merlot,"muset",e polenta bianca
Esistono molti più elettori che voterebbero un partito ineccepibile nell’etica, Marcello, di quanti i gerarchi PD possano immaginare
RispondiEliminaSalazar, consentimi, questa è una tua supposizione che contrasta con quanto affermato poco sopra. Sul resto del tuo interevento, pensa un po', sarei persino d'accordo....
saluti
Nevermind
Sì, contraddittorio se ragioniamo in senso assoluto, ma non ragioniamo in senso assoluto: non tutti gli italiani votano per il bene comune e non tutti gli italiani per avere un tornaconto personale o di clan.
RispondiEliminaEsiste una gran quantità degli uni e una gran quantità degli altri (e vivamente spero che gli uni siano in numero superiore agli altri): un partito deve dire e far capire chiaramente ai suoi elettori come vuole che siano, loro, i propri elettori.
Guarda i numeri, Never, ha votato il 59,79 %.
Ora, qualcuno non sarà andato a votare causa emorroidi incandescenti o altri fattori invalidanti assai meno dolorosi, ma tanti - sono sicuro - non ci sono andati perché semplicemente schifati dalla politica in generale.
È lì che doveva pescare il PD, con un messaggio netto e chiaro di etica e di antitesi alla destra, magari anche dicendo qualcosa vagamente di sinistra, non facendo entrare dalla porta principale un ex degli altri, uno che baciava B alla francese fino al giorno prima.
Che cavolo di messaggio etico è stato quello?
@ salazar, una discussione tra socialismo e liberismo ci porterebbe molto lontano, non basterebbe un'enciclopedia, figuriamoci un post.
RispondiEliminavorrei solo offrire uno spunto di riflessione: i pirati.
Intendo i pirati dei Caraibi, quelli con la bandiera con il teschio.
Condannati da tutti gli Stati e tutte le Chiese, vivevano esclusivamente tra di loro, al di fuori di ogni legge sia morale che civile. Unico scopo del loro sodalizio: unirsi per governare una nave allo scopo di arricchirsi e niente altro. Ogni nave pirata era uno stato capitalista in miniatura, laico e liberista...
Come si viveva a bordo delle navi pirata?
- democrazia: il capitano e il cambusiere erano eletti con il suffragio di tutto l'equipaggio.
- meritocrazia: chi non assolveva bene i suoi compiti era immediatamente sostituito, i meritevoli promossi.
- welfare: i pirati mutilati e feriti negli scontri avevano diritto a una percentuale più alta del bottino e venivano assistiti
- uguaglianza: tutti i pirati erano uguali tra di loro, senza distinzione di razza, religione, lingua. (e questo accadeva nell'epoca in cui il papa giustificava la tratta degli schiavi e si chiedeva se i negri avessero l'anima oppure no)
- libertà: nessuno era costretto a fare il pirata, e poteva dimettersi quando voleva.
La comunità dei pirati viveva secondo standard di democrazia e di convivenza civile molto più alti di qualsiasi altra società dell'epoca.
Si, va bene, assaltavano le navi mercantili, ma uccidevano solo chi faceva resistenza... e comunque tutte le società civili hanno sempre usato la guerra come mezzo di affermazione economica.
ok e allora?
allora niente, non erano filosofi, non conoscevano Marx, non erano religiosi... agivano così per un solo motivo: per egoismo, perché quello era il modo di fare più conveniente, più efficace, più vantaggioso per tutti.
Quando vi chiedete perché è crollato il muro di Berlino seppellendo il comunismo, perché la gente stava meglio a ovest che ad est, invece di perdervi in astrusi teoremi ideologici e profonde considerazioni morali, pensate ai pirati, alla loro economia.
@ Marcello
RispondiElimina???
Non so cosa rispondere, non vedo ne nessi ne agganci ai miei post: le società primitive o piratesche (descritte abbastanza in rosa, direi) erano società primitive o piratesche, non credo che l’Italia del XXI secolo rientri nelle due categorie. Come sommare mele e cipolle, di nuovo direi.
E comunque papa Paolo III Farnese ha decretato (bolla “Veritas Ipsa”) che neri e indios possiedono un’anima immortale e (forse) possono andare in paradiso già nel 1537, moltissimi anni prima delle eroiche scorribande piratesche.
va bene, allora la metto in un'altro modo:
RispondiEliminahai scritto: "L’alternativa è uno Stato grande e forte"
ok, allora fammi un esempio di "stato grande e forte" che abbia avuto successo, dove ti piacerebbe abitare.