Quest'immagine, postata da un sacerdote spagnolo su Twitter, che mostra la devastazione interna prodotta dal rogo del tetto della Cattedrale di Notre Dame a Parigi il 15 aprile scorso, mi ispira qualche osservazione sparsa, a fuochi spenti, su questo recente avvenimento e su alcuni suoi elementi simbolici. Consideratele libere associazioni, suggestioni, da prendere sempre con beneficio di inventario.
Fuoco fatuo?
Poteva essere l'undici settembre francese e invece è stata solo 'na fumata 'e sigaretta.
Chi ha vissuto l'evento in diretta avrà provato come me dolore per la profanazione portata dal fuoco su un luogo così sacro al cristiano (ma al contempo assai esoterico per l'alchimista, come si addice alle cattedrali gotiche e soprattutto a Notre Dame) e soprattutto ansia; ansia per qualcosa di imminente e devastante.
Alzi la mano chi, notando le due torri insistentemente inquadrate, non ha pensato ad un loro crollo in diretta, magari con polverizzazione totale della dura pietra (calcare luteziano) della cattedrale, spiegata da Attivissimo con la presenza di una fiamma ossidrica o sigaretta di troppo? Si, è vero, è crollata la flèche, la guglia, perfettamente inquadrata in primo piano dalla telecamera, ma non è stato granché, diciamolo. Un Godard di nicchia, più che un blockbuster hollywoodiano catastrofico.
Alla fine, il rogo limitato al tetto ha lasciato un retrogusto più di teatro che di catastrofe e, a distanza di una ventina di giorni, il tutto appare comunque già archiviato e dimenticato. Perché?
Fulcanelli o zolfanelli?
Il teatro lo hanno iniziato i media, come al solito, mandando i soliti seminatori di spin e spigolatrici di frame in modalità undici settembre per creare ansia e aspettativa di qualcosa di grosso (un clamoroso attentato?) da seguire in diretta, mentre allo stesso tempo ripetevano ossessivamente che non si trattava di incendio doloso. Il che è il modo migliore per convincere chi ascolta che si tratta proprio di dolo.
A rigor di logica e per principio di precauzione, quando un edificio brucia, a maggior ragione un monumento o un luogo di culto, tutte le ipotesi sull'origine dell'incendio rimangono aperte fino a conclusione delle indagini ufficiali ed è questo che va detto agli ascoltatori, non che "dobbiamo accettare questa distruzione inevitabile", come ho sentito, più o meno. Del resto non era la prima chiesa che prendeva fuoco o veniva profanata ultimamente in Francia e non possiamo certo dire di stare vivendo tempi dediti alla pura contemplazione della beltà nella pace degli angeli, circondati da creature che spargono love-love-love.
A pochi minuti dall'inizio delle fiamme non si può dire che si esclude la pista dolosa, che "per forza, lì è pieno di legno", se non si è addestrati a doverlo dire, come se si dovesse proteggere il Nerone di turno da chissà quale colpa.
Sarebbe il colmo che l'incendio di Notre Dame fosse stato realmente casuale o al limite colposo, ma che la sua copertura mediatica, per una botta di abitudine, sia stata gestita come una false flag. La realtà romanzesca.
La legge del nove
Si nota nell'immagine dell'interno della cattedrale come il crollo delle travi lignee del tetto non abbia toccato l'altare della tradizione ma abbia praticamente distrutto solo l'altare del Novus Ordo, ovvero l'altare più prossimo e rivolto verso i fedeli, voluto dalle nuove disposizioni liturgiche promulgate da Paolo VI esattamente il 3 aprile 1969 con la costituzione apostolica Missale Romanum. Un cinquantenario quasi spaccato. Il caso che imita la celebrazione della ricorrenza. Resta da capire, escludendo il segnale divino, da quale delle due parti contrapposte notoriamente in lotta e suggerite dalla dicotomia tradizione-nuovo ordine provenga l'ammonimento.
Che bella cattedrale, sarebbe un peccato se prendesse fuoco.
Notre Dame ha vissuto tempi peggiori di questi. Soprattutto durante la Rivoluzione, quando fu trasformata in Tempio della Ragione e ci fu chi, il filosofo Saint-Simon, voleva acquistarla al solo scopo di demolirla. Anche durante la Comune fu oggetto di saccheggi e spesso nella sua storia si trovò in condizioni di grave decadenza e bisognosa di restauri.
Subito dopo il rogo dei giorni scorsi è partita una strana, per tempestività, colletta da parte di alcuni danarosi pavoni della finanza e perfino la zia Scrooge BCE ha promesso di devolvere una grossa somma per i poveri gargoyle abbrustoliti, addirittura un miliardo di euro. Somma che i bambini greci affamati si sognano.
Questa pelosa carità ha fatto pensare che dietro al rogo vi fosse una manovra per togliere di mezzo il rudere medioevale pieno zeppo di significato essoterico ed esoterico e sostituirlo con qualche opera architettonica moderna acefala con annesso centro commerciale. Del resto un progettino di copertura del tetto in vetro, con flèche anch'essa di cristallo (e perché non una copertura mobile stile campo centrale di Wimbledon?) è stata pubblicata su vari giornali. Vade retro, archistar.
Ipotesi non da escludere ma che, se fosse vera, risulterebbe ancora più terrificante, nel suo arido materialismo da sterco del demonio, di qualunque "vendetta templare".
Il tetto
Perché (se l'incendio è stato appiccato) ha bruciato solo il tetto, e il tetto l'hanno lasciato bruciare bene bene affinché tutti vedessero?
Il danno non è poco. Un edificio privato del tetto, scoperchiato, privato del suo cielo, è reso molto più debole ed esposto alle intemperie.
Se vi è simbolismo nel gesto, si può intendere il tetto anche come vertice, come sommità di una gerarchia, come apice della Chiesa? E' la rappresentazione di una chiesa che non ha più di fatto un "tetto" e che è prossima alla distruzione?
Si tratta di una rivalsa della tradizione sul nuovo ordine, come significherebbe la distruzione dell'altare moderno? Oppure c'è un tetto, fragile rispetto alla pietra perché di legno antico, che ancora resiste ma che brucia improvvisamente il giorno prima del compleanno di Benedetto XVI?
Oppure il libro di pietra, la cattedrale dai mille simboli raffigurati, ha in qualche modo parlato anche altri linguaggi noti a pochi?
La Grande Natura
Infine una curiosità sul significato ermetico di Notre Dame che traggo da questo articolo.
Sul transetto sud vi è questa dedica:
«Anno Domini MCCLVII mense Februario idus secondo hoc fui inceptum Christis genitus honore kallensi lathomo vivente Johanne Magistra.»
ovvero:
«Nell'anno del Signore 1257, il secondo giorno delle idi di Febbraio, quest'edificio è stato dedicato alla Madre di Dio da Mastro Jean, il cavapietre di Chelles.»
Secondo la cabala fonetica, il significato esoterico sarebbe questo:
«A mezzogiorno pesa e misura (la materia prima). Purifica e sapara. Consacra il crogiolo generatore, libera con prudenza lo spirito imprigionato nella materia. Vivificalo con il fuoco e(tramite lui) giungi alla Grande Natura.»
Siamo sicuri che, ai nostri giorni, la raccomandazione degli alchimisti di liberare con prudenza gli spiriti imprigionati nella materia, sia ancora valida? La sensazione è che ci sia chi accende fuochi in presenza di ossigeno libero. E che si voglia dar fuoco, dopo a quelli di carta, ai libri di pietra.
P.S. Dimenticavo. Ora vanno le chiese multikulto, come questo troiaio a Berlino. Mentre bruciava Notre Dame prendeva fuoco anche la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. Poi c'è stata la carneficina in Sri Lanka in una chiesa e ieri a San Diego è stata attaccata una sinagoga. Non c'è bisogno del pallottoliere.
Non resta che aspettare.Se si tratta di un sogno archistar, una "vendetta templare"da immobiliarista al vertice,lo vedremo entro una decina di anni.Gli investimenti vanno programmati con un discreto anticipo.
RispondiEliminaleoross