Domenico Rambelli, "Fante che dorme" |
IN MORTE DELLA SECONDA REPUBBLICA.
In fondo la fine della seconda repubblica assomiglia a quella della prima, ossia è stata preannunciata da un'operazione di manipulitismo forcaiolo e poliziesco; solo che stavolta ha agito al contrario, al fresco si è preferito rinchiudere preventivamente non i corrotti ma il popolo, affinché si decidesse a collaborare a compiere attivamente il proprio designato tragico destino. Trent'anni fa la carcerazione come arma di persuasione servì a spazzar via il complesso politico-industriale che aveva gestito i primi quarantacinque anni di una fase espansiva e di accumulo di capitale in un paese sconfitto dalla seconda guerra mondiale tanto quanto il Giappone e la Germania, ma lasciato autoconvincersi di aver vinto qualche bambolina alla riffa della guerra fredda, e che, nonostante la rimozione chirurgica quasi totale dei propri attributi di sovranità, si era permesso di diventare un paese insperatamente ricco. Troppo, perché il denaro rende liberi.
Dopo la demolizione della prima repubblica ancora dotata di fondamenti di concretezza: cemento, mattoni, acciaio, sudore e soldi veri, dovendosi inaugurare un periodo di progressivo trafugamento con destrezza delle ricchezze accumulate dall'Italia, per non disturbare coloro che stavano scavandosi la strada verso il caveau, fu instaurato un bipolarismo fantoccio, manciuriano, risultato di una sopraffina psyop; la blasfema rappresentazione della dialettica politica affidata a due parti contrapposte ma facenti parte di un unico corpo. Una divinità bifronte da adorare per i prossimi decenni ed alla quale sacrificare le proprie anime, possibilmente assumendo oppio televisivo che ottunde e stordisce e non fa sentire dolore.
Da una parte i basisti della sinistra. All'inizio ciò che restava del PCI, gli unici salvati dalle acque limacciose della corruzione partitica endemica (e gli omini rossi au bon coeur non hanno ancora capito il perché di quella insperata immunità), incaricati di portare a termine la finanziarizzazione della lotta di classe e colorare di fucsia il barbone di Marx, per auspicare la perfetta cacotopia ultra-alienante della sinistra radicale del denaro virtuale, dei sessi fluidi e dell'ibridazione coatta con il non-umano. Sinistra diluitasi progressivamente nella parodia veltronista dei democratici americani, in attesa della presa in carico della sinistra fabiana della zampata finale. I sinistri che più borghesi non si può, quelli che nei film di Sorrentino si prendono sul serio fingendo di percularsi. I conformisti che più conformisti non si può, abitanti mansueti del paese dell'antifascismo reale, terrorizzati dalla messa in discussione dell'ortodossia del politicamente corretto ma incapaci di capire cosa il capitalismo dei padroni stia facendo loro in quel preciso momento, proprio all'interno del loro corpo.
Dall'altra parte della scacchiera, stesse pedine delle quali cambia solo il colore, la parodia cialtrona del capitalismo italiano medio e della sua borghesia di riferimento. Non più Mattei (Enrico), visioni distributiste e difesa delle vere istanze sociali, bianche o rosse che fossero, ma un liberalismo Kansas City che delocalizzava al Nord l'Alberto Sordi del maccarone del primo dopoguerra dell'Operazione Husky, sublimandolo nell'Alberto Nardi imprenditore fallito e cialtrone che dipende dalla moglie ricca (l'Europa?) e può sperare solo, come un'avvoltoio, di prosperare dalla sua morte.
Il cumenda, i bauscia dal milanese spetascià e una specie di sorcina in tailleur che parla come la Cortellesi in "Come un gatto in tangenziale" è l'idea finale, o meglio terminale, di "Destra" che hanno avuto per l'Italia gli sceneggiatori hollywoodiani del cinepanettone vivente della seconda repubblica.
Nel paese pilota della realizzazione del mondo nuovo cacotopico, il bipolarismo fantoccio e fasullo secondorepubblichino, basato su interessi esterni se non francamente alieni e ostili, alimentato sulla base dell'unico principio occulto del gatekeeping multiforme e autorinnovantesi in sempre nuove versioni e confezioni, aveva bisogno di una campagna elettorale permanente con la quale appassionare le due fazioni apparentemente contrapposte ed inconciliabili, in realtà da sempre trombamiche, con il metodo già utilizzato per la fidelizzazione dello spettatore alla telenovela, sperimentato negli anni ottanta dalle tv commerciali.
La politica diveniva quindi sostituta del calcio, già sostituto della guerra, sublimata nella finzione televisiva per tenerci impegnati nel gioco di ruolo della democrazia liberale e soprattutto non disturbare gli scassinatori durante la partita. Il mondo per il quale Silvio Berlusconi era il personaggio ideale.
IL GATTOPARDO E I SUOI GATEKEEPER.
Per controllare il risultato della partita "perché nulla cambi veramente" in un paese a sovranità limitata ma poter animare comunque la democratura, occorre che siano disponibili in panchina giocatori sempre freschi e pronti per il gatekeeping, anche per far riposare i titolari.
L'idea che il primo partito gatekeeper della repubblica sia stato il M5S è errata. Per offrire un quadro completo del fenomeno legato al mantenimento da parte delle vestali di turno del fuoco sacro della nostra sovranità limitata, offrendo periodicamente al popolo l'illusione che qualcuno possa cambiare le cose, bisogna risalire ai primordi dell'Uomo Qualunque di Giannini e poi al Partito Radicale, propugnatore di ogni dissoluzione appunto di sinistra radicale e poi un giorno, improvvisamente, mutato in una variante iperliberista e superatlantica "di destra" che mimava la parabola dei neocon passati dal trotskismo all'ultracapitalismo. In questo caso sono gli omini verdi a non aver ancora capito il perché di quella conversione a U.
Il gatekeeper spesso viene smascherato dall'uso di terminologie e metodi di gestione politica non autoctoni, in specie angloamericani, ovvero padronali. Direi che l'inglese è quasi il marker del gatekeeping. Il "meetup" del movimento originario di Beppe Grillo, ad esempio, derivava dal nome di un social network nato dopo l'undici settembre, utilizzato dal candidato democratico Howard Dean durante le primarie del 2003. Così come il "caucus", che sento purtroppo citare ultimamente nelle file dei dissidenti in corsa alle prossime elezioni dietro ad insegne con troppo arancione. Abbiamo già il termine "assemblea" e l'uso del linguaggio e dei simboli è sempre importante e mai casuale.
Non può non venire in mente inoltre il "contratto con gli italiani" di Silvio Berlusconi nelle elezioni del 2001, preso pari pari dal "Contratto con l'America", il manifesto elettorale dei Repubblicani durante le elezioni parlamentari statunitensi del 1994.
Curiosamente non si pensa mai a Forza Italia come gatekeeper ma in fondo nacque dal nulla da una campagna pubblicitaria geniale basata sul teaser, recitò per vent'anni la farsa della "lotta al comunismo" all'insegna del patto del noli me tangere reciproco con i "comunisti" e al momento opportuno si fece da parte per far governare finalmente i tecnici alla Mario Monti, per poi ritornare in perfetta mansuetudine ad offrire i ministri all'altezza e alla bassezza della situazione covid, in comunione di spirito e di corpo con il socio leghista
Già, la Lega. A parte il ruolo di disturbo ai limiti dell'eversione dei primi tempi, con le minacce secessioniste e i vagheggiamenti di vietnamizzare l'Italia separando un Nord prosperoso (oggi diremmo cacciavitaro) da un Sud da dare in gestione alle mafie, fu proprio su proposta leghista che, all'interno di una revisione della legge sui "reati d'opinione", nel 2006 fu approvata (governo Berlusconi e PdR Ciampi) la depenalizzazione se non abrogazione di una serie di reati contro l'integrità dello stato.
Allo stesso tempo, la Lega ha sostituito Berlusconi come spauracchio del fascismo e del razzismo ad usum piddini, intestandosi la lotta di pancia contro l'immigrazione, e ha cavalcato abilmente alcune battaglie, come quella per l'uscita dall'euro, poi inspiegabilmente abbandonata quando su di essa aveva costruito un notevole consenso e ne era diventata punto di riferimento. E' il partito delle promesse mancate, in quanto non siamo mai usciti dall'euro, non vi è stata la secessione, gli immigrati continuano ad essere deportati in Italia ai ritmi di sempre; quando stava finalmente governando ha preso il pallone, l'ha bucato e se n'è andata e il suo ruolo di opposizione ai successivi governi piddinocentrici è stato irrilevante, se non connivente.
L'ECCEZIONALITA' PERMANENTE E IL PUNTO DI NON RITORNO.
Inoltrandosi nella selva oscura della gestione della pandemia, divenuta colpo di stato permanente, la politica italiana ha raggiunto un punto di non ritorno. Si è trattato di una cessione dell'anima propria ed altrui, della lucida scelta di un percorso irreversibile e collettivo di dannazione. Il male perpetrato sul popolo, che solo un tribunale potrebbe giudicare se frutto di ignavia o "cristallina volontà di nuocere", per citare il Pedante, non è in ogni caso di quelli emendabili dagli uomini. Ci penserà il Dio del Vecchio Testamento, a suo tempo.
Eppure nel Panopticon Italia, dopo due anni e mezzo di alternanza tra domiciliari e libertà vigilata per tutti, di 41 bis per una consistente fetta di noi "disertori" e di braccialetto elettronico e obbligo di firma per chi accettava la logica carceraria del capitalismo della sorveglianza come male necessario a sconfiggere una pandemia credibile come la buona fede di chi l'ha cavalcata e volutamente malgovernata, il Gattopardo ci concede graziosamente ed inaspettatamente il rito orgiastico del voto. Come niente fosse stato, come se nessuno fosse stato perseguitato e danni incalcolabili fossero stati provocati.
Con quale coraggio, direte voi, ci chiedono con il sorriso da stronzo sui pochi manifesti affissi, di legittimare tutto ciò che di illegittimo ci hanno fatto, si suppone al fine di poter continuare ad infliggerci in futuro violenze che, a quel punto "avremo noi richiesto"?
Con il coraggio di chi è convinto di aver ormai rinchiuso le bestie nel recinto e di poterne fare ciò che desidera, perché la sua salvezza è dipesa dal numero di capi che è riuscito ad acchiappare ed imprigionare e Moloch ora è abbastanza soddisfatto ma non del tutto.
LA POLITICA DI NARCISO. SE LO CONOSCI LO EVITI.
E' utile a questo punto cercare di capire perché il rapporto tra gli attori del bipolarismo fantoccio sia degenerato fino a diventare quello prettamente sadiano tra vittima e carnefice.
Questi tempi non solo di guerra ma di Rivelazione apocalittica, stanno facendo cadere tutte le maschere che nascondevano il vero carattere sociopatico del capitalismo delle multinazionali. In particolar modo abbiamo potuto finalmente notare, grazie alla TV ma soprattutto ai social, l'impressionante incidenza del carattere narcisistico nei ranghi degli amministratori della cosa pubblica. Una tale ricorrenza e frequenza da far pensare che la politica post-ideologica abbia cinicamente ricercato e trovato nel soggetto affetto da disturbo narcisistico della personalità il suo attore e candidato ideale e nella relazione tossica tra narcisista e dipendente affettivo la sua dialettica - se mi concedete il gioco di parole - di elezione.
Il narcisista patologico è un sociopatico incapace di empatia. E' manipolatore, è un vero e proprio vampiro dell'energia altrui, pretende assoluta devozione ma non dà nulla in cambio. Generalmente invidioso e consapevole dei suoi limiti, è tuttavia intollerante alle critiche, sia nella variante istrionica e palese che in quella passivo-aggressiva e nascosta. In entrambi i casi è tuttavia soggetto da evitare in quanto abusante.
Il narcisismo patologico in politica non crea un rapporto sano e autorevole di reciproco rispetto tra rappresentante e rappresentato ma appunto una relazione tossica e psicologicamente abusante di tipo autoritario tra manipolatore e manipolato. Come avviene nelle relazioni private e nei contesti settari, l'elettore sarà inizialmente catturato con promesse e moine, con quello che si definisce "love bombing"; verrà poi sottoposto ad un vero e proprio condizionamento operante fatto di rinforzi intermittenti dare/togliere che lo destabilizzeranno e infine verrà denigrato, ignorato e poi scartato, soprattutto se oserà mettere in discussione il dogma. Lo scopo è ottenere la passività assoluta della vittima ed il controllo totale su di essa fino a costringerla ad assumere quel cucchiaino di merda che invece piagnucolano di aver dovuto subire loro per colpa nostra.
Il narcisismo patologico è del resto il veleno che ci viene inoculato ogni giorno attraverso i social, veri e proprie fabbriche a pieno regime di vittime e manipolatori. Tutti noi siamo spinti a metterci in mostra, ad idolatrare la nostra immagine fino ad innamorarcene, ad indossare maschere, a crearci identità fasulle ed intercambiabili e, quel che è peggio, ad abusare psicologicamente degli altri, ad indulgere nella pratica del "silenziare" e del "cliccare", che sono l'equivalente del silenzio punitivo e dello scarto narcisistico.
Dopo averci immersi in questo bagno di veleni, alla fine il Sistema ottiene due tipi di soggetti perfettamente imprigionati nel meccanismo tossico: il narcisista prigioniero di sé stesso e la vittima prigioniera del narcisista. E' veramente difficile potersi sottrarre personalmente a questo tritacarne ma almeno, conoscendo il modus operandi e riconoscendone i primi segnali, possiamo difenderci rifiutando la trappola.
LA CAMPAGNA ELETTORALE A CARICO DELL'ELETTORE.
C'è un'altra questione che emerge in questa campagna elettorale virtualizzata e che conferma quanto detto sopra.
Il Gattopardo ci concede di metterci in fila per avallare altre cambiali in bianco, sottoscrivere altri derivati sintetici ma abbiamo solo due mesi di campagna elettorale perché, come sappiamo, non è sano riflettere troppo a lungo sulle decisioni importanti. E, soprattutto, saranno due mesi di campagna elettorale autogestita in caciara sui social di rito antico e accettato, per poter entrare con gli occhialoni della realtà aumentata nel metaverso della democrazia rappresentativa che sembra proprio vera, tanto è realistica.
Sappiamo che la politica vera è in presenza, si ha bisogno di vedere, sentire ed annusare sodali ed avversari.
Poster, volantini, comizi, attivismo porta a porta e manifestazioni una volta costavano. Grazie ai social e alla gestione tossica e settaria della dialettica politica, il bipartitismo fantoccio può trasformare gli stessi elettori in fanatici propagandisti a costo 0, da ringraziare con un videino di love bombing e qualche parolina dolce che però impegna ad una fedeltà assoluta, pena lo scarto.
La perdita della lucidità nel giudicare i propri politici di riferimento, perfino in una situazione di non ritorno dalla dannazione come quella attuale, è quanto di più nefasto possa accadere, perché finisce per farci avallare "per amore" e legittimare con la sacralità del voto democratico ogni loro azione. Per timore di perderne l'approvazione (cosa che comunque inevitabilmente accadrà perché la cifra del manipolatore è la menzogna e il contratto è nullo), accetteremo di farci loro docili "scimmie volanti", ovvero chi trascende il ruolo di attivista diventando una sorta di medium che parla e agisce per bocca del narcisista, restando progressivamente privo di opinioni proprie e ripetendo solo gli slogan del gruppo di riferimento.
CHE FARE?
Cosa faranno le umane bestie spinte nel recinto? Andranno mansuete al macello o si ribelleranno? Quali opzioni hanno per bucare una politica dal copione già scritto ed imparato a memoria da protagonisti, generici e comparse? Un nuovo contratto con gli italiani tutto fatto di clausole in piccolo che loro devono solo controfirmare, come la sciura Elvira moglie dell'Alberto Nardi di cui sopra? La metteranno gli italiani la "firmètta" come pura formalità sull'ennesimo prestito a fondo perduto ad una classe politica ormai infestata dai ditteri della propria putrefazione?
A parte coloro che voteranno per appartenenza, per devozione o per calcolo, si sono già fatti sentire i turonasisti, i gatekeeper involontari dal fronte dell'elettorato, che vengono fuori dalla scatola del Grande Gattopardo ad ogni elezione affinché recitino con passione il migliore spot elitario contro il suffragio universale. Imporre il menopeggismo senza saper dare una definizione di peggio.
Ci sono poi gli astensionisti che offrono analisi interessanti sul significato politico di portare ad evidente delegittimazione un governo che pretendesse di rappresentare legalmente, soprattutto in un consesso internazionale, la minoranza della minoranza dell'elettorato, autocertificandosi in pratica come dittatura conclamata.
C'è il voto di protesta, la distruzione creativa a mezzo del linguaggio che potrebbe comunicare al presidente del seggio cosa pensa veramente l'elettore della partitocrazia in generale o di un candidato particolare.
C'è il tentativo quasi eroico, visto il pochissimo tempo a disposizione, di approntare nuove liste e raggruppamenti che dovrebbero andare a riempire idealmente il vuoto cosmico lasciato dalle opposizioni narcisistiche nella rappresentanza degli italiani che non si riconoscono nelle azioni degli ultimi governi pandemici. In questo campo bisogna osservare attentamente e possibilmente con occhio critico le diverse offerte ma, proprio perché questa volta non ci fidiamo più, dovremo prestare attenzione ad ogni sintomo di possibile gatekeeping, soprattutto se lo riconosciamo come eterodiretto dai soliti burattinai "colorati".
C'è infine ancora l'incertezza, il non sapere cosa fare, ed è l'atteggiamento migliore. Prendiamoci tutto il tempo a disposizione, soprattutto per profilare con attenzione ogni proposta e cercare chi ancora è in grado di offrire un onesto contributo alla causa.
Per una nuova politica e un nuovo sistema di idee, progetti e azioni, temo che potranno derivare solo dalle macerie di questo sistema destinato a crollare e per realizzarli occorreranno tempo, lacrime e sangue.
Non do quindi infine suggerimenti né indicazioni, salvo quelle che possano aiutare ad identificare in tempo quei segnali di manipolazione nel rapporto tra elettori e politici che ormai non devono più essere tollerati. E' già abbastanza insopportabile e offensivo il didatticismo del clero intellettuale e mediatico, manipolatore indisturbato del pongo cerebrale di un popolo visto come insieme di scolaretti ottusi e svogliati, capaci solo di copiare il compito dal quaderno del compagno dieci minuti prima di entrare in classe e terrorizzati dal bagliore delle proprie sinapsi, preferendo rispecchiarsi in quelle oscure dei loro instancabili ingannatori. I politici si sono presi troppe libertà con noi e noi ce le siamo prese con loro. E' tempo che torniamo a darci del lei.
Per cui queste mie sono da considerarsi solo riflessioni sui temi della libertà di coscienza e decisione, della difesa dalla manipolazione ed un invito a chiunque prenderà una qualunque decisione in merito alle elezioni a ragionare solo ed esclusivamente con la propria testa.
L' unica cosa sicura è che se ci fanno votare "prima" è perché conviene ai LORO piani . Molto probabilmente LORO hanno bisogno di un parlamento più "sicuro" dell' attuale per "portarci in guerra".
RispondiEliminaMa non avevano già un parlamento ben azzerbinato alla " narrazione Covid "? La differenza non sta quindi nel "parlamento" ma nell' atteggiamento popolare; gli italiani infatti si sono bevuti la "narrazione Covid" ( e solo per questo il "parlamento" gli è "andato dietro") ma non si berrebbero la "narrazione di guerra" ( la guerra fa SEMPRE schifo ) quindi a LORO occorre prima dell' autunno un "nuovo parlamento" di NUOVI miracolati che , per godersi la loro "vincita alla lotteria" voterenno di tutto peggio di chi li ha preceduti.
E da questo tritacarne non se può uscire con i soliti "-ismi" italici,E' colpa nostra se siamo il laboratorio globale di tutte queste nefandezze perché purtroppo è sempre vero che "l' elite è lo specchio del popolo ( e viceversa)" e "la democrazia" non sposta il problema ( ma può anche aggravarlo come vediamo da decenni) perché ,come sarcasticamente scrisse ( il fabiano) G.B. Shaw: " la democrazia è quel sistema politico che ci assicura che nessun popolo potrà mai essere governato da qualcuno migliore di lui "
Complimenti, solo applausi
RispondiEliminaBellissimo pezzo spunto di riflessione. Grazie
RispondiEliminaStanding ovation, Barbara!!
RispondiEliminaPersonalmente sogno una percentuale di votanti sotto il 50%.
Salvatore Genovese
Sarebbe bello potersi prendere tutto il tempo per valutare e pensare, nell'incertezza. Ma il tempo stringe, le nuove coalizioni "antisistema" (si spera per davvero) stanno raccogliendo le firme e bisogna scegliere in fretta. E' l'ultimo tentativo che facciamo per uscire pacificamente da questa situazione. Un tentativo disperato, con infinitesimali possibilità di successo (siamo nell'ordine del miracolo), ma credo valga la pena di farlo.
RispondiEliminaSara, Ferrara