sabato 13 luglio 2024

NO LOGOS. OVVERO "SE ABBIAMO FRANCESCO E' COLPA DI BENEDETTO"

 



Nel 2017 scrissi a commento di questa curiosa immagine:

“Con questi manifesti è stata tappezzata Roma. Ad uno di essi è stata addirittura aggiunta una scritta: "Abusivo". Non si sa a chi riferentesi, se a Bergoglio o al manifesto in sé. Si ignora chi sia il Pasquino e chi abbia finanziato l'operazione, ma la fronda contro il Papa Onoub sta crescendo. Consiglio di tenere d'occhio il fronte Wikileaks, perché iniziano già a trapelare collegamenti imbarazzanti tra l'ex amministrazione Obama, il cucuzzaro Democrap dei vari John Podesta e soci e il solito George Soros, circa le misteriose dimissioni di Papa Benedetto XVI, nei giorni in cui oltreoceano si discuteva di organizzare una "primavera cattolica" e Deutsche Bank bloccava i pagamenti con carta di credito in Vaticano per sbloccarli, guarda caso, a dimissioni avvenute.
Una storia che sarebbe assai interessante da sviscerare, non vi pare? Da parte mia, lo sapete che lui [Bergoglio, nda] fin dall'inizio non mi ha mai convinto.”


LE DIMISSIONI DI UN PAPA. UNA RIVOLUZIONE DI TUTTI I COLORI DELL’ARCOBALENO.

I have a dream. Prima che Joe Biden precipiti nel limbo del definitivo ottenebramento della memoria, divenuto Presidente emerito in coabitazione alla Casa Bianca con qualche membro della famiglia Obama o uscito di scena di soppiatto come crisis actor a fine contratto, mi piacerebbe chiedergli in confidenza cosa fosse andato a dire a Papa Benedetto XVI, in qualità di vicepresidente di Barack Obama, il 3 giugno del 2011 nel corso di quell’incontro segreto tenutosi in Vaticano che Maurizio Blondet ha ricordato in un suo recente articolo. Quello stesso Biden, nel frattempo promosso a presidente degli USA, che Benedetto XVI, nelle sue ultime volontà, non volle al suo funerale.

Anche un’articolo del 2023 dello storico Vito Sibilio ricorda l’incontro del 2011, iscrivendolo nella progressiva demolizione controllata del Cattolicesimo al fine di distruggerlo o renderlo totalmente inoffensivo; operazione condotta dal mondo proteiforme globalista tra i cui agenti esecutivi ritroviamo i soliti nomi come quelli di George Soros, dei coniugi Gates, la fondazione Rockefeller e in generale i centri di potere che amano definirsi “progressisti”. Mondo altro che comprende le sue quinte colonne all’interno dello stesso Vaticano, tra le quali la notoria Mafia di San Gallo.

Secondo Sibilio, come già era accaduto a Giovanni Paolo II durante i mesi dello scandalo del Banco Ambrosiano, tramite il vicepresidente americano sarebbe stato offerto a Benedetto XVI l’appoggio non propriamente disinteressato degli Stati Uniti nella vicenda Vatileaks, in cambio di aperture dottrinali sui soliti argomenti: aborto, sacerdozio femminile e benedizione dell'omosessualità. Concessioni che il Santo Padre avrebbe negato con fermezza.

Come si concluse quindi quell’incontro al momento del congedo? Dobbiamo immaginare con qualcosa di simile al “lei la pagherà cara” di kissingeriana memoria rivolto a suo tempo ad Aldo Moro, oppure ad uno squisitamente personale “ora beneditemi, Padre, perché ho molto peccato”?

Sibilio ipotizza che tra il 2011 e il 2013, complice una vera campagna di ostilità mediatica contro Benedetto XVI - che tutti ricordiamo bene – sia stata operata una vera e propria “rivoluzione colorata” in Vaticano. Un cambio di regime come ve ne furono altri in quel periodo in diversi paesi, compresa l’Italia, costretta nel novembre del 2011 a cacciare il regolarmente eletto governo Berlusconi, sostituito dal governo tecnico imposto di Mario Monti. Governo già pronto da mesi, come testimoniato successivamente nelle memorie di varie personalità del tempo come l’ex premier spagnolo Zapatero e l’ex segretario USA al Tesoro Tim Geithner.

Questa tendenza a rimuovere, con le buone o le cattive, capi di stato o spirituali percepiti come di intralcio alla grande formattazione a tabula rasa del mondo moderno programmata per il 2030, assieme allo svolgimento sempre più dubbio di elezioni “democratiche” che vengono perfino annullate o rifatte se il risultato “fa male al Re”, non è quindi un fenomeno raro ma da molti anni rappresenta la prassi amministrativa geopolitica abituale, come segno di una lotta feroce tra fazioni contrapposte all’interno del vero potere mondiale. Nessuna meraviglia quindi che la rivoluzione non di un colore solo ma dell’intero arcobaleno sia stata applicata anche al governo della Chiesa.
Del resto l’elezione conseguente di Jorge Bergoglio, personaggio in pratica antitetico a Joseph Ratzinger e dotato di un perfetto e mondanissimo anticarisma controspirituale, convinse ben pochi allora e negli anni successivi. Molti ricordano bene quel brividino al "fratelli e sorelle, buonasera" pronunciato da Francesco dopo l'elezione. Un personaggio che però in fondo, bisogna riconoscerglielo, non si è sforzato molto di fingere di essere ciò che non era.

Nell’articolo già citato di Vito Sibilio, al termine della sua precisa ricostruzione di questa manovra a tenaglia imperiale contro Benedetto XVI al fine di costringerlo a farsi da parte, l’autore afferma sorprendentemente, dal mio punto di vista, di essere tuttavia convinto che quella di Benedetto XVI sia stata un’autentica abdicazione, decisa addirittura durante la sua visita pastorale a L’Aquila nel 2009 quando il Papa pose in segno di omaggio il pallio pontificio sulla teca contenente le spoglie di Celestino V.
All’indomani della declaratio dell’11 febbraio 2013, anche il settimanale “Vita” aveva scritto che la decisione di rinunciare al papato sarebbe già stata presa anni addietro da Papa Ratzinger e proprio durante quel simbolico incontro con l’illustre precedente abdicatario.
Una pura congettura in assenza di un atto formale di vera abdicazione da parte di Benedetto XVI, come vedremo ma, tant’è.
Tra parentesi, rileggendo la vicenda di Celestino V, che trascorse i suoi ultimi anni nella fortezza di Fumone vicino ad Alatri, in pratica in misericordiosa prigionia grazie al suo successore Bonifacio VIII, potrebbero venire dei seri dubbi anche sulla libera scelta di quel “gran rifiuto”.

Però non è tutto. La conclusione francamente lunare alla quale giunge Sibilio è quella che vede in papa Francesco un “continuatore” del riformismo di Ratzinger e addirittura, con un clamoroso carpiato dialettico con doppia inversione, un estremo defensor fidei, quando in realtà egli pare proprio in procinto di portare a compimento tutte quelle antinomie gnostiche – dalla progressiva alterazione della liturgia, all’imposizione delle donne sull’altare come forma ultima di L’uterinesimo, fino all’attacco finale alla transustanziazione - che paiono essere imprescindibili per il potere globalista con importanti aderenze nel Cocito. Quelle concessioni in pratica che, secondo l’ipotesi arcobalengolpista, il mite ma ferreo Benedetto XVI avrebbe negato in faccia al messo imperiale.

Chiunque può cogliere qui la palese e cacofonica contraddizione nel proclamare la continuità tra un Papa che viene dimissionato (probabilmente a forza) perché non vuole cedere alla deriva modernista e il suo successore (di conseguenza illegittimo) che in realtà sta perseguendo ogni punto della deriva modernista. E' come colpire Aristotele con il taser.


SE ABBIAMO FRANCESCO E' COLPA DI BENEDETTO.

Ecco, qui inizia a manifestarsi lo spettro che si aggira per il mondo cattotrad, ovvero l’inspiegabile fenomeno dell’incredulità con obbligo di ostinazione in specie di coloro che, di fronte alla possibilità dell’invalidità della rinuncia di Benedetto XVI e di conseguenza della nullità dell’elezione di Bergoglio. si sono autonominati tradizionalisti D.O.C. e depositari della vera interpretazione autentica della volontà dei papi e fors'anche dello stesso Spirito Santo, Una situazione Papa-Antipapa come ce ne sono state una quarantina nella storia della Chiesa che oggi il sinedrio ha deciso non essere più possibile che si verifichi. Situazione tra l'altro che, se inserita in un preciso contesto escatologico, rischia addirittura. se irrisolta, di provocare la fine della Chiesa per come la conosciamo.

La questione dell’effettiva validità della rinuncia di Benedetto XVI annunciata in quella declaratio contenente implausibili errori di latino e addirittura posticipata di vari giorni in quanto alla sua entrata in vigore, era stata indicata già da anni come meritevole di indagine da intellettuali di area laica e cattolica, da canonisti e da sacerdoti come don Alessandro Minutella, ma è stata infine coordinata dal giornalista Andrea Cionci e dai suoi collaboratori in una corposa inchiesta tutt’ora in corso. Inchiesta che ho presentato in dettaglio nel corso di diversi incontri con l'autore sul mio canale Youtube, ai quali vi rimando, e che si è concretizzata nella presentazione un mese fa da parte del suo team legale di un’istanza presso il tribunale penale vaticano affinché esso si pronunci sulla questione secondo il diritto canonico. Una ragionevolissima richiesta di trasparenza sia dal punto di vista laico che religioso, in una situazione di possibile sede vacante di fatto e con conseguenze gravi dal punto di vista spirituale per il popolo cattolico, che tuttavia ha scatenato le ire di coloro che sono convinti che "se abbiamo Francesco è colpa di Benedetto".

Premesso che la rinuncia di Benedetto XVI presenta tra l'altro queste criticità, che andrebbero analizzate e risolte una volta per tutte:
1) Si è trattato di una mera dichiarazione alla quale non è seguito alcun atto formale successivo;
2) Nella dichiarazione di rinuncia mancano le motivazioni e la ragion d'essere della stessa;
3) Se vi sono state pressioni indebite sul Santo Padre l'atto informativo della declaratio potrebbe essere stato estorto sotto costrizione, quindi essere invalido.
4) Un atto puro quale una abdicazione non può essere posticipato.

Riguardo all'interpretazione autentica della rinuncia, nel corso della sua ultima udienza come Papa, a fine febbraio 2013, Benedetto XVI dichiarò pubblicamente, quindi in maniera debitamente manifestata, che "non avrebbe abbandonato la croce", che "sarebbe rimasto nel recinto di Pietro in maniera diversa, pregando e continuando a predicare il Vangelo" e che comunque non sarebbe ritornato "alla vita privata". Tutto ciò fa pensare a quello stato particolare dell'esercizio del munus petrino che è la sede impedita, ovvero l'impossibilità di esplicare le funzioni pratiche dell'essere Papa, pur rimanendo tale in quanto l'investitura divina del munus non è rinunciabile né trasmissibile. Un Papa è per sempre. Quindi anche Celestino V, forse forse... ma questa è solo una mia supposizione.

IL BOSCO DEI NO LOGOS

Ciò detto, l'eventuale confutazione delle tesi che sostengono l'invalida rinuncia di Benedetto XVI, come presentate dall'inchiesta denominata "Codice Ratzinger" andrebbe fatta seguendo il metodo del Logos, della logica che regola il metodo scientifico. Invece noto con stupore e un certo dispiacere che invece si utilizza tutto il repertorio dei falsi argomenti, finendo per applicare il metodo acclarato di ogni debunker di sistema che si rispetti. Come se il domandarsi il perché tutti lo vedono vestito quando il re è nudo fosse diventato complottismo. Come se chiedere il perché di qualcosa che ci riguarda tutti fosse il primo passo verso l'eversione conclamata.

Invece di argomentare nel merito e secondo logica quindi si passa al bosco delle fallacie, delle quali riporterei alcuni esempi delle più frequentemente utilizzate:

APPELLO ALL’INCREDULITA’: “Dire che Ratzinger possa non aver abdicato regolarmente è un’assurdità”.

APPELLO ALLA MAGGIORANZA: “Se di sede impedita parlano solo due o tre persone vuol dire che si tratta di un’idea assurda”.

APPELLO ALLE CONSEGUENZE: “Se Ratzinger ha veramente fatto finta di dimettersi, di fatto ci ha consegnati in mano a Bergoglio”. (Vedi "se abbiamo Francesco è colpa di Benedetto".)

APPELLO ALL’ADULAZIONE: "Una persona intelligente come te non può credere alla storia della sede impedita."

APPELLO ALLA PIETA’: "La Chiesa è già in una crisi profonda, cacciare Bergoglio sarebbe un trauma per tutti i cristiani."

APPELLO AL RIDICOLO: "Affermare che Benedetto XVI parlasse in codice non è altro che fare letteratura alla Dan Brown."

APPELLO ALL’ODIO: "Quelli che non credono all’autorità del papa regnante sono come i novax." "Se esistono i libri come Codice Ratzinger è perché ci sono gli idioti che li richiedono". [NdA. Un curioso caso speciale della legge della domanda e dell'offerta].

FALLACIA DEL PERFEZIONISTA: "L’unico modo per uscire dall’impasse rappresentato da Bergoglio è affrontare il problema del Concilio Vaticano II."

SALVATAGGIO AD HOC: "Sappiamo che Bergoglio è eretico, ma essendo il Papa dobbiamo obbedirgli."  [Variante cattotrad muoiasansonista.]

DEPISTAGGIO: "Dici che Ratzinger non ha veramente abdicato e che Bergoglio non è papa? Ma la vera crisi della Chiesa nasce molto prima. Del resto Ratzinger era modernista." [Qui si rischiano le vertigini].

DUE TORTI FANNO UNA RAGIONE: "Bergoglio vuole distruggere la Chiesa? E allora papa Ratzinger che da giovane era modernista?"

A parte il cortocircuito logico dialettico, dal punto di vista psicologico il rifiuto dell'ipotesi inaccettabile perché contraria alle proprie credenze e set di convinzioni ideali e politiche consolidate si configura inoltre come un vero meccanismo di difesa, una forma di negazione che funge da protezione dell'Io, quindi come atto emotivo e non logico.

Infatti, se questa fosse la realtà, ovvero che un conclave abusivo ha eletto il successore di un Papa non morto e non abdicatario, la questione sarebbe effettivamente dirompente e di una gravità inaudita per chi l'ha perpetrata. Del resto, potremmo mai meravigliarci, alla luce dei recenti avvenimenti degli ultimi quattro anni, che un fatto del genere possa essersi effettivamente verificato?

La logica tuttavia, se è in grado di spiegare la cosiddetta magna quaestio dal punto di vista formale e legale, non risponde al quesito del perché Benedetto XVI sarebbe rimasto in Vaticano, vestendosi di bianco, accettando l'inesistente titolo di papa emerito. Ovvero non spiega a quale scopo l'avrebbe fatto.
Qui può esserci d'aiuto solo l'interpretazione teologica ed escatologica dei fatti, che in termini di fede è pienamente lecita e appropriata.
Ovvero dobbiamo ipotizzare che Benedetto XVI, incalzato dai nemici della Chiesa, abbia agito in modo da continuare a ricoprire, per quanti anni gli sarebbero rimasti da vivere, il ruolo del katéchon, ovvero di colui che trattiene. E che cosa? Nient'altro che la grande apostasia nella Chiesa preannunciata da San Paolo e denunciata come imminente nei messaggi di Fatima che, per i credenti, dovrebbero essere fonti autorevoli alle quali attingere. O no?
Un Papa ancora tale, pur posto in sede impedita, avrebbe garantito la continuità della linea petrina, in attesa di un pronunciamento da parte di coloro ai quali compete riguardo all'usurpazione della Santa Sede da parte di forze anticristiche.

In ottica di fede questa è una spiegazione più che plausibile nella sua cristallina semplicità ma risulta indigesta ed inammissibile a chi ormai è convinto che tutti i papi siano uguali, che siano tutti abusivi in quanto post-conciliari, che nessuno di loro possa aver compiuto un atto di eroismo in difesa della Fede e per amore di Gesù Cristo e quindi, dopo Bergoglio, sarebbe disposto, per accettazione pacifica universale e per non fare troppo rumore e non svegliare Caron Dimonio, a tollerare perfino, dopo la Pachamama, nu bello Berlicche sul trono di Pietro. La situazione come sempre è disperata, ma non seria.

13 commenti:

  1. Anonimo08:36

    Per caso conoscete "Conchiglia"? Perché nei messaggi che riceveva era spiegato più o meno questo, ovvero che Benedetto XVI era il katechon, e che nonostante la rinuncia era rimasto papa a tutti gli effetti, con tutte le conseguenze che ne derivano (fra cui la sede vacante dal 31/12/2022). La rinuncia (ovvero la "rimozione del katechon"), comunque, era stata compiuta liberamente (in un messaggio del 2011 Gesù lo invitava a "staccarsi dal Vaticano").

    Federico

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    1. Non conosco "Conchiglia", può darmi qualche informazione in più?

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    2. Anonimo23:44

      Sì certo, il sito è questo: https://www.conchiglia.net/

      Federico

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  2. Carissima Barbara, negli ultimi tempi il tuo canale ha avuto un incremento esponenziale nella qualità degli ospiti e degli interventi, discostandosi sideralmente da altri spazi di informazione alternativa, insieme con questo blog è diventato irrinunciabile, grazie!

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  3. Anonimo14:00

    Meravigliosa Barbara

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  4. Anonimo14:53

    Sono convinto anch'io che la rinuncia al Ministerium (ma non al MUNUS) sia stata fatta deliberamente e sapientemente da Benedetto XVI, proprio per eleggere un Papa invalido come Bergoglio e scismare tutta la zizzania eretica che c'è nella Chiesa sia Modernista Massonica che Tradizionalista anti-conciliare.
    Ora aspettiamo la venuta del Grande Prelato per completare l'opera iniziata da Benedetto XVI
    Stefano

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  5. Anonimo20:26

    Grazie Barbara per questa tua sintesi davvero arricchente; ti seguo da parecchi anni perché stimo come un bene prezioso la tua ricerca brillante, acuta e profonda. Grande persona!

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  6. Ornella Flauto21:04

    Bravissima Barbara Tampieri, che articolo interessantissimo. Seguo sempre il tuo canale l'orizzonte degli eventi. Ornella F

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  7. Anonimo02:59

    In quanto musicista e psicologa mi sembra non abbia le competenze per fare valutazioni su questo tema, così delicato, tanto è vero che persino Cardinali e Vescovi sono ben lungi da una chiarificazione.
    Peraltro assurdo che nemmeno in punto di morte Ratzinger abbia finalmente dato la reale versione dei fatti.
    Orietta.

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    1. Evidentemente cardinali e vescovi hanno qualche conflitto di interessi, per cui non si pronunciano. La versione dei fatti di Benedetto XVI è stata senz'altro affidata a chi di dovere, con le relative istruzioni su quando e come renderla nota. Riguardo alle mie competenze, come psicologa sono in grado di analizzare il linguaggio e i meccanismi di difesa.

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  8. Mi permetto di segnalarle il seguente articolo. Spero lo troverà interessante.
    https://fedecultura.com/blogs/notizie/universi-dominici-gregis-serve-solo-ai-cardinali-in-conclave

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    1. Quando Bergoglio vi proibirà definitivamente la messa vetus ordo ne riparleremo.

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