martedì 1 luglio 2025

HIC SUNT LEONES (UN PO' TROPPI)


Ho ritrovato per caso, nella versione letta e commentata da Andrea Cionci sul suo canale, un mio vecchio articolo del dicembre scorso contenente un ritrattino del cattolicesimo romano che ritengo essere ancora molto attuale. 
Ciò che notavo allora era una situazione di caos pressoché totale. Cito: 
"Una Babele abitata da para-gnostici, dove ognuno si sente ormai libero di esprimere la propria carica eretica e creatività scismatica [...] e la disobbedienza al Papa è il prerequisito per una gigantesca transizione di genere verso la gnosi, comprendente  l'individuazione di un "demiurgo malvagio" che, nel caso dei tradizionalisti, è sempre il papa precedente."
Un quadro drammatico che però rientrava benissimo nella logica dell'antipapato dissolutorio bergogliano. Ora però Jorge Mario Bergoglio non è più e formalmente abbiamo Leone XIV, vero e proprio pontefice in formazione, destinato a diventare stella luminosa, se Papa, o pianetino spento, se ennesimo antipapa. 
In attesa di dirimere la questione della legittimità, come ho rammentato nel post precedente occorrerebbe riservare comunque a Leone XIV rispetto e obbedienza, se non altro - lo ribadisco - per non doversi amaramente pentire un domani di aver rinnegato il vero Vicario di Cristo, mentre si può sempre essere  giustificati del fatto di essere stati tratti in inganno in buona fede da un antipapa. 
E invece il trauma Bergoglio - che agisca in maniera cosciente o meno in chi lo vive - sta facendo sì che non solo non si obbedisca ai papi precedenti ma non si riesca più a riconoscere ed obbedire ad alcun papa che ci venga presentato, vero o illegittimo che sia, per una forma di neo-antipapismo di matrice anglicana di cui forse non si riesce ancora a rendersi pienamente conto. Se questa tendenza dovesse prendere piede e consolidarsi, sarebbe un colpo fatale assestato al cuore della Chiesa cattolica.

Sicuramente Leone XIV è percepito come papa legittimo dalla stragrande maggioranza dei cattolici, quella che di solito non si fa domande, ma noto che tra coloro che  in questi anni hanno vissuto più da vicino il travaglio dell'antipapato, Leone viene percepito come falso a prescindere, antipapa perché successore di antipapa e indegno di credito e fiducia per una sorta di pregiudizio in radice. Paradossalmente in questi primi cinquanta giorni egli viene trattato con severità assai maggiore di quella riservata a Bergoglio nei tredici anni del suo semiregno. 

La mancanza di rispetto e di riconoscimento dell'autorità papale in sé, come istituzione, a volte assume toni inquietanti, come mostrano le immagini del tizio che, dopo averlo ben mirato, ha scagliato un orsacchiotto in testa a Prevost, spostandogli la papalina, mentre la sicurezza inseguiva le farfalle in una piazza dove,  anni fa, ad un Papa fu sparato da distanza ravvicinata. Dopo l'imprudenza del biscottino accettato dalla mano di un bimbo innocente, Papa Leone è un po' troppo in balia dell'anarchia che sembra regnare in Vaticano, per lo meno riguardo alla sicurezza personale del suo primo cittadino. Anche questa è disobbedienza al Papa, come quando un professore troppo mite viene deriso e sbertucciato da una classe di monelli ingestibili. E' ora che Leone sfugga al safari organizzato a suo danno, riprenda in mano la situazione finché è in tempo ed inizi ad assestare qualche bella zampata per marcare finalmente il territorio. Magari rivelandoci la verità sulla sua elezione e riconoscendo il sacrificio di Benedetto XVI. 

Un altro fenomeno inedito di questi giorni è la proliferazione dei "Leoni", dei Doppelgänger del Leone regnante che stanno francamente tramutando il mondo in una savana. Trump raffigurato come leone, Israele identificato con il leone e via ruggendo. 
In ambito cattolico se  ne possono identificare almeno tre: oltre al Leone papa Prevost e il Leone come simbolo cristico divenuto emblema delle predicazioni di padre Giorgio Maria Faré - il quale considera Prevost un antipapa per motivi procedurali canonici - da ieri si è aggiunto il Leone di Maria, definitiva e finale mutazione di don Alessandro Maria Minutella nel Grande Prelato delle profezie. 

Dopo essersi a lungo negato alla tentazione dell'autoinvestitura ed aver assicurato che mai lo avrebbe fatto a chi fin troppo generosamente gli ha fatto credito per anni offrendogli una fiducia rivelatasi mal riposta, ieri in quel di Monza lo sventurato rispose "alla volontà dei fedeli" e si fece "riconoscere" Grande Prelato dai confratelli che ora dovranno considerarlo come unica guida indicata da niente meno che Dio stesso. 
Dispiace come per tutte le occasioni mancate della Storia - i suoi libri sono teologicamente notevoli - ma diciamo che dopo una lunga ed estenuante lotta tra personalità, il Grande Prelato ieri ha preso definitivamente il sopravvento su padre Alessandro. 

Difficile ipotizzare la reazione della Santa Sede ad una manifestazione che è iniziata con un attacco frontale all'autorità di Leone XIV, definito "papa artificiale" di una falsa chiesa di Satana, per finire con l'apoteosi autoreferenziale di qualcuno che fu già scomunicato due volte, seppure da un antipapa; la sobrietà dei raduni del Piccolo Resto non attira certamente l'attenzione come la pacchianeria degli ori e stucchi palmariani ma in ogni caso il faidate cattolico del farsi le proprie chiese, ovunque si manifesti, necessiterebbe urgentemente di una seria regolamentazione, prima che gli ultimi lapilli dell'eruzione bergogliana strinino il pelo ai leoni e li tramutino in statue di lava non più in grado di ruggire in nome di Cristo.

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