Marx diceva che la religione era l’oppio dei popoli e martedì sera i pusher istituzionali di Raiuno ne hanno somministrato una dose massiccia ai circa 9 milioni di persone (tra i quali anch’io) che hanno seguito l’ultima puntata della fiction su Papa Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso.
Attenti a quando va in onda in tv la Storia fatta fiction perché non è mai proprio la Storia Storia, ma un succedaneo come le uova di lompo, un qualcosa che è sempre in bilico tra realtà vera e realtà romanzesca, che sembra caviale ma non lo è.
La Storia vera potrebbe dare fastidio o essere troppo dolorosa, così è meglio darci dentro con l’anestetico. Con il rischio però di rendere gli spettatori talmente inscimuniti da non capire neanche cosa stanno guardando.
Il brevissimo pontificato di Albino Luciani si sarebbe prestato a ben altre analisi artistico-storiche dell’interessantissimo personaggio. Invece si è scelta la strada del santino oleografico e sdolcinato da Edizioni Paoline accompagnato dalla solita insopportabile colonna sonora melensa e invadente.
Una menzione di incoraggiamento va al bravo Neri Marcorè, che però è risultato prigioniero di un personaggio troppo ingombrante ed autorevole per le sue corde. Non credo poi di essere stata l’unica iconoclasta a pensare, durante la visione, che da un momento all’altro sarebbe saltato fuori Mr. Bean-Zapatero o l’imitazione di Dino Zoff che "da giovane andava a suonare i campanelli con Cuccureddu". Nelle mani di un grande regista questo imbarazzante effetto borderline tra comico e tragico non si sarebbe mai avvertito.
Inoltre Luciani sembra non fosse affatto il personaggio sempliciotto che risulta dal lavoro televisivo ma pare anzi che in quei soli trentatrè giorni avesse dato parecchio filo da torcere alle gerarchie vaticane.
Non era affatto contento dell’andazzo che aveva preso lo IOR (la banca vaticana), voleva sostituirne i vertici e fare le scarpe a Marcinkus, era favorevole ad un’apertura nei confronti della contraccezione e pare volesse istituire una sorta di 8xmille al contrario, la devoluzione di una quota pari all'1% degli introiti del clero in favore delle chiese dei paesi disagiati e poveri.
Chi sperava di sapere qualcosa di più sulla improvvisa morte del Papa del sorriso è rimasto deluso.
Non solo la morte per infarto ma la sparizione dei suoi effetti personali dalla camera da letto dove morì, il dubbio sull’ora del decesso, il misterioso foglio d’appunti con le rimozioni eccellenti che sarebbero state annunciate il giorno dopo, il rifiuto delle gerarchie vaticane all’effettuazione dell’autopsia hanno alimentato fin dal 1978 ogni tipo di ipotesi, compresa quella del delitto.
Nel celebre libro dello scrittore inglese David Yallop, “In nome di Dio” la paternità dell’omicidio era attribuita, senza mezzi termini, ad un losco intreccio di interessi massonico-economici sui quali si allungava l’ombra della P2 e degli scandali religioso-finanziari dello IOR e di Roberto Calvi. Ipotesi cospirazionista, si direbbe oggi, roba da mobilitare gli attivissimi di turno.
Niente di tutto ciò ovviamente traspare nella fiction, e neppure le ipotesi meno hardcore.
Una bella pera di novocaina ed ecco scoperto cosa stava dietro alle ambasce e ai brutti presentimenti del povero Luciani: il solito Terzo segreto di Fatima che si porta con tutto in ogni stagione. Non c'è niente di meglio che soffocare col soprannaturale tutti i dubbi e le questioni ancora aperti della ricerca storiografica.
Signori, decidetevi. Non s’era detto che il terzo menagramissimo segreto di Fatima si riferiva all’attentato a Giovanni Paolo II dove il vescovo vestito di bianco cadeva sotto ai colpi di pistola?
O dobbiamo pensare che quella benedetta Suor Lucia amasse spaventare a morte tutti i futuri Papi per passatempo sadico?
Se proprio vogliamo sottilizzare, c’è stato veramente un vescovo caduto sotto i colpi di pistola, quel Monsignor Romero in El Salvador, assassinato dallo squadrone della morte del maggiore D'Aubuisson sull’altare mentre diceva messa ma quello – me ne rendo conto - non è un santo subito, è un santo "vedremo-può darsi-ripassi tra tre mesi”.
Tornando a Luciani, apprendiamo dalla cult-fiction di Raiuno che la suora mattacchiona predisse al giovane prete montanaro una breve gloria sul trono di Pietro e un precoce martirio. Impariamo che Luciani divenne Papa con riluttanza e che era appunto ossessionato da quella profezia che tanto ci spaventava da piccoli quando periodicamente sui rotocalchi tiravano fuori la storia della fine del mondo nascosta in quelle poche righe chiuse nella busta numero tre.
Un’altra assurdità della fiction su Luciani è come viene dipinto il cardinale Wojtyla: come il vero predestinato, colui che quando appare in scena si muove già con il sottofondo musicale di Giovanni Paolo II “Il Grande” e al quale tutti si rivolgono, compreso il povero Luciani, come avessero la precognizione di ciò che diventerà di lì a pochi giorni il cardinale polacco.
Alla fine Luciani ringrazia, si scusa per aver causato tanto incomodo e si ritira in camera dove si addormenta per sempre. Quasi un suicidio, insomma. Un cronista sullo sfondo di San Pietro commenta: “La storia dirà se sono vere le ipotesi inquietanti sulla sua morte”. Musica commovente, titoli di coda.
A quel punto ho sentito il dottore schiaffeggiarmi e dire: “Su, si svegli ora, abbiamo finito”.
Attenti a quando va in onda in tv la Storia fatta fiction perché non è mai proprio la Storia Storia, ma un succedaneo come le uova di lompo, un qualcosa che è sempre in bilico tra realtà vera e realtà romanzesca, che sembra caviale ma non lo è.
La Storia vera potrebbe dare fastidio o essere troppo dolorosa, così è meglio darci dentro con l’anestetico. Con il rischio però di rendere gli spettatori talmente inscimuniti da non capire neanche cosa stanno guardando.
Il brevissimo pontificato di Albino Luciani si sarebbe prestato a ben altre analisi artistico-storiche dell’interessantissimo personaggio. Invece si è scelta la strada del santino oleografico e sdolcinato da Edizioni Paoline accompagnato dalla solita insopportabile colonna sonora melensa e invadente.
Una menzione di incoraggiamento va al bravo Neri Marcorè, che però è risultato prigioniero di un personaggio troppo ingombrante ed autorevole per le sue corde. Non credo poi di essere stata l’unica iconoclasta a pensare, durante la visione, che da un momento all’altro sarebbe saltato fuori Mr. Bean-Zapatero o l’imitazione di Dino Zoff che "da giovane andava a suonare i campanelli con Cuccureddu". Nelle mani di un grande regista questo imbarazzante effetto borderline tra comico e tragico non si sarebbe mai avvertito.
Inoltre Luciani sembra non fosse affatto il personaggio sempliciotto che risulta dal lavoro televisivo ma pare anzi che in quei soli trentatrè giorni avesse dato parecchio filo da torcere alle gerarchie vaticane.
Non era affatto contento dell’andazzo che aveva preso lo IOR (la banca vaticana), voleva sostituirne i vertici e fare le scarpe a Marcinkus, era favorevole ad un’apertura nei confronti della contraccezione e pare volesse istituire una sorta di 8xmille al contrario, la devoluzione di una quota pari all'1% degli introiti del clero in favore delle chiese dei paesi disagiati e poveri.
Chi sperava di sapere qualcosa di più sulla improvvisa morte del Papa del sorriso è rimasto deluso.
Non solo la morte per infarto ma la sparizione dei suoi effetti personali dalla camera da letto dove morì, il dubbio sull’ora del decesso, il misterioso foglio d’appunti con le rimozioni eccellenti che sarebbero state annunciate il giorno dopo, il rifiuto delle gerarchie vaticane all’effettuazione dell’autopsia hanno alimentato fin dal 1978 ogni tipo di ipotesi, compresa quella del delitto.
Nel celebre libro dello scrittore inglese David Yallop, “In nome di Dio” la paternità dell’omicidio era attribuita, senza mezzi termini, ad un losco intreccio di interessi massonico-economici sui quali si allungava l’ombra della P2 e degli scandali religioso-finanziari dello IOR e di Roberto Calvi. Ipotesi cospirazionista, si direbbe oggi, roba da mobilitare gli attivissimi di turno.
Niente di tutto ciò ovviamente traspare nella fiction, e neppure le ipotesi meno hardcore.
Una bella pera di novocaina ed ecco scoperto cosa stava dietro alle ambasce e ai brutti presentimenti del povero Luciani: il solito Terzo segreto di Fatima che si porta con tutto in ogni stagione. Non c'è niente di meglio che soffocare col soprannaturale tutti i dubbi e le questioni ancora aperti della ricerca storiografica.
Signori, decidetevi. Non s’era detto che il terzo menagramissimo segreto di Fatima si riferiva all’attentato a Giovanni Paolo II dove il vescovo vestito di bianco cadeva sotto ai colpi di pistola?
O dobbiamo pensare che quella benedetta Suor Lucia amasse spaventare a morte tutti i futuri Papi per passatempo sadico?
Se proprio vogliamo sottilizzare, c’è stato veramente un vescovo caduto sotto i colpi di pistola, quel Monsignor Romero in El Salvador, assassinato dallo squadrone della morte del maggiore D'Aubuisson sull’altare mentre diceva messa ma quello – me ne rendo conto - non è un santo subito, è un santo "vedremo-può darsi-ripassi tra tre mesi”.
Tornando a Luciani, apprendiamo dalla cult-fiction di Raiuno che la suora mattacchiona predisse al giovane prete montanaro una breve gloria sul trono di Pietro e un precoce martirio. Impariamo che Luciani divenne Papa con riluttanza e che era appunto ossessionato da quella profezia che tanto ci spaventava da piccoli quando periodicamente sui rotocalchi tiravano fuori la storia della fine del mondo nascosta in quelle poche righe chiuse nella busta numero tre.
Un’altra assurdità della fiction su Luciani è come viene dipinto il cardinale Wojtyla: come il vero predestinato, colui che quando appare in scena si muove già con il sottofondo musicale di Giovanni Paolo II “Il Grande” e al quale tutti si rivolgono, compreso il povero Luciani, come avessero la precognizione di ciò che diventerà di lì a pochi giorni il cardinale polacco.
Alla fine Luciani ringrazia, si scusa per aver causato tanto incomodo e si ritira in camera dove si addormenta per sempre. Quasi un suicidio, insomma. Un cronista sullo sfondo di San Pietro commenta: “La storia dirà se sono vere le ipotesi inquietanti sulla sua morte”. Musica commovente, titoli di coda.
A quel punto ho sentito il dottore schiaffeggiarmi e dire: “Su, si svegli ora, abbiamo finito”.
Non mi vedo le fiction clericali su Rai Uno
RispondiEliminaI Padre Pio
I padri pii
I padri Pio
I padre Pii
Beata te che hai questa pazienza...
Italo
Anch'io ho visto la seconda puntata della fiction...più incuriosita dall'interpretazione di Neri Marcorè che dall'opera stessa...Effettivamente è difficile distaccarsi dal "ricordo" dei suoi personaggi comici e prenderlo sul serio, però devo dire che è stata una prova della bravura di questo attore e alla fine l'interpretazione è stata "dignitrosa".
RispondiEliminaPer quanto riguarda la fiction, non mi aspettavo di avere alcuna risposta ai tanti interrogativi che incombono sulla vita e sulla morte di Giovanni Paolo I...è stata fornita una versione edulcorata e sbiadita dei fatti, sono stati omessi molti particolari "scomodi"...Papa Luciani è stato dipinto come un Montanaro sempliciotto e ingenuo...e non è stato evidenziato abbastanza quanto volesse riformare una chiesa troppo attaccata all'economia ed alla tradizione...
Questo è forse quello che voleva vedere il grande pubblico, ma ovviamente chi vuole conoscere più a fondo Papa Luciani e lo sfondo storico in cui si è mosso, dovrà rivolgersi altrove...
Un abbraccio
Mi manca tantissimo questo sorridente e fantastico prete di campagna.. forse l'ultima possibilità perchè mi avvicinassi alla chiesa ...
RispondiEliminaPS:
E' inutile che faccia l'elogio per l'ennesimo bellissimo post vero? Grazie lame..
Va bene, va bene! Ma perchè una persona con un buon cervello e la cultura necessaria deve sentirsele dire dalla TV le buone nuove su Papa Luciani? Prendi un libro e poi leggine un altro... Non ti appassiona pensare?
RispondiEliminaL'imbonimento televisivo è l'oppio dei popoli, altro che religione!
e vuoi che la RAI si metta a fare una fiction in cui si afferma che Luciani era un genio, e ce l'aveva con Marcinkus ecc Vuoi che la RAI rischi la crisi diplomatica affermando che nella chiesa ci sono mafiosi, assassini e stupratori? La RAI ha dato al Vaticano, e al popolo bove ciò che voleva: la favola d'amore...
RispondiEliminaNe ho visto un pezzetto in onore di Marcorè, ma mi è quasi venuto il diabete. La cosa più divertente era Marcinkus col sigaro che fumava a tutto spiano e guardava qua e là con lo sguardo torvo... brrrrrrrrrrrrrr :-)))
RispondiEliminaNeanche io di solito guardo questo tipo di trasmissioni...ho la sensazione che si vogliano mandare messaggi diversi dal significato stesso della cosa. Preferisco studiare la storia su saggi e libri in tema, per capire e valutare senza interferenze. Ciao ciao! :D
RispondiEliminaNon ho visto la serie/fiction TV, e non sono ferrato sul pontificato di Papa Luciani, contesto però il fatto che ci si rivolga alla Chiesa come una sorta di Grossa Azienda dell'Orrore. Nella Chiesa ci sono state e ci sono cose sporche ("è una rete con pesci buoni e pesci cattivi")...ma il problema è sempre nelle persone. Ovvio però che La Chiesa se ne deve far carico. Poi, se un regista decide di fare un film su un Papa, che centra la Chiesa?! Ovvio che lui l'abbia fatto per far soldi...
RispondiElimina@enrico
RispondiEliminaEnrico, la Chiesa e le chiese sono Istituzioni, altrimenti in questa sede si sarebbe parlato di religioni. Non si tratta quindi di valutare moralmente chi sta dentro la rete, come fai tu: dei pesci buoni e cattivi non m'importa, giudico (nel senso più critico e meno morale possibile)la Chiesa per le sue azioni. La Chiesa di Roma ha fatto milioni di morti, fomentato centinaia di guerre e distrutto intere civiltà; le sue sparse opere di bene si annullano ancora oggi complessivamente nell'appoggio a dittature e ingiustizie sociali: senza contare poi le sue responsabilità storiche nella condotta del colonialismo. Se ti portassero a casa qualcuno dotato di una pessima fedina penale, presentandolo come una persona che ha dato segni di ravvedimento, ti guarderesti da lui e non mi sentirei per questo di definire la tua prudenza un pregiudizio. Quando gli anacronistici Stato Vaticano e Papa non ci saranno più, vedrai che la Chiesa di Cristo riacquisterà moralità e vigore, soprattutto dignità al cospetto della società civile.
Se come invece me o lameduck non pensi che ci sia un gioco preciso nel far vedere in Tv quello che vogliono i potenti, ti ricordo che abbiamo un dovere ben maggiore verso la verità: in ogni caso dire menzogne e falsificare i fatti offende l'umanità e danneggia la sua coscienza storica.
Io giudico sbagliate le ingiustizie compiute dalla Chiesa nel passato...ma semplificarne la struttura facendo rifermento a caccia alle streghe e crociate (come hai fatto tu) ne mette in luce solo un aspetto (quello che a te sta a cuore far venire fuori) e ne tralascia tanti altri. Per quanto riguarda più propriamente il film su Papa Luciani so bene che non sono venute fuori tutte le sfaccettature che era possibile citare...ma come in un film sulla seconda guerra mondiale vengono fuori solo determinate cose, anche qui il regista ha scelto cosa dire...se poi uno si vuole informare su Marcinkus & CO...prende un libro e legge...come hai detto tu stesso.
RispondiEliminaL'analisi seria l'hai fatta tu, quindi mi lascio andare alla reazione di pancia:
RispondiEliminaMa che palle ancora con sti documentari sui papi!! Altro che integralismo islamico.
@enrico
RispondiEliminaBasterebbero le Crociate e quella che tu chiami "la caccia alle streghe" per condannare la chiesa davanti alla storia. Secondo la tua stessa misura, se avessi condannato il nazismo per il genocidio degli Ebrei, avrei operato una semplificazione? Le cose belle nella Chiesa non le appartengono, ma sono patrimonio dell'umanità: il Cristianesimo è di tutti e a tutti si rivolge. Non è Cristo che ordina massacri e corrompe i fanciulli nei seminari, non è Cristo che organizza la Democrazia Cristiana, dietro il cui scudo si ripararono centrali del crimine e stragi di stato: furono uomini in carne ed ossa. E se dici che bisogna distinguere il buono dal cattivo, rispetto e mi auguro che prosperi l'esempio di Cristo e la fede di chi lo segue; mentre lascio alla corruzione della terra quel guscio di nequizie, quella crosta di sudiciume che chiami Chiesa ed appartiene tutta a questo mondo in quanto istituzione e potere. Se non ti bastano le "semplificazioni" che ti ho mostrato, ti aggiungo il genocidio (nemmeno Hitler riuscì a tanto, sradicare del tutto la cultura ed il popolo ebraici)delle nazioni amerinde e la consacrazione del colonialismo.
Perché una fiction dovrebbe riferire, come affermi tu, un falso storico? Altro che sfaccettatute! Parli, o meglio scrivi, al cospetto di uomini liberi: bada che poi gli altri pensano che sei sciocco o in mala fede...