venerdì 13 dicembre 2024

I DUE GALLI DI NOTRE-DAME

 


Ritorno su Notre-Dame de Paris per raccontare una curiosa storia che ne ha preceduto di un anno la riapertura e che è carica di simbolismi che trovo assai interessanti. Questa è la storia di due galli e una fenice, di alberi sacri, di grandi architetti e parafulmini spirituali.

Il 15 aprile del 2019 la guglia in legno e rivestita di piombo che assieme alla torre Eiffel era uno dei tratti più caratteristici del panorama di Parigi, andò completamente distrutta nell'incendio scoppiato sul tetto della cattedrale. Evento sulle cui cause non è mai stata fatta piena chiarezza ma che può essere inserito a pieno titolo nel novero dei monumenti che vanno a fuoco e crollano in diretta televisiva, in questo caso alle 19.50, in pieno prime time, e che ad occhi sospettosi sembrano venir sacrificati con evidenti intenti rituali.

La storia della guglia di Notre-Dame è interessante di per sé perché quella originaria eretta nel 1250 era stata smantellata alla fine del XVIII secolo poco prima della Rivoluzione e ricostruita nel 1859 dal famoso architetto Eugène Viollet-le-Duc, che l'aveva voluta identica a quella della cattedrale di Orléans in stile neo-gotico allora recentemente completata. All'interno della guglia una targa - non si sa se poi sopravvissuta all'incendio del 2019 e ricollocata al suo posto durante gli ultimi restauri - mostrava chiari simboli massonici, per altro tipici delle compagnie di artigiani del tempo ma che riconducono anche al milieu latomistico al quale appartenevano gli architetti ed artisti protagonisti della vicenda.


Sulla cima della guglia vi era un gallo che fungeva da girouette, da banderuola. La scultura in rame sbalzato, disegnata da Adolphe Victor Geoffroy-Dechaume, un collaboratore di Viollet-le-Duc, era stata realizzata nel 1835 dall’atelier Monduit. A titolo di curiosità, le officine Monduit avevano anche curato il rivestimento in rame della Statua della Libertà di Frédéric Auguste Bartholdi, appassionato di egittologia e massone.

Il gallo era stato poi restaurato nel 1935, quando erano anche state istallate al suo interno dal cardinale Verdier, il 25 ottobre, tre importanti reliquie: due appartenenti a San Dionigi e Santa Genoveffa e perfino un frammento della corona di spine di Cristo. Tali reliquie erano state da allora considerate formare, assieme al galletto che le conteneva, un vero “parafulmine spirituale”.

In occasione del furioso incendio del 2019 si temette che il gallo fosse andato irrimediabilmente distrutto nel crollo della guglia ma esso fu invece ritrovato il giorno dopo tra le macerie, bruciacchiato ed ammaccato ma miracolosamente quasi intatto, compreso il suo sacro contenuto.


Ora, dato il lieto fine del ritrovamento del gallo originale sopravvissuto alle fiamme, chiunque penserà che esso sia stato ricollocato in pompa magna al suo posto. E invece no. Il 16 dicembre del 2023, durante una solenne cerimonia fu issato, a 96 metri d'altezza sull'ago della nuova guglia appena completata della cattedrale questo coso qui.


Il nuovo galletto è tutto dorato e le piume delle ali formano quelle che il suo disegnatore Philippe Villeneuve, architetto capo dei monumenti storici francesi e responsabile del restauro della cattedrale, descrive come "un galletto con ali di fuoco", per ricordarci che "la cattedrale può rinascere dalle sue ceneri come una fenice".

Dopo la benedizione impartita dall'arcivescovo di Parigi Ulrich, che lo asperse con acqua benedetta, bruciando poi in un braciere dei rami di un albero che non sono riuscita ad identificare se tasso o abete - magari potete aiutarmi voi, all'interno del nuovo gallo sono state ricollocate le reliquie salvate dall’incendio e vi è stato anche inserito un rotolo con l'elenco delle 2000 persone che hanno lavorato al restauro della cattedrale.


A questo punto ci si domanda perché non sia stato ricollocato al suo posto il vecchio gallo, miracolosamente salvatosi dalle fiamme, quindi fenice ancora più autentica di quella dorata ma francamente bruttarella disegnata dal grande architetto.

Nuovo per nuovo, nel 2022 un artigiano in pensione di origini italiane del Périgord, Lino Carniato, aveva realizzato una copia quasi identica del vecchio gallo, sempre dorata, ispirandosi ai progetti originali del 1856 da lui ottenuti e l’aveva offerta in dono alle autorità ma senza ricevere alcuna risposta affermativa se non un laconico “non sappiamo ancora se il nuovo gallo potrà essere realizzato da un artista moderno”.


Evidentemente il nuovo gallo doveva essere firmato personalmente dal grande architetto come fu per quello precedente di Viollet-le-Duc e non da un plebeo qualunque, e doveva rappresentare una novità significativa. La solita rottura con il passato.

Un gallo moderno, anzi modernista, che unisse al simbolismo tradizionalmente attribuitogli dei nuovi contenuti. Il gallo infatti, oltre ad essere uno degli emblemi della Francia, simboleggia per i cristiani sia la vigilanza che l’annuncio della resurrezione di Gesù Cristo nel mattino di Pasqua, il gallo che cantò tre volte in occasione del rinnegamento di Pietro del Cristo, la vittoria della vita sulla morte e la luce che scaccia le tenebre. La fenice, tuttavia, oltre a simboleggiare la rinascita spirituale, rappresenta anche il compimento della Trasmutazione Alchemica. La pietra filosofale era chiamata anche fenice. Il piombo e il rame della guglia originaria che diventano oro, è una suggestione che sarebbe piaciuta a Fulcanelli.

Per quanto riguarda il ramo agitato dall'arcivescovo durante la benedizione del gallo-fenice, nel caso del tasso, esso è simbolo di morte e resurrezione ma nel senso di trasformazione e, se vogliamo, di iniziazione. Se invece si trattava di abete, a livello simbolico l'abete bianco rappresenta la connessione tra le forze cosmiche e il diffondersi della luce sulla terra.

A proposito di luce, tutti abbiamo notato quanto la nuova Notre-Dame sembri ora più un centro commerciale che una cattedrale gotica, tradizionalmente caratterizzata dalla dominanza dell'ombra appena interrotta dalla luce filtrata dai vetri colorati dei rosoni e dalle finestre.

Ebbene, il rettore della cattedrale Olivier Ribadeau-Dumas nel 2023 dichiarò: 
«Nessuno in vita avrà mai visto la cattedrale come la vedremo noi tra un anno. Il candore della pietra, la brillantezza della luce attraverso le vetrate e i nuovi dipinti daranno all’edificio una nuova dimensione. Prima dell’incendio, la larghezza e l’ampiezza della cattedrale non erano evidenti perché le cappelle erano annerite. Il suo prospetto gotico sarà amplificato dalla pulizia del sito e dalla diffusione della luce. Vogliamo creare un itinerario che permetta a ogni visitatore di diventare un pellegrino, passando da nord a sud, dal buio alla luce, aprendosi alla bellezza e quindi a Dio».
Chiaro e sfolgorante, no? Andrea Cionci in un suo podcast ha rivelato oggi quali livelli di follia creativa fossero stati previsti per il restauro di Notre Dame e come essi siano stati sventati dalla rivolta dei francesi che hanno presentato petizioni contro lo scempio minacciato dagli interior designer accreditati presso casa Macron. Probabilmente quelli responsabili del nuovo arredo in stile Nouveau Riche dell'Eliseo. Ad esempio la sala Pompadour con il divanone bianco da discoteca anni '70 e un orrendo arazzo di Joan Miró.


Tornando ai nostri avicoli. E il vecchio galletto di Notre-Dame che fine ha fatto?

Non è assolutamente vero che, come scrissero i giornali italiani l'anno scorso in occasione della cerimonia di inaugurazione della nuova banderuola, il vecchio galletto fosse andato completamente distrutto, addirittura liquefatto nell'incendio. Dopo il restauro esso fu esposto in una mostra di oggetti artistici della cattedrale salvati dalle fiamme e il presidente Emmanuel Macron ad una domanda specifica sulla sua ricollocazione, rispose che il gallo originale sarebbe stato destinato all'esposizione in un prossimo “Museo dell’Opera di Notre-Dame”, da creare nell’Île de la Cité, all'Hotel de Dieu, non lontano dalla Chiesa.

Due galli, quindi. Uno miracolato e quindi evidentemente protetto da Dio, sostituito da uno nuovo che però nella forma e anche nella simbologia, con l’introduzione delle ali da fenice e dell'oro, assume un significato diverso, rompendo con la tradizione e suggerendo simbologie non propriamente cristiane. Un galletto nuovo, dall'identità fluida, in piena transizione di genere per diventare fenice, usurpatore libero di muoversi al vento e un gallo legittimo mandato ad intristirsi in un museo nemmeno ancora realizzato. Un gallo anziano in sede impedita. Una vicenda che, nei corsi e ricorsi storici, ce ne ricorda decisamente un'altra.


A margine, una piccola considerazione sulla statua della libertà. Ispirata al suo autore da influenze egizie ed anche alla dea Ecate, signora dell'oscurità, la statua divenuta il simbolo della città di New York ricorda indubbiamente un portatore di luce, forse addirittura una rappresentazione androgina di Lucifero. 
Tout se tient.




2 commenti:

  1. Feronia16:03

    Mentre il povero "gallo anziano in sede impedita" (geniale!), certamente miracolato perchè non si casca da quell'altezza senza finire in coriandoli, sfoggiava una cresta regolamentare, al gallo nuovo hanno messo una cresta che non è più una cresta ma sembra piuttosto un berretto frigio, segno rivoluzionario, giacobino e anticlericale. Giusto per rimarcare, eh.

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  2. Alessandro Massano16:59

    Il gallo ha cantato e mi sa che la Francia ha rinnegato Cristo.
    La Francia deve rigenerarsi, e solo affidandosi alle amorevoli cure di Nostra Signora potrà farlo.
    Vadano pellegrini a Lourdes.
    Santa Bernadette, prega per noi.

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