sabato 8 novembre 2025

Il molto rumore per nulla su MATER POPULI FIDELIS silenzia la Magna Quaestio

 


La "Nota dottrinale su alcuni titoli mariani riferiti alla cooperazione di Maria all’opera della salvezza MATER POPULI FIDELIS" pubblicata il 4 novembre scorso dal Prefetto per la Dottrina della Fede Victor Manuel Fernandez con l'approvazione ufficiale di papa Leone XIV, ha stabilito che il titolo di corredentrice attribuito a Maria è "sempre inappropriato" per definire il suo ruolo di cooperazione nella Redenzione.

Questa affermazione ha causato vere e proprie levate di scudi nei soliti ambienti cattolici variamente antagonisti in quanto è stata intesa come il rifiuto del riconoscimento di un titolo che alcuni  percepiscono come scontato e dovuto "perché non può essere altrimenti". Anzi, come se un titolo già assegnato alla Vergine Maria le fosse stato strappato da una nota ufficiale della Santa Sede. Si è trattato di una risposta dettata dal pathos e non dal logos che - come volevasi dimostrare - conferma pienamente la motivazione della nota, dichiarata nella presentazione della stessa: 
"Il presente documento, senza voler esaurire la riflessione né essere esaustivo, vuole mantenere il necessario equilibrio che, all’interno dei misteri cristiani, deve stabilirsi tra l’unica mediazione di Cristo e la cooperazione di Maria all’opera della salvezza, e desidera mostrare anche come questa si esprime in diversi titoli mariani." Mater Populi Fidelis, introduzione, paragrafo 3.  
La precisazione terminologica riguardava anche quei fenomeni o apparizioni già approvati dalla Chiesa dove "la Vergine Maria è denominata col titolo di Corredentrice, Redentrice, Sacerdote, Mediatrice, Mediatrice di tutte le grazie, Madre della grazia, Madre spirituale."

Il documento "Mater Populi Fidelis" fa indubbiamente ordine all'interno di questo tema, risultando ineccepibile circa l'autorevolezza delle fonti che ricostruiscono nella prima parte la storia dei vari titoli attribuiti alla Vergine e dei dogmi che la riguardano e non fa che confermare ancora una volta la prudenza della Chiesa nell'utilizzo di quello tra i titoli che si presta più di altri a fraintendimenti e false interpretazioni.  
Oltre a rimandarvi alla sua lettura integrale, vi segnalo un articolo che ne riassume in maniera esaustiva il contenuto dottrinale. 
Vale la pena comunque citare qui il seguente passaggio del documento, che per altro non respinge affatto la tradizione storica legata al titolo di corredentrice né il fatto che sia stato utilizzato anche dai papi:

"Quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente. In questo caso, non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre. In effetti, ella come «serva del Signore» ci indica Cristo e ci chiede di fare «qualsiasi cosa Lui vi dica».

Sulla questione del cosiddetto "quinto dogma mariano", padre Gabriel Roschini, uno dei massimi mariologi del XX secolo e stretto collaboratore di papa Pio XII, in questo testo dei primi anni '50 già indicava l'unico motivo fondamentale che ha sempre impedito anche in seguito il riconoscimento ufficiale  da parte della Chiesa del titolo di Corredentrice per la Vergine Maria. 

"Ma che cosa intendiamo dire chiamando la Vergine SS. Corredentrice del genere umano?... Nient'altro che questo: che Essa ha cooperato realmente ed immediatamente con Gesù, Redentore divino, all'opera grandiosa della redenzione degli uomini, soddisfacendo con Lui alla giustizia divina, offesa dal peccato di Adamo, e meritandoci con Lui tutte le grazie della redenzione. Bisogna guardarsi bene però dalle esagerazioni. Così, sarebbe esagerazione considerare la cooperazione di Maria come una cooperazione collaterale, quale è quella che ha luogo, per esempio, negli sforzi di due o più uomini nel sollevare un peso. Gesù è l'unico Redentore: ipse est propitiatio pro peccatis nostris. Maria coopera con Gesù, ma dipendentemente da Lui, ma subordinatamente a Lui. Essa, dunque, è causa secondaria, subordinata, benché vera, reale, efficace, della nostra redenzione".

         P. Gabriel Roschini O.S.M., "Istruzioni mariane", Seconda edizione riveduta e corretta, p. 72.


Il Cristo come unico Redentore non può essere in alcun modo messo in discussione, nemmeno in buona fede e per sensus fidei. Punto.

Quindi, se l'impianto del documento di Fernandez, che utilizza anch'esso il verbo cooperare, non si discosta dalla dottrina della Chiesa, perché viene presentato da alcuni come un documento scandaloso?
Si tratta evidentemente di quelle esagerazioni di cui parlava padre Roschini e che sono sempre esistite all'interno della Chiesa Cattolica soprattutto da parte dei fedeli e anche di alcuni loro pastori ma che in questi ultimi tempi si concretizzano in vari movimenti parascismatici che necessitano di essere ricondotti alla fermezza della logica dottrinale. Se necessario per un orecchio.

Non si può infatti negare il problema rappresentato dalle apparizioni non verificate ma accettate sulla fiducia, dalla proliferazione dei vari mistici le cui visioni e locuzioni vengono anch'esse prese per oro colato, delle profezie che provengono dalle fonti più disparate e bizzarre che finiscono per acquisire come un diritto assoluto all'autoavveramento. Per non parlare dei pastori che sempre più spesso giustificano le loro opere come "volute dalla Madonna" (e non volute da Cristo) e parlano di sé stessi come di "inviati di Maria" (e non di Cristo). Come se appunto Maria potesse agire autonomamente da Cristo per eleggere papi o fondare una nuova Chiesa.
L'eccesso di pathos che accompagna la vita dei fedeli di tali realtà necessita di una dose massiccia di senso di realtà e di adesione alla dottrina, affinché non si perdano nel fanatismo o, Dio non voglia, nel settarismo.
 
Una delle fonti principali citate nella Mater Populi Fidelis a sostegno della prudenza da adottare nell'attribuzione del titolo di corredentrice a Maria è non a caso proprio il campione del logos Joseph Ratzinger il quale, da cardinale, citava le Lettere agli Efesini e ai Colossesi: "Dove il vocabolario utilizzato e il dinamismo teologico degli inni presenta la centralità redentrice unica e la fontalità del Figlio incarnato in modo tale da escludere la possibilità di aggiungere altre mediazioni." Anche in seguito egli definì una "terminologia sbagliata" tale titolo, pur non negando le buone intenzioni di chi proponeva di utilizzarlo.

Quindi tutto a posto e perfetto il documento di Victor "Tucho" Fernandez che, abbiamo scoperto, può dire anche lui cose giuste? Ni, perché oltre a risultare in realtà un testo risalente al 26 marzo del 2025 e quindi redatto ancora in piena era bergogliana -  probabilmente uno di quei documenti che mentre era ricoverato al Gemelli sottoponevano a Francesco l'arcivescovo Peña Parra e il segretario di stato Parolin  - proprio nell'ultima pagina del testo si avverte, punteggiato da alcune potenti stecche di corno, un brusco cambio non solo di registro ma di stile.  Come se il compositore di una sinfonia che attinge alle sonorità classiche, per la scrittura del finale del suo capolavoro venisse improvvisamente sostituito da un seguace della musica atonale. 
Che peccato, Tucho, stavi andando così bene...

Dalle fonti teologiche indiscutibili e sopraffine si passa, dandogli l'ultima parola, a Papa Francesco e alle sue corpose banalità da teologia della globalizzazione.  Ed ecco quindi che Maria diventa la madre in cammino assieme ai poveri, "colei che capisce cosa significa essere un migrante o un esule" (citando opportunisticamente il Mt 2, 13-15 della fuga in Egitto), fino alla celebrazione della pietà mariana "popolare" che riflette, "la tenerezza paterna di Dio"
Un quadro che ricorda, più che una pala d'altare, quello celeberrimo di Giuseppe Pellizza da Volpedo, "Il quarto stato". 




Nonostante il documento presenti l'inequivocabile imprimatur finale leonino, il tributo a Francesco in quel finale ideologico quasi imposto a forza risulta evidentemente ancora da pagare. 

Possiamo notare comunque come la Chiesa si sia mossa con estrema prudenza e saggezza nell'affrontare questioni dottrinali delicatissime. 
Concordo infatti con Andrea Cionci nel sottolineare lo scampato pericolo rappresentato dal non aver introdotto una sorta di inevitabile divinizzazione di Maria. Con l'attuale potere delle forze di ispirazione gnostica in grado di appropriarsene, tra Maria e la Grande Madre avrebbe potuto restare nient'altro che un sottile foglio di carta velina.

La questione fondamentale, presente ma come al solito oscurata da un'eclissi totale soprattutto cognitiva, è comunque un'altra. Perché se è vero che anche un cardinale di nomina antipapale canonicamente inesistente può scrivere cose giuste, salvo continuare a pagare pegno al suo mentore, è altresì vero che l'aver proclamato illecitamente un nuovo dogma mariano da parte di una gerarchia dubbia o addirittura illegittima sarebbe stato uno sfregio inaudito alla Chiesa di Cristo. E ciò per fortuna non è accaduto.

Naturalmente i critici feroci del documento di Fernandez, invece di reclamare trasparenza e la fine di un'intollerabile clima di incertezza, della questione sede impedita di Benedetto XVI e antipapato di Bergoglio  continuano a disinteressarsi ostinatamente, e perfino chi sulle prime ne aveva compresa l'importanza ora rinnega ogni forma di rivendicazione su base canonica della legittimità della successione petrina.
Essendo nella condizione - seppure per strade diverse -  di dare la Chiesa di Cristo ormai per persa, essi sono quindi prigionieri del paradosso di preoccuparsi di note dottrinali emesse da una Chiesa che di fatto non riconoscono più e della quale potrebbero benissimo disinteressarsi.

A questo punto sorge un sospetto, e cioè che dietro alla levata di scudi del solito mondo tradizionalista contro la nota di Fernandez non vi sia solo l'ostilità verso il prefetto del modernista Francesco - per altro sempre considerato da essi papa eretico legittimo piuttosto che antipapa, una vera assurdità - ma ancora una volta l'eterna malcelata ostilità verso Joseph Ratzinger/Benedetto XVI, "l'inventore del doppio papato modernista", sicuramente tra i papi postconciliari il più odiato da questi scismatici borderline, ai quali andrebbe ricordato che finché non sarà indetto e concluso un Concilio Vaticano III e pubblicati i suoi documenti, al Concilio Vaticano II e a tutti i papi legittimi che sono venuti dopo di esso si deve assoluta deferenza e obbedienza. 

In conclusione, essendo la questione della certezza della restaurazione del papato legittimo ancora di fatto sospesa, stiamo parlando di un documento che dottrinalmente non si discosta dall'opinione del mariologo di Pio XII e quindi di nessuna eresia. Il che è un buon indizio di restaurazione, ma il sospetto è che fino a quando non si chiuderà il Giubileo di Francesco rimarremo in questo interregno né carne né pesce, con un Papa forse regolarmente eletto, forse no, o forse impedito anch'egli come Benedetto XVI.

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