Si è parlato ancora di Via Rasella, delle Fosse Ardeatine e del caso Priebke, con discussioni piuttosto accese sui blog di Dacia e Cloro, che hanno coinvolto addirittura il concetto di libertà di espressione. La cosa mi ha ispirato alcune riflessioni. Oggi farò un discorso generale, piuttosto noioso temo, in un altro post mi concentrerò sul caso specifico dell’ex capitano nazista.
Leggendo tutti i commenti nati attorno all’interpretazione delle colpe di Via Rasella, mi sono resa conto che parlare di un fatto storico in maniera obiettiva è praticamente impossibile in un mondo obbligato a non osservare la realtà ma ad interpretarla in maniera ideologica e bipolare.
Come quando si hanno due tifoserie nemiche che si accusano reciprocamente di essersi rubata la partita, uno dice che la realtà è nera e l’altro dice che è bianca. Ciascuno è talmente convinto del proprio punto di vista, del proprio schieramento (le ideologie in lotta sono quella che ispira l’attuale sistema economico capitalistico e quella che raccoglie i rivoli non solo marxisti dell’anticapitalismo), che alla fine il segno positivo annulla il segno negativo e il risultato è l’impossibilità fisica di vedere la realtà fattuale. Se di ogni evento io posso dare un’interpretazione e contemporaneamente il suo opposto, posso scordarmi di poter mai capire veramente quell’evento in maniera obiettiva. E’ l’effetto del tanto aborrito relativismo.
Per la verità, in questa lotta tra opposte fazioni, c’è da tenere presente che chi detiene concretamente il potere può guidare l’informazione e creare il pensiero unico, facendo dominare la propria ideologia di riferimento. Questo è un punto fondamentale.
Quale delle due ideologie in lotta è dominante, allora? Se chiedessimo a dei visitatori alieni che ci osservano da un bel po’ chi comanda sulla Terra adesso, loro risponderebbero probabilmente una superpotenza militare rimasta senza il suo principale contendente, che cerca disperatamente, assieme ai suoi vassalli, di salvare un sistema economico in declino e incapace di dare risposte evolutivamente positive all’umanità, chiamato capitalismo. Se chiedessimo ai nostri amici alieni qual è il pericolo comunista attualmente, essi risponderebbero che il sistema dovrebbe guardarsi piuttosto dalle sue falle più che cercare nemici che ormai sono patrimonio della storia passata.
In declino o meno, chi comanda stabilisce le relazioni causa ed effetto che creano la storia presente e guidano l’interpretazione di quella passata. La storia fatta dai vincitori non è un luogo comune, è una verità.
”Se non avessimo usato la bomba atomica la guerra non sarebbe finita”. “Saddam Hussein era un pericolo per l’umanità perché aveva le armi di distruzione di massa”; “la guerra in Afghanistan è conseguenza dell’attentato dell’11 settembre”; “chi si oppone alla liberazione irachena è un terrorista”.
Chi si riconosce nell’antipotere offre un’interpretazione opposta: “Saddam era un baluardo contro l’imperialismo americano”; “la guerra in Afghanistan nasce dalla stessa spinta imperialistica”; “chi si oppone all’occupazione irachena è un partigiano”.
E lo storico, che dovrebbe dare un’interpretazione obiettiva e scientifica basandosi sui puri fatti, come può operare in un clima di opposti estremismi interpretativi?
Se potesse analizzare gli eventi liberandosi dal peso delle armature ideologiche, il compito sarebbe facile.
Un tipo particolare di relativismo, quello psicologico, che permette di “mettersi nei panni” di entrambi i contendenti per capirne le rispettive ragioni, potrebbe aiutare.
Il revisionismo, dal canto suo, sarebbe assolutamente necessario per il progresso della ricerca storica, perché è solo dall’emersione di nuovi documenti, dalla possibilità di riscrivere la storia alla luce di fatti nuovi ed inediti che si può superare la logica della “giustizia dei vincitori”.
Revisionismo, è meglio puntualizzarlo prima che qualcuno salti su come una molla, non è negazionismo. Dire che i bombardamenti di Dresda furono un crimine inutilmente crudele contro una popolazione civile non toglie una virgola dalle colpe dei nazisti in termini di genocidio. Far conoscere le condizioni di vita al limite della sopravvivenza nelle quali furono tenuti migliaia di prigionieri di guerra tedeschi nei campi tenuti dagli alleati in Germania non offusca gli orrori di Dachau e Auschwitz. Portare alla luce i crimini di guerra che commisero anche gli Italiani brava gente è pura giustizia.
Purtroppo il relativismo “empatico” e il revisionismo costruttivo non sono amati né dal potere né dal contropotere, che preferiscono annichilirsi a vicenda lasciando che la discussione marcisca in un pantano senza uscita. Così il potere, facendo credere che il contropotere è potente quanto lui, può rafforzarsi e autolegittimarsi nella propaganda e nella menzogna.
Chiediamo ancora ai nostri alieni quale di due eserciti in lotta tra loro ha ragione. Nessuno. L’umanità deve solo liberarsi di una cosa, direbbero, della guerra.
Leggendo tutti i commenti nati attorno all’interpretazione delle colpe di Via Rasella, mi sono resa conto che parlare di un fatto storico in maniera obiettiva è praticamente impossibile in un mondo obbligato a non osservare la realtà ma ad interpretarla in maniera ideologica e bipolare.
Come quando si hanno due tifoserie nemiche che si accusano reciprocamente di essersi rubata la partita, uno dice che la realtà è nera e l’altro dice che è bianca. Ciascuno è talmente convinto del proprio punto di vista, del proprio schieramento (le ideologie in lotta sono quella che ispira l’attuale sistema economico capitalistico e quella che raccoglie i rivoli non solo marxisti dell’anticapitalismo), che alla fine il segno positivo annulla il segno negativo e il risultato è l’impossibilità fisica di vedere la realtà fattuale. Se di ogni evento io posso dare un’interpretazione e contemporaneamente il suo opposto, posso scordarmi di poter mai capire veramente quell’evento in maniera obiettiva. E’ l’effetto del tanto aborrito relativismo.
Per la verità, in questa lotta tra opposte fazioni, c’è da tenere presente che chi detiene concretamente il potere può guidare l’informazione e creare il pensiero unico, facendo dominare la propria ideologia di riferimento. Questo è un punto fondamentale.
Quale delle due ideologie in lotta è dominante, allora? Se chiedessimo a dei visitatori alieni che ci osservano da un bel po’ chi comanda sulla Terra adesso, loro risponderebbero probabilmente una superpotenza militare rimasta senza il suo principale contendente, che cerca disperatamente, assieme ai suoi vassalli, di salvare un sistema economico in declino e incapace di dare risposte evolutivamente positive all’umanità, chiamato capitalismo. Se chiedessimo ai nostri amici alieni qual è il pericolo comunista attualmente, essi risponderebbero che il sistema dovrebbe guardarsi piuttosto dalle sue falle più che cercare nemici che ormai sono patrimonio della storia passata.
In declino o meno, chi comanda stabilisce le relazioni causa ed effetto che creano la storia presente e guidano l’interpretazione di quella passata. La storia fatta dai vincitori non è un luogo comune, è una verità.
”Se non avessimo usato la bomba atomica la guerra non sarebbe finita”. “Saddam Hussein era un pericolo per l’umanità perché aveva le armi di distruzione di massa”; “la guerra in Afghanistan è conseguenza dell’attentato dell’11 settembre”; “chi si oppone alla liberazione irachena è un terrorista”.
Chi si riconosce nell’antipotere offre un’interpretazione opposta: “Saddam era un baluardo contro l’imperialismo americano”; “la guerra in Afghanistan nasce dalla stessa spinta imperialistica”; “chi si oppone all’occupazione irachena è un partigiano”.
E lo storico, che dovrebbe dare un’interpretazione obiettiva e scientifica basandosi sui puri fatti, come può operare in un clima di opposti estremismi interpretativi?
Se potesse analizzare gli eventi liberandosi dal peso delle armature ideologiche, il compito sarebbe facile.
Un tipo particolare di relativismo, quello psicologico, che permette di “mettersi nei panni” di entrambi i contendenti per capirne le rispettive ragioni, potrebbe aiutare.
Il revisionismo, dal canto suo, sarebbe assolutamente necessario per il progresso della ricerca storica, perché è solo dall’emersione di nuovi documenti, dalla possibilità di riscrivere la storia alla luce di fatti nuovi ed inediti che si può superare la logica della “giustizia dei vincitori”.
Revisionismo, è meglio puntualizzarlo prima che qualcuno salti su come una molla, non è negazionismo. Dire che i bombardamenti di Dresda furono un crimine inutilmente crudele contro una popolazione civile non toglie una virgola dalle colpe dei nazisti in termini di genocidio. Far conoscere le condizioni di vita al limite della sopravvivenza nelle quali furono tenuti migliaia di prigionieri di guerra tedeschi nei campi tenuti dagli alleati in Germania non offusca gli orrori di Dachau e Auschwitz. Portare alla luce i crimini di guerra che commisero anche gli Italiani brava gente è pura giustizia.
Purtroppo il relativismo “empatico” e il revisionismo costruttivo non sono amati né dal potere né dal contropotere, che preferiscono annichilirsi a vicenda lasciando che la discussione marcisca in un pantano senza uscita. Così il potere, facendo credere che il contropotere è potente quanto lui, può rafforzarsi e autolegittimarsi nella propaganda e nella menzogna.
Chiediamo ancora ai nostri alieni quale di due eserciti in lotta tra loro ha ragione. Nessuno. L’umanità deve solo liberarsi di una cosa, direbbero, della guerra.
Un unico appunto che conferma quanto sia difficile anche solo scrivere staccandosi dalle proprie prospettive: una parte non la chiama "occupazione irachena", ma "liberazione irachena".
RispondiEliminaAvrei voluto scrivere qualcosa del genere, specialmente la parte sul revisionismo. M'hai risparmiato la fatica:) Molto bello.
RispondiElimina(P.S. Immagino sia utopistico sperare che tu sia single :))))) ).
@ lud_wing
RispondiEliminahai ragione, infatti ho corretto.
@ falecius
Secondo Benediktus lo sarei, single, ma sempre secondo lui vivo nel peccato da dieci anni. :-))
Però nei casi di Cloro e Dacia non è come tra Inter/Milan o Roma/Lazio. Su Via Rasella si scrive da 60 anni. Da parte della destra si è sempre cercato di accollare ai gappisti la strage nazista (ma anche fascista, perché i "camerati" italiani collaborarono eccome per selezionare gli ostaggi da eliminare). Roma era Città Aperta, perciò non valevano le "leggi di guerra" (ma ai nazisti quando mai glien'è fregato qualcosa?) eppure i tedeschi avevano razziato il ghetto, avviando praticamente l'intera comunità ebraica di Roma ai campi di sterminio. Ad Anzio c'erano gli alleati che temporeggiavano temendo una resistenza da parte tedesca come a Montecassino. Era necessario dimostrare che i nazisti non erano aiutati dalla popolazione... la decisione non fu presa da un piccolo gruppo di gappisti, ma dal CLN nazionale (anche su sollecitazione dell'OSS). La Resistenza è stato un movimento popolare in tutta Europa, e le forze partigiane non erano un esercito regolare che potesse affrontare a viso aperto l'esercito tedesco e i collaborazionisti fascisti e traditori. La guerriglia è un legittimo mezzo per combattere l'invasore, abbiamo dimenticato il Vietnam? E poi quanti processi sono stati fatti contro Sasà Bentivegna e gli altri compagni! Sempre assolti per aver agito legalmente. Io sarò sospettoso, ma credo che quanto avviene in Medio Oriente, oggi e non sessant'anni or sono, influenzi e non poco i pareri delle
RispondiEliminadue gentili signore.
Vogliamo dimenticare i 15.000 ufficiali polacchi uccisi nelle fosse di Katin con colpo alla nuca, dai comunisti alleati dei nazisti ?
RispondiEliminaProblema antico. Servirebbe oggettività,ovvero capacità di staccarsi da ciò che si osserva.
RispondiEliminaCredo che difficilmente faccia parte della nostra natura, sempre alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparci (che sia lenin, padre pio, topolino, i rolling stones o l'atalanta non cambia) per avere almeno una sicurezza su cui puntellare i piedi.
Ci serve un Giusto e uno Sbagliato. Non accettiamo il giusto nelle intenzioni, ma sbagliato nei modi, ad esempio.
@ anonimo (molto coraggioso...)
RispondiEliminaStalin ha contribuito prima allo scatenamento della guerra fornendo ad Hitler la tranquillità ad est e poi ha contribuito (o meglio il popolo sovietico...) alla sconfitta del nazismo. Io non ho mai giudicato positivamente le azioni di Stalin. Ma una "porcata" non si giustifica con un'altra. mi sembri quello stalinista che quando criticavo il maresciallo Jaruselskij mi parlava di Pinochet. non sarà che siete voi alquanto manichei?
x Lameduck:
RispondiEliminaDire che i bombardamenti di Dresda furono un crimine inutilmente crudele contro una popolazione civile non toglie una virgola dalle colpe dei nazisti in termini di genocidio. Far conoscere le condizioni di vita al limite della sopravvivenza nelle quali furono tenuti migliaia di prigionieri di guerra tedeschi nei campi tenuti dagli alleati in Germania non offusca gli orrori di Dachau e Auschwitz. Portare alla luce i crimini di guerra che commisero anche gli Italiani brava gente è pura giustizia.
ma infatti, sono d'accordo. E dire che i partigiani di via Rasella ebbero un ordine che dal punto di vista dell'economia militare (rapporto tra obiettivi e rischi) si è configurato come inutile e rovinoso non offusca il significato generale della lotta partigiana, nè sminuisce gli orrori nazisti. Viceversa, dire che i partigiani "non sapevano quel che facevano", ovvero "ignoravano i rischi", lascia perplessi, fa pensare quantomeno ad una gestione irrepsonsabile della lotta. Che qui è plausibile (secondo me) ma in generale non è possibile affermarlo.
Uscire dalla gabbia del dualismo "sdoganare", non sdoganare, secondo me, aiuterebbe a portarsi dietro un bagaglio storico meno vincolante ( e strumentale al potere) per le decisioni di oggi, che sono passati 60 anni da quella guerra civile.
Cloro
Teniamo poi presente che, nè ai famigliari di via rasella, nè a quelli delle vittime delle ardeatine, in seguito a causa civile furono riconosciuti risarcimenti, per via del riconoscimento a posteriori della legittima azione di guerra. Anche questa informazione,a mio avviso serve a chi vuole perseguire una conoscenza utile a se stesso sul background di questo paese, oltre ai pregiudizi.
RispondiEliminaCloro
Spartacus Quirinus è stato formato sul Camera Fabietti, con tutta evidenza. La strage di Via Rasella avrebbe dimostrato cosa? Che la popolazione stava coi partigiani? Per favore. Quanto a Stalin, in guerra ce lo portò l'Operazione Barbarossa molto in anticipo sui tempi che aveva in mente. Infatti, avrebbe preferito scatenarsi sull'esausto vincitore in Europa una volta che ce ne fosse stato uno. Stalin, giova ricordarlo, non fu un campione di democrazia. Sul resto, assumendo che gli alieni siano di sinistra, posso anche essere d'accordo. In Italia chi ha scritto la storia sono stati i "reduci" partigiani che si sono messi sul podio dei vincitori per manifesta assenza dei concorrenti. Senza gli angloamericani, saremmo ancora qua a raccontarci le favole. Volendo brevemente aprire gli occhietti, le orride rappresaglie tedesche e italiane furono scatenate consapevolmente dai resistenti (leggersi le carte di Osvaldo Poppi, commissario politico del PCI sugli Appennini per credere) visto che la popolazione si dimostrava non molto entusiasta di supportare la lotta partigiana. Ma è roba vecchia che oggi non ha più molto senso rivangare. Credo sia un dibattito strumentale utile solo a sviare l'attenzione dal presente. Dibattito sostenuto da entrambe la fazioni che qualche interesse a prendersi respiro ce l'hanno.
RispondiEliminaCiao! ho trovato molto interessante questo post e il tuo blog in generale..!
RispondiEliminacercherò di dire la mia in maniera più stringata possibile... la metto un po' sul generale, a me ne scuso: le questioni che sollevi tu sono alla base (anche) di tutta la problematica (filosofica?) sull'esistenza di UNA verità, di UNA realtà, di un risultato scientifico non falsificabile. Se si crede nella falsificabilità di tutto e nel relativismo NECESSARIO di tutto ciò che concerne la vita umana, allora il risultato è che non c'è STORIA, ma STORIE.
Personalmente anzitutto mi confesso ostinato, perchè nonostante sia profondamente relativista (penso che il marxismo sia stato galeotto) credo che il concetto di "fatto" esista eccome. Magari non sempre, ma non siamo proprio nel caos più totale in tutto e per tutto. Il problema però è la STORIOGRAFIA, il farsi "documento" dei fatti storici: la mediazione dell'uomo modifica NECESSARIAMENTE il fatto (salvo, che ne so, un filmato, o documenti audiovisivi in generale).
Risolvo la questione aiutandomi con la tecnica processuale (studioo legge....). E' noto che il processo non accerta la storia, ma è il risultato di una somma algebrica tra ASSUNTI (le prove nel contraddittorio), per cui è possibilissimo che in un processo penale la difesa vinca il contraddittorio (e il processo) con il "proprio punto di vista" ma che il fatto in sé non venga accertato.
Non per niente, il nostro processo penale è fondato su un sistema ACCUSATORIO, e non INQUISITORIO (dove la realtà è UNA e va solo SCOPERTA). E così evidentemente funziona anche il punto di vista storico. E così, come in un processo, si creano VINTI e VINCITORI (come dici giustamente tu).
Secondo me non si scappa. L'unica soluzione è (usando sempre la metafora processuale) PROCURARSI LE PROVE DA SE', bypassando l '"accusa" e la "difesa". E questo è difficilissimo, al limite dell'impossibile.
Scusa la lunghezza (e gli eventuali errori)! Se ti va di passare, il mio blog è
http://anggeldust.blogspot.com
a presto!
GG
@ spartacus
RispondiEliminasai cosa mi preoccupa, piuttosto? Che nessuno di destra con la nostalgia per quei tempi dica che, qualunque sia stato l'attentato, di qualunque matrice, partigiano, terroristico o vattelapesa, uccidere 10 persone per ogni vittima dell'attentato è una cosa inumana per se.
@ anonimo
vedi, come volevasi dimostrare. Tirare fuori le fosse di Katyn (che meritano comunque di essere ricordate) per fare da contraltare ad altri argomenti non fa che annullare il discorso.
@ cloro
Non hai l'impressione che le forze che allora furono ufficialmente sconfitte, quelle nazifasciste, siano comunque rimaste "in giro" e al momento opportuno tentino di rialzare la testa per reclamare una tardiva legittimazione?
@ mthrandir
c'è anche una buona dose di revanchismo fascista in giro, dai. Sono d'accordo con la tua ultima frase, comunque. Ciao!
@ gg
grazie per la visita e il commento. Condivido quello che hai scritto. Verrò a trovarti. Ciao anche a te!
x Lameduck: no. Sono rimaste in giro "persone" compromesse coi regii precedenti, ma anncora utili al nuovo corso ed è rimasto in giro il capitale che si è avvalso delle forse nazifasciste per dispiegare l'ordine modiale che prese le mosse da yalta.
RispondiEliminaPer il resto: in Italia l'amnistia del 47 paradossalmente salvo' dirigenti che erano stati fascisti e che divennero aministratori dell'italia repubblicana.
ciao