giovedì 23 agosto 2007

La Ribollita Illustrata

Nonostante il clima ancora caldo che si addice più alla caprese e al cocomero piuttosto che alle zuppe calde e belle toste, pare che nel settore informazione vada sempre più di moda, in questa estate calante, la ribollita.
La preparano in una versione scacciapensieri, smutandata e con una presa abbondante di peperoncino ma è ancora più pesante di quella di fagioli e cavolo nero.

Come tutti i piatti regionali risente delle piccole variazioni locali ma gli ingredienti di base sono i soliti.
Si comincia con il sondaggio, lo studio, la ricerca scientifica da fare a tocchetti. Meglio quelli che non hanno alcun valore scientifico, più a buon mercato. Oppure si riciclano vecchi rapporti, come quello sull’aumento dell’intolleranza in Europa, che un cuoco dell’Unità ha scoperto essere vecchio di oltre due mesi, quando ormai la broda era già in pentola. Era così andato a male che al TG1 hanno voluto scartarne un bel pezzo. Infatti hanno messo nella pignatta l’antisemitismo e l’anti-islamismo ma l’intolleranza contro i gay è sparita. Forse pensavano che nessuno se ne sarebbe accorto.

Non c’è ribollita senza cipolla e porri e allora si aggiungono le notizie lacrimogene: gli orsetti abbandonati, i panda depressi, il muflone muschiato in estinzione, i patimenti delle star, le sofferenze degli evasori fiscali, i dolori lancinanti del giovane Valentino e magari qualcosa che era nel freezer da un anno, come la triste storia della Natascha che vuole comperare la villa degli orrori per farci poi pagare il biglietto.
Una bella spruzzata di sangue fresco è indispensabile: delitti irrisolti, ville del mistero, tragedie naturali vanno sempre bene.
Se volete aggiungere i piselli vi consiglio la qualità Montezemolo, perché quelli Berlusconi di qualche anno fa sono troppo piccoli e si disfano nella pentola.

Si chiama ribollita appunto perché si fa con cose che andranno ripassate al forno. Anche notizie false e tendenziose su partiti un po’ stantii in ristrutturazione possono essere saltate in padella con un bel trito di rossa di Lecco, più piccante della rossa di Tropea e gettati nel calderone fumante. Tanto lo sappiamo, nell’informazione tutto fa brodo.

8 commenti:

  1. Brava. Divertente. C'è un piccolo errore, la ribollita non si passa in forno, ma si fa "ribollire" sul fornello

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  2. Anonimo18:47

    Divertente..Allarga il cuore!
    Un sorriso (non) ribollito, ma nuovo di zecca.
    Mister X di Comicomix

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  3. più che altro la differenza con la ribollita vera è che questa dei media ha un sapore di m... ;-)

    (bona la ribollita !! anche d'estate al festival dell'Unità :-) )

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  4. @ riccardo
    bentornato! ;-)
    Hai presente le piccole varianti locali? Una mia parente di Montecatini la faceva ripassare in forno. Io ho provato a farla personalmente e ti assicuro che era una ribollita da resuscitare i morti.
    Purtroppo se apri dieci libri di cucina regionale trovi dieci modi diversi di cucinare un piatto (tutti spacciati per originali, s'intende).

    @ comicomix
    :-)

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  5. Mi hai fatto venire fame...
    (non è che ci voglia molto)


    Pensatoio

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  6. Ottimo accostamento!

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  7. Anonimo13:32

    Direi: ottima la ribollita. Ma sarebbe ora che lasciassero ai cuochi la preparazione dell'ottima minestra e loro giornalisti iniziassero a "giornalare". Grande post.

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  8. @ adolfo
    "giornalare" mi piace moltissimo. ;-)

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