domenica 26 maggio 2013

Eppur qualcosa si muove


Il prossimo 15 giugno sarà presentato ufficialmente a Parigi il "Manifesto di solidarietà europea"  firmato da undici esponenti del mondo economico e finanziario europeo, per una revisione dei meccanismi dell'eurozona alla luce del sostanziale fallimento dell'euro, allo scopo di, eliminando i fattori di diseguaglianza e squilibrio attuali, preservare ciò che di buono vi è nel progetto di unione europea.
La traduzione in italiano del manifesto è a cura di Alberto Bagnai ed è tratta da Goofynomics. (Ripresa anche da Voci dall'estero). Ecco il testo.

Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona 


La segmentazione controllata dell’Eurozona per preservare le conquiste più preziose dell’integrazione europea. 
La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo. La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico. Il notevole successo dell’integrazione europea è scaturito da un modello di cooperazione che beneficiava tutti gli stati membri, senza minacciarne alcuno. 
Si era ritenuto che l’euro potesse essere un altro importante passo avanti sulla strada di una maggiore prosperità in Europa. Invece l’Eurozona, nella sua forma attuale, è diventata una seria minaccia al progetto di integrazione europea. 
I paesi meridionali dell’Eurozona sono intrappolati nella recessione e non possono ristabilire la propria competitività svalutando le proprie valute. D’altra parte, ai paesi settentrionali si chiede di mettere a rischio i benefici delle proprie politiche finanziarie prudenziali, e ci si aspetta che in quanto “benestanti” finanzino i paesi del Sud attraverso infiniti salvataggi. Questa situazione rischia di portare allo scoppio di gravi disordini sociali nell’Europa meridionale, e di compromettere profondamente il sostegno dei cittadini all’integrazione europea nell’Europa settentrionale. L’euro, invece di rafforzare l’Europa, produce divisioni e tensioni che minano le fondamenta stesse dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo. 

Una strategia nel segno della solidarietà europea 
Riteniamo che la strategia che offre le migliori possibilità di salvare l’Unione Europea, la conquista più preziosa dell’integrazione europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona attraverso l’uscita, decisa di comune accordo, dei paesi più competitivi. L’euro potrebbe rimanere – per qualche tempo – la moneta comune dei paesi meno competitivi. Ciò potrebbe comportare in definitiva il ritorno alle valute nazionali, o a differenti valute adottate da gruppi di paesi omogenei. Questa soluzione sarebbe un’espressione di vera solidarietà europea. Un euro più debole migliorerebbe la competitività dei paesi dell’Europa meridionale e li aiuterebbe a uscire dalla recessione e tornare alla crescita. Ridurrebbe anche il rischio di panico bancario e il collasso del sistema bancario nei paesi dell’Europa meridionale, che potrebbe verificarsi se questi fossero costretti ad abbandonare l’Eurozona o decidessero di farlo per pressioni dell’opinione pubblica nazionale, prima di un abbandono dell’Eurozona da parte dei paesi più competitivi. 
La solidarietà europea sarebbe ulteriormente sostenuta trovando un accordo su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, volto alla prevenzione di guerre valutarie e di eccessive fluttuazioni dei cambi fra i paesi Europei. Naturalmente sarebbe necessario, in almeno alcuni dei paesi meridionali, un abbuono (haircut) dei debiti. La dimensione di questi tagli e il loro costo per i creditori, tuttavia, sarebbero inferiori rispetto al caso in cui questi paesi restassero nell’Eurozona, e le loro economie continuassero a crescere al disotto del proprio potenziale, soffrendo una elevata disoccupazione. Posta in questi termini, l’uscita dall’Eurozona non implicherebbe che le economie più competitive non debbano sopportare un costo per la diminuzione dell’onere del debito dei paesi in crisi. Tuttavia, ciò accadrebbe in circostanze nelle quali il loro contributo aiuterebbe quelle economie a tornare a crescere, al contrario di quanto accade con gli attuali salvataggi, che non ci stanno portando da nessuna parte. 

Perché questa strategia è così importante? 
Non occorre dire che è nostro comune interesse che l’Unione Europea torni alla crescita economica – la migliore garanzia per la stabilità e la prosperità dell’Europa. La strategia di segmentazione controllata dell’Eurozona faciliterà il conseguimento di questo risultato nei tempi più rapidi.
Bruxelles, 24 gennaio 2013 
Firmatari:
Alberto Bagnai, Claudio Borghi Aquilini, Brigitte Granville, Hans-Olaf Henkel, Stefan Kawalec, Jens Nordvig, Ernest Pytlarczyk, Jean-Jacques Rosa, Jacques Sapir, Juan Francisco Martín Seco Alfred Steinherr.

Per le biografie dei firmatari si rimanda all'articolo di Alberto Bagnai


Questo manifesto sulle modalità di uscita il più indolore possibile dalla moneta unica - uscita del resto ormai inevitabile - è una bellissima notizia e speriamo accenda finalmente e definitivamente il dibattito in Italia nelle sedi preposte a prendere decisioni economiche e non solamente nei  pour parler delle friggitorie televisive di aria. 
Un dibattito che costringa la controparte del Partito Unico dell'Euro ad andare oltre la rozza propaganda for dummies delle carriole, della benzina che costerebbe 70 volte 7 e del becero catastrofismo in sensurroud, e a portare, se esiste, la prova che l'austerità serve alla crescita (Antonio Maria Rinaldi a pag. 10), che uno stato non deve avere sovranità monetaria, che è la moneta circolante a creare inflazione, che il debito è una colpa (diciamolo alla tedesca: Schuld) e non la mera controparte del credito.
Vedremo se gli euroultras avranno il coraggio di negare che questo tessuto neoplastico, questa aggregazione maligna di liberismo, mercantilismo, fanatismo monetario, finanza ludopatica e, in fondo, revanchismo neo-aristocratico,  che sta uccidendo l'economia europea retrocedendola ad uno stadio pre-industriale, non debba  essere definitivamente asportato al più presto da un bravo ed impietoso chirurgo.

Oltre all'argomento del vincolismo da superare ad ogni costo agendo sul versante moneta unica, ritengo occorra anche ripensare, con le cattive se è necessario e battendo i pugni sul tavolo a Bruxelles (perché chi si fa pecora, il lupo se lo mangia), tutto il corpus dei trattati internazionali che sono stati la base giuridica - seppure illegittima se non illegale - per giustificare il vincolismo monetario, rivelatosi formidabile strumento di oppressione degli stati della periferia da parte delle élite industriali del centro.

Inoltre, quando finalmente si ridisegneranno i confini di competenza delle banche centrali e non e dei loro rapporti con gli stati, ci si batta per il ripristino 1) della separazione tra banche commerciali e banche d'investimento e 2) della repressione finanziaria affinché l'economia reale possa alimentare la finanza ma la finanza non possa più essere in grado di danneggiare l'economia reale. 
Senza una ridefinizione, mi rendo conto difficile da ottenere, dei limiti fisiologici della finanza si continuerebbe ad assistere al paradosso di una oligarchia che crea ogni giorno volumi spaventosi di denaro virtuale, ad esempio con i derivati, ma poi, per quanto riguarda l'economia reale, pretende di circoscrivere e limitare la ricchezza ad una quantità finita di denaro. Una limitazione della creazione di ricchezza e benessere che non prevede ovviamente la redistribuzione sulla base della legge della domanda e dell'offerta ma solo quella inversa e predatoria dal 99% all'1% della popolazione.

La finanza deve essere asservita agli interessi dell'economia reale. L'Europa, dal canto suo, deve tornare ad essere un'unione tra eguali, un luogo di libero scambio e non l'opportunità per il risveglio di antichi demoni e sogni di dominio continentale dei paesi forti su quelli deboli. L'Europa deve tornare ad essere terreno per la creazione di ricchezza all'insegna dell'equità e della pari opportunità per i cittadini e i popoli. Deve tornare ad essere il nostro continente.

26 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie e buon lavoro soprattutto a te, prof.

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  2. Cara amica Lameduck,

    quello che dicono questi studiosi è giustissimo.

    Però il problema sono i nostri governanti. Prima ho ascoltato la trasmissione in Onda dove due giornaliste di opinioni diverse si sono trovate d'accordo su un punto: Letta e Alfano non hanno le palle per andare in Europa per far valere le ragioni dell'Italia.

    Nella prima repubblica i Craxi e gli Andreotti avranno avuto tutti i difetti, ma quando andavano in Europa sapevano farsi ascoltare.

    Oggi abbiamo dei nipotini che ci governano, che i tedeschi non faranno molta fatica a metterli nel sacco.

    Ciao Davide

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  3. Anonimo22:19

    Beh, pero' collaborare con l'AD di Nomura non e' male eh? Magari si fa carriera...

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  4. Anonimo22:23

    Qualcosa si muove sicuramente ma non nella direzione di cui scrivi, mi dispiace molto Barbara.

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    1. Vedi anonimo, o anonimi perché non si capisce se siete lo stesso o due diversi, sono commenti inutili perché anonimi, appunto. Se volete partecipare alla discussione FIRMATEVI.

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    2. forse sono quelli che manco votano? ma poi si lamentano e rompono le 00 a chi ha alzato le chiappe per cambiare qualcosa? qui a roma il deserto nelle urne! ho cercato di non votare da anonima, tanto per rimanere nel discorso: spero vinca de vito, l'ho votato proprio con soddisfazione (non c'entra niente con quanto hai scritto, ma volevo dirti che sei l'unica che ha scritto cose vere qui, e mi sei stata molto utile in questo casino di varie disinformazioni, ti leggo sempre come un oracolo ormai, soprattutto su questi temi economici in cui io sono un cesso ;).
      cari anonimi: dateje retta a barbara e se state a roma andate a votare!

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    3. Cara Laura, grazie ma non sono un oracolo, solo un ripetitore di notizie che altrimenti si perderebbero nell'etere. Il ruolo dei blog ormai dovrebbe essere questo. Riempire il vuoto informativo lasciato (volutamente, spesso) dai media. Almeno per come la vedo io.
      Ho visto il disinteresse elettorale a Roma, ma è inevitabile. Dovrebbero accorpare tutte le elezioni in una botta sola perché se no la gente si disamora (anche perché vede che il suo voto non conta più una mazza). Mi sa che ve risciroppate Alemanno, comunque.

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    5. te prego.. alemanno NO! anche se sotto sotto comunque si è assicurato altri 5 anni di gente sua là dentro, ma per fortuna stavolta ci saranno anche de vito e gli altri (come primo step a roma mica è poco!)

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    6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Adetrax22:30

    Nel manifesto di "Solidarietà europea di fronte alla crisi dell’Eurozona" c'è un bel "lavorio" di frasi topiche, tanti auguri per il suo successo, nel frattempo commentiamo. :-)

    "La crisi dell’Eurozona mette a rischio l’esistenza dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo."

    La CRISI dell'Eurozona è STATA PROVOCATA e non è la crisi economica / dell'Euro che può determinare un rischio per la UE bensì il manifestarsi della vera natura del potere che guida la UE e questa natura si è già ampiamente rivelata.

    "La creazione dell’Unione Europea e del Mercato Comune Europeo si colloca fra le maggiori conquiste dell’Europa post-bellica in campo politico ed economico."

    Il MEC, l'EFTA, ecc. sono stati creati decenni prima che si parlasse di UE quindi il mercato comune europeo può essere considerato indipendente o comunque propedeutico alla UE ed ancora di più all'Euro ed in ogni caso tutto questo è stato voluto dalle elite, non dai cittadini europei, quindi queste cose non possono essere definite delle "conquiste" da parte degli stessi.

    "... modello di cooperazione ..."

    "cooperazione": uso di parola chiave ex mantra sceso dall'empireo ... attenzione perchè di cooperazione a volte si muore, infatti l'Italia finora ha cooperato con tutti ma cooperare non vuol dire nulla se non si specifica e si dettaglia per COSA esattamente si "coopera" (questa è un'area in cui si verificano facilmente dei "qui pro quo" nell'interpretazione della realtà); ad es. per il ns. Presidente della Repubblica si coopera per l'NWO.

    Nel seguito si fa accenno a integrazione, solidarietà, ecc. ma non sorge il dubbio che gli attuali effetti socio-economici siano stati voluti e non siano il frutto del caso o di spiacevoli errori ?

    Così, a sensazione, se c'erano degli obiettivi magari si continuerà a perseguirli, eventualmente con altri modi / mezzi per sviare l'attenzione e dare il contentino; tentare di correggere gli effetti volendo ignorare le cause e soprattutto le loro motivazioni non è che sia molto lungimirante, però è qualcosa che magari può funzionare nel breve periodo nell'ottica dello scambio di interessi, del "do ut des" (che però non è e non sarà in ogni caso gratis).

    Infine una domandina: la messa in pratica di quanto propone il sopracitato manifesto, converrebbe ai paesi del nord (Germania, Olanda, ecc.) ?

    Secondo Prodi e molti altri probabilmente NO !

    Se comunque si finirà per dividere l'Euro in Euro 1 (good company) ed Euro 2 (bad company) forse sarà meglio tenersi duri perchè probabilmente ci sarà comunque "maretta", perchè i rappresentanti "stuoini" non finiscono mai e perchè non si è capito chi potrà emettere moneta, se ci sarà una mini BCE secondaria, ecc.; sui firmatari, tolti gli italiani, si può solo dire: OMG.

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  6. Anonimo03:11

    http://sollevazione.blogspot.it/2013/05/le-divergenze-tra-il-compagno-bagnai-e.html
    Giovanni

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    1. Scusate, compagni. C'è un parametro illogico. Gli italiani a malapena capiscono la dannosità dell'euro. Non alzano più il culo per andare a votare e quindi delegano le decisioni più importanti che riguardano le loro vite alla peggiore casta politico-criminale che fa solo i suoi zozzi interessi e voi pretendereste che vi facessero pure la rivoluzione proletaria? Non vi pare che occorra fare un passo alla volta? Prima raddrizziamo l'economia di mercato e poi pensiamo ad un'alternativa?
      Che vuol dire crisi del sistema capitalistico? Perché, non si vede?
      Dovreste essere contenti, perché più il capitalismo va in crisi e prima arriverà, per via naturale, il comunismo, come diceva quel filosofo di Treviri con il barbone.

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    2. "Dovreste essere contenti..."

      No invece che non lo sono! E li capisco, poverini. L'azione divulgativa e operativa di Bagnai & Co. è vista come un intollerabile tatticismo che rallenta l'azione politica stringente da loro intrapresa per l'imminente assalto al Palazzo d'Inverno.
      Dopo tanta fatica e prossimi all'obiettivo massimalista di un'intera vita è un ostacolo imprevisto intollerabile!
      Mi meraviglio di te, come si fa a non capirli?!

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  7. Letto l'articolo del Pasquinelli. Ben scritto e discretamente motivato. Peccato che non vi sia nemmeno una flebile traccia di proposta praticamente realizzabile, come al solito. Inconfondibile la cifra stilistica dei "rivoluzionari da salotto" o vita bucolica e alternativa in un casale in Toscana o vattelappescadove. Nel frattempo il paese va in malora e loro magari si consolano con l'orticello bio. E dire che se razzolassero per 1/1000 di quanto vanno da sempre predicando forse (molto forse) non sarebbero i patetici politicamente falliti che sono.

    Non c'è niente da fare, non cambiano mai: sono i soliti dell'"armiamoci e partite" che pontificano dai loro eremi con la solita "eccellente" e supponente dialettica parolaia. Non a caso, uno per tutti, Berty&Notti ci ha costruito la sua personale fortuna. Quindi per questo ancor meno scusabili di chiunque altro. Però mi raccomando, non glielo fate notare. Si sa, sono tanto ma tanto permalosi. Proprio come tutti i narcisisti che hanno mancato tutti gli obiettivi. Ivi compreso quello di tacere e ritirarsi finalmente ad una dignitosa vita privata una volta per tutte.

    Bagnai invece con il suo libro alla 5a ristampa continua a girare come una trottola per l'Italia sacrificando famiglia, lavoro e gratificanti bellissime passioni.
    Non c'è che dire: è proprio uno sciocco presenzialista blocca rivoluzioni!

    QUI un'intelligente e sensata risposta all'articolo di cui sopra.

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  8. tutto bello , lodevole e auspicabile purtroppo temo difficilmente realizzabile al limite si potrà arrivare ad una qualche aggiustatina di facciata ed il perchè è presto detto,il tutto parte da un presupposto sbagliato e cioè che gli eurogansters si siano "pisciati nelle brache"mentre di fatto non è così,stanno realizzando,e bene secondo il loro punto di vista,un disegno globale che parte da lontano e già sperimentato che cionvolge anche paesi extraeuropei,non siamo soli e tutto è connesso specialmente la finanza percui sta succedendo esattamente ciò che deve succedere ed il tutto andrà avanti fino al raggiungimento dello scopo senza compromessi o vie di mezzo di sorta, sarebbe più antistorico che illogico.
    comunque ben vengano queste iniziative se non altro portano a conoscenza un sempre maggior numero di persone,qualcosa ne uscirà

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    1. Bravo, quoto parola per parola.
      Vedo che fai anche tu parte del ristretto club di chi ha capito con che razza di gangsters super organizzati abbiamo a che fare e non si illusioni ma fa comunque quanto possibile per un cambiamento (o resistenza attiva, se preferisci). Come diceva quel "tale"? "Il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà" ? Mi pare una buona sintesi. Ciao.

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  9. Ho scritto vari commenti al post di Pasquinelli, ma praticamente alle contestaioni principali non mi hanno risposto. Una cosa volevo sottolineare se tu paragoni Zingales a Bagnai conoscendo il Prof. come pensi che possa reagire? Secondo me l'hanno fatto apposta per attacar briga. Comunque vi voglio girare l'ultimo che ho inviato dopo che sono andata a sfrugugliare nel loro blog a proposito di Bagnai. Tralascio una parte che era in risposta ad un anonimo.

    IL TRAMONTO DELL'EURO
    Incontro a Perugia con Alberto Bagnai
    Giovedì 6 dicembre, ore 17:30 110 café

    Alberto Bagnai è uno di quegli economisti che lotta come un leone per spiegare che l'euro è condannato a passare a miglior vita. Non lo fa perché è un apocalittico, tantomeno perché adotta una qualche variante delle teorie complottiste che vanno tanto di moda sul web. NEMMENO USA, PER SPIEGARE LE SUE TESI, PARADIGMI MARXISTI. Si attiene piuttosto all'a,b,c, dell'economia politica, quella che definiremmo, "BORGHESE", ai principi fondamentali da sempre insegnati sin dal primo anno nelle facoltà di economia. Quei principi che la sbornia neoliberista degli ultimi decenni con tanta baldanza pareva aver derubricato. Di contro al neoliberismo appunto, Bagnai recupera decisive categorie keynesiane, tra cui quella della moneta. Concetti che espone nella sua recente fatica Il Tramonto dell'euro...
    ...Dopo quattro anni di recessione i testi sulla crisi non mancano. La maggior parte però propone ricette per salvare l'euro da se stesso, modificando le regole europee in nome di un improbabile "più Europa". Mancava un testo che si ponesse il problema di salvare i cittadini dall'euro.
    Sfondando la barriera dei luoghi comuni, questo libro illustra il legame fra l'euro e la disintegrazione economica, sociale e politica dell'Eurozona, descrive le modalità e le conseguenze pratiche di un eventuale percorso di uscita e, infine, indica la direzione lungo la quale riprendere - dopo l'infelice parentesi dell'unione monetaria - un reale percorso di integrazione culturale, sociale ed economica europea.
    Un altro euro non è possibile. La sua fine segnerà l'inizio di un'altra Europa, possibile e desiderabile.
    L'ULTIMA FATICA DI ALBERTO BAGNAI
    Il tramonto dell'euro

    L’effetto complessivo del libro è liberatorio, nel senso che offre strumenti per capire la realtà e incoraggiarci a pensare che il futuro può tornare a dipendere da noi, che non ci sono potenze misteriose ai cui capricci ci dobbiamo piegare, e da placare offrendo sacrifici sempre più pesanti attraverso rituali governati da tecnici-sacerdoti, in realtà sempre più chiaramente apprendisti stregoni al servizio di oligarchie nostrane e straniere».
    recensione del compagno Claudio Romanini
    Domanda: da dicembre 2012 ad oggi mi spieghi cosa è cambiato?

    A questa domanda ancora non mi hanno risposto ma penso che non lo faranno. Possibile che in 5 mesi, non in 5, anni, è cambaito tutto? Non sei d'accordo con il manifesto? Critica il manifesto, il perchè è stato firmato, non tutto il lavoro di Bagnai, contraddicendo, poi quello che tu stesso hai scritto solo pochi mesi fa, perchè allora non è una critica ma un attacco.

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    1. Vedi, cara Fiore, è una polemica sterile quella dei compagni perché, in alternativa, loro non hanno un modello preciso, non sanno andare oltre al noto filosofo tedesco di Treviri. Che io adoro, per carità, che ho assorbito come una spugna in gioventù, che ha azzeccato più di una previsione su ciò che sarebbe diventato il capitalismo, ma che nemmeno loro hanno capito, figuriamoci gli altri. Quando io lessi Marx (ma potrebbe essere stato anche Engels o entrambi) rimasi colpita dall'affermazione che la prima nazione a diventare comunista sarebbe stata... gli Stati Uniti. Perché per M&E il comunismo sarebbe stato possibile solo dopo essere passati attraverso il ciclo completo del capitalismo ed il suo crollo strutturale.
      M'hai detto cotica! come dicono a Roma. Ma temo che loro non capiscano il senso di quell'affermazione.

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    3. Sono stata a Roma solo due volte in vita mia. L'ultima nel 2007 in occasione della mostra dedicata a Stanley Kubrick (il mio ciccio ne è devoto ed è stato un pellegrinaggio). Non ho discendenze romane ma un'enorme fascinazione per tutto ciò che è romano. Come gli inglesi per Firenze. Quindi anche per il dialetto, perché penso che certi concetti in italiano rendano il 20% ma in dialetto, qualunque dialetto dei tanti nostri, l'80%. Tranquillizzato? ;-)

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    5. Forse non ho capito qual è la questione più spinosa.

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