sabato 28 dicembre 2024

L'ANTIPAPA SUL PIVIALE DEL TRAMONTO


Ha ancora senso parlare di Bergoglio e delle continue stranezze che si rilevano durante le sue apparizioni pubbliche? Ne avrebbe se ciò riuscisse a risvegliare i fedeli dal coma liturgico nel quale sono sprofondati da anni. Questa ricorrente immagine di lui che alle Sante Messe ufficiali presenzia, legge qualche brano, recita l'omelia, fa questi gesti strani con le mani al momento della consacrazione ma non celebra l'Eucaristia, sempre demandata ad altro prelatodovrebbe farli sussultare come se venissero ogni volta colpiti da un taser. Perché invece non colgono la ricorrente anomalia, ormai non più imputabile a qualche indisposizione, e nessuna anima innocente grida: "Mamma, perché al Papa non fanno dire la Messa?" 

Nemmeno in occasione dell'apertura del Giubileo del 2025 i pennini dei cattosismografi si sono mossi di un millimetro quando tutti hanno potuto vedere in diretta Francesco presentarsi in sedia a rotelle alla Porta Santa di San Pietro e non alzarsi, non parliamo di inginocchiarsi davanti ad essa e tantomeno celebrare in seguito la S. Messa nonostante il sito ufficiale del Giubileo scriva il contrario. Il confronto impietoso con il già visibilmente sofferente Giovanni Paolo II, il quale nel 2000 officiò il rito dall'inizio alla fine, avrebbe dovuto risuonare nelle orecchie dei fedeli, per usare un termine tipico argentino, come una cacerolada, il fracasso che si fa per protesta percuotendo pentole e padelle. 

I fedeli non hanno neppure notato che il giorno dopo, per l'apertura di una seconda porta "santa" al carcere di Rebibbia, da lui consacrato "basilica" al pari delle altre di Roma, Francesco aveva riacquistato miracolosamente la capacità di camminare e ha potuto dirigersi sulle sue gambe in ben diciassette passi verso la porta e bussarvi sei volte. Per la cronaca, la terza porta santa delle cinque previste da aprire - e meno male che non sono le nove porte d'accesso ai cieli della kabbalah - sarà quella di Santa Maria Maggiore dove l'immagine a lui tanto cara della Salus Publica Populi Romani era anticamente chiamata Regina Coeli. Siamo sempre in area circondariale e la cosa rischia di diventare freudiana. "Mamma, ma il Papa finirà in prigione?"

Giovanni Paolo II celebra in S. Pietro la S. Messa di apertura del Giubileo del 2000.

In definitiva potremmo chiederci: perché Bergoglio non si comporta più da Papa e lo sta facendo così platealmente? Non è che sta cercando di dirci qualcosa come le vittime di violenza domestica alle quali viene consigliato di mostrare la mano con le dita disposte in un certo modo come segnale convenzionale di richiesta d'aiuto? Io comincio a pensarlo. Del resto Bergoglio è forse l'unico ad essere realista e a capire cosa potrebbe accadere al suo pontificato abusivo l'anno prossimo. Secondo me, inoltre, poveretto, non ne può più. Nonostante gli sprazzi di vitalità che dimostra quando fa ciò che gli piace fare e non è costretto a fingere di essere ciò che non è, si vede che è un uomo malato meritevole di carità cristiana ormai collocato su un inesorabile "piviale del tramonto".

La situazione di Bergoglio rischia anche di diventare sempre più pericolosa per lui. Non solo è appena uscito il film "Conclave" che si apre sulla sua morte - e il cinema spesso le manda a dire - ma le forze che già tentarono di far avverare artificialmente il terzo segreto di Fatima attentando alla vita di Giovanni Paolo II potrebbero ingolosirsi vedendo che stavolta il "vescovo vestito di bianco" c'è davvero a tutti gli effetti e un gesto estremo come casus belli da attribuire ai soliti provvidenziali nemici brutti e cattivi sarebbe perfetto ai fini della destabilizzazione del mondo. Dio non voglia ma pensiamoci. 

Ecco quindi che accompagnare Bergoglio alla porta con una condanna per usurpazione di trono petrino a seguito di regolare processo che risolva il dramma dell'antipapato, ovvero seguire la via canonica, sarebbe la soluzione più pacifica e meno dolorosa per tutti. Quando si dice che le petizioni non hanno valore legale e le pressioni sui cardinali non sortiranno alcun effetto, si abbia il coraggio di ammettere che si sta giocando a favore di una pericolosa degenerazione della situazione. 

Chi si sta comportando in aperta ostilità contro la soluzione per via canonica, ovvero la soluzione se non indolore, comunque con il sollievo dell'anestesia, è inspiegabilmente tutto il cosiddetto dissenso contro Bergoglio. Dal mondo tradizionalista cattolico che lo vede come eretico ma si guarda bene dal definirlo antipapa, a don Alessandro Minutella del Sodalizio Sacerdotale Mariano, che per primo indicò Francesco come antipapa, ma persegue ora una soluzione escatologica ed apocalittica totalmente ispirata alle profezie. Quella di mons. Viganò di Exsuge Domine è la posizione più ambigua. Non chiama Bergoglio antipapa ma ammette che le "dimissioni" di Benedetto XVI furono sicuramente invalide. Se i tradizionalisti navigano per conto loro, sto notando ultimamente alcune convergenze tra Viganò e Minutella.

In una recentissima intervista a mons. Carlo Maria Viganò di Andrea Caldart del 20 dicembre su Quotidianoweb, l'arcivescovo afferma alcune cose interessanti, come questa:
"La “chiesa” di Bergoglio non è solo in subbuglio: essa è in pieno delirio. Se questo può avvenire, è proprio perché non è più la Chiesa Cattolica, ma la sua scandalosa contraffazione, e perché al posto del Papa sul Soglio di Pietro siede un tiranno eretico e usurpatore."
E ancora:
"La Chiesa Cattolica non sussiste certamente nella chiesa bergogliana: di sicuro non nella conventicola di cardinali e vescovi che assecondano il tiranno per timore, per pavidità, per interesse, per ricatto o per acquiescenza. [...]  Organizziamoci in piccole comunità, in cui la Messa di sempre sia il cuore palpitante della nostra azione personale, familiare e sociale. [...] La Fondazione Exsurge Domine ha proprio come scopo precipuo promuovere e sostenere la formazione di nuove Vocazioni sacerdotali, nella fedeltà alla Tradizione e alla Liturgia di sempre, nell’amore della Chiesa Cattolica Romana e del Papato.." 


Sono concetti assai simili a quelli espressi quotidianamente da don Alessandro Minutella, che definisce la Chiesa Cattolica in toto la Chiesa di Satana, per affermare con ciò la distinzione da essa e il primato del suo "piccolo resto". Viganò dal canto suo forse si riferisce alla sola gerarchia che ha occupato il Vaticano e non a tutta la Chiesa ma allora perché nel colpo di stato ordito dalla deep church non riconosce il ruolo di katéchon di Benedetto XVI, verso il quale continua ad avere un astio insopportabile, come quando afferma, sempre nell'intervista:

"Jorge Bergoglio, in continuità con i suoi immediati Predecessori – anche se certamente in modo più scomposto e aggressivo – ha usurpato l’autorità papale per usarla contro il suo fine proprio, perché solo spacciandosi per Papa poteva ottenere immediata obbedienza dal Clero e dai laici nel suo piano eversivo." 

"Dobbiamo prendere atto del colpo di stato che è stato ordito dalla deep church e che ha portato al potere, sino ai vertici della Gerarchia cattolica, le quinte colonne del nemico, ossia dell’anti-chiesa massonica, della Sinagoga di Satana."  

E' strano come Viganò non veda nel colpo di stato del 2013, preceduto dagli ammonimenti del 2011 e 2012 da parte del deep state, non della deep church, una manovra esclusivamente geopolitica, che probabilmente ha scavalcato la stessa massoneria ecclesiastica, obbligata per ordini di logge superiori ad obbedire cacciandosi nel pasticciaccio brutto di via della Conciliazione. Benedetto XVI avrebbe quindi sabotato non il primo papa massone (che per altro i massoni rivendicano esserci già stato sessant'anni fa) ma il primo papa non cattolico e gnostico. In che modo? Scismandolo come antipapa mettendo in atto una declaratoria di decisio (vedi lo studio recentissimo pubblicato da Andrea Cionci) al posto di un'abdicazione, rendendo invalidi dal punto di vista canonico e liturgico i suoi successivi atti. Quando i livorosi nemici di Papa Benedetto XVI lo accusano di non aver parlato del golpe, non si sono accorti che egli non solo ha parlato ma urlato quando ha vietato a Joe Biden di partecipare ai suoi funerali? 

Conclude Viganò nell'intervista a Quotidianoweb:

"La Chiesa Cattolica non sussiste certamente nella chiesa bergogliana: di sicuro non nella conventicola di cardinali e vescovi che assecondano il tiranno per timore, per pavidità, per interesse, per ricatto o per acquiescenza. Basterebbe questo per comprendere, nell’ottica escatologica della fine dei tempi e della persecuzione finale annunciata dalle Sacre Scritture, l’unicità e la straordinarietà di quanto sta accadendo nella Chiesa di Cristo. Per questo non è possibile valutare questa crisi secondo quelle categorie e norme che la Chiesa si è data per i tempi di relativa normalità. Così, se non possiamo materialmente separare la zizzania dal grano buono, possiamo almeno distinguere la malapianta nell’attesa che vengano i mietitori e la gettino nel fuoco."

Anche qui Viganò condivide in pratica la visione minutelliana, che al posto dei mietitori vede il ritorno di Gesù Cristo, implicando che saremmo arrivati con ciò alla fine dei tempi.

In definitiva questi strenui oppositori di Bergoglio si sono rinchiusi nella Fortezza Bastiani in attesa che il Signore giunga a salvarli dai propri nemici interiori. Hanno scelto l'inazione assoluta, l'attendismo, il laissez-faire, il panierino dal cielo, il "vai avanti tu che io ho judo", mentre osservano l'antipapato di Bergoglio svaporare come lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie che lascerà in cielo solo il suo sogghigno. 

Sappiamo che anche uno solo tra i cardinali validi potrebbe far cessare all'istante le sofferenze di antipapa Bergoglio pronunciando il "vere Papa mortuus est" ovvero "il Papa è veramente morto", ma la triste realtà è che né la gerarchia, coinvolta fino al collo nella situazione antipapale dalla quale è obiettivamente difficile uscire senza rimetterci le talari, né i vari antibergogliani a chiacchiere sembrano interessati a far cessare la sua agonia. Alla fine della fiera si riconoscerà che paradossalmente coloro che vollero più bene a Bergoglio fummo noi sedeimpeditisti o, per meglio dire, combattenti per il ripristino della linea petrina legittima ancora e sempre orgogliosi di seguire Sua Santità Benedetto XVI.

"Perché loro si e io no?" Francisco, 26 dicembre 2024

martedì 17 dicembre 2024

SE ARRIVANO GLI ALIENI E' PERCHE' NON C'E' IL PAPA

Siamo alla resa degli arconti. Il Nuovo Ordine Circense Mondiale sta sparando le sue ultime donne cannone prima di prendersi forse una pausa per rinnovare il repertorio delle operazioni psicologiche delle Rivoluzioni degli Allarmi Colorati che oramai stanno perdendo sempre più in credibilità ed efficacia. Una tregua necessaria per rifiatare che si ottiene passando temporaneamente il potere nelle mani di leader più digeribili e pescati tra i caratteristi che di solito interpretano il ruolo dei buoni.
Restando in fiduciosa attesa della liberazione dei bambini dai tunnel sotterranei e della bonifica della palude, dobbiamo purtroppo supporre che, fino a prova contraria, l'operazione di attacco alle libertà personali e perfino alla vita di miliardi di persone continuerà come da programma.

Dietro a quest'ultimo show parafisico dei droni-UFO qualcuno infatti ipotizza la volontà di simulare la manifestazione ultima dell'Anticristo e addirittura la Parusia, la seconda venuta di Cristo ma in versione gnostica New Age e sincretistica. Una bella illusione demoniaca per raccattare un altro po' di anime sperdute e già terrorizzate a puntino dalle puntate precedenti del grande show.
Ecco, se qualcuno pensa veramente di poter confondere i popoli fino a questo punto giocando con gli effetti speciali sui sentimenti religiosi più sacri, è giusto chiederci i motivi per i quali è diventato così facile imporre la follia governando tramite l'illusionismo e il pensiero magico.
In realtà se possono farlo tranquillamente e in scioltezza, è perché non trovano che pochissime resistenze. Il Male si sta manifestando fino a convincere della propria esistenza perfino chi da non credente ne ha sempre riso, eppure chi ancora stenta a riconoscerlo sono i fedeli cattolici.

Tocca ripetersi fino allo sfinimento: il dilagare dell'Abominio e soprattutto la sua progressione apparentemente inarrestabile sono resi possibili grazie all'usurpazione della sede petrina da undici anni e dalla vacanza da ormai due del vero romano Pontefice della Chiesa Cattolica. 
Si comprende anche, dal punto di vista di questi arconti dell'usura, quanto fosse importante eliminare la figura del Papa cattolico in quanto katéchon. Leviamo di torno il Papa e la strada sarà spianata, complottavano per email gli arconti, dimostrando di essere più credenti, seppur in senso inverso, degli stessi fedeli ed intellettuali cattolici che oggi non riescono ad applicare il concetto di colpo di stato a quello Pontificio. 

Il colpo di stato no, Benedetto XVI che attua un piano anti-usurpazione, no. Però poi ritengono normale che monsignor Viganò, mentre getta discredito sui papi legittimi identifichi il katéchon in Donald Trump, che è un politico e non è nemmeno cattolico.
Le cannonate sul palazzo presidenziale in Sud America si, il mobbing e le minacce al Vicario di Cristo fino a costringerlo ad una ritirata strategica in sede impedita, no. Eppure le cose di Dio sono governate in Terra anche dalle leggi degli uomini. 

Temo che la malattia terminale del cattolicesimo sia la nevrosi che nasce dal ripudio della virilità di Cristo Re in favore di una mollezza femminea sapientemente inoculata nel corso dei decenni sotto forma di obbligo alla mansuetudine, per la quale si deve escludere e negare la lotta. L'atto virile di ribellione strategica di Benedetto viene perciò ribaltato in viltà, in fuga, in tradimento.
La preghiera è sacra e fondamentale ma i cristiani hanno combattuto per secoli con la spada e a mani nude per poter sopravvivere. E' il loro marchio ed il loro destino e abbandonare la lotta significa la fine. Gli arconti lo sanno benissimo; per questo, dopo l'esempio dei Cristeros messicani vi hanno rammollito castrandovi.
I crociati non vanno più di moda da tempo, e così il senso del dover combattere per difendere il proprio onore, ma verrebbe da chiedere a questi paralitici della volontà: se ad occupare la Santa Sede fosse  Salah ad-Din, invece di un antipapa più dimezzato del Visconte di Calvino, vi muovereste? Sareste capaci di dimostrare di essere uomini andando a liberarla? Perché è esattamente questa la situazione attuale di necessità. 

L'ordine spirituale si ristabilisce con la legge temporale. Nel caso dell'attuale usurpazione petrina, con la cacciata dell'antipapa e la nomina di un nuovo Papa legittimo secondo le disposizioni dell'ultima costituzione apostolica con l'aggiunta del motu proprio "Normas nonnullas", che non serviva solo ad "eleggere un antipapa in un ultimo conclave" ma a scismare gli usurpatori e a stabilire i presupposti per ogni futura elezione legittima di un Pontefice. In una Chiesa che rimane quella di Cristo e non può certo essere definita quella "di Satana". Con un Papa che non rimodella affatto la figura petrina ma la preserva fornendole uno scudo impenetrabile; che non toglie alcuna potestà ai cardinali in favore di una "adesione del cuore" a fantomatiche nuove residuali chiese cattoliche nelle quali dovremmo riconoscere in automatico che chi le guida è stato incaricato direttamente da Dio. Il Papa sulla fiducia.

Caro Luca, permetti anche a me di rivolgerti qualche amichevole dubia: quale garanzia potrebbe ottenere in futuro un miliardo e più di cristiani nel mondo che questo "eletto" fosse il loro Papa legittimo e riconosciuto e non eventualmente un qualsiasi impostore o visionario, senza la garanzia di una corretta procedura di elezione secondo la legge canonica vigente che attualmente rimane la Universi Dominici Gregis? Elezione che non potrebbe avvenire per acclamazione diretta,  essendo questa da tale legge apertamente esclusa e nemmeno prevista nel "Normas nonnullas"? 

Basterebbe abbeverarsi alla fonte del diritto dalla quale è sgorgata la declaratio di Benedetto XVI, il "capolavoro di ingegneria testuale" - come lo ha felicemente definito Gian Matteo Corrias. Invece ultimamente sembra essere stato dichiarato il liberi tutti di questo imbarazzante otto settembre dottrinale. Per cui, minando la logica contrappuntistica della declaratio, la diga salta e veniamo alluvionati dalle giustificazioni per ignavia di coloro che negano l'antipapato  e dalle interpretazioni post hoc del pensiero e della volontà di Benedetto XVI. Alcune delle quali sembrano ahimè elaborate solo per poter cucire la talare su misura del prelato di Schroedinger, il quale non si decide ad aprire la scatola ma continua a giocare sull'ambiguità del "non ho mai detto di esserlo ma perché non potrei esserlo?"
Eppure sarebbe suo dovere dare finalmente una guida ufficiale ai suoi fedeli, essendo la chiesa di Cristo terminata perché sostituita da "quella di Satana" (sic!) 

Il mondo moderno è in picchiata a vite verso il nulla trascinandosi dietro ogni nostro valore e lo spettacolo dei fedeli che continuano a vivacchiare sullo status quo, tollerando l'illiceità che rischia di incistarsi per sempre nella Chiesa; confidando nel Gesù che sistemerà tutto, come se fosse il deus ex machina della tragedia greca, è veramente disperante.
Non basta pregare. Non arriverà la cavalleria. Gli imperiali non vengono in pace, e nemmeno i loro alieni. Dobbiamo combattere per riavere il Vicario di Cristo in Terra. Allora Benedetto XVI potrà finalmente riposare in pace.

Giorgio Gaber cantava, assai arrabbiato: "Gli schiaffi di Dio appiccicano al muro tutti". Il nuovo vero Papa, ed io spero almeno in un Woityla 2 del "guai a voi!" potenziato al titanio, con piglio da Papa Re dovrà menare fendenti come Gesù nel Tempio e mettere ordine in tutto questo situazionismo di esegeti che rischiano di liberare coloro che porteranno giù dalla Luna le tavole della legge Basaglia; di falsi messia autoeletti e dei vari protestanti in pectore con le loro visioni l'uterine. Il  Vicario di Cristo dovrà menare di brutto perché per prima cosa dovrà essere ripristinato l'ordine. Un ordine virile temporale di leggi e norme stringenti che spazzino via eresie e deliri scismatici. "Anathema sit" a nastro, e che San Pietro venga purificata come la sala del trono di Itaca dopo la vendetta di Ulisse sui Proci, per essere infine riconsacrata nel Sacro nome di Dio.


venerdì 13 dicembre 2024

I DUE GALLI DI NOTRE-DAME

 


Ritorno su Notre-Dame de Paris per raccontare una curiosa storia che ne ha preceduto di un anno la riapertura e che è carica di simbolismi che trovo assai interessanti. Questa è la storia di due galli e una fenice, di alberi sacri, di grandi architetti e parafulmini spirituali.

Il 15 aprile del 2019 la guglia in legno e rivestita di piombo che assieme alla torre Eiffel era uno dei tratti più caratteristici del panorama di Parigi, andò completamente distrutta nell'incendio scoppiato sul tetto della cattedrale. Evento sulle cui cause non è mai stata fatta piena chiarezza ma che può essere inserito a pieno titolo nel novero dei monumenti che vanno a fuoco e crollano in diretta televisiva, in questo caso alle 19.50, in pieno prime time, e che ad occhi sospettosi sembrano venir sacrificati con evidenti intenti rituali.

La storia della guglia di Notre-Dame è interessante di per sé perché quella originaria eretta nel 1250 era stata smantellata alla fine del XVIII secolo poco prima della Rivoluzione e ricostruita nel 1859 dal famoso architetto Eugène Viollet-le-Duc, che l'aveva voluta identica a quella della cattedrale di Orléans in stile neo-gotico allora recentemente completata. All'interno della guglia una targa - non si sa se poi sopravvissuta all'incendio del 2019 e ricollocata al suo posto durante gli ultimi restauri - mostrava chiari simboli massonici, per altro tipici delle compagnie di artigiani del tempo ma che riconducono anche al milieu latomistico al quale appartenevano gli architetti ed artisti protagonisti della vicenda.


Sulla cima della guglia vi era un gallo che fungeva da girouette, da banderuola. La scultura in rame sbalzato, disegnata da Adolphe Victor Geoffroy-Dechaume, un collaboratore di Viollet-le-Duc, era stata realizzata nel 1835 dall’atelier Monduit. A titolo di curiosità, le officine Monduit avevano anche curato il rivestimento in rame della Statua della Libertà di Frédéric Auguste Bartholdi, appassionato di egittologia e massone.

Il gallo era stato poi restaurato nel 1935, quando erano anche state istallate al suo interno dal cardinale Verdier, il 25 ottobre, tre importanti reliquie: due appartenenti a San Dionigi e Santa Genoveffa e perfino un frammento della corona di spine di Cristo. Tali reliquie erano state da allora considerate formare, assieme al galletto che le conteneva, un vero “parafulmine spirituale”.

In occasione del furioso incendio del 2019 si temette che il gallo fosse andato irrimediabilmente distrutto nel crollo della guglia ma esso fu invece ritrovato il giorno dopo tra le macerie, bruciacchiato ed ammaccato ma miracolosamente quasi intatto, compreso il suo sacro contenuto.


Ora, dato il lieto fine del ritrovamento del gallo originale sopravvissuto alle fiamme, chiunque penserà che esso sia stato ricollocato in pompa magna al suo posto. E invece no. Il 16 dicembre del 2023, durante una solenne cerimonia fu issato, a 96 metri d'altezza sull'ago della nuova guglia appena completata della cattedrale questo coso qui.


Il nuovo galletto è tutto dorato e le piume delle ali formano quelle che il suo disegnatore Philippe Villeneuve, architetto capo dei monumenti storici francesi e responsabile del restauro della cattedrale, descrive come "un galletto con ali di fuoco", per ricordarci che "la cattedrale può rinascere dalle sue ceneri come una fenice".

Dopo la benedizione impartita dall'arcivescovo di Parigi Ulrich, che lo asperse con acqua benedetta, bruciando poi in un braciere dei rami di un albero che non sono riuscita ad identificare se tasso o abete - magari potete aiutarmi voi, all'interno del nuovo gallo sono state ricollocate le reliquie salvate dall’incendio e vi è stato anche inserito un rotolo con l'elenco delle 2000 persone che hanno lavorato al restauro della cattedrale.


A questo punto ci si domanda perché non sia stato ricollocato al suo posto il vecchio gallo, miracolosamente salvatosi dalle fiamme, quindi fenice ancora più autentica di quella dorata ma francamente bruttarella disegnata dal grande architetto.

Nuovo per nuovo, nel 2022 un artigiano in pensione di origini italiane del Périgord, Lino Carniato, aveva realizzato una copia quasi identica del vecchio gallo, sempre dorata, ispirandosi ai progetti originali del 1856 da lui ottenuti e l’aveva offerta in dono alle autorità ma senza ricevere alcuna risposta affermativa se non un laconico “non sappiamo ancora se il nuovo gallo potrà essere realizzato da un artista moderno”.


Evidentemente il nuovo gallo doveva essere firmato personalmente dal grande architetto come fu per quello precedente di Viollet-le-Duc e non da un plebeo qualunque, e doveva rappresentare una novità significativa. La solita rottura con il passato.

Un gallo moderno, anzi modernista, che unisse al simbolismo tradizionalmente attribuitogli dei nuovi contenuti. Il gallo infatti, oltre ad essere uno degli emblemi della Francia, simboleggia per i cristiani sia la vigilanza che l’annuncio della resurrezione di Gesù Cristo nel mattino di Pasqua, il gallo che cantò tre volte in occasione del rinnegamento di Pietro del Cristo, la vittoria della vita sulla morte e la luce che scaccia le tenebre. La fenice, tuttavia, oltre a simboleggiare la rinascita spirituale, rappresenta anche il compimento della Trasmutazione Alchemica. La pietra filosofale era chiamata anche fenice. Il piombo e il rame della guglia originaria che diventano oro, è una suggestione che sarebbe piaciuta a Fulcanelli.

Per quanto riguarda il ramo agitato dall'arcivescovo durante la benedizione del gallo-fenice, nel caso del tasso, esso è simbolo di morte e resurrezione ma nel senso di trasformazione e, se vogliamo, di iniziazione. Se invece si trattava di abete, a livello simbolico l'abete bianco rappresenta la connessione tra le forze cosmiche e il diffondersi della luce sulla terra.

A proposito di luce, tutti abbiamo notato quanto la nuova Notre-Dame sembri ora più un centro commerciale che una cattedrale gotica, tradizionalmente caratterizzata dalla dominanza dell'ombra appena interrotta dalla luce filtrata dai vetri colorati dei rosoni e dalle finestre.

Ebbene, il rettore della cattedrale Olivier Ribadeau-Dumas nel 2023 dichiarò: 
«Nessuno in vita avrà mai visto la cattedrale come la vedremo noi tra un anno. Il candore della pietra, la brillantezza della luce attraverso le vetrate e i nuovi dipinti daranno all’edificio una nuova dimensione. Prima dell’incendio, la larghezza e l’ampiezza della cattedrale non erano evidenti perché le cappelle erano annerite. Il suo prospetto gotico sarà amplificato dalla pulizia del sito e dalla diffusione della luce. Vogliamo creare un itinerario che permetta a ogni visitatore di diventare un pellegrino, passando da nord a sud, dal buio alla luce, aprendosi alla bellezza e quindi a Dio».
Chiaro e sfolgorante, no? Andrea Cionci in un suo podcast ha rivelato oggi quali livelli di follia creativa fossero stati previsti per il restauro di Notre Dame e come essi siano stati sventati dalla rivolta dei francesi che hanno presentato petizioni contro lo scempio minacciato dagli interior designer accreditati presso casa Macron. Probabilmente quelli responsabili del nuovo arredo in stile Nouveau Riche dell'Eliseo. Ad esempio la sala Pompadour con il divanone bianco da discoteca anni '70 e un orrendo arazzo di Joan Miró.


Tornando ai nostri avicoli. E il vecchio galletto di Notre-Dame che fine ha fatto?

Non è assolutamente vero che, come scrissero i giornali italiani l'anno scorso in occasione della cerimonia di inaugurazione della nuova banderuola, il vecchio galletto fosse andato completamente distrutto, addirittura liquefatto nell'incendio. Dopo il restauro esso fu esposto in una mostra di oggetti artistici della cattedrale salvati dalle fiamme e il presidente Emmanuel Macron ad una domanda specifica sulla sua ricollocazione, rispose che il gallo originale sarebbe stato destinato all'esposizione in un prossimo “Museo dell’Opera di Notre-Dame”, da creare nell’Île de la Cité, all'Hotel de Dieu, non lontano dalla Chiesa.

Due galli, quindi. Uno miracolato e quindi evidentemente protetto da Dio, sostituito da uno nuovo che però nella forma e anche nella simbologia, con l’introduzione delle ali da fenice e dell'oro, assume un significato diverso, rompendo con la tradizione e suggerendo simbologie non propriamente cristiane. Un galletto nuovo, dall'identità fluida, in piena transizione di genere per diventare fenice, usurpatore libero di muoversi al vento e un gallo legittimo mandato ad intristirsi in un museo nemmeno ancora realizzato. Un gallo anziano in sede impedita. Una vicenda che, nei corsi e ricorsi storici, ce ne ricorda decisamente un'altra.


A margine, una piccola considerazione sulla statua della libertà. Ispirata al suo autore da influenze egizie ed anche alla dea Ecate, signora dell'oscurità, la statua divenuta il simbolo della città di New York ricorda indubbiamente un portatore di luce, forse addirittura una rappresentazione androgina di Lucifero. 
Tout se tient.




lunedì 9 dicembre 2024

Se il Papa non c'è le comunità LCVTQS ballano

 


Sono reduce esausta dalla visione delle immagini riportate dai telegiornali della riapertura, a cinque anni dall'incendio che la devastò, della cattedrale di Notre-Dame de Paris letteralmente ritinteggiata a biacca e illuminata come un centro commerciale per le anime. Mancavano solo le tende panna e un bistrò interno con le piante finte e le fontanelle. 

La cerimonia, alla quale persino Bergoglio ha evitato di presenziare, cosa una volta tanto apprezzabile da parte sua, è sembrata una strana processione di ex acerrimi nemici tutti all'improvviso esageratamente ossequiosi nei confronti di Donald Trump, tanto che sembrava proprio una festa di compleanno a sorpresa in suo onore che si è svolta con il solito sfoggio di simbolismi più o meno smaccati che caratterizza da anni tutte queste cerimonie d'apertura di qualcosa. Qui in particolare il Gotha ha sostituito il gotico. 

L'arcivescovo di Parigi e gli altri prelati indossavano paramenti a cinque colori sulla cui foggia si è subito scatenata la ridda di libere associazioni simboliche: un omaggio a Piet Mondrian, pittore teosofo, oppure al gioco musicale "Simon" il quale, a sua volta, ricorda i cinque toni e relativi colori con i quali gli alieni comunicano con i terrestri nel film parareligioso ufologico "Incontri ravvicinati del terzo tipo" di Spielberg, che alla fine degli anni settanta sdoganò gli alieni buoni con i quali bisogna dialogare e praticare l'accoglienza. Ricordo che, secondo l'ipotesi parafisica sugli UFO, gli alieni non sarebbero altro che entità sottili, demoni.

Se vogliamo essere proprio malfidati, i cinque colori dominanti tutta l'inaugurazione della ex cattedrale cattolica, ora riconvertita a loggia macronica, sono quelli che compaiono sullo stemma dell'Ordine della Stella d'Oriente, organizzazione massonica sorta nel 1876 negli Stati Uniti. la quale ha una forte componente femminile. Ai cinque colori ed alle cinque punte del pentacolo rovesciato che la simboleggia, corrispondono cinque figure femminili che rappresentano i gradi di iniziazione: Ada la figlia, Rut la vedova, Ester la sposa, Marta la sorella ed Eletta la madre. La madre è la Grande Custode che ha completato il percorso iniziatico. Una Grande Madre, insomma. L'assenza di Bergoglio risulta sempre più incomprensibile.







Ad un certo punto della cerimonia l'arcivescovo ha letteralmente "evocato" il suono dell'organo a cinque manuali silente da cinque anni, facendone scaturire una musica d'oltretomba che ha visibilmente gelato la platea. Non so se, nella cacofonia contemporanea suonata da una specie di epigono del famoso gobbo ma uscito dal DAMS totalmente fumato, vi fosse anche una melodia al contrario ma l'effetto complessivo era già inquietante abbastanza.
Dopo lo stupro dell'organo, ecco la chitarra elettrica con la quale offrire l'ennesima versione, per giunta in francese, di "Halleluja" di Leonard Cohen e, a seguire, come grande momento topico di musica sacra uno dei brani più celebrati nel cinema americano:  "Amazing Grace". 

E la nostra meravigliosa musica classica sacra: il gregoriano, Bach, il divino Mozart delle Messe, ad esempio, apparentemente ignorati in favore del modernismo di tipo imperiale? In realtà, ma l'ho scoperto solo in seguito, recuperando la versione integrale della cerimonia, la musica sacra classica è stata eseguita, compreso il Mozart del Laudate Domine, nel grande concerto che era compreso nel novero delle celebrazioni della riapertura della cattedrale. Evidentemente si è preferito mostrare, da parte dei media incaricati di dare alle pecore ciò che è per le pecore, solo il lato musicale più pop della cerimonia. 

La S. Messa infine è stata celebrata da un manipolo di prelati altrettanto pentacolorati a formare uno strano semicerchio magico attorno all'altare, la solita semisfera priva di qualsiasi rifermento alla religione cristiana. Insomma, in definitiva l'ennesimo scempio controiniziatico e, temo, una sorta di trailer di cosa sarebbe il pontificato di Giovanni XXIV, in confronto al quale Bergoglio sembrerebbe un tranquillo prete di campagna conservatore alla don Camillo. 
Qualcuno su X commentava oggi che, dopo questa riconsacrazione, Notre-Dame dovrà essere riconsacrata.

Se queste sono le prospettive del futuro prossimo della nostra religione, mostrate in chiaro in mondovisione, i cattolici come pensano di reagire? State tranquilli. Ai campioni del cattotradizionalismo salvavite la cerimonia è perfino sembrata un consacrazione a "Mariam, la ragazza di Nazareth". Impegnati h24 nelle prove del coro a bocche cucite sull'antipapato di Bergoglio, si animano di sdegno solo nei giorni di festa quando si dedicano allo sport più praticato, che è il tiro al papa precedente. 

II cattolicesimo romano è ormai una Babele abitata da para-gnostici, dove ognuno si sente ormai libero di esprimere la propria carica eretica e creatività scismatica. I cattolici stanno subendo trasformazioni ontologiche in tempo reale delle quali nemmeno si rendono conto. 
Come coloro i quali riconoscono Bergoglio come papa, che siano bergogliani o meno, ma non apprezzano come si comporta o cosa dice. Lungi dal sospettare che forse forse se pronuncia eresie potrebbe non essere il Papa, ritengono di non dovergli più obbedienza e nemmeno si accorgono così di essere diventati luterani.  E la disobbedienza al Papa è il prerequisito per una gigantesca transizione di genere verso la gnosi, comprendente sempre l'individuazione di un "demiurgo malvagio" che, nel caso dei tradizionalisti, è sempre il papa precedente. 

Se ci fate caso, più Bergoglio si svela nei suoi intenti dissolutori e più Ratzinger, Woityla, Montini diventano nel mondo tradizionalista la trimurti del Male, i nuovi Savi di Sion. Non c'è una sola cosa buona che essi abbiano fatto. A loro viene imputata ogni deriva e ogni stortura attuali della dottrina come risultato della loro perfida volontà: la perdita della fede e le malefatte dei modernisti e massoni, ai quali vengono associati d'ufficio senza alcuna prova che lo siano stati veramente. Si scatena una furia da guardie rosse animate da una forma di pregiudizio totalmente irrazionale che sembra la proiezione desiderabile di altri ormai considerati socialmente inaccettabili e oggetto di tabu. 
Ciò che forse non è proprio irrazionale è il risultato che il dissenso contro l'antipapa viene deviato sui papi veri, regolarmente eletti, così da rendere legittimo il sospetto che si tratti di un'operazione di controllo del dissenso. 

Il ritorno di mons. Viganò in video con il supercattivo modernista interpretato da Joseph Ratzinger, era quindi solo una delle portate di questo banchetto sempre più indigesto e perverso sul cadavere dell'ultimo vero papa; un ultimo cenone blasfemo da far invidia a quello inscenato sempre a Parigi per le Olimpiadi della scorsa estate, dove alla fine il piatto forte, il Demiurgo per accettazione ostile universale, è Benedetto XVI.

Ecco, ciò che è ancora più disturbante delle numerologie e delle massonaggini elitarie di Notre-Dame è la  vera e propria operazione di attacco a tenaglia e ad alzo zero a Benedetto XVI ad opera di una comunità che, per intransigenza, ottusa militanza e aggressività ne ricorda un'altra ben nota, e che chiamerò comunità LCVTQS (Lefebvriani, Cassiciacum, Viganiani, Tradizionalisti, Qanonisti, Sedevacantisti). Comunità che pratica una vera e propria benedettofobia e che non si capisce dove voglia andare a parare. Oppure lo si è capito benissimo. 


Vi propongo il brillante commento che mi ha regalato Andrea Cionci, che ringrazio.

domenica 1 dicembre 2024

MONS. VIGANO' E IL GIOCO DEL CADAVERE ECCELLENTE

Corpus Hypercubus (Crocifissione), 1954, olio su tela, 194,4 x 123,9 cm. New York, The Metropolitan Museum of Art
Salvador Dalì, Corpus Hypercubus (Crocifissione), 1954, olio su tela, 194,4 x 123,9 cm., New York, The Metropolitan Museum of Art

Dopo un lungo silenzio, ieri mons. Carlo Maria Viganò è tornato sul canale ufficiale di Exsurge Domine con un intervento che, riascoltato più volte e anche trascritto, risulta più disturbante e difficilmente concepibile di un ipercubo cosmico, di un tesseratto quadridimensionale. Tanto che mi ha ricordato, per associazione, la celebre opera "Corpus Hypercubus" di Salvador Dalì.

Il rimando al surrealismo non è casuale, come vedremo. Alludendo all'annosa questione della rinuncia di Benedetto XVI, Viganò definisce infatti surreali quelle "teorie inconsistenti e non suffragate da alcuna prova che hanno fatto presa su tantissimi fedeli ed anche su sacerdoti, aumentando la confusione e il disorientamento." Egli non nomina apertamente la sede impedita di Benedetto XVI e neppure esprime solidarietà a quei sacerdoti che, pur avendo ricevuto la sua stessa accusa di scisma, stanno subendo un tormento peggiore del suo da parte di colui che per tutto il video si evita accuratamente di chiamare antipapa. Quasi che fosse un'entità innominabile.

Le teorie saranno surreali ma per il noto meccanismo psicologico della proiezione, Viganò finisce per indulgere proprio nel gioco surrealista del "cadavere eccellente" che consiste nel creare con carta e matita un testo o un'immagine con un lavoro di gruppo in cui però ogni partecipante ignora i contributi degli altri. Con il risultato di ottenere figure bizzarre e mostruose al di sopra della realtà e, nel caso di questo video, un monstrum canonico con la testa di mons. Bux,  le braccia di mons. Gaenswein, il tronco di una sedicente fidatissima assistente di Ratzinger e le gambe del card. Brandmuller, dal titolo "Il papato scomposto". 


In un turbinio di certezze non dimostrate né probabilmente dimostrabili, Viganò tira in ballo la famosa lettera, anzi, lo scambio di missive che sarebbe intercorso tra il luglio e l'agosto del 2014 tra Benedetto XVI e il monsignore barese, a dire di quest'ultimo contenenti la conferma di pugno di Benedetto XVI della validità della sua rinuncia, tale da tacitare ogni dubbio a riguardo. Viganò si chiede come mai mons. Bux non abbia ancora divulgato questo carteggio.  O forse sta chiedendo a Bux il permesso di divulgarlo visto che ammette di conoscerne egli stesso sia l'esistenza che il contenuto.

Qui però si rileva un primo paradosso temporale nell'ipercubo viganiano.
Nel 2014 solo Antonio Socci aveva pubblicato un libro sull'argomento dei due papi e non esisteva ancora l'inchiesta Codice Ratzinger di Andrea Cionci, partita nel 2020, e nemmeno si era ancora pronunciato don Minutella sulla questione dell'antipapato di Bergoglio.
Ora, se mons. Bux era a conoscenza fin dal 2014 della verità sulle modalità della rinuncia di Benedetto XVI, perché nel 2018 in un'intervista ad Aldo Maria Valli , proponeva di:"...esaminare e studiare più accuratamente la questione relativa alla validità giuridica della rinuncia di papa Benedetto XVI?"
Perché non rivelare egli stesso la verità?  

Stupisce che Viganò definisca farisaica difesa del Segreto Pontificio il probabile mantenimento di un riserbo sulla questione magari imposto proprio da Benedetto XVI, il quale non rassicurò parimenti i propri fedeli che gli scrissero più volte chiedendogli di sciogliere i dubbi sulla sua rinuncia,  rispondendo loro che non era proprio possibile incontrarli né rispondere a tali domande. Evidentemente perché non poteva, sia per sede impedita che per questioni relative alle vere motivazioni della sua rinuncia.

Il disegno del pupazzetto surrealista prosegue con la "fidatissima collaboratrice di Benedetto XVI" che in una conversazione telefonica del 2020 conferma a Viganò "l'intenzione del Papa più volte reiterata di ritirarsi a vita privata nella sua dimora bavarese senza mantenere né il nome apostolico né le vesti papali".

Benissimo. Per quale motivo Benedetto XVI avrebbe voluto dimettersi? Nessuna ipotesi medica ha retto all'evidenza della sua lunga sopravvivenza da papa emerito in condizioni psicofisiche tali da non giustificare una rinuncia per malattia o decadimento mentale. Altre motivazioni - nostalgia per il fratello, per la madrepatria, per la cucina bavarese - non sarebbe compatibile con la profonda devozione di Joseph Ratzinger a Cristo ed alla missione da lui affidatagli. Quindi siamo dalle parti del puro chiacchiericcio che però avrà una sua motivazione quando vedremo il disegno completo.

Proseguiamo. Mons. Gänswein - che ricordo è l'esecutore testamentario di Ratzinger e quindi ha ricevuto precise istruzioni dal papa circa cosa rivelare e cosa tenere segreto dopo la sua morte - viene tirato in ballo da Viganò come colui che, assieme al segretario di Stato, avrebbe convinto papa Benedetto XVI a restare comunque in Vaticano dopo la rinuncia perché, tenetevi stretti: "Joseph Ratzinger cercava di mantenerne alcuni aspetti [del papato NdR] che gli garantissero protezione e prestigio, siccome l'allontanamento fisico dalla sede Apostolica poteva apparire come una forma di disapprovazione della linea di governo della Chiesa imposta dalla Deep Church bergogliana."
State cominciando a intravedere dove voglia andare a parare mons. Viganò?
Gli ultimi tratti al mostriciattolo eccellente li verga il cardinale Brandmüller il quale, anch'egli in vena di confidenze, sempre nel 2020 confida a Viganò "che il professor Joseph Ratzinger elaborava la teoria del papato emerito e collegiale con il collega Carl Rahner negli anni '70 quando entrambi erano giovani teologi."

Vediamo quindi nell'insieme questo disegno ormai ultimato, cercando di riassumere in estrema sintesi la teoria surreale  - quella si - di Viganò come nemmeno il grande regista surrealista spagnolo Luis Buñuel avrebbe potuto rappresentarla in un film.
Bene. Joseph Ratzinger era in pratica il capo della Spectre. Il suo vero nome era Ernst Stavro Blofeld. Non solo modernista ma agente del turbohegelismo sintetico e membro in sonno della mafia di San Gallo. 
Egli convinse i cardinali del conclave 2005 a farsi eleggere papa promettendo all'arcivescovo di Buenos Aires, suo vecchio amicone, di dimettersi nel giro di qualche anno in suo favore. Anzi, no. Perché dimettermi? Facciamo quel doppio papato modernistah di cui favoleggiano da anni i sedevacantisti, così impazziscono. Si, dovrò restare in Vaticano ma, stai tranquillo, non ti disturberò affatto. Per rendere la cosa della rinuncia ancora più credibile farò una telefonatina a chi so io per far bloccare il circuito SWIFT, così sembrerà il frutto di un colpo di stato esterno. Farò credere a tutti di essere il buon papa conservatore difensore della messa vetus ordo ma in realtà preparerò le cose per poter "consegnare la sede di Pietro al suo demolitore" (Viganò dice proprio così).  
Monsignore vorrebbe quindi convincerci che le teorie "consistenti e suffragate da prove" non si basano sulla Universi Dominici Gregis ma sulla programmazione di Netflix.

La cosa tragica è che questa teoria di mons. Viganò è quella sposata da anni dai sedevacantisti che, lo ricordo, non riconoscendo alcun papa valido dopo Pio XII, sono  di fatto eretici e scismatici, checché ne dicano essi stessi, rimasti silenti per tutti i pontificati postconciliari raccogliendo prebende, onori e nomine arcivescovili, salvo scatenarsi nel vilipendio post mortem dell'ultimo valido Vicario di Cristo, approfittando della ricreazione loro concessa dall'antipapa che sprezzantemente chiamano "l'argentino", confermando la loro eresia ma senza mostrare il coraggio di chiamarlo antipapa Bergoglio. Complimenti vivissimi. 

Mi è rimasto un solo dubbio alla fine dell'intervento di Viganò. Esso si ricollega ad un'idea che mi frulla da tempo in testa. Nella descrizione della rivoluzione permanente hegeliana che, penetrata nella Chiesa, avrebbe finito per secolarizzare la trasmissione del munus petrino riducendola alla dinamica politica dell'alternanza tra destra e sinistra purché non si cambi nulla, è prevista anche l'ipotesi di un prossimo doppio antipapato modernista? Un altro bel pasticcio canonico dove al Giovanni XXIV della linea bergogliana sangallina, magari un cardinale Zuppi, verrebbe contrapposto un altro finto conservatore, finto buono in realtà in perfetto accordo con i demolitori della sede di San Pietro, accompagnato da uno stuolo di finti oppositori bravi a tenere buoni i cattolici, offrendo loro più cappe magne e più investiture profetiche in cambio del sopire, troncare, troncare e sopire l'unica logica spiegazione delle dimissioni di Joseph Ratzinger?

Visto che la soluzione canonica all'usurpazione antipapale non viene nemmeno presa in considerazione dal monsignore e che l'appello termina con la dichiarazione dell'impossibilità di uscire dall'ipercubo senza provocare l'implosione dell'Universo, verrebbe da pensarlo, pur facendo peccato.
Se il grande padre Occam potesse scrivere una lettera da inviare a Viganò come definitiva rivelazione sulle dimissioni di papa Benedetto gli vergherebbe un semplice bigliettino: "Perché, o sedevacantisti, non usate il mio rasoio?"

Il commento di Andrea Cionci





Segue la traduzione in francese a cura di Louis Lurton, che ringrazio.

MGR VIGANO' ET LE JEU DU CADAVRE EXQUIS

Après un long silence, Monseigneur Carlo Maria Viganò est revenu hier sur le canal officiel d'Exsurge Domine avec une intervention qui, écoutée et réécoutée et même transcrite, est plus troublante et difficilement concevable qu'un hypercube cosmique, un tesseract quadridimensionnel. À tel point qu'il m'a rappelé, par association d’idée, "Corpus Hypercubus", œuvre célèbre de Salvador Dali.

La référence au surréalisme n'est pas accidentelle, comme nous le verrons. Faisant allusion à la question de longue date de la renonciation de Benoît XVI, Viganò définit en fait comme surréalistes ces "théories incohérentes, non étayées par des preuves, qui se sont emparées de tant de fidèles et même de prêtres, augmentant la confusion et la désorientation". Il ne mentionne pas ouvertement le siège empêché de Benoît XVI, ni n'exprime de solidarité avec les prêtres qui, bien qu'ayant reçu sa propre accusation de schisme, subissent des tourments pires que les siens de la part de celui que, tout au long de la vidéo, il évite soigneusement de qualifier d'antipape. Presque comme s'il s'agissait d'une entité qu’on ne peut nommer.

Les théories peuvent être surréalistes, mais en raison du mécanisme psychologique bien connu de la projection, Viganò finit par se livrer au jeu très surréaliste du "cadavre exquis" qui consiste à créer un texte ou une image avec du papier et un crayon dans le cadre d'un travail de groupe dans lequel, cependant, chaque participant ignore les contributions des autres. Il en résulte des figures bizarres et monstrueuses au-delà de la réalité et, dans le cas de cette vidéo, un monstrum canonique avec la tête de Mgr Bux, les bras de Mgr Gänswein, le torse d'une assistante soi-disant de confiance de Ratzinger, et les jambes du cardinal Brandmuller, intitulé "La papauté décomposée".

Dans un tourbillon de certitudes non prouvées et probablement non démontrables, Viganò évoque la fameuse lettre, ou plutôt l'échange de missives qui aurait eu lieu entre juillet et août 2014 entre Benoît XVI et le monseigneur de Bari, contenant selon ce dernier la confirmation manuscrite de Benoît XVI de la validité de sa renonciation, de nature à faire taire tout doute à ce sujet. Viganò se demande pourquoi Mgr Bux n'a pas encore divulgué cette correspondance. Ou peut-être demande-t-il à Bux la permission de la divulguer puisqu'il admet lui-même en connaître l'existence et le contenu.

Ici, cependant, nous détectons un premier paradoxe temporel dans l'hypercube viganien.

En 2014, seul Antonio Socci avait publié un livre sur le sujet des deux papes et l'enquête Code Ratzinger d'Andrea Cionci, commencée en 2020, n'existait pas encore, pas plus que Don Minutella ne s'était encore prononcé sur la question de l'antipapauté de Bergoglio.
Or, si Mgr Bux connaissait depuis 2014 la vérité sur les modalités de la renonciation de Benoît XVI, pourquoi en 2018, dans un entretien avec Aldo Maria Valli, a-t-il proposé : " ...d'examiner et d'étudier plus attentivement la question relative à la validité juridique de la renonciation du pape Benoît XVI ? "
Pourquoi ne pas révéler lui-même la vérité ?

Il est étonnant que Viganò définisse comme une défense pharisaïque du Secret Pontifical le probable maintien du secret sur la question, peut-être imposé par Benoît XVI lui-même, lequel n'a pas non plus rassuré ses propres fidèles qui lui ont écrit à plusieurs reprises pour lui demander de dissiper leurs doutes sur sa renonciation, en leur répondant qu'il n'était tout simplement pas possible de les rencontrer ou de répondre à de telles questions. Évidemment parce qu'il ne le pouvait pas, soit par cause de siège empêché, soit à cause de questions sur les vraies motivations de sa renonciation.

Le dessin de la marionnette surréaliste se poursuit avec la "collaboratrice de confiance de Benoît XVI" qui, lors d'une conversation téléphonique en 2020, confirme à Viganò "l'intention maintes fois réitérée du pape de se retirer dans la vie privée dans sa résidence bavaroise sans conserver ni le nom apostolique ni les habits pontificaux".

Fort bien. Pourquoi Benoît XVI aurait-il voulu démissionner ? Aucune hypothèse médicale n'a résisté à l'évidence de sa longue survie en tant que pape émérite dans un état psychophysique tel qu'une démission pour cause de maladie ou de déclin mental ne serait pas justifiée. Autres raisons - nostalgie de son frère, de sa mère patrie, de la cuisine bavaroise - ne seraient pas compatibles avec la profonde dévotion de Joseph Ratzinger au Christ et à la mission qui lui a été confiée. Nous sommes donc dans le domaine du pur bavardage, qui aura toutefois sa propre motivation lorsque nous aurons une vue d'ensemble.

Poursuivons. Mgr Gänswein - qui, je le rappelle, est l'exécuteur testamentaire de Ratzinger et a donc reçu des instructions précises du pape sur ce qu'il fallait révéler et ce qu'il fallait garder secret après sa mort - est présenté par Viganò comme celui qui, avec la Secrétairerie d'État, aurait convaincu le pape Benoît XVI de rester au Vatican après sa démission parce que, tenez-vous bien : « Joseph Ratzinger cherchait à maintenir certains aspects [de la papauté Ed] qui lui garantiraient protection et prestige, car l’éloignement physique du Siège Apostolique pourrait apparaître comme une forme de désapprobation de la ligne de gouvernance de l'Église imposée par la Deep Church bergoglienne.

Commencez-vous à entrevoir où Mgr Viganò veut en venir ?

Les derniers traits du succulent monstricule sont tracés par le cardinal Brandmüller qui, lui aussi d'humeur à faire des confidences, confie à nouveau à Viganò en 2020 "que le professeur Joseph Ratzinger a élaboré la théorie de la papauté émérite et collégiale avec son collègue Carl Rahner dans les années 1970, alors qu'ils étaient tous deux jeunes théologiens".

Examinons donc cette esquisse maintenant terminée dans son ensemble, en essayant de résumer la théorie surréaliste de Viganò – celle-là oui - comme même le grand réalisateur surréaliste espagnol Luis Buñuel n'aurait pas pu la dépeindre dans un film.

Joseph Ratzinger était en quelque sorte le chef du Spectre. Son vrai nom était Ernst Stavro Blofeld. Il n'était pas seulement moderniste, mais aussi agent du turbohégélianisme synthétique et membre dormant de la mafia de Saint-Gall.

Il a persuadé les cardinaux du conclave de 2005 de l'élire pape en promettant à l'archevêque de Buenos Aires, son vieil ami, de démissionner dans quelques années en sa faveur. Ainsi, non. Pourquoi démissionner ? Faisons cette double papauté moderniste que les sédévacantistes imaginent depuis des années, pour qu'ils deviennent fous. Oui, je devrai rester au Vatican mais, rassurez-vous, je ne vous dérangerai pas du tout. Pour rendre la renonciation encore plus crédible, je passerai un coup de fil à une personne de mon entourage pour faire bloquer le circuit SWIFT, de façon à ce qu'on croie que c'est le résultat d'un coup d'État extérieur. Je ferai croire à tout le monde que je suis le bon pape conservateur défenseur de la Messe vetus ordo, mais en réalité je préparerai les choses pour pouvoir "remettre le Siège de Pierre à son démolisseur" (c'est ce que dit Viganò).

Monseigneur voudrait ensuite nous convaincre que les théories "cohérentes et fondées sur des preuves" ne sont pas basées sur Universi Dominici Gregis mais sur la programmation de Netflix.

Ce qui est tragique, c'est que cette théorie de Mgr Viganò est celle défendue depuis des années par les sédévacantistes qui, je le rappelle, ne reconnaissant aucun pape valide après Pie XII, sont en fait des hérétiques et des schismatiques, quoi qu'ils en disent eux-mêmes, qui sont restés silencieux pendant tous les pontificats postconciliaires, récoltant prébendes, honneurs et nominations archiépiscopales, sauf pour se déchaîner dans la diffamation post-mortem du dernier Vicaire du Christ valide, profitant de la récréation que leur accorde l'antipape qu'ils appellent avec mépris "l'argentin", confirmant leur hérésie mais sans avoir le courage de l'appeler l'antipape Bergoglio. Compliments.

À la fin du discours de M. Viganò, il ne me restait plus qu'un doute. Un doute surgi d'une idée qui me trotte dans la tête depuis un certain temps. Dans la description de la révolution hégélienne permanente qui, ayant pénétré l'Église, finirait par séculariser la transmission du munus pétrinien, la réduisant à la dynamique politique de l'alternance droite-gauche tant que rien n'est changé, l'hypothèse d'un prochain double antipape moderniste est-elle également incluse ? Encore un beau gâchis canonique où au Jean XXIV de lignée saintgallienne bergoglienne, peut-être un cardinal Zuppi, se verrait en contrepoint un autre faux conservateur, faux bon en réalité, en parfait accord avec les démolisseurs du Siège de Saint-Pierre, accompagné d'une kyrielle de faux opposants bons à faire taire les catholiques en leur offrant plus de capa magna et plus d'investitures prophétiques en échange du sopire, troncare, troncare e sopire, seule explication logique de la démission de Joseph Ratzinger ?

Étant donné que la solution canonique à l'usurpation anti-papale n'est même pas prise en considération par monseigneur, et que l'appel se termine par une déclaration sur l'impossibilité de sortir de l'hypercube sans provoquer l'implosion de l'Univers, on pourrait le penser, bien qu’en péchant.

Si le grand père Okham pouvait écrire une lettre à destination de Viganò comme révélation définitive sur la démission du Pape Benoît, il lui écrirait une simple note : "Pourquoi, ô sédévacantistes, n'utilisez-vous pas mon rasoir ?"

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