giovedì 14 agosto 2025

Una lettera inedita ma non troppo e i boomerang che ritornano



E' trascorsa una settimana esatta dalla notizia dell'emersione dalle profondità dei cassetti delle scrivanie di una lettera del 2014 inviata da Benedetto XVI a mons. Nicola Bux,  pubblicata da "La Nuova Bussola Quotidiana" nel nuovo libro del teologo barese e gabellata in un trionfante articolo di Riccardo Cascioli come la sentenza di cassazione vergata di pugno dal Papa emerito sulla validità delle sue dimissioni piene e indiscutibili, tale da rigettare ogni ipotesi di invalida rinuncia, sede impedita, colpo di stato, "primavera cattolica" e conseguente antipapato di J. M. Bergoglio. 

Una notizia dal potenziale storico dirompente che però ad oggi 14 agosto non è stata ancora ripresa da alcun organo ufficiale vaticano come "L'Osservatore Romano", "Avvenire", "Vatican News" e il settimanale cattolico  "Famiglia Cristiana". 
Come mai? Non è strano? Lo scoop del secolo si è già sgonfiato come un soufflé sfornato al momento sbagliato? 

Del resto, appena uscita la notizia, Andrea Cionci aveva subito fatto notare che la lettera - inedita ma non troppo, come ha rivelato oggi lui stesso, non dimostrava nulla di ciò che la Bussola dichiarava, a maggior ragione se sui giornali mainstream che si erano prestati come megafoni all'operazione, si era dovuto utilizzare il mezzuccio di manipolare i titoli con temerari virgolettati che attribuivano a Benedetto XVI parole mai scritte. 
Anch'io nel mio piccolo ho contribuito al debunking della bubbola quotidiana, riportando alla luce certe contraddizioni di mons. Bux tra cosiddette prove già in mano dal 2014 e dubbi amletici sulla declaratio persistenti nel 2018 ed emersi nella ormai famosa intervista di Aldo Maria Valli. 

In questa settimana di silenzio ufficiale vaticano sulla presunta notizia del millennio è comunque venuto delineandosi l'organigramma dell'Operazione Bux, che è  piuttosto interessante perché formato come vedremo da provetti lanciatori di boomerang, tutti ben noti esponenti del mondo tradizionalista, in particolar modo di quello sedevacantista in modo palese o strisciante. 

Mons. Bux non ha ancora replicato direttamente alle controargomentazioni proposte sull'interpretazione della lettera e chissà se risponderà all'invito di rendere pubblico tutto il carteggio - anch'esso inedito ma non troppo - con papa Ratzinger.
Intanto però, per aver io e Andrea Cionci osato mettere in discussione la consistenza probante della lettera, ci sono arrivati i malauguri e anatemi lanciatici da don Tullio Rotondo, il quale non riesce a distinguere tra l'incontinenza data da una certa superstizione popolare e la moderazione richiesta dal magistero sacerdotale. Uno spettacolo imbarazzante, per fortuna riservato ad appena 460 incauti visualizzatori del suo canale. 

Massimo Viglione sul blog di Marco Tosatti ha parlato di sconfitta del "cionciominutellismo" (ma dove?) dimostrando tra l'altro di non essere affatto aggiornato da almeno un anno sulle cose che cita, e soprattutto sciorinando ancora una volta tutto l'insopportabile astio e la malevolenza nei confronti del Vicario di Cristo Benedetto XVI, riferendosi al quale osa dire, giudicandolo temerariamente in foro interno:  
"Tosatti accenna a una incapacità [di Benedetto XVI, ndr] di gestire il rapporto con i media. A mia opinione, pur riconoscendo questo evidente vulnus comportamentale, c’è anche di più dietro. C’è la mancata volontà di fare il bene delle anime. Chi vuole, chi anela, al bene delle anime, non si comporta così. Semplice."

Lo stesso Marco Tosatti ha parlato di "estremo pasticcio" compiuto da Joseph Ratzinger con le dimissioni, accusandolo di non essere stato chiaro a riguardo negli anni seguenti.
A proposito di Tosatti. Mi sono tornate in mente le interviste che gli feci negli anni 2019-2020 sull'Orizzonte degli Eventi e sono andata a riascoltarmele. Ne ha già parlato nei suoi podcast Andrea Cionci (1, 2, 3) ma mi piace qui ricordare ciò che il celebre vaticanista affermò in quelle interviste.  

Per esempio Tosatti era allora convinto che le dimissioni di Ratzinger rappresentassero un mistero nel quale non si potevano escludere elementi preternaturali di tipo escatologico, in linea con l'interpretazione del filosofo Giorgio Agamben pubblicata già nel 2013. Nel 2019 Tosatti lodava la lucidità e limpidezza di pensiero di Joseph Ratzinger e, alla mia dichiarazione di volerlo chiamare ancora Papa Benedetto, rispondeva "E' ancora papa! E' ancora papa!" Addirittura accennava alle preoccupazioni di mons. Gaenswein dopo il viaggio a Cuba del 2012, quando il segretario  di Benedetto XVI gli avrebbe confidato di aver allora temuto di "non riuscire a riportare Benedetto XVI vivo a Roma"

Ma soprattutto mi piacerebbe sapere proprio da Marco Tosatti come mai non è ancora stato scritto il libro con la verità sulle dimissioni di Papa Benedetto XVI che un suo amico importante del mondo finanziario, che evidentemente sapeva, aveva promesso di dettargli dopo la morte di Ratzinger. Aggiungendo che l'altra metà delle rivelazioni l'avrebbe fornita mons. Viganò. Di questo libro, che evidentemente aveva bisogno di attendere anche la morte di Bergoglio, essendo trascorsi tre anni da quella di Ratzinger, Tosatti parla in entrambe le interviste del 2019. Che fine ha fatto?

Il sospetto crescente che  Viganò possa essere il convitato di pietra dell'Operazione Bux lo conferma forse inconsapevolmente proprio Tosatti, pubblicando oggi su Stilum Curiae il commento del monsignore alla vicenda della lettera inedita ma non troppo pubblicata dalla Bussola. Peccato che non sia affatto un pezzo inedito ma null'altro che il famoso articolo del novembre 2024 che avevo commentato allora nel mio post sull'ipercubo viganiano e che conteneva tutto il peggio dell'antiratzingerismo dell' "americano" sull'abominio assoluto del papato scomposto

Riassumendo. Il carteggio Bux-Ratzinger era il segreto di Pulcinella e la lettera pubblicata non dimostra nulla di ciò che viene millantato. La verità sulle dimissioni di Benedetto XVI la conoscono mons. Bux, mons. Viganò, mons. Gaenswein, i finanzieri vaticani, oltre ai vaticanisti, ai cardinali, ai dipendenti e a chiunque viva o abbia vissuto all'interno delle mura leonine. Una verità che nel 2015 poteva essere tranquillamente rivelata anche ai semplici visitatori della santa sede, come racconterò in un post a parte.

Perché allora questa confusione? Qualcuno sta agitando le acque dove nuota faticosamente Leone XIV che, se fosse papa legittimo, potrebbe dare un bel taglio a tutti questi scismi e con piena e sacrosanta ragione? Vi è un mondo che ha prosperato sotto Bergoglio, che si è ritagliato un suo spazio dove ha costruito una sua ragion d'essere che ora, in regime di possibile restaurazione del papato legittimo, potrebbe crollare per mancanza di giustificazione? Il vezzo di disobbedire al Papa postconciliare è ormai diventato vizio conclamato, una sorta di dipendenza?
Sono domande che attendono risposte e che per ora sono coperte dal sibilo dei boomerang che ritornano a chi li ha lanciati

Mi si perdonerà il paragone storico forse azzardato ma non sarà che un certo mondo tradizionalista cattolico che si intravede sempre più nitidamente dietro all'Operazione Bux ha avuto la sua "Baia dei Porci", ricordando l'esito della fallimentare incursione americana del 1961 a Cuba, fallita a causa proprio della mancanza del pieno appoggio presidenziale alla missione?
(Ogni riferimento all'isola caraibica riguardo a Papa Benedetto non è mai puramente casuale).


Interviste a Marco Tosatti:

LA CHIESA DEI DUE PAPI. DECLINO INARRESTABILE DELLA FEDE? MARCO TOSATTI (2019)

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