Il capitalismo morente ha sempre più bisogno di leggi che, facendo finta di perseguire uno scopo apparentemente nobile, in realtà ne perseguono un altro ben più subdolo, e cioé l'allontanamento della data dell'exitus, in un accanimento terapeutico senza fine.
Faccio un esempio. Il Patriot Act, approvato in fretta e furia all'indomani dell'11 settembre con l'aiuto di un po' di antrace sparsa ad hoc negli uffici dei politici dell'opposizione, pareva servire alla patriottica lotta contro il Terrorismo Globale che aveva appena colpito al cuore l'Impero, ma il suo vero scopo era limitare la libertà personale dei cittadini americani. Un provvedimento utile qualora una crisi economica devastante avesse convinto gli americani a mettere mano alle adorate armi custodite in casa - e non solo la doppietta del nonno ma i ben più efficaci M16 Viper - contro l'odiato governo federale. Perché la loro costituzione consente loro di scegliersi un altro governo se l'attuale non lo si ritiene più democratico e utile al bene comune.
L'alba della crisi economica attuale risale appunto all'inizio del nuovo millennio. Poi vennero alcune provvidenziali guerre che distrassero l'opinione pubblica e fornirono sangue fresco ed abbondante alla sete della Shock Economy che prospera solo quando può ricostruire qualcosa dopo averla distrutta ma ora siamo daccapo. La crisi si trascina da dieci anni e non accenna a finire, anzi minaccia di aggravarsi. E' come una di quelle malattie degenerative contro le quali non puoi far nulla ma applicare solo cure palliative e guardare il malato ridursi sempre peggio.
La guerra come placebo. Per non sbagliare stanno già facendo la faccia torva con l'Iran e vedrete che una bella bombardata per accaparrarsi lo stretto di Hormuz e il prezioso petrolio persiano non tarderà a venire, se ci sarà da distrarre il popolo con un'altra overdose di patriottismo.
Un'altra legge che, con l'intento di difendere la proprietà intellettuale, in realtà persegue lo scopo di zittire e limitare la Rete - sempre in previsione di dover affrontare una pesante rivolta popolare - è questa SOPA (Stop Online Piracy Act) alla quale si è aggiunta anche la PIPA (Protect IP Act), attualmente in discussione nel senato americano. Neanche a dirlo, sono proposte di legge degli odiosi repubblicani, il braccio armato delle corporation militarizzate.
Pensate davvero che, con milioni di americani a rischio di perdita di lavoro e mezzi di sussistenza, la priorità sia quella di chiudere Megaupload perchè vi fa scaricare gratis l'ultima cioféca cinematografica di Nicholas Cage? O chiudere un blog o un sito qualunque perché pubblica video da YouTube senza chiedere il permesso? Andiamo.
Infatti gli americani con il sale in zucca non ci stanno ed hanno iniziato subito una lotta contro queste leggi liberticide, appoggiati anche dall'amministrazione Obama.
C'è da dire che la difesa del copyright, ovvero la pretesa che qualcuno debba ricevere del denaro ogni volta che qualcun'altro riporta le sue scorregge mentali o quelle che ha comprato dall'autore, su altri mezzi di comunicazione, è un'ossessione tutta americana, di quelle americanate che noi non capiremo mai, come il football. E' quella cosa che, se un'attore canta sotto la doccia una canzoncina o guarda un programma alla TV in una scena di un film, la produzione deve andare a cercare chi detiene i diritti di riproduzione della canzoncina e del programma e pagargli la tangente.
E magari questo servisse a far guadagnare l'autore materiale della scorreggia mentale. Molto più di frequente a beccarsi il pizzo sono le case discografiche, le case editrici o cinematografiche. Insomma le corporation.
La monetarizzazione della creatività come emblema ultimo di questo sistema in decomposizione, della deriva del capitalismo verso la rovina più completa, ovvero il suo annichilimento del Nulla, nel potere ultimo e definitivo del Denaro.
Non si rendono conto che ogni volta che noi citiamo, pubblichiamo un'opera intellettuale, contribuiamo gratuitamente alla sua conoscenza. Dovremmo, paradossalmente e se dovessimo seguire la stessa loro logica, essere pagati noi blogger per fare pubblicità al tale film o tale musica. Allo stesso modo in cui dovremmo essere pagati per guardare la pubblicità in televisione, visto che è il nostro tempo ad essere sfruttato da chi vuole venderci qualcosa. (Il concetto non è mio, l'ho studiato in un libro all'Università, ma non mi ricordo il nome dell'autore).
Naturalmente io troverei idiota essere pagata per le citazioni con le quali infarcisco i miei post, perché la diffusione e libera circolazione della cultura per me è un fatto di libertà.
Per tornare al ragionamento iniziale. Già che ci siamo, devono essersi detti, oltre a perderci nell'avidità di denaro senza limiti, sfruttiamo anche il lato utilitaristico della cosa. Se, con la scusa del copyright, possiamo censurare, zittire e bloccare, questo servirà, in caso di necessità, a tutto il sistema che cerca di sopravvivere. Tutto fa brodo per allontanare l'ombra del beccamorto che verrà a ricomporre la salma e a mettergli un dito in culo.
Proibire la libera diffusione della cultura e delle idee ricorda la stessa idiozia degli ukase tipici dei totalitarismi; è la medesima ottusità burocratica da regime di Ceausescu reloaded ma il bello è che pretendono che non ce ne accorgiamo. Anzi, lo sbandierano come un diritto civile, una conquista di civiltà. Perché, se non lo sapevate, fin dal 1886 le corporation sono trattate dalla legge americana come persone fisiche che quindi possiedono altrettanti diritti civili. Il diritto civile di far soldi all'infinito e di perseguire gli interessi dei loro proprietari con qualunque mezzo.
Se la crisi è globalizzata, la censura, per sicurezza, deve estendersi anche alle province dell'Impero.
Qui in Italia, dopo il piddino Levi, autore di un passato e discusso disegno di legge sul tema, si è appena incaricato il padano Fava - nomen omen - di riproporre in Parlamento la censura sul web, mascherandola da difesa del copyright. Non pensate che alla Lega interessi la difesa della cultura, argomento a lei ignoto, ma piuttosto l'idea di proibire qualcosa. La perversione preferita dalle nullità investite di potere. E poi loro, sbraitano e ruttano tanto, agitano gli elmi cornuti ma poi eseguono solo gli ordini.
Se il SOPA e il PIPA passeranno in U.S.A. potremo star certi che il bavaglio arriverà anche da noi, magari grazie a qualche volonteroso uomo immagine dell'opposizione del momento, per far finta che il governo non ne sappia nulla. Se invece gli americani difenderanno il loro diritto alla libera espressione vorrà dire che anche noi dovremo tirar fuori le palle, compresa la nostra classe politica. E qui la vedo già più dura.
e come non dimenticare l'On.Santanchè che ha mascherato la sua proposta di legge di difesa del diritto d'autore con la foglia di fico della pedo-pornografia e poi lanciare una maledizione a Giglioli... da rivedere
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=Xv5bh4fbDkU
Condivido in pieno. Voglio aggiungere che , secondo me, i diritti d'autore non vadano cancellati, ma regolamentati in maniera più sensata. Infatti , come dici tu, se io ascolto una bella canzone su un blog poi me la vado a comprare e quindi condividere è il lievito dell'attenzione alla cultura, cosa che giova poi ai detentori dei diritti.
RispondiEliminaHo trovato un bell'articolo che mostra ESATTAMENTE quando il sistema globale è arrivato a scontrare il muro... e che muro!
RispondiEliminahttp://giannicomoretto.blogspot.com/2012/01/nature-e-il-picco-del-petrolio.html
Guarda il grafico, è pura metafisica impersonificazione dell'insostenibilità di questo modello economico.
Cosa ti è poco chiaro del football americano?
RispondiEliminaInternet passa attraverso una mezza dozzina di server chiave dislocati soprattutto in USA, con uno in Giappone ed uno in Europa.
Nel caso fosse davvero necessario, basterebbe spingere un bottone e spegnere tutto.
@ Zdenek
RispondiEliminaPerché, ti sembra un gioco facile da seguire?
Ah, ah, non sei aggiornato. ;-)
Una gran massa di server si sta spostando in Islanda, che offre maggiori garanzie contro le minacce di censura.
Poi sono d'accordo che i back bones siano "cosa loro" e possano spegnerli quando vogliono. Però poi chi li sente poi i vari Zuckenberg di Facebook, gli Yahoo, gli YouTube ecc.?
Le regole le trovo cristalline, basta leggerle.
RispondiEliminaNon mi riferivo ai server in generale ma quelli che fanno girare il giochino, infatti.
E sì.
Possono spegnerli quando vogliono.
I miliardari avrebbero di che campare, in attesa del dopo. In particolare il ragazzotto messo lì a raccogliere cazzi e scazzi di tutti o quasi.
Concordo con te e con lo sdegno che si deve dimostrare nei confronti di un atto indegno della cultura in genere. Ci sono altre, tante, misure da prendere prima che questi provvedimenti bulgari possano soltanto essere comunicati o pensati da chicchessia. La protezione dell’ avidità va contro tutti, va contro chiunque, gli abusi di alcuni diventano il grimaldello da usare per vietare, per soppiantare e per cancellare. Per far credere che tutto sia illecito, illegale, malato e da sopprimere o da risolvere con un incantesimo. Si fa prima, è più facile, perchè anche qui ci vorrebbe l’ impianto di una cultura che sappia esigere e distinguere ciò che viene fatto a danno rispetto a quanto possa essere fatto a vantaggio. Della cultura stessa.
RispondiEliminaForse è un fatto di educazione, forse è un fatto di cattive abitudini nel credere che “su internet tutto è lecito e tutto è gratis” e allora i Comandanti che hanno la possibilità di effettuare le reprimende lo fanno, senza distinguo, senza alcun senso o pensiero, semplicemente passando l’ ennesima spugna con la quale spillare pochi centesimi a coloro che, in fondo, non lucrano ma cercano. E’ più facile reprimere che capire, è più facile fare la voce grossa che illustrare un pensiero, è più facile chiudere megaupload, napster, i canali irc piuttosto che pensare ci sia un senso comune per il quale può essere furto chiedere 60 Euro per un’ edizione già stravenduta di un’opera lirica in disco che risale a trenta/quaranta anni fa (per fare un esempio nel mio campo di interesse). Vergognoso e indegno per l’intelligenza, questo è in sintesi l’atteggiamento di questa oligarchia decaduta che pensa di risolvere un problema cancellandone un effetto. A pensarci bene, già dagli acronimi, sono anche decisamente ridicoli.
Il confine fra cultura e pirateria è enorme, è così esteso che non ha nemmeno senso parlarne o discuterne. Il problema sta anche da un’altra parte: davvero credono questi signori di poter racimolare qualche spicciolo in più grazie al provvedimento? Ne dubito fortemente, pertanto il provvedimento stesso è molto stupido.
Del resto, a mia memoria, si scambiavano le cassette fra appassionati anche da prima che il signor TDK entrasse nel mondo degli affari.
@Lameduck
RispondiEliminasbaglio o è cambiato qualcosa nella grafia dei commenti,mi pare tutto più ristretto.
Di la verità lo hai fatto per censurare Adetrax ? ;-)
@ Adetrax
non me ne volere mi sei simpatico e mi permetto di scherzare con te
@ rosso
RispondiEliminagiuro che non ho toccato nulla. Se però apri i commenti come pagina è tutto come prima.
@ mozart2006
Già, l'esempio dell'opera è calzante.
Uno dei miei cult movies è "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo" di Spielberg. Nei primi anni ottanta acquistai la prima videocassetta (edizione cinematografica). Poi uscì la special edition con scene aggiunte e comprai pure quella. Poco prima che uscissero i DVD trovai la terza versione, sempre in cassetta, con package rinnovato e nuovi contenuti. Ovviamente, al passaggio al DVD lo acquistai nella versione singola, poi in quella a due dischi e infine il blue-ray. Se pensi che lo vidi al cinema anche un paio di volte pagando il biglietto, mi viene da chiedere ai signori delle majors: signori, che cazzo volete ancora da me, il sangue?
A quanto pare c'è una terza sigla da aggiungere: ACTA.
RispondiEliminaVedere qui
http://www.youtube.com/watch?v=citzRjwk-sQ
"perché la diffusione e libera circolazione della cultura per me è un fatto di libertà".
RispondiEliminaNon sono molto informato su Sopa e Pipa ma a tutti quelli che parlano di libertà vorrei dire: quando hai bisogno di un libro di narrativa o un manuale universitario di solito lo paghi, così quando vedi un film al cinema, o compri un dvd i soldi ce li metti.
Non capisco, quindi, perché quando accendi il computer pretendi di avere accesso a discografie intere senza pagare un centesimo.
Io cerco di campare facendo il musicista e lavoro spesso negli studi di registrazione, ho studiato molto, ho un diploma in conservatorio che non mi serve neanche come carta da filtro.
Non ho una pensione, non ho la certezza del lavoro e soprattutto non ho uno stipendio fisso. Ho fatto parte di una miriade di progetti e ho registrato tanti album, alcuni di questi hanno anche fatto un buon successo; se avessi 1 centesimo per ogni ascolto di un brano che ho creato o arrangiato oggi avrei uno stipendio decente.
Invece, siccome nessuno più compra i cd e siccome i proventi delle pubblicità su youtube non vanno a chi ha creato il video o il brano, io non ci guadagno praticamente niente, nonostante abbia impiegato tempo e risorse e nonostante il brano o l'album abbia riscosso successo.
Vi pare normale?
(sono Enea, ma uso la modalità anonima così nessuno parte prevenuto)
Caro Enea, non si sta parlando del diritto di piratare e nemmeno di poter sfruttare le opere di ingegno senza pagarne gli autori. Si sta parlando del fatto che se un blog pubblica un filmato o una fotografia, secondo il delirio da copyright, non potrebbe farlo perché infrangerebbe un diritto d'autore. Però i produttori di carta igienica non hanno pagato i diritti d'autore a Dante e Mozart per aver citato le loro opere in alcuni stupidi spot pubblicitari. Eh già, dicono, quegli autori sono morti da un tempo utile a far scadere i diritti d'autore...
RispondiEliminaCome vedi è tutto relativo. Se si tratta dei diritti di una multinazionale, tutto è lecito, se si tratta semplicemente di citare un'opera a completamento di un post scatta la censura. Per questo dico che il copyright è solo una scusa.
Infine ti rassicuro: chi ama veramente musica o cinema non scarica mp3 o divX da internet ma li acquista in originale. :-)
il punto secondo me è che il capitalismo morente ormai incapace di produrre ricchezza (almeno in occidente) si attacca come un parassita pubico alle uniche cose che ancora possono dargli una prospettiva di profitto. Vale per la finanza, per la brevettabilità del genoma e lo sfruttamento del diritto d'autore. Per i beni comuni e per i monopoli naturali. Si può avere un capitalismo terminale moderato? temo di no...
RispondiEliminaI brani musicali non possono essere paragonati ai film e ai libri perché se leggo una citazione di un libro che penso possa piacermi probabilmente comprerò il libro, così farò per un film, ma se ascolto su un blog un brano musicale che mi piace difficilmente comprerò l'album o il singolo perché ho la possibilità di riascoltare la canzone quando mi pare, quindi mi limiterò a cliccare di nuovo su PLAY (questo è quello che avviene di solito).
RispondiEliminaPer quello che mi riguarda solo lo 0.2% delle persone che guardano un video su youtube compra il brano su Itunes. Ad ogni acquisto io guadagno circa 15 cent; quindi per avere uno stipendio decente (1500 euro al mese) ogni mese 10000 persone dovrebbero acquistare il brano, cioè ci dovrebbero essere 5 milioni di visualizzazioni al mese (neanche Madonna ci riesce)!
Partendo da questa premessa sul rapporto tra guadagni e visualizzazioni si potrebbe pensare che dare la possibilità ai blog e ai siti di pubblicare materiale protetto da copyright possa far aumentare le visualizzazioni e quindi gli acquisti. E' una giusta osservazione, ma purtroppo non funziona così! In questi casi le visualizzazioni aumentano e la percentuale di acquisti crolla perché il brano è ancora più decontestualizzato; diventa uno sfondo musicale di cui nessuno più si interessa. Ecco perché non mi sembra un male introdurre il pagamento di una piccola percentuale di diritti sul prodotto musicale, altrimenti ci saranno sempre più ascolti e sempre meno guadagni.
Magari in questo modo potrei incominciare a fare una vita normale,attualmente non mi sento molto invogliato a fare questo lavoro: questa sera andrò a lavorare in una balera gestita da due cinquantenni incravattati che mi pagheranno solo perché devono riciclare un bel po' di denaro o perché pensano di risparmiare sulla messa a terra usando me come dispersore elettrico. Partirò fra 1 ora e tornerò domani mattina alle 3, caricherò e monterò un palco intero assieme ad altri 3 colleghi che mi parleranno per tutta la serata dell'orchestra Bagutti o del figlio di Casadei che ora vende tortellini in centro a Bologna. Suonerò in playback arrancando dietro a basi midi create sicuramente da una mente disturbata e - se nessuno mi buca le gomme perché secondo il suo parere non abbiamo suonato abbastanza polke - tornerò a casa con 70 euro in più nel portafoglio.
"Quelli che cantano nei dischi perché ci hanno i figli da mantenere" non esistono più.
Hanno barattato il microfono Shure con una cazzuola a punta quadra.
Che cosa hanno detto i produttori di candele quando è arrivata la luce elettrica?
RispondiEliminaE gli allevatori di cavalli quando è arrivata l’automobile?
Gli attori di teatro quando è arrivato il cinema?
Internet è qui, è arrivata, c’è, non la si potrà più togliere e bisogna rendersi conto che con la “Rete” è arrivata anche una nuova era: qualsiasi cosa caricata su Internet cessa immediatamente di essere privata e nell’attimo stesso in cui si clicca su “upload” diventa di pubblico dominio. Non c’è nessuno e niente che possa evitarlo, niente multinazionali, niente diritti d’autore, niente censura.
I diritti di autore così come sono, codificati decine e decine di anni prima della Rete, ormai sono diventati pura archeologia.
Semplicemente bisogna uscire interamente dalle vecchie regole e trovarne di nuove, tutto qui, senza intestardirsi su posizioni obsolete e vecchie rendite che si credevano eterne.
Per la musica, ormai è un dato di fatto che con i dischi non si guadagna più, punto.
Ormai si guadagna con concerti e video-clip: ma avete mai notato quanta pubblicità c’è dentro ai video di Lady Gaga?, che sembrano una versione musicale rediviva del fu Postalmarket. È lì che la signora s’è fatta i milioni, non con i dischi.
Più i video sono piratati, più gente li vede, più la pubblicità che c’è dentro viene pagata.
Esiste una corposa letteratura sull’argomento, anche se ancora relativamente nuovo, e basta cliccare su Google che ne viene fuori di roba.
Caro Enea88 – e chiedo scusa per la rudezza – se non riesci a vivere con la musica, invece di dare la colpa alle configurazioni cosmiche, hai mai pensato che forse non sei abbastanza bravo per riuscirci, a vivere di musica, e che vantaggioso sarebbe trovarsi un altro lavoro?
Della cultura a questi signori non frega un bel niente, l'unica regola che conta è quella del profitto a tutti i costi, che poi è dato dal potere e dal controllo. Perdi il controllo totale, perdi parte dei profitti. Equazione drammaticamente semplice. Io credo che questa fase di inevitabile guerra andrà a risolversi in senso commerciale perchè questo è ciò che vogliono. La condivisione in rete ha rivoluzionato il sistema di diffusione dell'Arte (ma anche della spazzatura) e questo è un processo irreversibile che ha colto impreparati coloro che fino a poco tempo fa monopolizzavano la diffusione di prodotti audiovisivi, facendogli perdere il controllo su tutto il movimento. Io non mi considero un "pirata" o un "delinquente" perchè scarico dalla rete prodotti spesso perduti e non considerati ma che diventano improvvisamente sacri ed inviolabili nel preciso momento in cui li diffondo al pubblico, anzi, faccio una doppia operazione a vantaggio di coloro che desiderano conoscerli e dei potenti dinosauri che li avevano sepolti in qualche teca ad ammiffire e che improvvisamente, grazie alla rete, si ritrovano cataloghi nuovamente in movimento. Nessuno mi prende per il sedere su queste cose, non sto con l'anello al naso e questa gente non mi spaventa con le loro minacce ridicole e superate. Vogliono i soldi? Ebbene, così andrà, credo, a finire: tutti utenti premium a pochi euro l'anno e scarico libero con qualche limitazione sui prodotti più recenti.Un pò la stessa soluzione che trovarono ai tempi del videonoleggio. Io ti lascio usufruire del prodotto ma in cambio versi un obolo per farmi continuare a guadagnare anche su cose che non venderei nemmeno morto. Cos'è noleggiare un dvd se non una forma di pirateria legalizzata? Se il film mi piace io me lo masterizzo, il mercato stesso mi induce a farlo attraverso la diffusione di apparecchiature che servono solo a quello.
RispondiEliminaAh, Enea, i Radiohead non ti hanno insegnato nulla? Un milione di download del disco ” a offerta” e una volta uscito, botto anche di vendite. Che strano.
Mi piace questo dibattito, mi piace. Se domani risorgo come Lazzaro dirò la mia.
RispondiElimina@salazar: "Che cosa hanno detto i produttori di candele quando è arrivata la luce elettrica? E gli allevatori quando è arrivata l’automobile? Gli attori di teatro quando è arrivato il cinema?
RispondiEliminaTu puoi scegliere se comprare una candela oppure pagare la bolletta, puoi comprare un cavallo o una Kia (meglio il cavallo), puoi pagare il biglietto del cinema oppure del teatro; internet, invece, ti dà la possibilità di usare uno stesso prodotto comprandolo oppure non comprandolo, c’è una bella differenza. L’economia di mercato è già di per se un sistema fallimentare ma in alcuni settori con internet ha raggiunto l’apice della sua pericolosità e delle iniquità che è in grado di garantire.
@zdenek Se davvero mi accorgessi che quello che faccio non mostra risultati non avrei problemi a cambiare lavoro continuando a fare il musicista per passione. Invece ottengo dei risultati: ogni mese tante persone ascoltano brani che ho contribuito a creare ma, nonostante questo, non ho nessun ritorno economico.
@mozart Io non voglio arricchirmi, vorrei solo poter guadagnare abbastanza per dedicarmi al lavoro che faccio senza preoccupazioni economiche. A prescindere dalle considerazioni sui massimi sistemi vorrei farti capire qual è il mio lavoro: per creare un brano serve un'idea di base, che è seguita da un arrangiamento; poi c'è la registrazione vera è propria che costa circa 1200 euro (musicisti e sala d'incisione), poi c’è il mastering che rende il brano pronto per essere caricato. Una volta caricato si aspetta il responso di youtube. Mettiamo che il singolo vada molto bene e mi permetta di ottenere decine di migliaia di visualizzazioni ogni mese. Ora, considerando tutto questo, rispondi a questa domanda: è giusto secondo te che un brano che viene ascoltato da 22517 persone in un mese e che è costato più di 2000 euro mi faccia guadagnare 6 euro al mese?
Mi dovete dire se secondo voi è giusto che una persona che lavora e il cui lavoro viene apprezzato non abbia diritto ad una retribuzione adeguata. Se il vostro datore di lavoro vi dicesse: “tu intanto lavora, poi se crei qualcosa che davvero mi stupisce ti pago a mia discrezione” cosa fareste? Forse il mio lavoro è meno degno del vostro?
Il vostro comportamento assomiglia a quello di un bambino che trova una caramella sul tavolo e vuole mangiarla a tutti i costi, fregandosene di tutto. Non importa chi ha lasciato lì la caramella, di chi è o perché è lì. Il bimbo la vuole mangiare e non sente ragioni. Se puoi qualcuno gli spiega che magari è meglio chiedere al proprietario della caramella il piccolo mostro inizia a frignare e lamentarsi.
Alle mie orecchie alcune parole che avete scritto (libertà e diritti) assomigliano molto ai piagnucolii di quel bambino.
@Enea88
RispondiEliminaCredo tu abbia frainteso le mie parole.
Non mi riferivo alla proprietà intellettuale ma a chi ha fatto di internet un grande affare, come il fondatore di Facebook.
@enea88: quanto tu affermi è scorretto e rischioso, sarebbe come dire che ai cittadini dovrebbe essere vietato l'uso della zappa, per evitare che possa autoprodursi un orto e così danneggiare i produttori di zucchine. Ma che ragionamento é ?
RispondiElimina@zdenek scusami, ho sbagliato a citarti, mi riferivo a salazar che mi ha scritto che forse sarebbe meglio trovare un altro lavoro.
RispondiElimina@paolo se non ho capito male nel tuo paragone la zappa è internet, cioè uno strumento che ti permette di coltivare i tuoi interessi e l'orto è l'insieme di tutte le cose che tu sei in grado di produrre con gli strumenti che internet ti offre. Io non voglio vietarti di coltivare l'orto, dico solo che nel momento in cui ti prendi un pomodoro dal mio orto qualcosa mi devi dare, almeno quanto basta per fare in modo che io possa continuare a produrre i pomodori che mangi.
Allo stesso modo tu puoi fare quello che ti pare con internet, perfino creare un blog in cui mostri i sassi che dipingi; ma nel momento in cui usi un prodotto professionale che tu non hai contribuito in nessun modo a creare devi riconoscere qualche diritto al creatore, almeno quanto basta per permettergli di continuare a creare contenuti che ti interessano.
A questo punto dovrei starmene tranquillo e non rispondere, per educazione, per non infierire, ma le risposte argomentate seguendo il binomio mostro luna/guardi dito sono quelle che più non sopporto. Non ci riesco a starmene zitto.
RispondiEliminaE allora - caro Enea88 - vediamo di decifrare quello che più sopra era – evidentemente – indecifrabile: gli esempi riportati non vanno presi esattamente per quello che descrivono e applicati pari pari al terzo millennio, ma vanno letti come esempio di un cambiamento nel modo di vivere e di pensare di tutta la popolazione nei tempi interessati, oltre ai macroscopici cambiamenti economici.
1) Certo, le candele le puoi comprare anche oggi, ma non le compri per lo scopo principale per il quale sono state inventate: illuminare la notte. Le compri per scopi estetici, o di emergenza, quindi essenzialmente scopi collaterali. In più, e fra l’altro, vorrei vedere come funziona un computer alimentato a candele.
Bisogna ammettere che la produzione di candele dal 1879 (anno in cui Mr. Edison inventò la lampada elettrica) ad oggi ha subito un notevole ridimensionamento, e la vita delle persone – di notte – un notevole miglioramento.
2) Il cavallo. Essenzialmente quello di cui sopra al punto 1, ma vorrei ben vedere un cavallo parcheggiato tutto il giorno, in centro a Milano, fuori dall’ufficio del proprietario. Anche il cavallo, quindi, non assolve più lo scopo primievo, il trasporto di cose o persone, ma diventa un hobby o uno sport.
3) Il cinema e il teatro sono due cose essenzialmente diverse, andare al cinema o andare a teatro sono due scelte molto diverse. Ciò non toglie che il primo, alla sua nascita, abbia tolto moltissimo spazio al secondo, ridimensionando di molto la sua presenza nelle città, con concernente calo di impiego e relativo trasferimento degli addetti ai lavori versi la nuova tecnologia, anche se – come dicevano i fratelli Lumière - il cinema era un'invenzione senza avvenire.
Come Internet in tutti i campi, l’avvento del cinema nel suo campo, ha provocato nuovi ricchi, nuovi ricchissimi, nuovi disoccupati e nuovi fallimenti.
Allora, Enea88, tu mi dici di lavorare in Internet, usando appieno la nuova tecnologia, ma pretendi di essere pagato secondo principi pre-Internet, cioè i diritti di autore, è un ossimoro: non c’è modo di applicare l’attuale sistema di diritti d’autore a Internet.
Questa incapacità, nella letteratura del settore, è ormai considerata un postulato e sono già stati studiati (e anche sperimentati: più o meno trattasi del sistema descritto da mozart2006 più sopra) nuovi metodi che calzerebbero molto meglio alle nuove esigenze, ma la cosa non viene messa in pratica causa la nota e più volte esecrata miopia e avida avidità delle multinazionali.
Che dire, Enea, sei caduto nel bel mezzo di un momento di transizione, che sembra durare decenni più che momenti. Però ho il sospetto che con 22.000 click su You Tube, anche con il più roseo dei nuovi sistemi di conteggio, non faresti poi così tanti soldi da viverci: in Internet, la vera e inascoltata filosofia di base è condividere, condividere, condividere, senza pretendere nulla in cambio, solo amore per quello che fai e che regali agli altri.
Pensa alla differenza: suonando il violino in strada a New York guadagneresti 300/400 volte di più, lo so per esperienza personale, ed è anche una bellissima città, eccitante e piena di opportunità.
PS: chiedo scusa per l’ipertrofia, dev’essere l’influenza oscura di Adetrax.
ma soprattutto temo che se passassero sopa pipa e compagnia cantando il buon enea resterebbe deluso...non credo che il can-can sia stato messo in piedi perchè lui ne tragga benefici. Temo che neanche si accorgerebbe della differenza, perchè a quel punto i monopolisti della proprietà intellettuale lo butterebbero fuori mercato...
RispondiEliminaQuando apparvero sul mercato le VHS, la RIAA strepitava che l' home video avrebbe ucciso l' industria cinematografica in pochi anni.
RispondiEliminaTra l’ altro, secondo me le major scontano il vizietto di voler fare soldi in modo piuttosto discutibile.
Cito il mio caso come esempio, nell’ era del passaggio dal vinile al CD: una tecnologia intrinsecamente meno costosa del vinile, di qualità paragonabile, fatta pagare il doppio.
Ora, per giustificare prezzi così alti ed i vari divieti di farne copie, hanno sempre detto che quando ti compri un CD o un DVD in realtà non stai comprando un oggetto fisico, ma il diritto di usufruire del contenuto (la musica o il film) come e quando ti pare. Ma allora, mi spiegate perché nel passaggio dal vinile al CD io mi sono dovuto ricomprare a prezzo pieno tutti i CD di cui avevo anche il vinile ? In teoria, avendo acquistato non il pezzo, ma il diritto di usufruire del contenuto, avrei dovuto avere gratuitamente il CD, al più pagando solo un costo per la fabbricazione.
Per analoghi motivi, quando un CD si rompe, la casa discografica dovrebbe sostituirtelo al solo costo della fabbricazione, in quanto tu il diritto di usufruire dell’ opera lo hai acquistato …
Insomma, per farla breve: quando tu vuoi masterizzare un CD o scaricarlo da internet, non puoi perché non hai acquistato il diritto di usufruirne; quando invece ti si rompe un CD originale oppure la tecnologia cambia, avevi acquistato un oggetto che ti si è rotto e sono cazzi tuoi. Troppo comodo così: o i CD/DVD sono degli oggetti qualsiasi, allora una volta comprati ci faccio quello che voglio compreso metterli su internet o masterizzarli, oppure sono opere dell’ ingegno ed allora una volta acquisito il diritto di usufruirne l’ ho acquisito per sempre, anche se il media si rompe o cambia la tecnologia.
Per farla breve, non venissero a rompermi l’ anima con gli scaricamenti illegali: nel corso della mia vita ho accumulato un sacco di CD originali, molti li ho pagati due volte perché li avevo comprati anche in vinile, se possiedo CD masterizzati da internet è solo perché non li avrei trovati o perché non esiste una raccolta dei brani fatta in quel modo. Se mi rompono, gli restituisco i CD originali e chiedo indietro i soldi.
Faccio un esempio di ciò che significa condividere contenuti su Internet.
RispondiEliminaAi tempi della mia tesi di laurea, sulla psicologia del nazismo e la sua propaganda, mi recai al Centro di Documentazione Ebraica a Milano per chiedere di visionare un immondo film di propaganda antisemita ("Der Ewige Jude") che sapevo loro avevano. Mi fu risposto che non potevo visionarlo e basta perché non ero socia (!!) e che non era possibile né noleggiarlo né averne una copia perché un'opera antisemita non poteva essere divulgata con leggerezza.
Dovetti così rinunciare a vedere di persona un film che avevo solo sentito descrivere nei libri.
Dopo moltissimi anni, ai tempi del mulo, mi ricordai di quel fatto e cercai il film, che trovai in pochi secondi. In italiano, per giunta.
Giusto per dimostrare che, su Internet, si trova tutto, nel bene e nel male e che, per chi fa ricerca, il suo aiuto è ormai fondamentale.
@salazar Internet è solo un mezzo di comunicazione che ti permette di accedere in modo molto più veloce e completo ad una serie di contenuti; ma quei contenuti esistono a prescindere da internet. Non c'è nessuna innovazione dei prodotti multimediali ma un'innovazione del sistema che li distribuisce. Il contenuto è sempre lo stesso, cambia solo il modo tramite il quale gli utenti ne usufruiscono.
RispondiEliminaQuindi al tuo paragone manca proprio un'attinenza logica.
@tutti gli altri: in alcuni commenti precedenti ho fatto delle domande e non ho ricevuto nessuna risposta. Questo non è molto confortante: significa che pochissimi ormai sono in grado di mettersi nei panni di qualcun altro o pensare a qualcosa che non riguardi direttamente il proprio interesse. Continuate pure a pensare esclusivamente alla vostra "libertà incondizionata di consumo", un midi file vi seppellirà.
Mozart2006, proprio la settimana scorsa mi sono fermato in una bancarella del centro: dischi pirata, una marea di titoli, davvero di tutto e di più, due versioni per ogni disco, normale e lusso. La normale in un sacchetto di plastica, copertina fotocopiata così così e disco. La versione lusso in custodia rigida, di quelle trasparenti classiche, cover a colori in cartoncino e disco di marca. Praticamente nessuna differenza fra quei dischi e gli originali da majors.
RispondiEliminaPrezzi: versione normale R$ 1,50 (un Real corrisponde a circa 0,5 euro), la lusso R$ 2,50.
Gli stessi titoli in un negozio di dischi ufficiale costano dai 60 agli 80 R$.
Ora, i tipi che vendono alla bancarella sono dei dipendenti, devono essere pagati, il disco vergine dev’essere comprato, i macchinari per masterizzare anche, il cartoncino e le custodie anche comprate, le cover stampate e il tutto assemblato. In più l’utile, perché l’organizzazione che vende quei dischi ci guadagna sopra, diavolo!, sono terribili e fetidi e criminali pirati di diritti d’autore, mica i nipotini di Madre Teresa.
Vabbè che le majors hanno più spese, che fanno pubblicità, che pagano i diritti d’autore (ma davvero certi autori sono pagati così tanto mentre il nostro povero Enea88 fa la fame?), che gli stipendi dei mega dirigenti costano un occhio della testa, ma anche così la differenza di prezzi mi sembra ugualmente fantascientifica.
Per me c’è una sola spiegazione valida: hanno deciso di vendere piccole quantità a prezzi altissimi invece di vendere grandi quantità a prezzi bassi. Probabilmente così ci guadagnano di più, loro, e che chi vuole sentire musica “ufficiale” si dissangui pure per pagare, che tanto sono solo cazzi suoi.
@Enes88
Vero, i contenuti non sono cambiati: la candela fa luce, la lampadina fa luce, però ne fa di più ed è più pulita. Anche il sole fa luce, ne fa un casino ed è anche gratis. Per ora.
Ciao Enea, stammi bene.
@enea Le questioni da te poste esigerebbero una completa ridiscussione del concetto di diritto d' autore, che oggi è ancora regolato dalla Convenzione di Berna del 1886.
RispondiEliminaIn ogni caso, il fatto di un sequestro preventivo è cosa gravissima. Se oscurassero il tuo provider di posta elettronica perchè qualcuno lo usa per scambiarsi, che so, materiale pedopornografico, tu che faccia faresti?
@salazar Io invece ti segnalo questa divertente notizia. Un mio amico ha postato su Youtube diversi video di concerti tenuti da Sergio Fiorentino, grandissimo pianista classico oggi totalmente dimenticato. Riprese fatte da lui stesso e, si badi bene, con l' approvazione dell' artista in persona. Bene, qui in Germania i video sono bloccati perchè la Sony ne rivendica i diritti in base al fatto che Fiorentino aveva inciso per la RCA (oggi passata al gruppo Sony BMG) un paio di LP, mai ripubblicati in CD e fuori catalogo da almeno trent' anni!!!
Ormai siamo davvero al delirio puro...
Mettiamola così, sic et simpliciter....
RispondiEliminaQuando compro un cd, un vinile, così come quando compro un maglione, acquito in realtà un "supporto fisico" che veicola un messaggio. Il messaggio non esiste senza il supporto fisico che lo sorregge, ed io per quanto impegno ci possa mettere non sono capace dalla nuda sabbia di creare un CD, un dvd. Quando lo pago, pago ovviamente non solo il suo contenuto, ma anche il materiale di cui è fatto, la sua copertina, il libretto colorato, tutta quella sensazione di fisicità che comunemente denominiamo come "qualità intrinseca" del bene.
Ora, la grande innovazione di internet è la dimostrazione che qualsiasi, QUALSIASI, contenuto di tipo intellettuale può essere DEMATERIALIZZATO, ossia fatto vivere senza il suo supporto fisico.
La duplicazione diventa un atto dalla semplicità disarmante (persino con i più sofisticati e inutili sistemi DRM), la fruibilità molto più elevata (me lo porto su un mp3, sul telefonino, sullo stereo di casa, in macchina).
In un mondo ideale, considerato che questa tecnologia cambia letteralmente tutto, sarebbe corretto pagare un diritto di autore di pochi cent, in maniera VOLONTARIA, per ringraziare l'artista, e poi disporre dei BIT come uno gli pare.
Ecco, la dematerializzazione del contenuto ha portato obbligatoriamente a un diverso atteggiamento, da una parte ti OBBLIGO a farti pagare un pezzo di plastica (e ci penso io a remunerare con qualche briciola l'artista), dall'altra ti REGALO il bit, e se ti piace ti metto in grado di dare un tuo contributo all'artista, affinchè ne produca altri.
E' esattamente il modello di business di iTunes e compagnia bella.
Non è pirateria, è evoluzione, enea & soci, adattatevi o sparite.
P.S. se i CD avessero un prezzo decente (valore della platica + un euro per l'artista), probabilmente li comprerei, al momento assolutamente no, purtroppo non faccio l'idraulico.
questa è democrazia!!!
RispondiEliminaUsurpo di questo spazio solo per chiedere lumi su una notizia che ho appreso in rete e che mi sembra incredibile.
RispondiEliminaIl 65% dei proventi della SIAE sono utilizzati per finanziare il funzionamento della siae stessa.
Se questo è vero, come è possibile che non siano proprio gli artisti stessi a indignarsi e mandarli tutti a quel paese in blocco ?
Caro Paolo,
RispondiEliminaperché è più facile prendersela con il ragazzino che scarica gli mp3 e i divX con il mulo o altri aggeggi. ;-)
ritenendo strano il fatto che le lobby di così buon cuore si preoccupassero di tutelare gli interessi degli autori oltre naturalmente i propri ho pescato questo articolo che sotto un certo punto di vista rimette le cose a posto ;-)
RispondiEliminahttp://www.liberarchia.net/blog/?p=670
questa è democrazia pura |
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