Fin da bambino sviluppa una sana diffidenza per tutto ciò che non assomiglia ai suoi nanetti da giardino. La prima parola che pronuncia, durante un pranzo di Natale e la commozione di tutti i parenti è “Va a laurà”, riferendosi allo zio Pino, allora disoccupato.
Non ha una tata, ma viene allevato amorevolmente da un pastore bergamasco, una cagna di nome Padania, di razza purissima. La sua mamma è molto severa e non lo vizia né lo coccola perché quelle sono smancerie da meridionali. E’ Padania che gli porta di nascosto i panini con la nutella.
A tre anni, sa già che Roma è ladrona, che gli arabi mettono la cintura di castità alle donne e che quelli sotto Ferrara (nel senso della città) sono tutti terroni. Glielo ha insegnato la mamma, non Padania, che ringhia sottovoce mentre la signora parla con il bambino.
A sei anni lo iscrivono alla scuola elementare, ma lui è preoccupato perché è una scuola pubblica e ci sono anche gli altri bambini, perfino quelli meridionali. Infatti il suo compagno di banco, un certo Pasqualino Cafiero, è un terùn, uno che non ha voglia di studiare perché suo padre essendo terrone non ha voglia di lavorare ma è venuto su lo stesso per portar via il lavoro allo zio Pino. Il Cafiero vorrebbe fare amicizia con lui, gli porta tutte le mattine le sfogliatelle calde che suo padre pasticcere ha appena sfornato ma Robertino tiene duro, come gli dice sempre il babbo: “Roberto, dai retta a me, non dare confidenza a nessuno, tanto meno ai terùn”.
Un giorno però, mentre sta facendo i compiti, decide di assaggiare una sfogliatella, che era rimasta spiaccicata dentro un quaderno, ed è la rivelazione. Nemmeno i panini della cara Padania erano mai stati così buoni e all’improvviso tutte le sue certezze vacillano. Ma questi meridionali sono poi così brutti e cattivi se sanno fare cose tanto buone? Non sarà che la mamma a volte esagera?
Lo risvegliò dai suoi sogni un potente ceffone della mamma:”Cosa fai lì, lo sai che non voglio che tu mangi quella robaccia, fatta da quelle mani sporche…”
Passano gli anni e lui è un dentista di successo come tutti i maschi della sua famiglia fin dal 1868, ha sposato la Barbie abbronzata ed è impegnato politicamente, con la Lega Nord, è ovvio.
Un giorno sua madre lo va a trovare in studio con un terribile mal di denti. Mentre sta preparando i ferri un lontano ricordo d’infanzia gli balena nella mente: la faccia solare di Pasqualino che gli porge sorridendo una di quelle sfogliatelle così buone, così delicate…….
“Ahiaaa! Roberto, ma perché sento così male???, non mi avevi fatto l’anestesia??”
“Oh, scusami mamma, me ne sono dimenticato.”
P.S. Ovviamente l’ex ministro Calderoli non ama che si raccontino queste debolezze della sua vita privata. Specialmente ora che vuole bombardare l’Iran con l’atomica.
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