Capita a volte di vedere un film e di domandarsi: "Come diavolo ho fatto a perdermelo fino ad oggi?" A cui segue la logica risposta: "Ma certo, non è mai passato in televisione in prime time. Lo hanno sempre censurato, era un film scandalo. Al suo posto hanno dato 87 volte "Pretty Woman".
E' raro anche guardare un film ed innamorarsi perdutamente, fotogramma dopo fotogramma, dell'interprete, impegnato in una di quelle straordinarie performances che si avverano una sola volta nella carriera di un attore. Penso all'Alex di Malcolm McDowell in "Arancia Meccanica", al Nikolai di Viggo Mortensen ne "La promessa dell'assassino" ed alla prostituta Liz di Theresa Russell in questo "Whore - puttana" di Ken Russell.
Il film è del 1991 ma l'ho scoperto solo sabato pomeriggio grazie ad un DVD. Ho citato "Pretty Woman" non a caso. Il geniale regista inglese (recuperate lo straordinario "I Diavoli", se potete), lo girò proprio come risposta alla smielata falsità di un mondo dove fai la puttana e il peggiore cliente che ti tocca è Richard Gere. Un mondo dove incontri il cliente azzurro che ti sposa e ti fa pure diventare una signora dalla carta di credito illimitata.
Quella che seguiamo in "Whore" invece, narrata in prima persona dalla protagonista, è la passione cristologica di una prostituta da strada, la cronaca di un'esistenza segnata dal sacrificio che, per un puro miracolo e grazie ad un atto di amicizia, non diviene estremo.
Un film dove gli uomini in quanto clienti sono ovviamente raccontati come sono nella realtà. Alcuni buoni altri cattivi. E' tutto sommato commovente il vecchietto masochista che si fa raggiungere persino all'ospizio dal frustino di Liz. Assolutamente detestabile nella sua sadica crudeltà il pappone, interpretato da un attore dalla faccia appositamente odiosa.
Sia quando sono cattivi, sia quando sono tutto sommato solo vittime delle proprie perversioni, gli uomini non escono bene da questo ritratto di prostituta con clienti ma soprattutto quando scatenano una violenza cieca, disumana su una donna che non è più una donna ma un oggetto, un qualcosa da umiliare, picchiare, violentare, accoltellare. Sempre e comunque un qualcosa da disprezzare. La cosa peggiore della prostituzione è proprio quella: il disprezzo che ti arriva da parte di chi invece dovrebbe solo venerarti come una divinità dispensatrice di grazia.
Ciò che vediamo è reale. La vita della prostituta Liz è una vita di merda. Sposata con un gran pezzo di figo che però, troppo ubriaco, gli vomita nell'insalata preparata con amore. Un manesco che la costringe a fuggire di casa con un figlio che sarà costretta ad abbandonare. Non c'è sentimentalismo alla Matarazzo, alla "figli della colpa". Casomai quel rispetto verso la santità femminile che anche Lars Von Trier è capace di raccontare attraverso le sue tragiche femmine martiri.
Liz racconta, sempre in prima persona e guardando dritta in camera, come è finita sul marciapiede, quando ha accettato di fare sesso perchè quell'uomo le aveva offerto trenta dollari, più di quello che stava guadagnando al mese facendo la cameriera. Ecco, non è tanto la difficoltà di concepire il sesso come qualcosa di ludico ma più banalmente lo sfruttamento e le paghe da fame che ti traviano, nella nostra società.
Liz racconta dello stupro di gruppo subìto a tradimento, caricata su un furgone e poi rigettata sulla strada come un cane torturato e morente, per poi essere soccorsa da un uomo buono, capace di offrirle il suo aiuto senza chiedere nulla in cambio.
Nel suo rievocare "quanti me ne sono presi" ci ricorda qualcosa che sospettavamo, che i clienti sono convinti di riuscire a farti sempre godere ma in realtà tu non provi più niente. "Una volta mi piaceva il sesso", dice Liz.
La parte più agghiacciante del film è il racconto, anch'esso in prima persona, del pappone, della sua visione "imprenditoriale" del gestire il suo parco di ragazze. "Io mando avanti l'azienda" dice, restando serio. La scena del ristorante è quasi intollerabile per sadismo e raggiunge il surreale quando lui fa suonare la marcia nuziale per festeggiare "il primo anno che ti proteggo".
Ken Russell però, nonostante la torturi per un'ora e mezza, sta dalla parte di Theresa Russell e le regala un finale liberatorio e incredibilmente lieto, con un futuro forse finalmente di libertà.
E' ammirevole che un film come questo, di spietato realismo e sincero come una labbrata data di manrovescio, che fa l'autopsia alla prostituzione low cost - quella che gli utilizzatori finali e le loro pompadour vorrebbero nascondere per far credere che al mondo esistano solo le "ragazze immagine (che-per-carità-non-sono-mica-una-escort)", un film che si schiera apertamente dalla parte delle donne, sia stato diretto da un uomo.
Oltretutto Ken Russell che non ci stressa neppure con la faccenda del sesso ludico che ci libererebbe dalla piaga della prostituzione. Cosa volete di più?
Il film è del 1991 ma l'ho scoperto solo sabato pomeriggio grazie ad un DVD. Ho citato "Pretty Woman" non a caso. Il geniale regista inglese (recuperate lo straordinario "I Diavoli", se potete), lo girò proprio come risposta alla smielata falsità di un mondo dove fai la puttana e il peggiore cliente che ti tocca è Richard Gere. Un mondo dove incontri il cliente azzurro che ti sposa e ti fa pure diventare una signora dalla carta di credito illimitata.
Quella che seguiamo in "Whore" invece, narrata in prima persona dalla protagonista, è la passione cristologica di una prostituta da strada, la cronaca di un'esistenza segnata dal sacrificio che, per un puro miracolo e grazie ad un atto di amicizia, non diviene estremo.
Un film dove gli uomini in quanto clienti sono ovviamente raccontati come sono nella realtà. Alcuni buoni altri cattivi. E' tutto sommato commovente il vecchietto masochista che si fa raggiungere persino all'ospizio dal frustino di Liz. Assolutamente detestabile nella sua sadica crudeltà il pappone, interpretato da un attore dalla faccia appositamente odiosa.
Sia quando sono cattivi, sia quando sono tutto sommato solo vittime delle proprie perversioni, gli uomini non escono bene da questo ritratto di prostituta con clienti ma soprattutto quando scatenano una violenza cieca, disumana su una donna che non è più una donna ma un oggetto, un qualcosa da umiliare, picchiare, violentare, accoltellare. Sempre e comunque un qualcosa da disprezzare. La cosa peggiore della prostituzione è proprio quella: il disprezzo che ti arriva da parte di chi invece dovrebbe solo venerarti come una divinità dispensatrice di grazia.
Ciò che vediamo è reale. La vita della prostituta Liz è una vita di merda. Sposata con un gran pezzo di figo che però, troppo ubriaco, gli vomita nell'insalata preparata con amore. Un manesco che la costringe a fuggire di casa con un figlio che sarà costretta ad abbandonare. Non c'è sentimentalismo alla Matarazzo, alla "figli della colpa". Casomai quel rispetto verso la santità femminile che anche Lars Von Trier è capace di raccontare attraverso le sue tragiche femmine martiri.
Liz racconta, sempre in prima persona e guardando dritta in camera, come è finita sul marciapiede, quando ha accettato di fare sesso perchè quell'uomo le aveva offerto trenta dollari, più di quello che stava guadagnando al mese facendo la cameriera. Ecco, non è tanto la difficoltà di concepire il sesso come qualcosa di ludico ma più banalmente lo sfruttamento e le paghe da fame che ti traviano, nella nostra società.
Liz racconta dello stupro di gruppo subìto a tradimento, caricata su un furgone e poi rigettata sulla strada come un cane torturato e morente, per poi essere soccorsa da un uomo buono, capace di offrirle il suo aiuto senza chiedere nulla in cambio.
Nel suo rievocare "quanti me ne sono presi" ci ricorda qualcosa che sospettavamo, che i clienti sono convinti di riuscire a farti sempre godere ma in realtà tu non provi più niente. "Una volta mi piaceva il sesso", dice Liz.
La parte più agghiacciante del film è il racconto, anch'esso in prima persona, del pappone, della sua visione "imprenditoriale" del gestire il suo parco di ragazze. "Io mando avanti l'azienda" dice, restando serio. La scena del ristorante è quasi intollerabile per sadismo e raggiunge il surreale quando lui fa suonare la marcia nuziale per festeggiare "il primo anno che ti proteggo".
Ken Russell però, nonostante la torturi per un'ora e mezza, sta dalla parte di Theresa Russell e le regala un finale liberatorio e incredibilmente lieto, con un futuro forse finalmente di libertà.
E' ammirevole che un film come questo, di spietato realismo e sincero come una labbrata data di manrovescio, che fa l'autopsia alla prostituzione low cost - quella che gli utilizzatori finali e le loro pompadour vorrebbero nascondere per far credere che al mondo esistano solo le "ragazze immagine (che-per-carità-non-sono-mica-una-escort)", un film che si schiera apertamente dalla parte delle donne, sia stato diretto da un uomo.
Oltretutto Ken Russell che non ci stressa neppure con la faccenda del sesso ludico che ci libererebbe dalla piaga della prostituzione. Cosa volete di più?
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Un anno fa su questo blog: "Pilota, ti voglio parlare."
Grazie per la segnalazione. Me lo procurerò. A suo tempo avevo visto "I diavoli". Indimenticabile.
RispondiEliminaLa cosa peggiore della prostituzione è proprio quella: il disprezzo che ti arriva da parte di chi invece dovrebbe solo venerarti come una divinità dispensatrice di grazia ...
RispondiEliminaE' evidente che non può essere così per il semplice motivo che c'è uno scambio monetario; oltretutto la prostituzione sacra è stata giustamente abolita anche se in alcuni luoghi dell'Asia c'è ancora qualche rimasuglio; in ogni caso non c'è problema, prima o poi anche li arriverà la civiltà globalizzata e tutto sarà spazzato via dall'onda nera.
Ciò che vediamo è reale. La vita della prostituta Liz è una vita di merda.
Direi una normale vita di merda.
E vai con la botta di ottimismo, cos'è questo film, l'introduzione pedagogica di così fan tutte ?
E' ammirevole che un film come questo ... sia stato diretto da un uomo.
Un english gentleman a quanto pare, giustamente cresciuto senza la solita nefasta figura paterna e con una certa conoscenza dell'ambiente.
In ogni caso film come questo non li reggo per più di 3 secondi.
Si comincia con il triangolino d'ordinanza nella sigla di apertura, si prosegue con la voce artefatta della doppiatrice della protagonista con il risultato che sembra che abbia 12 anni in un corpo da 30 enne, per finire con il solito triangolo di lui, lei e il pappone sempre e indubitabilmente caratterizzati secondo i soliti stereotipi: lei come una specie di Marilyn, lui variabile, il pappone con qualche sospetta somiglianza mediterranea / sudamericana.
In breve come ogni bravo film di cassetta, è intriso di luoghi comuni triti e ritriti, dalla corruzione per 30 dollari in più allo stupro di gruppo, passando per il pappone e guarda caso il lieto fine arriva solo dopo aver pagato pegno con tutto questo; come dire: mettiti a 90 e incassa, altrimenti no money, no party.
Decisamente un film strisciante, più da anni '70 - '80 che '90.
E ora analizziamo qualche frase presente nello spezzone di film collegato all'articolo.
Sono stata un anno con Blake, non mi ha mai invitata al ristorante e non mi ha mai messo una mano addosso.
Già, una cosa incredibile vero ?
Eh, non che lo desiderassi, però mi chiedevo perchè non l'avesse mai fatto ...
Era invece normale che fosse così: un pappone serio separa il sesso dal business e poi se è serio non è stupido dato che sa benissimo che qualsiasi coinvolgimento non può che essere nefasto per il rendimento della protetta, oltre che pericoloso per lui dal punto di vista igienico.
... e naturalmente quella volta che mi mandò un vestito di classe e si presentò a casa mia con la macchina che puzzava di deodorante mi venne da chiedermi che cazzo fosse successo ...
Si chiama cura dell'investimento, pubbliche relazioni, gratificazione periodica della dipendente con verifica delle sue condizioni generali.
Oltretutto Ken Russell che non ci stressa neppure con la faccenda del sesso ludico che ci libererebbe dalla piaga della prostituzione. Cosa volete di più?
Magari qualche variante alla trama gne gne, per esempio la protagonista che fa un bel giro sulla ruota della tortura per farle confessare l'inconfessabile, oppure un rapporto sadomaso che si trasforma in una punizione sanguinolenta a colpi di lash in stile iraniano e così via.
non l'ho mai visto
RispondiEliminaIl problema è che moltissime ragazze che sono messe come Liz non pensano neanche di essere come Pretty Woman, pensano di lavorare "nello spettacolo".
RispondiEliminaTeresa è una meraviglia, specialmente nei film un po' deliranti fatti con il marito.
Prima de I diavoli di Ken Russell c'è l'autobiografia di madre Giovanna degli Angeli,Storia delle mie possessioni, nonchè un'opera di Aldous Huxley, I diavoli di Loudun.
RispondiEliminaDi Whore un vago ricordo della bravura di tutti e della serietà dell'opera, da rispolverare.
saluti
m.ang
@ Adetrax
RispondiEliminaSe questi film non li reggi per più di tre secondi come fai a giudicarli? Comunque non ti preoccupare, c'è sempre l'alternativa Chuck Norris. ;-)
@ m.ang
Il libro di Huxley lo lessi, a suo tempo. Prima di aver visto il film. Fantastico.
Il commento in paragrafe quadre avrei voluto che tu lo tenessi in privato.. ;)
RispondiEliminaIl bastardello deve aver seguito la scia ed è venuto a farmi visita nel blog, lasciando già 3 escrementi..
Visto che ha già rispolverato il classico "... ma andare a lavorare, no?!", gli dico che è inutile che ripassi da me perché, oltre al fatto che tra poco attiverò la moderazione commenti, inizio a lavorare tra pochissimo e poco mi importa se viene ad insozzarmi un blog che già di per sè uso pochissimo..
In compenso comincio a capire con che gente hai a che fare tutto il giorno..
Provo ad immaginare i commenti a questo post..?? Noo..
@ Ryo
RispondiEliminaI commenti degli altri, su Blogger, non si possono editare.
Approfitto per dire che se qualcuno posta un commento ma non vuole che sia pubblicato, basta che vi scriva in stampatello NON PUBBLICARE. Giusto per evitare equivoci.
Comunque i troll cometa tendono a stancarsi. Sono i troll piattola, quelli che si attaccano, che danno fastidio.
@Lameduck
RispondiEliminaChuck Norris è roba per bimbiminkia, infatti non lo reggo per più di 2 secondi.
Comunque ti devo ringraziare perchè il sottotitolo originale del trailer: whore, if you are afraid to say it, just see it mi ha fatto sganasciare dalle risate ... è sicuramente per quello che il film non l'ha visto quasi nessuno ;-)
P.S.
Brava per la recensione.
Non ti preoccupare, tranquilla!
RispondiEliminaNon ce l'avevo con te, ovviamente..
Solo che ora comincio a capire con che razza di gente hai a che fare, e se a me in un giorno me ne arrivati 3, posso solo immaginare la quantità di insulti che ti becchi per giorno.
Tutta la mia solidarietà, in questo senso.
Se posso fare un po' di pubblicità a due amici, segnalo il nuovo sito di Alessandro Tauro e di Volpe, Alla Fonte.
RispondiEliminaDategli un'occhiata e poi mi dite.
'notte!
Theresa Russell è bravissima, mi piace molto, su tutto "La vedova nera" con anche Debra Winger. "Whore" è proprio un film di quelli che vedi di pomeriggio e per caso. Anche China Blue dello stesso regista è da vedere. Per nulla Tommy è suo, uno dei film più crudi che abbia mai visto.
RispondiElimina:)
Ciao Lame!
RispondiEliminaMe lo ricordo, un film amaro. Al tempo mi colpì soprattutto per il tono leggero e lo stile quasi surreale col quale veniva raccontata una storia cosi dura.
Ti consiglio "Princesas" di Fernando Leon de Aranoa, stesso argomento, film molto bello.
e visto che siamo in discorso di film se hai tempo leggiti:
http://www.7yearwinter.com/2009/09/proposte-di-sceneggiature-di-destra-per-la-medusa-film/
ciao e buona giornata
@ Adetrax
RispondiEliminaQuella del trailer non l'ho capita...
@ Ryo
ti conviene contattare l'avvocato Taormina... ;-)
@ nike
Oh, "La vedova nera" è un film splendido. Ho voglia di rivederlo.
"Tommy" crudo? Uhm, certo la parte sulla droga è pesa, però in fondo è un musical.
"It's a boy..."
@ michail tal
vado a leggermi l'articolo. Grazie per il suggerimento. Ciao!
@Lameduck
RispondiEliminaMi ha fatto parecchio sorridere l'assunzione puritana di chi ha preparato i sottotitoli del film circa i possibili spettatori dello stesso, ovvero persone che presumibilmente non avevano mai visto o udito niente di simile.
Dire che si possa aver paura o quantomeno che ci si debba sentire a disagio a pronunciare il termine "whore" mi ha fatto balenare il contrasto fra il probabile target del film ovvero orde di post-adolescenti, casalinghe, ecc. e gli innumerevoli milioni di puttanieri cronici, senza contare gli altri milioni che inframezzano le bestemmie vere e proprie con tutti i sinonimi del termine "whore".
Tutto questo senza ricordare che nello slang americano termini come "fuck", "bitch", "slut", ecc. sono frequentissimamente usati come rafforzativi / caraterizzatori di un tipo di persona o di una situazione non piacevole.
Decisamente, quel film è stato pensato in un'epoca in cui c'era ancora qualche rimasuglio di puritanesimo molto "british" da intaccare.