martedì 26 novembre 2013

Qui si fa l'Italia o si muore per Maastricht


C'è un male che ha flagellato quasi tutto il mondo come una pandemia, una di quelle follie storiche che ogni secolo toccano all'umanità e che ora è tornato alle origini, ai luoghi dove la civiltà è nata e la libertà di pensiero ha permesso ad esso di esprimersi e prosperare, per riscrivere, di questa civiltà, l'intero codice.
E' il ritorno di uno spirito reazionario elitario che si maschera da democrazia dopo averne usurpato il mandato e che pensa di poter praticare l'onnipotenza a suo vantaggio in nome, paradossalmente, della libertà.
Un totalitarismo economico che stravolge il senso originario e rivoluzionario del capitalismo e lo trasforma in strumento di distruzione invece che di costruzione -  analogia economica della prevalenza di Thanatos su Eros - costringendo i paesi che lo subiscono a compiere una spaventosa regressione a modelli economici e sociali preindustriali.
L'Europa, il vecchio continente nel senso di antico, fatto di sedimenti stratificati di storia e cultura è la migliore conquista, il feticcio supremo, il tesoro più prezioso di questa controrivoluzione. Distrutta l'Europa con i suoi odiosi diritti civili e sociali (dal punto di vista dell'élite) non vi saranno più limiti alla bulimia di profitti del moloch sociopatico, almeno finché non vi saranno più uomini da sfruttare e risorse da saccheggiare.

La crisi economica è un'opportunità, dicono i sacerdoti della religione del liberismo estremo, perché concede loro di introdurre provvidenziali norme restrittive della democrazia e lesive della proprietà privata - quale ironia della sorte che proprio il capitalismo stia praticando l'esproprio generalizzato della piccola e media borghesia che ha rappresentato per decenni lo spauracchio rappresentato della presa di potere del comunismo!
La crisi ed i suoi strumenti di persuasione come l'austerità permettono all'élite di conquistare paese dopo paese, senza sparare un colpo e senza muovere armate ma lasciando lo stesso milioni di vittime sul campo. Da lotta di classe a guerra di classe. Guerra mondiale.
Tuttavia, questa apparente marcia trionfale nasconde la nemesi dell'autodistruzione insita nell'applicazione di un capitalismo senza controllo, del capitalismo totalitario che, come un virus che si moltiplica, alla fine distrugge l'organismo ospite, come dimostrano le ormai ricorrenti crisi finanziarie. E ciò accade quando il suo antagonista storico, il comunismo, non è più in grado di contrastarlo.  Il paradosso è che il capitalismo ha vinto ma, per festeggiare, si sta tagliando la gola con il rasoio che le sta porgendo la finanza. 

Tra i terreni di conquista più ambiti di questo imperialismo elitario c'è un paese, il nostro, che si è crogiolato per decenni in una certezza: quella di essersi guadagnato la democrazia per sempre dopo una sanguinosa guerra di liberazione e invece ora si sta accorgendo, assieme ai paesi suoi vicini,  di essere invaso da un male che gliela sta distruggendo giorno dopo giorno.  Anche in questo caso è proprio la crisi acuta, l'ennesima reinfezione, che, opportunamente, fa emergere la debolezza sistemica dell'organismo e la sua condizione di malattia. Da questa consapevolezza sempre più diffusa, come vedremo, forse sta nascendo la reazione immunitaria che potrebbe portare alla guarigione.

La campagna d'Italia era iniziata vent'anni fa, con la fine della Prima Repubblica e la prima ondata di privatizzazioni. Tangentopoli sancisce l'inizio della sostituzione (fino a che punto violenta ed eversiva lo abbiamo capito solo in seguito) di una parte della classe politica di professione e tradizionalmente di governo con gli emissari diretti dell'élite, simboleggiati, pour épater le bourgeois, dall'imprenditore di successo che "scende in campo" e che questo campo avrà libero per i suoi affari.
La parte di politica residua e fino a quel momento relegata a ruoli di opposizione, viene graziata dall'ordalia e traghettata, con compiti specifici da svolgere, come vederemo, nella Seconda Repubblica preparatoria.
Viene così creato un sistema a gestione alternata, nel senso del brand, dell'alternanza dei loghi, ma a democrazia bloccata, non ha caso simboleggiata dalla ripartizione dell'elettorato, assai sospetta statisticamente, del fifty-fifty e dal fenomeno dei "nominati" al posto degli eletti.
Una democrazia apparente che dovrà mantenere e perpetuare la logica di rigida spartizione del potere sul quale era fondata la Prima Repubblica, gestendo, al contempo, la progressiva penetrazione degli interessi esterni, soprattutto continentali e in generale privati, che un giorno, dopo opportune rivoluzioni di palazzo (cit. E. Luttwak) e senza più il paravento dell'obbligo dell'alternanza democratica, perché prevarrà il concetto di stabilità, pretenderanno la dissoluzione dello Stato e del concetto stesso di nazione, per ridurre la gestione dei rapporti sociali al dualismo debitore/creditore.

Tutto ciò sarà possibile solo grazie al tradimento della classe politica di sinistra, che starà al gioco e farà diligentemente la sua parte, illudendosi magari di conservare così un potere nominale di controllo sulla gestione democratica della destra, evitando "il peggio".
Non si spiegano, se non con il tradimento, le continue concessioni al monopolista, le promesse di non toccargli le televisioni, l'opposizione di facciata o addirittura l'approvazione delle decine di leggi ad personam, la sempre promessa e mai mantenuta soluzione del conflitto di interessi - con la scusa del "non avevamo i numeri" e l'accettazione passiva di qualunque manifestazione autoritaria borderline di governo, dalle "notti cilene" ai progressivi attacchi ai diritti dei lavoratori. Nei vent'anni di attesa del famigerato momento opportuno per scatenare l'attacco finale, la sinistra ha giocato a combattere Berlusconi, ne ha fatto lo spauracchio da mostrare al suo elettorato e tenervelo impegnato, mentre i suoi esponenti ponevano le basi per l'instaurazione della forma peggiore di capitalismo predatorio mai visto in Italia dai tempi della conquista del Sud da parte dei piemontesi e rappresentato dal sogno o incubo europeo e dai suoi trattati capestro, il cui cavallo di Troia è ormai identificabile nella moneta unica, nell'euro.

In occasione di entrambi i cambi di regime: Tangentopoli nei primi anni 90 e il golpe del 2011 che ha esautorato Berlusconi e delegittimato, de facto, la sovranità popolare che ne aveva comunque sancito il primato elettorale, la magistratura ha avuto un ruolo fondamentale ma non nel senso personalistico persecutorio inteso dagli inquisiti ma in quello dell'abile manipolazione esterna del suo ruolo istituzionale. L'autodenuncia di un corruttore o la scoperta casuale del coinvolgimento di una minorenne in atti sessuali, ovverosia la notizia di reato, comporta l'obbligatorietà dell'azione penale. Ad un certo livello di potere, è verosimilmente possibile che venga utilizzato quest'intervento dovuto della magistratura a scopo politico per eliminare avversari scomodi  o la cui opera funzionale al sistema venga considerata esaurita e, in ultima analisi, venga presa a pretesto per effettuare modifiche strutturali al regime.

Quello della sinistra non è però stato l'unico tradimento compiuto dalla politica di rappresentanza. Penso all'abile ruolo della Lega Nord nel promuovere il divide et impera tra Nord e Sud rappresentato dall'idea di Miglio di vietnamizzare l'Italia, progetto caro anche alle massonerie reazionarie: Nord separatista o comunque gestito dal localismo autarchico della Lega e Sud lasciato in balia delle mafie.
Con il senno di poi anche questa follia, pur se  realizzata solo in parte, ha portato vantaggio solo ai conquistadores del Nord Europa ed ha drammaticamente e ulteriormente colpito al cuore la nostra patria. Il Sud delle terre dei fuochi è diventato la pattumiera d'Europa; il Nord è stato infiltrato dalle mafie - non più fenomeno locale ma globalizzato anch'esso - e, con la crisi e le politiche pro-cicliche dei neoliberisti unchained sta osservando morire, da impotente, il meglio delle sue industrie.
Il risultato generale, dal punto di vista economico, è quello di un paese diviso, indebolito, messo in condizione di non nuocere nella competizione del mercato.
Dal punto di vista politico invece, esaurita la carica propulsiva del guelfoghibellinismo di facciata, dell'antiberlusconismo vs. anticomunismo degli ultimi vent'anni, prevale la disaffezione dell'elettorato o la sua predilezione per movimenti nuovi, tampone, protestatari, ottimi per scaricare il malcontento ma alquanto ambigui nella capacità di accettare di concorrere ad un vero cambiamento.

Tuttavia, dopo due anni esatti di atti governativi palesemente contrari all'interesse nazionale e di carattere vessatorio nei confronti di cittadini regrediti al ruolo di sudditi di un re fantoccio,  qualcosa comincia a muoversi veramente, nonostante il PD passi ormai la totalità del suo tempo all'insegna dell'autoreferenzialità autistica, allontanandosi sempre più dalla realtà per correre incontro all'appuntamento della resa dei conti con la Storia - e sarà quello che cederà di schianto - mentre Berlusconi continua ad occupare le istituzioni con i suoi sfaceli personali.
C'è crescente consapevolezza del problema rappresentato dal vincolo europeo e della conseguente necessità di compiere scelte drastiche e unilaterali di discontinuità per uscire dalla trappola nella quale siamo stati cacciati a forza e con l'inganno (ricordate? Avremmo lavorato di meno e guadagnato di più!)
E' un fermento che riguarda soprattutto la società civile ma che sta già contagiando la politica. Sono soprattutto settori della destra e della Lega che cominciano ad aprire gli occhi e a cercare informazione sull'argomento. La sinistra non c'è ancora e non sappiamo se mai ci sarà. Non per colpa nostra o dei suoi avversari. Forse è destino che debba perire così, sepolta dalla vergogna.
In ogni caso non possiamo attendere i suoi comodi.
Per salvare il paese bisogna cominciare dall'unire le forze disponibili cancellando le divisioni politiche senza preoccuparsi del colore del gatto che prenderà il topo. Occorrerà costruire un vero sentimento nazionale, imparando a non dividerci più tra Nord e Sud ma unificandoci questa volta veramente creando un popolo orgoglioso del proprio valore, capace di rialzarsi e ricostruire anche da queste macerie, come abbiamo sempre fatto.
Se ce la faremo non ce ne pentiremo. Ma se non faremo nulla ce ne pentiremo per il resto della nostra vita.
Questa volta c'è da fare l'Italia per davvero.

13 commenti:

  1. Adetrax00:17

    "La campagna d'Italia era iniziata dieci anni fa ..."

    Forse sono più di venti.

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    1. Ma certo, sai anche indicare l'anno esatto?

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    2. Adetrax13:32

      Non entro in polemica per piccole sviste dovute all'impegno ed alla fatica, dato che è ovvio che il quadro generale l'hai ben presente da tempo; in casi del genere, trattandosi di segnalazioni, puoi anche non pubblicare i relativi commenti.

      In ogni caso, l'adottare delle date precise è più una convenzione dato che si è in presenza di un flusso continuo di decisioni / azioni pianificate sempre con molto anticipo.

      Gli anni 1992-1993 potrebbero andare bene anche se è ovvio (come tu stessa hai ricordato in altri post) che i primi "evidenti" passi erano già stati compiuti fra la fine degli anni '70 ed i primi anni '80.

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  2. storco il naso a questo post,un pò troppo qualunquista nelle motivazioni e populista nelle soluzioni per i miei gusti.

    Per trovare soluzioni efficaci la prima cosa sarebbe riconoscere,senza paraventi di sorta,la realta di ciò che sta succedendo,quando tu affermi :

    "Un totalitarismo economico che stravolge il senso originario e rivoluzionario del capitalismo e lo trasforma in strumento di distruzione invece che di costruzione - analogia economica della prevalenza di Thanatos su Eros - costringendo i paesi che lo subiscono a compiere una spaventosa regressione a modelli economici e sociali preindustriali." nascondi dietro un paradigma mitologico una realtà storica evidente e cioè che il capitalismo è questo. Perchè dico storico perchè nella storia dell'umanita solo l'Europa postbellica e per motivi geopolitici che tu ben conosci ha conosciuto il capitalismo che tu agogni.chiedere ai paesi latinoamericani per conferma o all'africa,al mediooriente,all'indonesia,persino gli stati uniti non hanno mai goduto del "capitalismo umano"che tanto ci manca .

    per ora mi fermo qui

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    1. Sai rosso, qualunquista e populista sono due parole che fanno scattare gli allarmi. Sono i tipici argomenti piddini sui quali cascano i compagni.
      Io ho vissuto sotto un capitalismo dove lavorando si poteva migliorare il proprio stato sociale, mettere soldi da parte, comperarsi casa e fare le vacanze di 20 giorni al mare d'estate. E, visto che non era comunismo perché governavano Andreotti e Fanfani, dev'essere stato un tipo di capitalismo diverso da questo.

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    2. gli stati uniti del secondo dopoguerra non avevano modello socialdemocratico ma tramite le politiche perseguite avevano cmq concesso la creazione di una classe media vasta e di un livello di vita alto. tutte cose poi distrutte dall avvento del neoliberismo reaganiano.

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    3. Luca,l'unico welfare state che il popolo USA abbia mai conosciuto è quello carcerario anzi in larga parte privatizzato pure quello

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  3. chirone08:17

    Centrosinistra e centrodestra, raggiunte le vette massime del servilismo e senza ormai più una sola briciola di pudore, sono uniti nel perseguimento dei devastanti progetti europeisti (dissimulando di tanto in tanto col gioco delle tre carte, tanto gli italiani allocchi abboccano sempre). I grillini giocano a emulare l'inconcludente sinistra radicale del passato. Resta la lega che col suo no euro day ha fatto sperare più di qualcuno. Peccato che, come detto nell'articolo, siano strumenti anch'essi. Invocare il Presidente della Repubblica? Lasciamo perdere. Cosa resta? Sperare nelle coscienze illuminate di un manipolo di eroi? A me pare che di trasversale ci siano solo gli intrallazzi a nostro danno, PER la Nazione nulla mai. Se l'unica soluzione è confidare che gli italiani scoprano oggi l'unità nel sentimento nazionale, siamo veramente nei guai.

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    1. Possiamo sempre provare cose nuove, compreso il sentimento nazionale.

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  4. Condivido in pieno l'analisi, e non credo affatto che il capitalismo debba essere per forza quello che stiamo vivendo. La mutazione genetica di questo modello è segnalata proprio dalla predazione in atto contro il ceto medio, che viene oggi perseguitato su ordine della elites di Bruxelles e Berlino, ossessivamente impegnate a impoverire il 99% dei cittadini del Sud Europa. La complicità attiva del Pd non credo sarà mai messa in discussione, hanno aderito al dogma liberista come ieri alla ideologia comunista, salvo quelli che, in perfetta malafede, sanno benissimo di operare per la demolizione della democrazia e del residuo benessere del nostro paese, e si attendono una adeguata ricompensa dai veri padroni.

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  5. ok, io le ritengo pure offensive se non sono argomementate ma non mi pare il mio caso cerco solo di mettere a fuoco ciò di cui stiamo parlando mentre tu insisti ad offrire un brodino piuttosto ristretto dimenticandoti le lotte operaie con relativi martiri disconoscendo tout court il ruolo dell'anticapitalismo,mi aspettavo pure un cenno ai paesi scandinavi mai entrati nell'euro però ci si dimentica,troppo socialisti,troppo Stato,checcazzo non hanno mai fatto guerre,mai invaso nessuno che gusto c'è,puntiamo piuttosto sul miglior alleato di se stesso,sul blindatore ,su colui che mettendosi all'opposizine salva capra e cavoli rinnovandoci le pezze al culo,cambiare perchè nulla cambi.

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  6. D'accordo su tutto tranne che con la visione di Europa come terra di diritti civili e sociali o per meglio dire l'Europa è stata anche questo ma dall'altra parte della medaglia è stata terra anche di quel totalitarismo economico strumento di distruzione ben rappresentato dal colonialismo più brutale. L'Europa contiene in se il bene e il male, libertè, egalitè, fraternitè di contro raid aerei contro popolazioni inermi, braccio armato in queste ultime guerre degli USA. Dobbiammo guarire questa parte malata coltivando la parte nobilte presente nel nostro continente, ma per far questo dobbiamo ammettere che qui è nato il bene ma anche molto del male che circola nel mondo.
    Per quanto riguarda l'Italia non si può essere che d'accordo dalla fine delle prima repubblica che se la osserviamo con gli occhi di oggi ci sembra una bazzacola a tutta la tragicommedia di Berlusconi e a quanto questo vecchio satrapo sia cresciuto grazie proprio ad una sinistra veramente indegna di questo nome. Per non parlare poi dell'abbandono del sud ad il peggior malaffare esistente. Certo è che se a parlare fossero gli istinti peggiori per questa gente altro che piazzale Loreto, sarebbe uno zucchero rispetto al tradimento scientificamente a lungo perpretato.
    P.S. Che ne pensi della manifestazione del 9 dicembre prevista in tutta Italia?

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    1. scusate l'errore: perpetrato non perpretato

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