lunedì 15 dicembre 2014

A metà del viaggio con l'acido kalergico


"Le costituzioni e gli assetti politici della periferia sud dell'Europa, stabilitisi all'indomani della caduta della dittatura fascista e condizionate da quell'esperienza, presentano un certo numero di caratteristiche che le rendono inappropriate ai fini di un'ulteriore integrazione nella regione.  Le costituzioni mostrano una forte influenza socialista, che riflette il peso politico che i partiti di sinistra acquistarono dopo la sconfitta del fascismo." 
(fonte: "The Euro area adjustment: about halfway there", 2013)

Nei giorni scorsi diversi malfidati hanno avanzato l'ipotesi che il jobs act renziano fosse stato copiato pari pari da un documento programmatico di Confindustria dell'anno scorso, che ne conteneva i desiderata per quanto riguarda le riforme del mondo del lavoro. La cosa mi ha fatto ricordare che, riguardo alle riforme strutturali dello Stato, come l'abolizione del Senato, si era fatto invece riferimento qualche mese fa ad un paper uscito nel 2013 dal ventre di J.P. Morgan, il cui titolo può essere tradotto in "Gli aggiustamenti dell'eurozona: siamo a metà strada" e dal quale è tratta la citazione iniziale.

Più oltre il documento citato affermava:
"Vi è un crescente riconoscimento dell'estensione del problema [la democrazia, ndr], sia nel centro che nella periferia. Il cambiamento inizia a verificarsi. La Spagna ha intrapreso un percorso per risolvere alcune delle contraddizioni del periodo post-franchista grazie alla legislazione dell'anno passato che ha permesso un più stretto controllo fiscale della regione ma, per il resto, al di fuori della penisola iberica è accaduto ben poco.
Il test chiave nel prossimo anno [2014, ndr] avverrà in Italia, dove il nuovo governo ha una chiara opportunità di intraprendere significative riforme politiche. Tuttavia, nei termini della nostra metafore del viaggio, il processo di riforma politica è appena incominciato." (fonte citata) 
Il discorso è sufficientemente chiaro o ci vuole l'albo con le figure da colorare? Ci sono ancora dubbi sul fatto che l'austerità sia la garrota stretta attorno al collo affinché molliamo la democrazia alla quale ancora ci aggrappiamo? La speculazione finanziaria degli spread a cui seguono i "fate presto" degli sguatteri è il pungolo elettrico che serve al medesimo scopo.
Dovrebbe essere evidente ormai anche ai dolci di sale cosa siano le riforme. Il tentativo da parte delle élites, che si servono del braccio armato finanziario, di tornare ad un ordine mondiale preindustriale, ad un medioevo in bad trip da acido kalergico.
Che vengano additate le costituzioni democratiche (lasciamo perderne l'aggettivazione "antifascista", preferisco quella "democratica") come problema ed ostacolo al superamento della crisi, provocata del resto dalla stessa neoplasia che è la finanza deregolamentata di cui J.P. Morgan è una nota metastasi (vedi alla voce subprime), è una cosa di una gravità inaudita. Non è più solo l'anticomunismo rituale di stampo atlantico ma il desiderio di spazzar via anche gli ultimi residui di capitalismo dal volto umano che è stato il keynesismo delle politiche economiche espansive e del ruolo dello Stato come controllore e prestatore di ultima istanza. E' un autentico attacco al cuore dello Stato, ovvero nostro e di tutti i popoli liberi ed è perpetrato in subappalto da personaggi che sono disposti a tutto, anche a distruggere il proprio paese, pur di essere ammessi a qualche superloggia elitaria per soddisfare la più bieca delle vanità personali.

Ebbene, i giornali periodicamente lo scrivono, quelli di sinistra se ne scandalizzano pure, come se non fosse il segretario del PD, colui che bestemmia la parola sinistra dall'altare dei media, a fare le cene eleganti con il Tony Blair consulente di J.P. in veste di ispettore del "come procedono i lavori", al tavolo con le insulse damine del Palio, in un quadretto quasi satanico di trattativa per la compravendita di anime. Lo scrivono ma poi non succede niente.
Eppure è lì nero su bianco. Il problema non è economico ma politico. Insomma il problema siete voi.

La struttura del mondo è un multilevel. Credevamo fosse l'Europa all'apice del potere ma Bruxelles è l'ennesima dependance abitata da servi. Basta guardare Barroso, Van Rompuy e Juncker. Il cuoco, l'autista e il maggiordomo. Ancora più su di Bruxelles e in ogni luogo c'è il club ristretto dei super ricchi che creano il denaro dal nulla e a noi dicono che non ci sono i soldi. Nonostante creino denaro con la pietra filosofale dei derivati, vogliono i nostri soldi, i nostri risparmi, perché sanno benissimo che quella si che è ricchezza vera. Gente che tiene in ostaggio il mondo e ormai, con i freni del delirio di onnipotenza saltati, è in piena rotta di collisione con Dio.
Non ci vuole più Europa. Quello è uno slogan superato. Ci vuole più reazione, più ancient regime. Ce lo chiede J.P.Morgan. E ormai i governi post-democratici italiani scrivono sotto sua dittatura. 



6 commenti:

  1. Era ora! Dopo aver letto tutti i libri possibili ed immaginabili sulle "dittature", almeno avrò l'occasione di vederne una all'opera :)

    Chinacat

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  2. ma -e non per spirito polemico- come spieghi,per converso, quello che sta accadendo in Russia ( e alla sua
    Banca Centrale ) ?

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    1. Giuseppe15:41

      ...il prezzo del petrolio è diminuito del 47% negli ultimi sei mesi, con un crollo del 35% rispetto a due mesi fa e del 25% rispetto a un mese fa (mi riferisco al Brent, ma i dati del WTI sono ovviamente simili) Secondo lei, ragionando su questi dati impressionanti, che cosa può accadere a un Paese che basa gran parte della propria economia sull'esportazione di materie prime?

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  3. e non prevedono un tubo?

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    Risposte
    1. Giuseppe21:43

      In che senso? Non ho capito.

      Il crollo del prezzo del petrolio è solo l'ultimo atto (in ordine di tempo) dell'aggressione che USA e alleati UE stanno portando alla Russia e alla sua sfera di influenza da più di vent'anni ormai, e che nel 2013-2014 ha visto una preoccupante escalation (prima la "vittoria" russa nella questione siriana, poi la reazione USA-UE con il golpe in Ucraina, le sanzioni economiche e adesso, appunto, il crollo del prezzo del petrolio).

      Mi sembra ben difficile che la Banca Centrale russa possa intervenire sul prezzo globale del petrolio, che è una questione geopolitica ancora prima che economica...

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    2. Che sia guerra economica lo ammette pure il Gruppo Espresso. Tuttavia la Russia non è totalmente priva di riserve in dollari e ci sono anche altri staterelli con qualche dollaro nel cassetto.

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