domenica 23 febbraio 2025

BERGOGLIO STA BENE, HA MANGIATO UN PANINO




"Non era ancora passato un quarto d’ora, che la carrozzina tornò, e la Fata, che stava aspettando sull’uscio di casa, prese in collo il povero burattino, e portatolo in una cameretta che aveva le pareti di madreperla, mandò subito a chiamare i medici più famosi del vicinato.

E i medici arrivarono subito, uno dopo l’altro: arrivò, cioè, un Corvo, una Civetta e un Grillo-parlante.

— Vorrei sapere da lor signori, — disse la Fata, rivolgendosi ai tre medici riuniti intorno al letto di Pinocchio, — vorrei sapere da lor signori se questo disgraziato burattino sia vivo o morto!... —

La Fata prese in collo il povero burattino.

A quest’invito, il Corvo, facendosi avanti per il primo, tastò il polso a Pinocchio: poi gli tastò il naso, poi il dito mignolo dei piedi: e quand’ebbe tastato ben bene, pronunziò solennemente queste parole:

— A mio credere il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!

— Mi dispiace, — disse la Civetta — di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega; per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero.

— E lei non dice nulla? — domandò la Fata al Grillo-parlante.

— Io dico che il medico prudente, quando non sa quello che dice, la miglior cosa che possa fare, è quella di stare zitto. Del resto quel burattino lì, non m’è fisonomia nuova: io lo conosco da un pezzo! —

Pinocchio, che fin allora era stato immobile come un vero pezzo di legno, ebbe una specie di fremito convulso, che fece scuotere tutto il letto.

— Quel burattino lì — seguitò a dire il Grillo-parlante — è una birba matricolata… —

Pinocchio aprì gli occhi e li richiuse subito.

— È un monellaccio, uno svogliato, un vagabondo... —

Pinocchio si nascose la faccia sotto i lenzuoli.

— Quel burattino lì è un figliuolo disubbidiente, che farà morire di crepacuore il suo povero babbo!… 

A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e singhiozzi. Figuratevi come rimasero tutti, allorchè, sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero che quello che piangeva e singhiozzava era Pinocchio.

— Quando il morto piange è segno che è in via di guarigione — disse solennemente il Corvo.

— Mi duole di contraddire il mio illustre amico e collega, — soggiunse la Civetta — ma per me quando il morto piange, è segno che gli dispiace a morire. ―"

 

Carlo Collodi - Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino (1881-1883)
Capitolo 16


Collodi li conosceva bene. Soprattutto quelli che di solito redigono i comunicati della sala stampa del Vaticano. Vediamo l'ultimo sulle condizioni di Francesco.




Fate sempre attenzione alle informazioni poste all'inizio e alla fine di un comunicato perché ciò che deve passare della notizia è sempre piazzato lì, il famoso panino. Il banale motivo di questo schema consiste nel fatto che la memoria si aggancia alla prima e all'ultima informazione che le viene fornita e tende a dimenticare ciò che sta in mezzo, anche se esso resta comunque in sublimine e creerà la dissonanza cognitiva

In questo comunicato in bianco e nero e in tutti quelli che lo hanno preceduto e che lo seguiranno, si vuole far passare il fatto che Francesco in fondo stia bene nonostante la "crisi respiratoria prolungata che ha richiesto, ecc. ecc."
Ma può un malato in quelle condizioni alzarsi e trascorrere la giornata in poltrona? Infatti la prognosi è riservata.
La dissonanza cognitiva, il contrasto tra l'immagine di un praticamente convalescente ma ancora in prognosi riservata, serve a creare ansia, incertezza e sospetto e siccome "non ce lo dicono" in questo caso si viene spinti a credere all'ipotesi nera, cioè che Francesco sia più grave di quello che vi dicono e che l'unica via di uscita sarà infausta. Se non è addirittura già morto. 

Niente paura, se alla fine di un volo di 14 ore sarà finalmente giunto a destinazione, che non fosse così grave in fondo ce l'avevano detto e loro sono a posto con la coscienza. 

P.S. Un consiglio: continuate a leggere il capitolo successivo di "Pinocchio" per il prosieguo della storia. Il Collodi li conosceva bene. 
E, da buoni cristiani, preghiamo per la completa guarigione del malato.

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