Prima ancora che le condizioni di salute di Jorge Mario Bergoglio ne richiedessero il ricovero in ospedale, dando inizio ad una ridda di ipotesi su come sarà portato a termine il regno di questo già da tempo "Dead Pope Walking" ("Papa morto in cammino"), mi sono dedicata alla visione delle due serie TV di Paolo Sorrentino "The Young Pope" e "The New Pope" uscite rispettivamente del 2016 e 2020, alla ricerca di altri eventuali semi di programmazione predittiva come quelli che avevo scorto,
e non solo io, nel film "Conclave".
Devo dire che la ricerca è stata fruttuosa, anche perché le due serie, ma soprattutto la seconda, si pongono qualitativamente diverse spanne più in alto rispetto all'altro film, decisamente sopravvalutato rispetto al suo effettivo valore artistico ma evidentemente latore di una serie di precise suggestioni da innestare nell'immaginario in previsione di un cambio di cavallo alla stazione di posta di San Pietro.
A margine, ricordo che la seconda serie "The New Pope" fu trasmessa in prima visione tra gennaio e febbraio 2020, mentre eravamo tutti distratti dai noti avvenimenti e la Chiesa si apprestava, per la prima volta nella storia, a fare la serrata per impedire ai fedeli di accostarsi al conforto dei sacramenti durante un periodo di pestilenza.
Vista o rivista oggi, bisogna dire che i riferimenti alla realtà degli ultimi papi (e anche al prossimo) nelle due serie sono tanti e gustosi, con un messaggio finale che non so quanto consapevolmente Sorrentino ha fatto diventare, dal mio punto di vista, un messaggio di speranza. Vedremo perché.
Il gioco delle allusioni e delle somiglianze è discretamente raffinato perché i vari papi che si susseguono nella trama: Pio XIII, Francesco II e Giovanni Paolo III, non combaciano esattamente con i loro corrispettivi reali predecessori per nome, ma sembrano a volte scambiarsene le caratteristiche e questo apparente caos porta alla conclusione che bisogna cercare altrove, in altri personaggi, il vero significato della storia. Sorrentino ha creato una vera costellazione di riferimenti, allusioni e soprattutto depistaggi e distrattori nella trama e nei personaggi collaterali che, se tutti correttamente interpretati, ci accompagnano infatti alla sorprendente scoperta finale su chi sia il vero protagonista di entrambe le serie. O, dovremmo dire, la vera.
La prima serie "The Young Pope" è tutta incentrata sul giovane papa americano Lenny Belardo, personaggio misterioso in bilico tra santità e dannazione, non si sa se più cristico o anticristico, empatico o narcisista, taumaturgo o ciarlatano, tradizionalista o rivoluzionario ma nel quale è possibile riconoscere, non facendosi distrarre dalla fisicità di Jude Law (Jude, ovvero Giuda) il papa che maggiormente può essere paragonato a Joseph Ratzinger, se non altro perché alla fine della prima serie lo troviamo di fatto impedito, questa volta fisicamente perché caduto in uno stato di coma, e costretto alla coabitazione con un successore in odore di illegittimità canonica. Tra l'altro Pio XIII è l'unico prelato a pregare Dio in una vicenda dove sono tutti prelati.
All'inizio di "The New Pope", la prognosi per il papa ricoverato in un appartamento ospedaliero situato in un palazzo veneziano è infausta e dovendosi superare la vacanza di fatto della sede, si procede ad un nuovo conclave. Il prescelto è un cardinale italiano che prende il nome di Francesco II, e l'attore che lo interpreta è un sosia di Bergoglio. Eletto perché ritenuto malleabile dalla Curia, si rivela in realtà un pauperista che apre i cancelli vaticani ai migranti e arriva a spogliare i cardinali dei loro privilegi economici e perfino dei loro crocifissi d'oro. Mentre serpeggia il malcontento in Curia, Francesco inaspettatamente muore, probabilmente per manus cardinalium e con una esplicita allusione alla vicenda di Giovanni Paolo I.
In questa scena ho trovato un'altra rappresentazione del "Papa velato", evidentemente molto amato dai principi di Sansevero che fanno da suggeritori per queste opere di fantarealtà, dato che questo indizio compare anche in "Conclave". E' appena morto Francesco II e il Camerlengo rimuove il telo che ne ricopre il volto per compiere il rito che si conclude con il pronunciamento del "vere Papa mortuus est" che certifica l'effettiva dipartita del pontefice.
Questa ricostruzione della constatazione del decesso del pontefice è sicuramente più accurata rispetto a quella di "Conclave", anche se nella realtà la copertura del volto viene di norma effettuata solo poco prima della sigillatura del cofano al termine delle esequie, come avvenne nel caso recente di Papa Benedetto XVI. Qui invece il volto viene scoperto all'inizio delle procedure funerarie, in una sorta di
inversione della ritualità, mentre in "Conclave" il volto restava sempre coperto.
Tornando alla trama di "The New Pope", uscito di scena Francesco II, il nuovo Papa viene identificato dal potente segretario di stato Voiello in un cardinale inglese (John Malkovich), un aristocratico ex punk che vive in una splendida magione di campagna con un maggiordomo e un amatissimo cane e che è un grande seguace del
beato John Henry Newman. Questo Papa, che sceglie di chiamarsi Giovanni Paolo III, ma risultando più vicino al Bergoglio di "Amoris letitia" in quanto ad apertura alle questioni LGBT, si rivelerà anch'egli inadatto al compito perché caratterialmente debole e ricattabile a causa del suo trauma giovanile. ovvero la perdita del suo doppio, un fratello gemello, e per la sua tossicodipendenza.
Inaspettatamente Pio XIII sembra recuperare vitalità ed inizia l'attesa di un suo risveglio. Un papa impedito che ritorna e sicuramente vorrà reclamare il suo trono. Quando egli esce davvero dal coma, in apparenza completamente risanato, il suo risveglio viene tenuto nascosto anche al potente Voiello per non creare l'imbarazzo dei due papi in contemporanea. A fronte però di una pericolosa serie di attentati terroristici (altro depistaggio nella trama) che arriva a colpire San Pietro e a distruggere la "Pietà" di Michelangelo, i due papi si incontrano e Giovanni Paolo III si dimette, restituendo il ministero a Pio XIII e lasciando il Vaticano per tornare in Inghilterra. Dopo una commovente omelia al temine della quale si dà letteralmente in pasto alla folla che lo fa ondeggiare in stile concerto rock, Pio XIII muore e viene deposto in San Pietro ricreando la famosa Pietà.
Fino a questo punto Sorrentino ha messo in questa ipercalorica e profumatissima pastiera tutti i possibili ingredienti di una storia che si svolge in Vaticano: lo scandalo pedofilia, le minorenni usate per orge di droga e sesso, la lobby gay, i ricatti, le minacce, il sopire e il troncare, le manovre legate al conclave, gli attenzionamenti, i dossieraggi e quant'altro. Ne ha fatto un'opera laica, dissacrante ma capace di fermarsi di fronte al confine dell'aperta blasfemia. A parte Pio XIII e le suore che lo accudiscono amorevolmente (in tutti i sensi) mentre è in coma, nessuno prega o celebra la S Messa. E' una Chiesa mondana immersa nell'accidia, dominata dalla debolezza umana. Uno dei cardinali della lobby gay si chiama Assente.
Eppure, ogni ridondanza, ogni scena di sesso, ogni pallone d'assaggio lanciato in aria è un depistaggio per distogliere l'attenzione da colui che alla fine diventa il vero Nuovo Papa, ovvero il cardinale Voiello.
Nessuno fino a quel momento, tranne il laico che voleva fare l'opera provocatoria, l'ha visto arrivare, questo Richelieu tifoso di Maradona. Un napoletano simpatico con la faccia da buono di Silvio Orlando, che accudisce amorevolmente un disabile grave al quale regala poi un funerale da Pontefice in San Pietro. Eppure ha fatto e poi disfatto tre papi, scegliendoli proprio tra i più deboli e ricattabili e uno l'ha forse fatto fuori; ha sgominato la lobby gay e i cardinali pervertiti che sembravano averlo sconfitto, ha sedato rivolte di suore, ha eliminato un santo o forse l'Anticristo in persona e alla fine è riuscito a rappresentare da Pontefice la Chiesa che resiste a tutte le spinte rivoluzionarie, nella quale i papi passano ma la struttura resta e alla fine vince sempre, come lui. Voiello, nel bene e nel male, e quel nevo vistoso che ha sulla guancia nel Medioevo avrebbe rappresentato per lui il marchio del Demonio, rappresenta la Chiesa che non può essere distrutta e che resiste nei secoli sia ai modernisti che ai tradizionalisti e soprattutto agli Antipapi di ogni sorta.
La programmazione predittiva è la vera Intelligenza Artificiale, il vero Oracolo dei nostri tempi di totale incertezza ma in cui tutto sembra essere stato accuratamente previsto da decenni. Se la utilizziamo per imparare a ragionare oltre le apparenze, a raccogliere e mettere assieme le tessere del mosaico, lo schermo televisivo o cinematografico diventano il palantír dove poter decifrare il passato e ricavare preziosi indizi sul futuro.
Io ci ho visto un cardinale Voiello che sta lavorando per noi.
ma tra la nomina di francesco II e quella di Voiello, quanti anni passano ? il non papa fa' danni da 12 anni, non mi fiderei tanto della resistenza della chiesa
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