Faccio alcune considerazioni a margine del convegno di a/simmetrie tenutosi nel fine settimana a Pescara.
Non mi soffermerò sulle drammatiche testimonianze sulla crisi dai fronti di Spagna e Grecia e sulle analisi degli studiosi intervenuti, i cui contributi video troverete linkati integralmente nel post precedente, e nemmeno sulle ovvie conclusioni che il problema del vincolo monetario è il più grave se non il principale responsabile della crisi continentale.
Dopo aver sottoscritto le osservazioni condivisibili e, per molti versi, definitive che ho letto sui blog di Carmen Gallus e Orizzonte48, vorrei soffermarmi in particolare sui dati emersi dal sondaggio presentato da Scenari Economici (qui il video e qui la pagina con tutti i dati e grafici) sulla percezione dell'euro da parte degli italiani.
Si parte dall'osservazione che negli ultimi tempi la sensazione che l'euro rappresenti un problema rispetto alla nostra salute economica risulta condivisa da un numero maggiore di intervistati (da uno scarso 20% di contrari all'euro - semplificando - rilevato nel 2011, si è passati ad un 40% nel 2012, al 44% dell'aprile scorso, fino al 48% del mese di ottobre 2013.
Il quesito posto al campione di 4000 intervistati nell'ultima rilevazione era per altro più articolato, ad esempio, del "E' favorevole al fatto che l'Italia esca dall'euro?" del 2011. Era cioè:
"Sarebbe favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell'euro, affiancando questo processo con il ripristino della Banca d'Italia come prestatore di ultima istanza, al fine di calmierare i tassi di interesse del debito pubblico italiano?"
Osservo che la domanda non è semplice, presume una certa conoscenza di termini e concetti economici e forse ingannevolmente induce l'intervistato a credere che levando l'euro di mezzo si risolverebbe il problema del debito pubblico. Sappiamo che la questione è assai più complessa e che la crisi attuale è più di debito privato che pubblico. Ad ogni modo, il fatto che solo un 8% risponda NON SO, dimostra che in ogni caso l'euro viene visto come un punto fondamentale di conflitto nella crisi in atto e l'intervistato ne percepisce l'importanza nella questione in gioco.
Dopo aver sottoscritto le osservazioni condivisibili e, per molti versi, definitive che ho letto sui blog di Carmen Gallus e Orizzonte48, vorrei soffermarmi in particolare sui dati emersi dal sondaggio presentato da Scenari Economici (qui il video e qui la pagina con tutti i dati e grafici) sulla percezione dell'euro da parte degli italiani.
Si parte dall'osservazione che negli ultimi tempi la sensazione che l'euro rappresenti un problema rispetto alla nostra salute economica risulta condivisa da un numero maggiore di intervistati (da uno scarso 20% di contrari all'euro - semplificando - rilevato nel 2011, si è passati ad un 40% nel 2012, al 44% dell'aprile scorso, fino al 48% del mese di ottobre 2013.
Il quesito posto al campione di 4000 intervistati nell'ultima rilevazione era per altro più articolato, ad esempio, del "E' favorevole al fatto che l'Italia esca dall'euro?" del 2011. Era cioè:
"Sarebbe favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell'euro, affiancando questo processo con il ripristino della Banca d'Italia come prestatore di ultima istanza, al fine di calmierare i tassi di interesse del debito pubblico italiano?"
Osservo che la domanda non è semplice, presume una certa conoscenza di termini e concetti economici e forse ingannevolmente induce l'intervistato a credere che levando l'euro di mezzo si risolverebbe il problema del debito pubblico. Sappiamo che la questione è assai più complessa e che la crisi attuale è più di debito privato che pubblico. Ad ogni modo, il fatto che solo un 8% risponda NON SO, dimostra che in ogni caso l'euro viene visto come un punto fondamentale di conflitto nella crisi in atto e l'intervistato ne percepisce l'importanza nella questione in gioco.
Nella tabella qui sopra ho suddiviso schematicamente per caratteristiche, riassumendo i dati disaggregati, i due opposti schieramenti che risultano dal sondaggio: a favore del mantenimento dell'euro e favorevoli al ritorno ad una moneta nazionale sovrana (non necessariamente la vecchia lira). Trovo assai interessante il quadro che ne emerge.
Chi percepisce l'euro come un problema ed è disposto a rinunciarvi, con la speranza di superare le difficoltà attuali è tendenzialmente di centrodestra, simpatizzante del M5S o appartenente all'area del non voto o degli indecisi. Vive nel Nord o nel Centrosud, ha tra 30 e 59 anni, è operaio, è occupato prevalentemente nel privato oppure è lavoratore autonomo, o ancora disoccupato; ha un titolo di studio di licenza media inferiore o un diploma.
I favorevoli all'euro vivono invece nelle aree "rosse" del Centronord, sono dipendenti pubblici e pensionati e si dichiarano di centrosinistra. E' in questo schieramento che si concentra pure la maggioranza dei laureati.
Un altro dato interessante è che questo gruppo, che assomiglia in maniera impressionante alla famosa base elettorale del PD, non modifica nel tempo la sua percezione dell'euro. La sua fedeltà all'euro è monolitica e la si osserva comparando i risultati dei diversi sondaggi. Prodi ce l'ha dato e non lo si mette in discussione, insomma.
Come ha osservato Antonello Angelini nel dibattito di Pescara, questa fedeltà nei secoli si spiega dal fatto che questo schieramento è forse quello che finora ha sentito di meno i morsi della crisi, che si sente ancora tutelato dal partitone e dal sindacato. (Ci sarà da ridere se entrasse in vigore il Fiscal Compact e lo tsunami arrivasse a lambire anche le isolette felici.)
Chi percepisce l'euro come un problema ed è disposto a rinunciarvi, con la speranza di superare le difficoltà attuali è tendenzialmente di centrodestra, simpatizzante del M5S o appartenente all'area del non voto o degli indecisi. Vive nel Nord o nel Centrosud, ha tra 30 e 59 anni, è operaio, è occupato prevalentemente nel privato oppure è lavoratore autonomo, o ancora disoccupato; ha un titolo di studio di licenza media inferiore o un diploma.
I favorevoli all'euro vivono invece nelle aree "rosse" del Centronord, sono dipendenti pubblici e pensionati e si dichiarano di centrosinistra. E' in questo schieramento che si concentra pure la maggioranza dei laureati.
Un altro dato interessante è che questo gruppo, che assomiglia in maniera impressionante alla famosa base elettorale del PD, non modifica nel tempo la sua percezione dell'euro. La sua fedeltà all'euro è monolitica e la si osserva comparando i risultati dei diversi sondaggi. Prodi ce l'ha dato e non lo si mette in discussione, insomma.
Come ha osservato Antonello Angelini nel dibattito di Pescara, questa fedeltà nei secoli si spiega dal fatto che questo schieramento è forse quello che finora ha sentito di meno i morsi della crisi, che si sente ancora tutelato dal partitone e dal sindacato. (Ci sarà da ridere se entrasse in vigore il Fiscal Compact e lo tsunami arrivasse a lambire anche le isolette felici.)
Altro discorso è come questa maggioranza di percezione negativa dell'euro che risulta dal precedente sondaggio si tradurrebbe concretamente nel "che fare", nella formazione di un "Partito Antieuro" da presentare ad elezioni politiche. Anche qui i dati sono sorprendenti per quanto riguarda la percentuale bulgara del 92% di coloro che, nel centrosinistra, non prenderebbe nemmeno in considerazione di votare un partito fortemente antieuro.
C'è ancora da lavorarci, insomma.
Termino le osservazioni su Pescara notando come, anche sul palco del dibattito che è seguito alla presentazione del sondaggio, vi fossero due schieramenti. Da una parte quelli chiamati ad indossare la maglia dei Proeuro. I ggiovani, ggiornalisti e de sinistra, attentissimi a farla pesare di essere intervenuti e leggerissimamente prevenuti nei confronti del pubblico. Indimenticabile, in questo senso, l'osservazione di Giulia (Beata)Innocenzi sulla platea: "Non siete violenti, al massimo siete dei troll". Concetto ribadito anche da un altro dei partecipanti sulle difensive, mi pare Spetia, se non ricordo male. Il troll dev'essere la versione moderna del nemico del popolo per queste guardie rosse fuori tempo massimo. Perdoniamoli, so' ragazzi.
Dall'altra parte i meno giovani e possibilisti o decisamente Antieuro ma che, nel confronto con i giovani Proeuro, facevano apparire questi ultimi come dei vecchini chiusi in un preoccupante settarismo conservatore, avvolti nella loro rassicurante copertina e con la boule dell'acqua calda sulle ginocchia.
Chi ha detto le cose più interessanti e progressiste, insomma, sono stati gli "anziani" anagrafici.
Se il già citato Angelini ci ha spiegato quali sono le tecniche mediatiche per sminuire e disinnescare chi è portatore di idee che non collimano con il pensiero unico, soprattutto attraverso il dileggio (o la reductio ad trollum), un grande Massimo Rocca ha identificato nella corrente culturale liberista che tutto permea e tutto condiziona fin dal 1980, la ragione dell'impossibilità, da parte dei media, di solo accennare a discutere di abbandonare una cosa assolutamente abbandonabile come una moneta. E' la fede cieca e settaria nel monetarismo e nel liberismo che non può che sconfinare nella shock economy che totemizza l'euro e lo fa diventare tabu.
E i giovani e la sinistra sono tristemente i custodi dell'ortodossia, i meno propensi ad accettare il fatto che quella ideologia economico-politica, come la Sinistra, del resto, ha fallito e bisogna cambiare pagina. "L'uscita è per ricostruire". (cit. Rocca). Appunto.
C'è ancora da lavorarci, insomma.
fonte |
Dall'altra parte i meno giovani e possibilisti o decisamente Antieuro ma che, nel confronto con i giovani Proeuro, facevano apparire questi ultimi come dei vecchini chiusi in un preoccupante settarismo conservatore, avvolti nella loro rassicurante copertina e con la boule dell'acqua calda sulle ginocchia.
Chi ha detto le cose più interessanti e progressiste, insomma, sono stati gli "anziani" anagrafici.
Se il già citato Angelini ci ha spiegato quali sono le tecniche mediatiche per sminuire e disinnescare chi è portatore di idee che non collimano con il pensiero unico, soprattutto attraverso il dileggio (o la reductio ad trollum), un grande Massimo Rocca ha identificato nella corrente culturale liberista che tutto permea e tutto condiziona fin dal 1980, la ragione dell'impossibilità, da parte dei media, di solo accennare a discutere di abbandonare una cosa assolutamente abbandonabile come una moneta. E' la fede cieca e settaria nel monetarismo e nel liberismo che non può che sconfinare nella shock economy che totemizza l'euro e lo fa diventare tabu.
E i giovani e la sinistra sono tristemente i custodi dell'ortodossia, i meno propensi ad accettare il fatto che quella ideologia economico-politica, come la Sinistra, del resto, ha fallito e bisogna cambiare pagina. "L'uscita è per ricostruire". (cit. Rocca). Appunto.
L'ho sempre detto io che studiare troppo fa male
RispondiEliminaBeh, guarda. Io sfalso i risultati perché ho studiato, sono laureata, vivo in una regione rossa (pardon, piddina) ma sono antieuro.
EliminaSiamo in due. Io oltre a vivere in una regione rossa sono anche un dipendente pubblico.
EliminaMa a me è sempre piaciuto far saltare le statistiche.
Ho seguito la diretta dal tuo link e sinceramente sono rimasto molto impressionato dall'esposizione dei sondaggi. Che l'€ fosse socialmente sputtanato lo percepivo, ma che lo fosse così tanto, per me è LA NOTIZIA: 21+31=52 Ergo esiste una potenziale maggioranza anti regime. Certo, nulla di scontato, per carità, ma sicuramente sembrerebbero maturi i tempi per cominciare a dare "un organizzata" a sta potenziale maggioranza. Qui se non proviamo a vincere, va a finire che perderemo !!!!
RispondiEliminaL'importante è essere gggiovani dentro! :)
RispondiEliminaGrazie. Soprattutto per aver ricordato a Pescara l'importanza del clima culturale a pensiero unico nel quale siamo immersi e che, se non cambia, non ci permetterà di cambiare mai niente. Ma l'avranno capito, loro?
Eliminaconcordo col giudizio sui giornalisti de sinistra...davvero poca roba. davvero pochissima roba. non penso che potranno mai essere utili alla causa comune. non finchè questo regime resiste.
RispondiEliminaIl dato sui dipendenti pubblici che sarebbero favorevoli all'euro lascia molto perplessi. Nella famosa lettera della BCE del 2011 i primi punti erano: riforma delle pensioni e taglio degli stipendi e del personale del pubblico impiego. La polemica contro l'inefficienza e l'assenteismo degli impiegati dello Stato è uno dei cavalli battaglia dei liberisti nostrani, nonchè dei 'consiglieri' economici di Renzi. Inoltre, non passa giorno che sul Corriere della Sera i vari ALesina Giavazzi Polito Panebianco non invochino la "riduzione del perimetro dello Stato". Insomma tutto il main stream euroliberista vede i dipendenti pubblici come nemici del progresso e della società. A questo punto, se sono davvero in larga maggioranza per la permanenza nell'euro e quindi per le politiche dell'austerità liberista, forse la spiegazione diventa psicanalitica (pulsioni masochiste indotte dal sistema mediatico?).
RispondiEliminaSe noti, però, finora non hanno toccato veramente i dipendenti pubblici (vedi manfrina sulle provincie) e i pensionati li hanno affidati alla Frau Blucher del governo tecnico. La tela di Penelope di Letta, il suo tergiversare, serve appunto a rimandare il redde rationem con la zoccola dura dell'elettorato piddino, in attesa di scoprire come fare la shock economy all'italiana.
EliminaHai ragione Gianni, anche io mi stupisco del fatto che i dipendenti pubblici siano favorevoli all'euro, ma evidentemente ancora troppi dipendenti pubblici sono eurorincoglioniti in quanto tesserati PUD€, o anche semplicemente solo rincoglioniti che vogliono continuare a bersi le "spremute di balle" offerte dal PUD€ per non affrontare una realtà molto più amara da quella che le "spremute di balle" dipingono appositamente per loro. E' vero come dice Barbara che in fondo non siamo ancora stati "veramente toccati", ma è anche vero che da anni siamo additati, insieme alle piccole e medie imprese, come il male dell'economia italiana, o i nemici del progresso e della società, e chi accetta di farsi dare questa etichetta non può chiamarsi altro che coglione. Io per questo motivo ho smesso di comprare Il Corriere della Sera, e non lo leggo nemmeno più online, ne avevo le scatole piene di pagare per sentirmi dire che sono un peso per l'Italia, sia come dipendente pubblica, sia come cittatadina fruitrice di servizi dello Stato il cui girovita, a loro dire, è sempre troppo grasso:-) Pur non colpiti come la maggioranza dei dipendenti delle aziende private in crisi a causa dell'euro e dell'euroausterity, o come altre che delocalizzano per salvarsi e/o fare maggiori profitti al di fuori dell'eurofogno, da anni subiamo tagli di stipend e di indennitài: il blocco della contrattazione è un taglio agli stipendi e questo incide pesantemente sulla vita economica, ma anche sociale, del Paese, ma questo lo vogliono gli eurofognatori per ritrovare la competitivtà perduta...e allora molti eurocoglioni accettano supinamente senza (ancora) farsi domande, già che sono cresciuti nella cultura del "c'è il sindacato che mi protegge, la tessera piddina mi tutela...". Io ho smesso anni fa di credere a queste bazzecole.
EliminaHo un'amica che lavora in ospedale e oltre a lavorare in un clima ormai irrespirabile, con contratti mai rinnovati, straordinari mai retributi e nemmeno fruiti in termini di ore di permesso, mi dice che da qualche anno il suo reddito sul CUD diminuisce sempre di più e anche di molto, non ho mai fatto caso al totale del reddito del mio CUD dal 2008 a questa parte, ma ora controllerò anche io. L'unica verità detta da Monti è stata quando prima del Natale 2011 ha detto: "se potete per i vostri acquisti natalizi privilegiate prodotti made in Italy", in quella frase era racchiuso il senso delle politiche del suo governo e del perché fossimo entrati in crisi. Solo che non penso che allora sia stata compresa da molti, né la frase, né il senso delle sue politiche. Ricordo che io, ma anche molti altri, dopo quella frase avevamo pensato: "e chi se li può permettere ora i prodotti made in Italy"?
Nei sondaggi c'è sempre la variabile, io sono dipendente pubblica, mi sono sempre ritenuta progressista di quell'area che pensavo fosse la sinistra, ho studiato, sono antieuro, anzi la sono sempre stata fin dal primo momento in cui ho avuto in mano una banconota dell'euro, se non da prima, non sono grillina, vorrei votare un partito progressista-umanista che tuttavia non c'è, ma di cui mi sembra di intravvedere i germogli tra di noi:-), dimenticavo: vivo in una regione guidata dalla Lega, e non mi ritrovo di certo nelle loro proposte politiche. Perché non proviamo a far rivivere il progetto Comunità di Adriano Olivetti?
RispondiEliminaPeccato non sia potuta venire a Pescara, ma spero ci sia presto un'altra occasione come questa.
C'è effettivamente un problema tra dipendenti pubblici e privati.Troppi uffici restano aperti mezza giornata. Alle 12.29 non ti risponde più nessuno, il sabato non si lavora (a me capita di lavorare anche di domenica). Si fanno ancora i ponti, si sciopera. Cose che per noi del privato non esistono.
EliminaUna equiparazione tra i due mondi non sarebbe male. Magari per lavorare meno tutti.
Concordo con chi dice che sostanzialmente i dipendenti pubblici non sono stati ancora toccati (sebbene vivano in ambienti di lavoro obsolescenti e abbiano ridotto di un poco gli stipendi.) La differenza con il privato sta nel mercato del lavoro ormai frammentato con tanti lavori precari o a basso reddito quando va bene. Qui nella mia provincia le fabbriche grosse chiudono tutte (preda di multinazionali) e c' è un ritorno a una economia anni 50' povera e fatta di disoccupazione. Disoccupazione che non ha ancora toccato i dipendenti pubblici insieme al taglio delle pensioni. Ma non ci vorrà molto , Grecia docet.
RispondiEliminaEd è allora che il PD pagherà il fio del suo tradimento. Perché se è vero che alla fine toccherà al suo elettorato, la sinistra sarà morta per sempre. Gran perdita? Forse no.
EliminaBarbara mi spiace veder che si ripetono purtroppo anche qui un po' di luoghi comuni tritiritritiepurenitriti sui dipendenti pubblici...sono un dipendente pubblico, vivo in una regione rossa laureato ma totalmente contrario alla folle permanenza nell'euro (ho cominciato a leggere il blog del prof Bagnai qualche mese dopo che era nato e mi ha aperto la mente per così dire)... onestamente mi faccio un discreto mazzo nel mio lavoro tanto per usare un eufemismo-francesismo (sarà che sono uno stakanovista dentro) il sabato lavoro e il mio giorno libero settimanale in realtà non esiste come non esistono ponti da un po' di anni, ho salario e scatti d'anzianità bloccati da parecchio tempo, sono sottopagato per le responsabilità che ho, non stacco mai dal lavoro anche la domenica ( a volte nel concreto a volte solo con la testa), mi tocca sopportare da anni, lustri, decenni i deliri di neoliberisticthulianisociopatici che passano il tempo a sparare (molto spesso c.....e e falsità) a zero su tutto quel che è statale comprese le persone, non faccio altro che sentire quanto son fortunato privilegiato nullafacente mentre mi ritrovo spesso a dover perder tempo e far cose non solo inutili ma anche dannose per le belle pensate e riforme che mi piovono sul capo con una frequenza sconcertante, poi oltre ad esser senza contratto da parecchi anni l'ineffabile rigormontis mi ha pure tolto dalla busta paga la vacanza contrattuale, ed ora ci tolgono il diritto alla liquidazione....mi fermo?? perchè potrei anche proseguire nell'elenco.... non mi piace lamentarmi e in genere lo evito con attenzione perchè nella mia vita ho fatto altri tipi di lavoro e so cosa significa e so anche che nel pubblico impiego ho ancora alcune tutele che si vanno assottigliando attorno, ma penso che la soluzione non sia nell'equiparare il pubblico al privato ma piuttosto nel contrario ed anzi ripristinare i diritti dei lavoratori (tutti!!!) che sono stati erosi nei decenni di "lotta di classe" al contrario che abbiamo vissuto...
RispondiEliminaCarissimo, so benissimo che nel pubblico ci sono tanti lavoratori stakanovisti e coscienziosi. Quello che voglio dire è che, giusto per fare un esempio, licenziare un dipendente pubblico è mooolto difficile, anche se vi sono tutte le giuste cause, mentre nel privato basta la semplice "riduzione del personale".
EliminaPoi, da lavoratore privato licenziato da un giorno all'altro, vai al sindacato e fanno spallucce, "e si vede che la ditta aveva questa necessità." Insomma, è verissimo che hanno ridotto le risorse, eliminato il turnover e bloccato i salari ma noi del privato abbiamo meno tutele del dipendente pubblico e il sindacato si muove solo sui grandi numeri.
Quello che vorrei non è estendere gli svantaggi del privato al pubblico ma semplicemente riequilibrare le reciproche situazioni. La principale tutela essendo, soprattutto, il tempo indeterminato.
Ma quante c...di regioni rosse ci so in Italia?:-)))
RispondiEliminaIo sto nell'epicentro. Città una volta bianca in mezzo alle rosse. Quindi attualmente piddina che più piddina non si può.
EliminaCara Barbara,
RispondiEliminaanzitutto lode a te per aver riaccesso il dibatttito su quei dati.
La spiegazione dell'atteggiamento dei dipendenti pubblici, però non è nel fatto che sono stati trattati comparativamente meglio. In realtà, la via della riduzione di personale perseguita è essenzialmente passata per il blocco del turn over...da decenni! E per una conseguente riduzione di quei nuovi assunti, specialmente in livelli superiori, che riduce la qualità di un'organizzazione già deprivata del livello minimo di investimenti.
1) http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/la-produttivita-e-i-tagli-e-poi-ancora.html
2) http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/osservatorio-pud-4-i-dipendenti.html
Insomma, per adesso, più che di licenziamenti si è trattato di mancate assunzioni necessarie, per una struttura che, per vincolo costituzionale, "deve" esistere e non può essere eliminata dal mercato.
Ovviamente von Hayek aveva pensato anche a questo è teorizzava uno Stato ridotto a fare le strade, le segnaletiche ed a controllare il sistema di mezzi e misure per le contrattazioni del libero mercato. Il resto poteva essere privatizzato: compresa la difesa e la polizia.
ll problema della scelta pro-euro, però, per quanto conosco il mondo del pubblico impiego (non poco, in decenni di attività professionale "collaterale" alla gestione della cosa pubblica), è di tipo paradossale: l'odio verso il pubblico impiego profuso a piene mani da pdl e lega "di governo", ha giocato nel senso che tutto ciò che, nella propaganda di un occhiuto regime (liberista ma...di sinistra), sia attribuibile a tali forze, viene visto come una cosa in odio a loro.
In altri termini, identificano la posizione anti-euro, in base alla vulgata di TV-giornaloni, come una cosa di centrodestra e non, come mi sgolo a cercare di spiegare, come una spinta di liberazione dal liberismo che soffoca il modello costituzionale.
Per accorgersi di quest'ultima cosa, dovrebbero avere dei mezzi culturali-cognitivi che in generale gli italiani (ma anche gli altri europei, ti assicuro) non possiedono. Neanche i laureati, che, nella realtà capitalista odierna (anche pubblica) sono "specializzati" e quindi, quanto alla visione culturale "di sistema" si affidano a Repubblica e Corsera (nella migliore delle ipotesi).
La battaglia PER la diffusione della cultura, se posta in termini di verità altrimenti nascoste, risulta alla fine abbastanza facile nei loro confronti, una volta vinta la diffidenza di cui ho cercato di spiegare le ragioni.
E lo dico sulla base dell'esperienza diretta.
Il problema, in ultima analisi, è, per gli impiegati pubblici più che mai, MEDIATICO e pone, ancora una volta il problema: COME ARRIVARE A LORO, AVENDO IL GIORNALISMO CHE ABBIAMO?
Non so come ma, mettendocela tutta, si potrebbe espugnare anche tale roccaforte senza incontrare particolari resistenze. Ma occorre una strategia mediatica efficiente che, oggi, pare (pare) di difficile attuazione. Ma oggi: e quindi non si sa fino a quando...
Come sempre stimolante, grazie, ti sono grata del contributo alla discussione.
EliminaIl piano di smantellamento dello Stato, che è evidente da anni, tuttavia non viene percepito nemmeno da coloro che ne saranno le prossime principali vittime, nonostante l'opera di sistematica criminalizzazione di tutto ciò che è pubblico attuata dai media, portatori di quel clima culturale mainstream di cui parlava Massimo a Pescara, dovrebbe far rizzare loro più di un'antenna. Le vittime insomma non si accorgono di stare già all'ingresso del macello, e a differenza degli animali, che muggiscono disperati e tentano di fuggire, sono assolutamente mansueti. Non vedono ma nel senso di cecità mentale, di quel fenomeno che in neurologia si chiama neglect.
Che sia colpa di una propaganda goebbelsiana trentennale che porta alla negazione psicotica della realtà è molto probabile. So però che, come accade prima di qualunque catastrofe, c'è chi riesce a prevederla, tirando fuori quegli istinti animaleschi di cui parlavo prima. Mi viene in mente "La terza notte di Valpurga" di Karl Kraus e la sua profeticità sul nazismo. E stavolta non c'è neppure bisogno di essere profeti, perché questa è solo l'ultima tappa del trionfale Shock Economy World Tour iniziato nel 1980. Basta, come dice Alberto, unire i puntini.
Bisogna arrivare a loro. Già. Ai dipendenti pubblici che il PD ancora illude di inserire tra i salvati, alle PMI che io ritengo fondamentali, perché anche gli imprenditori sono impastati di odio antistatale inculcato dal fasullo secessionismo leghista, in realtà complice di un progetto di vietnamizzazione dell'Italia (Sud in pasto alle mafie e Nord in pasto al neoliberismo sfrenato, come auspicava Miglio) e dello pseudoliberalismo ad personam di Berlusconi. Vediamo che Tosi si illude di cambiare l'Italia ascoltando i tamburini hayekiani di Fare, ad esempio.
Io credo che occorra parlare, più che al popolo in senso generale, alla borghesia, alla classe insomma designata ad essere distrutta per creare il vuoto ed allargare ancora di più il divario tra poveri e ricchissimi.
In quel senso, visto che i media mainstream sono "okkupati" ci si potrebbe rivolgere al locale. Ho visto e sentito dibattiti sulla crisi e il problema dell'euro assai più costruttivi dei vari talk show di regime in realtà locali radiofoniche e televisive.
Scusa la verbosità. Un abbraccio.
@orizzonte48
Elimina"Il resto poteva essere privatizzato: compresa la difesa e la polizia."
Per inciso, negli USA hanno cominciato con il pagare sempre di più i militari, poi si sono privatizzate alcune carceri, ecc. quindi il percorso è chiaro ...
Tornando alle considerazioni finali del commento, più che espugnare le roccaforti degli impiegati pubblici, bisognerebbe convincersi che fare proseliti alla base della piramide può creare consenso ma non porta necessariamente a dei risultati decisivi (eccetto che nel caso del referendum, "un istituto sovversivo da evitare in ogni modo in quanto porta fatalmente all'insaziabile tirannia del proletariato").
In effetti si possono convincere migliaia di passeggeri che la rotta della nave è pericolosa perchè si stanno sfiorando le coste, ecc. ma quello che conta è il convincimento ed il potere del "capitan Schettino" di turno assieme ai suoi ufficiali, non quello della ciurmaglia o dei turisti per caso in sua / loro balia.
Oltretutto, se quando certi soggetti pro-Euro sentono un propugnatore "anti-Euro" che minimizza l'impatto della perdita del potere d'acquisto dei loro "eurini", relegandolo ad un "insignificante" -20% .. -30%, già pensano a come "isolare il contagio" del morbo che porta a tale pazzia, figuriamoci come reagiscono quando si aggiunge tutto il resto dato che spesso identificano l'Euro con l'Europa.
Spesso infatti la gestione dell'Euro esterna al Paese è percepita come uno strumento indispensabile per consentire l'operazione del recalcitrante paziente Italia tramite l'esecuzione di riforme dolorose ma necessarie per garantire un qualsivoglia futuro all'Italia stessa; la base piddina è felice quando l'Italia perde sovranità di qualsiasi tipo a favore dell'Europa e ne gioisce indipendentemente dai sacrifici che certe perdite possono comportare, questo è il punto chiave di cui prendere atto e su cui eventualmente discutere.
In breve il ragionamento di base è il seguente: se rifiuti l'Euro, allora rifiuti la libera e massima circolazione dei capitali, rifiuti il cambiamento virtuoso, rifiuti l'Europa, sei un anti europeista, un potenziale anarchico, un distruttore, un asociale, NON VUOI FARE I SACRIFICI (sei un "fancazzista"), ecc. ed è logico che tu sia anche un NO TAV perchè non vuoi facilitare la libera circolazione delle persone (che invece devono diventare come le merci, ovvero comodità spostabili a piacere, ecc.).
In questo senso il buon Schäuble ha pensato di istituire una nuova struttura di sicurezza europea con il compito di monitorare e contrastare tutto ciò che possa essere classificato come anti-Euro-qualcosa (dall'Euro? all'Europa, ecc. senza escludere il vero e proprio terrorismo) e diciamo che a inizio anno l'Italia si è portata avanti con il lavoro aprendo ufficialmente certe porte all'esterno.
Siamo nell'ambito di una guerra psicologica ?
Può essere, diciamo che dal Maccartismo alla Stasi, non mancano validi esempi cui ispirarsi per amplificare certe fobie sociali, figuriamoci cosa si può fare con i mezzi di oggi.
Per concludere, teniamo anche conto dei piani profondamente diversi su cui poggiano le convinzioni delle due fazioni: quella anti-Euro e quella pro-Euro.
“Dio ha una provvidenza molto speciale per gli scemi, per gli ubriachi e per gli Stati Uniti d’America”.
RispondiEliminaOtto von Bismark
magari sara giusto un piddino che farà saltare il set: http://www.filmxtutti.org/il-giorno-della-locusta/
Riallacciandomi al commento che ho inviato nel post precedente sul convengo di Pescara, è vero che i dipendenti pubblici sono in generale a favore dell'euro - lavoro in un ammninistrazione provinciale che ha in organico 340 unità e di 340 persone solo io e forse una mia collega siamo contro l'euro, però ad onor del vero devo dire che nel Servizio dove opero ci sono colleghi che utilizzano anche internet per informarsi - ma come giustamente dice 48 è un grosso problema mediatico, quando cerco nel mio piccolo di spigare la situazione riescono a capire e ad essere incuriositi dalle mie tesi, poi però si lasciano inondare dalle balle del mainstream ed allora riprendono i soliti luoghi comuni: "hai visto ballarò o santoro?" e giù lì a discutere rendendo vana ogni spigazione perchè un conto è che lo dice il giornalista famoso di qualsiasi emittente un conto è che lo dico io, che come dice il marchese del grillo, non conto un c...o! Oramai sanno che io insisto sempre in questo argomento e allora il più delle volte mi considerano una rompiballe ma a volte mi ascoltano, oramai è molto tempo che ho tesi opposte alle loro, però cerco di non demordere, ma quanto è faticoso e assolutamente poco gratificante ma evidentemente l'universo mi ha assegnato questo ruolo (se vogliamo vederlo a livello spirituale) e non mi devo lamentare.
RispondiEliminaAgigiungerei altre considerazioni sui dipendenti pubblici. Lavoro nel settore della formazione professionale, quindi gestiamo, ebben si!, il FSE (fondo sociale europeo) devo dire che sinceramente per il POR- programma operativo regionale- 2007-2013 abbiama gestito una marea di soldi che sono andati per la formazione delle persone che abitano nella mia provincia, abbiamo erogato voucher formativi ad una parte importante dei residenti, chiaramente non tutti sono andati a buon fine nel senso che in corrispondenza non siamo riusciti ad impiegare la stessa percentuale di popolazione, ma in compenso con l'attuazione di tirocini formativi presso aziende siamo riusciti ad occupare circa un 60% di chi ha svolto il tirocinio ( i contratti fatti sono stati un pò a T.I. e un pò a T.D.) Mi sembra un buon risultato considerando che le imprese che operano nella provincia sono in difficoltà con questa maledetta crisi e a proposito gestiamo anche gli ammortizzatori sociali per le aziende che hanno i dipendenti in cassa integrazione. Inoltre bisogna considerare il personale che lavora presso le agenzie formative che senza il nostro input starebbero tutti a spasso considerando che i corsi a pagamento sono comunque molto onerosi per gli allievi, anche se c'è una fetta importante che ancora se li può permettere. Tutta questa spigazione per dire che il lavoro pubblico non mi sembra questa ciofega che vogliono far passare. In conclusione voglio essere assolutamente sincera quindi non vi nascondo che ci possono essere periodi in cui abbiamo molto da fare che si alternano a periodi con un pò di stanca, ma questo non fa sentire la mia attività meno importante.
RispondiEliminaE' ovvio che la tua attività è importante. Per questo dobbiamo batterci affinché continui anche in futuro, magari allargando ancora i limiti del suo intervento attraverso una forma di statalismo moderno espansivo.
EliminaCiao a tutti, mi inserisco velocemente ancora una volta nella discussione per dire che: sarà pur vero che esiste (ancora?) una certa "disparità" tra pubblico e privato, ma io sostengo che si debba lavorare non per portare il pubblico a livello del privato, ma il contrario: più diritti per tutti. Comunque non credo sia giusto definire i dipendenti pubblici come privilegiati, pensate alla scuola, la moglie di un mio collega, sto parlando di una donna di 47 è un'insegnante di scienze precaria, le supplenze spesso sono a chiamata con avviso anche all'ultimo momento, e molte volte di tratta di supplenze di 1 h in orari serali per cui deve prendere la macchina e farsi almeno 30 km, anche 2-3 sere la settimana in maniera assolutamente scoordinata, guadagnando pressoché nulla, fate il conto della spesa per la benzina, ma per non perdere la posizione acquisita nelle graduatorie, il tutto per che cosa? Per avere un contratto non precario, sempre che arrivi, sulle soglie della pensione, magari verso i 60 anni? Nelle scuole e negli ospedali, ma anche in altri enti pubblici ci sono sempre più "dipendenti" ultra precari, quindi credo sia ora di rendersi conto e ammettere che anche il pubblico sottosta alle leggi dell'euro e del mercato. E che ormai più nessuno sta bene nel nostro Paese
RispondiEliminaun altro sondaggio :http://www.viniesapori.net/articolo/ipsos-3-italiani-su-4-bocciano-l-euro-2910.html
RispondiEliminaMa la vogliamo smettere di usare i sondaggi per analizzare la realtà ? La stessa domanda fatta prima ,o dopo pranzo ,col sole o colla pioggia, sobrio o dopo due bicchieri o meglio quattro dà dei risultati sorpendente diversi !
il problema non credo sia se hai mamgiato pesante o meno,il fatto è che la risposta non è argomentata e la analizza solo su base politica prestandosi a speculazioni.
Eliminaprendiamo ad esempio la destra favorevole all'uscita ma che destra abbiamo? non è certo una destra sociale e il sospetto che si riduca il tutto ad esasperato nazionalismo supportato da politiche ancora più liberiste è forte
Non ci si deve stupire dell'ottusità della base elettorale ex Pci,ora Pd,vengono da una tradizione in cui le direttive della nomenklatura non erano neppure oggetto di possibili modifiche attinenti la "giusta linea"da seguire,quello che il ristretto gruppo dirigente stabiliva era immediatamente messo in opera,pena, per chi azzardasse critiche, soprattutto da sinistra,l'accusa infamante di "frazionismo":la vicenda del gruppo del Manifesto è stata per cosi dire paradigmatica.Per la suddetta base,opportunamente e "religiosamente"eterodiretta dai "dirigenti",il nemico risiedeva ,senza ombra di dubbio, a sinistra.Insomma l'avversario da battere non aveva le sembianze del capitalista arrogante e sfruttatore annidato nei poteri forti oggi vincenti,ma quella ben più riconoscibile di chi scendeva in piazza già allora ed aveva già previsto l'attuale devastazione sociale.E'in quel preciso momento storico che si sono poste le basi,solide per lorsignori,senza le quali il capitale non avrebbe mai potuto espandere la sua nefasta opera a danno delle classi dominate;ma soprattutto,e qui bisogna essere lucidi e chiari fino in fondo,senza il consenso,manipolato, certo , ma consenso, fideistico, del blocco sociale di riferimento ex pci.Che cos'è oggi e su quali basi poggia il consenso alla Troika,se non sulla convinta e dogmatica difesa introiettata da anni,dalla incombente "catastrofe"che si abbatterebbe su di loro da un eventuale cambio di direzione economico/sociale?.Il pensionato che percepisce 800Euro al mese e applaude la controriforma criminale delle pensioni sa perfettamente chi sta sostenendo,inutile girarci intorno,sa benissimo che devasterà la vita di milioni di suoi simili ed E'CONSAPEVOLE,questo è il punto,degli immani sacrifici che comporta.Allora che cos'è oggi questo blocco sociale acritico e entusiasta dell'euro?Antonio Gramsci le diede una definizione insuperabile: blocco reazionario/conservatore;questa è oggi,purtroppo,la vera anima di quella che fu la base del più grande partito comunista d'occidente! Ipanema66
RispondiEliminabravo,a cominciare da quel napolitano sotto paga cia fin da quando era in fasce,per non dire dei sindacalisti di varia estrazione guarda caso divenuti tutti o quasi leader di partito
EliminaCara amica Lameduck,
RispondiEliminacome ben sai io sono un dipendente pubblico ma non ho mai votato per il PD o porcate simili.
Sull'euro all'inizio ero favorevole (ricordo che tutti i partiti erano favorevoli e solo la Lega era contraria), ma poi la forza dei fatti mi ha mostrato che l'euro è stato per noi un disastro.
Credo che fai male quando su Mentecritica critichi il CN che posta articoli pro euro, perchè è proprio leggendo questi post pro euro (basati sul niente) che io sono diventato anti euro.
Quanto ai privilegi sui dipendenti pubblici vorrei fare alcune considerazioni oltre a quelle che sono state fatte sopra.
Oltre ad avere gli stipendi boloccati da anni, noi abbiamo un grado di responsabilità molto maggiore dei dipendenti privati: la Corte dei Conti ci può massacrare per ogni cosa perchè solo i dipendenti pubblici sono direttamente responsabili. Questo ci obbliga a fare costose assicurazioni per la tutela della responsabilità civile e patrimoniale.
Rispetto ai licenziamenti se si applicasse la legge Brunetta (che è in vigore a tutti gli effetti) ogni due anni si potrebbero licenziare un quarto dei pubblici dipendenti: basta solo inserirli nella fascia dei fannulloni.
In ogni caso in questi anni molte Amministrazioni non hanno rinnovato i contratti ai precari: questo nel privato sarebbe considereato un licenziamento.
Poi da molti anni chi va in pensione non viene sostituito e il lavoro relativo viene a gravare sugli altri. Quindi per le responsabilità di cui ho parlato sopra tu il lavoro devi farlo in ogni caso (senza poter usufruire degli straodinari) perchè se non ce la fai la Corte dei Conti ti infila un palo di ferro in quel posto.
Ciao Davide