martedì 17 dicembre 2013

Il Regno delle Due Padanie

"Il Piemonte era pieno di debiti; il Regno delle Due Sicilie pieno di soldi. Quante volte abbiamo letto che i titoli di stato del primo, alla Borsa di Parigi, quotavano il 30 per cento in meno del valore nominale; quelli del secondo, il 20 per cento in più; e che al Sud, con un terzo della popolazione totale, c'era in giro il doppio dei quattrini che nel resto d'Italia messo insieme?
L'impoverimento del Meridione per arricchire il Nord non fu la conseguenza, ma la ragione dell'Unità d'Italia. La ragione dei pratici; quella dei romantici era un ideale. Vinsero entrambi.
"O la guerra o la bancarotta" scrisse il deputato cavouriano Pier Carlo Boggio nel 1859, nel libretto Fra un mese (ci siamo, neh?). "Il Piemonte è perduto", conclude, dopo averne analizzato i bilanci, un giornale dell'epoca, "l'Armonia", e "le sue finanze non si ristoreranno mai più": lo ricorda Angela Pellicciari in L'Altro Risorgimento. Ma, compiuta l'Unità, si fece cassa comune (una piena, l'altra vuota) e con i soldi del Sud si pagarono i debiti del Nord: al tesoro circolante dell'Italia unita, il Regno delle Due Sicilie contribuì con il 60 per cento dei soldi, la Lombardia con l'1 e uno sputo per cento, il Piemonte con il 4 (ma oltre della metà del debito complessivo). Negli stati via via annessi alla nascente Italia, appena arrivavano i piemontesi, spariva la cassa; ma nulla di paragonabile alle razzie e ai massacri compiuti al Sud. Gli unitaristi videro realizzato il proprio sogno (i superstiti...ché in diciassette anni di regno di Carlo Alberto, riferisce Lorenzo Del Boca in Indietro Savoia, furono giustiziati più patrioti dal Piemonte che dall'Austria tiranna e sanguinaria); qualche altro ne pagò il prezzo, i furbi riscossero.
"L'ex Regno delle Due Sicile, quindi," scrive Vittorio Glejeses ne La storia di Napoli "sanò il passivo di centinaia di milioni di lire del debito pubblico della nuova Italia (ma quello del Regno di Sardegna superava il miliardo; nda) e, per tutta ricompensa, il Meridione, oppresso dal severissimo sistema fiscale savoiardo, fu declassato quasi a livello di colonia". I meridionali pagavano più degli altri italiani, perché costretti a rifondere pure le spese affrontate per la loro liberazione. Tanto agognata, che ci vollero anni di occupazione militare, stragi, rappresaglie, carcere, campi di concentramento (giustamente, se preferisci non essere liberato...), esecuzioni in massa e alla spicciolata, distruzione di decine di paesi. Erano così ottusi, al Sud, che combatterono dodici anni (quando fu ucciso l'ultimo "brigante", in Calabria), pur di non farsi liberare e di non stare meglio in un paese solo. E quando capirono che la resistenza armata era persa, se ne andarono a milioni al di là dell'oceano, piuttosto che godersi la compagnia dei loro rapaci liberatori." (fonte Terroni di Pino Aprile)


Debiti, spread tra titoli di stato, oppressione fiscale e fondi salva stato, trasferimento forzoso di ricchezza tra stati, austerità, oppressione, il fogno che diventa Anschluss e poi povertà ed emigrazione per intere popolazioni. Si parla dell'Ottocento ma sembra una cronaca dell'attualità. Il brano che ho riprodotto per intero dal libro di Pino Aprile ce lo fa capire molto bene.

E' già successo, anche alla Germania Est, come ci ha raccontato Vladimiro Giacché, in barba alla retorica della riunificazione e del muro che crollava per lasciare spazio alla libertà occidentale e al libero mercato, maschera ipocrita che nascondeva lo stesso spirito mercantilista e di feroce classismo che sta spazzando l'Europa dopo aver percorso come un flagello pestilenziale tutto il pianeta in un tour di devastazione completa di diritti acquisiti da secoli.

La vecchia maledetta guerra di conquista, lo stupro economico con la colpa che ricade sui conquistati che se la sono cercata e che da quel momento sono condannati alla vergogna ed alla morte civile. Avete vissuto al di sopra delle vostre possibilità, ora vi facciamo vedere noi, che siamo i virtuosi.
E invece il Regno delle Due Sicilie non era poi così male, anzi, e quando diciamo con disprezzo burocrazia "borbonica" dovremmo dire più correttamente savoiarda. Maledetti libri scolastici falsi e bugiardi. Scritti dalla stessa manina che Goebbels avrebbe accarezzato con affetto del maestro verso l'allievo più diligente.

Sta succedendo e, per la legge infallibile che recita "si è sempre i terroni di qualcuno", il nostro Nord, produttivo ed avanzato, ma abbiamo visto a spese di chi, in passato, viene annesso ora con forza e per un'oscura nemesi, alla Terronia europea, al lager mediterraneo degli scansafatiche, dei mangiatori di pasta al pomodoro e delle cicale improduttive che dovranno cedere tutti i loro beni (cosa sono quelle case di proprietà? Via!)  e gli sghei ai nuovi padroni. Ai nuovi Savoia, assai più agguerriti ed addestrati alla battaglia dei nostri ormai patetici testimonial dei sottaceti.

Lo stanno capendo, al Nord, di stare diventando terroni anche loro. Perché terroni non si nasce, si diventa per colpa di chi vuole conquistarci. Lo sta capendo uno dei due Mattei, il Salvini, che (è una novità, speriamo non si rimangi la parola) intende unire le forze con il Sud che patisce anch'esso il mercantilismo nordeuropeo per cercare di portare il paese fuori dalla trappola. Ovvio che la Lega dovrà rivedere criticamente tutto l'armamentario ideologico antistato e antimeridionale che hanno permesso a chi voleva il male e non il bene del Nord di ridurla ad una congrega di fattucchiere e ladri di argenteria. Solo così potrà ottenere consensi anche al di fuori della sua "riserva". Capire che quello che sta succedendo a loro è già successo agli altri è un buon inizio. Come capire che i briganti erano i terroristi di oggi, per chi considera terrorista chi difende solo il proprio benessere e la propria dignità. 

L'Italia non è mai stata fatta perché è stata unificata sul sangue di una parte del suo popolo e costruita su un cimitero, quindi maledetta. E' stata mantenuta divisa per 150 anni per interessi nazionali ed internazionali, con ideologi nordisti, tanto per tornare alla Lega, che pensavano che l'isolamento e la Secessione del Nord potesse avvantaggiarlo, mentre di fatto lo gettava in pasto alle malavite che la povertà del Sud e la latitanza dello Stato avevano nutrito amorevolmente. Il Vietnam italiano di Gianfranco Miglio. Divide et impera. Un paese nato disgraziato e cresciuto ancora peggio ma, nonostante ciò, con la potenzialità e la dignità dei grandi paesi. Una qualità che ci permetterà, se lo vogliamo, di salvarci. In barba a chi crede che siamo ormai perduti, tutti terroni e terronizzati.

Unire le forze con chi ci sta, come suggerisce Jacques Sapir, per riconquistare la sovranità, partendo dall'abbandono del simbolo di oppressione rappresentato dal vincolo monetario. Come hanno capito ormai anche i muri ma non i piddini e i loro immondi talk show collaborazionisti, queste Salò pasoliniane dove si tortura la verità, è l'unico modo per salvare il paese e fare finalmente l'Italia.
Uno splendido e provvidenziale effetto collaterale. Un paese dove potremo permetterci anche di coltivare le diversità che ci arricchiscono e pensare ad un federalismo vero e non basato su un becero razzismo e nemmeno fasullo e punitivo come quello attuale, che affida solo agli enti locali, attraverso le tasse sulla proprietà decise dai Savoia europei in nome della spoliazione degli stati del Sud, il ruolo di vessare, ancor più da vicino di "Roma Ladrona", i cittadini.

E Dio benedica il revisionismo, che permette di rompere il sigillo apposto dai vincitori sul libro della Storia.


 

35 commenti:

  1. Cara amica Lameduck,

    il tesoro non era del Regno delle due Sicilie ma personale dei borboni (che era una delle dinastie più ricche e potenti d'Europa). I savoia si erano detti disposti a restituirlo ai borboni in cambio del riconoscimento del nuovo regno d'Italia.
    Però i borboni hanno rifiutato perchè speravano ancora di recuperare il loro regno.

    C'è tanto di vero in quello che hai scritto, però prima dell'unità d'Italia il sud era più arretrato e povero del nord.

    Il regno dei borboni era il più dispotico di tutta la penisola. Se non fosse così non si capirebbe come quattro braccobaldi garibaldini siano riusciti a farlo cadere.

    E' vero che all'inizio ha subito spoliazioni e violenze, ma dopo pochi decenni ha sempre più ricevuto che dato.

    Anche i funzionari piemontesi sono stati una parentesi breve. Dopo pochi decenni i funzionari meridionali erano già la maggioranza dei dipendenti pubblici. Sia nell'esercito che nella magistratura ricoprivano i ruoli più alti: sia il presidente della Cazzazione che del Consiglio di Stato erano quasi sempre meridionali.

    Quindi l'unificazione italiana è una storia a luci e ombre, ma complessivamente le luci prevalgono, anche se leggermente, sulle ombre.

    Ciao Davide

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    1. No Davide, ti sbagli, il Sud era messo meglio del Nord, se no non lo invadevano. Si invadono sempre i paesi dai quali si può razziare qualcosa. Credi che qualcuno si sarebbe inculato l'Iraq se non avesse avuto il petrolio?

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    2. Cara amica Lameduck,

      "No Davide, ti sbagli, il Sud era messo meglio del Nord, se no non lo invadevano. Si invadono sempre i paesi dai quali si può razziare qualcosa. Credi che qualcuno si sarebbe inculato l'Iraq se non avesse avuto il petrolio?"

      Ci sono tanti libri di storia economica che dicono il contrario.

      Come indici di industrializzazione e alfabetismo il nord era messo un po' meglio del sud.

      Che poi l'unificazione forzata abbia fatto tanti danni al sud è vero.

      Però parlare di semplice invasione è riduttivo. Certamente l'unificazione italiana fu voluta dall'Inghilterra (dopo la seconda guerra d'indipendenza) perchè un piccolo stato costituito solo dal Piemonte e dalla Lombardia sarebbe diventato ineitabilmente un satellite della Francia rivale dell'Inghilterra.

      Ma torno a ripetere che dopo i primi decenni dall'unificazione il sud ha molto più ricevuto dal nord che non dato.

      Il regno di Sardegna nel 1860 aveva uno Statuto (anche se parzialmente democratito), mentre nel regno borbonico il Re governava con semplici decreti.

      Ciao Davide

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    3. Cara amica Lameduck,

      "Mack Smith ritiene che nel Regno delle due Sicilie il metodo di coltivazione era basato sul sistema feudale: latifondi coltivati da braccianti producevano grano per il solo autoconsumo. Gli aristocratici che li possedevano non vivevano nei loro possedimenti e trovavano disdicevole occuparsi della loro gestione. Di conseguenza non avevano interesse a investire nel migliorare le tecniche produttive o in colture più redditizie come l'ulivo o i frutteti, che potevano diventare produttivi anche dopo una decina di anni, preferendo la coltivazione annuale del grano, anche su terreni inadatti: nel 1851 Nassau Senior notava come in Sicilia la produzione per ettaro fosse invariata fin dai tempi di Cicerone. I prezzi risultanti erano alti, e assieme alle barriere doganali scoraggiavano il commercio.[13]
      Convergenza degli indicatori di sviluppo sociale italiani: centro-nord (CN, in alto), sud e isole (SI, in basso). Dati: E. Felice, 2007; elaborazione: Wikipedia

      La vita dei braccianti, secondo Mack Smith, era ben misera: la malaria, i briganti e la mancanza d'acqua costringevano le popolazioni ad ammassarsi in villaggi che distavano anche una ventina di chilometri dalle zone in cui esse lavoravano. L'analfabetismo era pressoché completo, e ancora nel 1861 esistevano luoghi in cui l'affitto, le decime al parroco, la "protezione" dei campieri venivano pagati in natura. La disoccupazione era diffusa, tanto che osservatori dell'epoca riportarono come un contadino del Sud guadagnasse la metà di un suo equivalente del Nord[14] nonostante i salari fossero paragonabili.

      Al contrario il nordest del paese avrebbe almeno in parte recepito le tecniche della rivoluzione agricola del nordeuropa, introdotte nel corso delle campagne napoleoniche. L'agricoltura era praticata da fattori nel Nord e da mezzadri in Toscana, e alimentata dai capitali delle città, che agivano come centri finanziari. La legislazione delle acque era più avanzata e l'intensa canalizzazione permetteva la cultura intensiva del riso, che poteva essere esportato.[15]"

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    4. Prima dici che l'invasione del Sud fu voluta dagli inglesi e poi citi un autore inglese come fonte per descrivere lo stato del Sud di allora. ;-)

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    5. Cara amica Lameduck,

      Denis Mack Smith (Londra, 3 marzo 1920) è uno storico inglese, specializzato nella storia italiana dal Risorgimento in poi. Laureatosi a Cambridge, membro della British Academy, del Wolfson College (Università di Cambridge), dell'All Souls College (Università di Oxford) e dell'American Academy of Arts and Science, fu collaboratore di Benedetto Croce. È stato insignito dell'onorificenza di grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana[1]."

      Denis Mack Smith è uno degli storici più quotati. Cosa vuoi che c'entri la nazionalità.

      Ciao Davide




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    6. toporagno13:44

      oddio, se continuiamo così...adesso arriva qualche sardo a dire che la Sardegna era la regione più ricca d'Italia.....Sardegna Nazione, viva la Sardegna Libera!!. Il Sud era il granaio d'Italia, sviluppato e benestante, ma più ricco del nord non credo lo sia mai stato. Sono stati i borboni a portare una certa evoluzione, ma limitata territorialmente, di regime e anche abbastanza di facciata. Se ne sono andati quelli ed è caduta la scenografia e dietro il tabellone colorato è rimasta visibile la realtà che c'era prima di loro e che è rimasta anche dopo, come è successo nel nord con gli austriaci. Se ne sono andati gli austriaci e il nord era un po' meno ricco e capace di come era sotto il loro governo. C'è un bel po' di "effetto trippa" su certe cose che leggo. Ci sono studi che tengono a dimostrare entrambe le opposte tesi sulla situazione del sud nel passato.

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    7. Ma certo, toporagno, una volta c'era anche un tizio, in perfetta buona fede, che sosteneva che il Sole girasse attorno alla Terra. Non so se è quello che ha teorizzato l'effetto trippa ma comunque aveva un certo seguito.

      Il Sud era industrializzato, non era solo agricoltura. Era cantieri navali e flotta commerciale ma nel cervello non vi ci entra. Tocca lavoracce ancora.

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    8. Adetrax22:03

      @Lameduck

      "Il Sud era industrializzato ..."

      E' opportuno precisare che per "industrializzato" s'intende che lo era ai livelli iniziali del XIX secolo, ovvero che c'erano delle industrie (metallurgiche, manifatturiere, navali, ecc.) in alcune aree e che tali industrie si erano sviluppate sia grazie a interventi diretti di alcuni regnanti (sempre ben imparentati con famose nobiltà) sia, in parte, grazie all'intervento di imprenditorie estere che trovavano conveniente sia la posizione che la protezione / isolamento doganale del Regno delle due Sicilie.

      Che fino all'unificazione d'Italia il PIL pro-capite medio fra nord e sud fosse comparabile è un dato di fatto (anche se nel Sud la quantità di moneta circolante era più che doppia e quindi forse le classi inferiori stavano leggermente meglio), così come il fatto che dopo l'unificazione ci fu una divergenza divenuta sensibile a partire da inizio XX secolo (1900) e che questa si sia poi accentuata parecchio soprattutto dopo la seconda guerra mondiale.

      Il PIL pro-capite non deve trarre in inganno in quanto è appunto la media fra i super ricchi e gli zappatori della terra, gli accattoni, ecc., quindi, senza la relativa curva di distribuzione, non dice quanta sperequazione nel reddito ci possa essere in una data popolazione ed è appunto un basso valore di quest'ultima che da la misura del livello di benessere ed avanzamento di una società.

      Comunque, al di la del peggioramento delle condizioni economiche, bisogna tenere conto anche che il deterioramento di una società è dovuto, a parità di condizioni, oltre alle tendenze genetiche medie di una data popolazione, anche all'azione di elementi nefastissimi che dopo essersi INFILTRATI in punti sensibili della stessa, di fatto, la sabotano dal di dentro.

      Ecco, bisognerebbe riflettere un po' di più sul fenomeno delle "infiltrazioni", perchè lo stesso non è iniziato ieri ma parecchi secoli fa.

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    9. michele bisceglie19:19

      I dati economici del Regno delle due Sicilie sono stati occultati da sempre, cosi com'è stata occultata tutta la faccenda risorgimentale, fatta di generali criminali di guerra esaltati al rango di "eroi della patria "...Noto che Davide continua a citare cio che è scritto, dietro dettatura, dagli storici "di stato" e non ha approfondito l'argomento...cosa che gli consiglio di fare per evitare di parlare con frasi fatte. Citare tutti i dati, il PIL , il debito pubblico, l'unificazione monetaria, la S-vendita dei demani e dei beni ecclesiastici del sud , i dati delle produzione industriali, il personale occupato , i dati dell'export, e di conseguenza tutte le azioni messe in atto sotto forma di "leggi" per spoliare questo territorio sono tanti...troppi per essere raccontati in questo post...percui mi permetto di suggerire qualche lettura mirata: Saverio Nitti in primis ....poi Capecelatro che ne ha scritti diversi e per arrivare ai giorni nostri Nicola Zitara "L'invenzione del mezzogiorno".....e si resta stupiti dall'apprendere quale potenza economica esprimeva il RDS...e ancora di più nell'apprendere quante e quali forme da colonizzatori hanno usato per renderci "UNA QUESTIONE"....

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    10. michele bisceglie19:21

      Francesco Saverio Nitti: “L’Italia all’alba del XX secolo (1901)Discorso Quarto”
      “Il grande dissidio della vita italiana. L’Italia del Nord e l’Italia del Sud. Due cose sono oramai fuori di dubbio: la prima è che il regime unitario, il quale ha prodotto grandi benefizi,non li ha prodotti egualmente nel Nord e nel Sud d’Italia; la seconda è che lo sviluppo dell’Italia settentrionale non è dovuto solo alle sue forze, ma anche ai sacrifizii in grandissima misura sopportati dal Mezzogiorno. Quando per la prima volta sollevai la questione del Nord e del Sud e cercai farla passare dal campo delle affermazioni vaghe, in quello della ricerca obbiettiva, non trovai che diffidenze.
      “Molti degli stessi meridionali ritenevano pericolosa la discussione e non la desideravano. Poichè appartengo a una razza di perseguitati e non di persecutori, ho appunto perciò maggiore il dovere della equità; e trovo che a quaranta anni di distanza cominciamo ad avere, non solo l’obbligo, ma anche il bisogno di giudicare senza preconcetti. Ora, ciò che noi abbiamo appreso dei Borboni non è sempre vero: e induce a razzismo sudgrave errore attribuire ad essi colpe che non ebbero, ed è fiacchezza d’animo per noi tutti non riconoscere i lati manchevoli del nostro spirito e della nostra educazione, e voler attribuire ogni cosa a cause storiche.

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    11. michele bisceglie19:21

      “I primi deputati meridionali, scelti presso che tutti fra i patrioti più notevoli, ignoravano quasi completamente il Mezzogiorno. Erano in gran parte ideologi; antichi profughi; avvocati, maestri della parola e viventi di vecchie tradizioni letterarie. Da dieci anni la ricchezza dell’Italia settentrionale è grandemente cresciuta; nel Mezzogiorno vi è invece arresto e in qualche provincia vi sono anzi tutti i sintomi della depressione. La Lombardia, il Piemonte e la Liguria, godendo tutti i benefizi di un regime doganale fatto quasi ad esclusivo loro benefizio, dopo avere goduti i frutti di una politica finanziaria, che per quaranta anni riserbava ad essi i maggiori benefizi e al Sud i maggiori danni, sono in trasformazione profonda; sicchè il distacco fra il Nord e il Sud si accentua. E qualunque finzione per negare, non serve a nascondere la verità, che si manifesta in tutte le forme.

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    12. michele bisceglie19:22

      “Quando nel 1860 il regno delle due Sicilie fu unito all’Italia, possedeva in sé tutti gli elementi della trasformazione. L’Italia meridionale aveva infatti un immenso demanio pubblico. Le imposte dei Borboni erano mitissime e Ferdinando II avea cercato piuttosto di mitigarle che di accrescerle. Le accuse che Antonio Scialoja movea alla finanza borbonica, esaminate ora onestamente, sulla base delle pubblicazioni ufficiali, non resistono alla critica. Dal 1820 al 1860 il regime economico e finanziario dei Borboni determinò una grande capitalizzazione. Il commissario governativo mandato a Napoli da Cavour, dopo l’annessione, il cavaliere Vittorio Sacchi,riconosceva tutti i meriti della finanza napoletana, e nella sua relazione ufficiale non mancava di additarli. All’atto della costituzione del nuovo Regno, il Mezzogiorno, come abbiam già detto, era il paese che portava minori debiti e più grande ricchezza pubblica sotto tutte le forme.
      “Furono venduti per centinaia di milioni i beni demaniali ed ecclesiastici del Mezzogiorno, e i meridionali, che aveano ricchezza monetaria, fornirono tutte le loro risorse del tesoro, comprando ciò che in fondo era loro;furon fatte grandi emissioni di rendita nella forma più vantaggiosa al Nord; e si spostò interamente l’asse della finanza. Gl’impieghi pubblici furono quasi invasi dagli abitanti di una sola zona.
      “Ebbene: dal 1860 a oggi i 56 miliardi che lo Stato ha preso ai contribuenti sono stati spesi in grandissima parte nell’Italia settentrionale. Le grandi spese per l’esercito e per la marina; le spese per il lavori pubblici; le spese per i debiti pubblici; le spese per tutti gli scopi di civiltà e di benessere, sono state fatte in grandissima parte nel Nord. Perfino le spese fatte nel Mezzogiorno furono in gran parte erogate per mezzo di ditte settentrionali.
      “Ho un elenco quasi completo dei grandi appaltatori dello Stato dopo il 1862; non figurano che pochissimi meridionali. Le grandi fortune dell’Italia settentrionale sono state compiute mediante lavori pubblici o forniture militari; la storia del regime ferroviario da venti anni a questa parte, (la conversione delle obbligazioni tirrene è classico esempio) spiega non pochi spostamenti di ricchezza. Anche le tendenze imperialiste del Sud, frutto più che di ogni altra cosa, di ignoranza, sono state sfruttate ( ironia dei fatti!) da grossi interessi del Nord.


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    13. michele bisceglie19:23

      “La pochezza dei rappresentanti del Mezzogiorno e la confusione delle idee è stata tale che, per tanti anni, si è detto e si è pubblicato nella Camera e fuori che il Mezzogiorno pagava poco e viceversa otteneva il maggior benefizio delle spese allo Stato!In altri termini si è aggiunta la ironia crudele al danno; ironia dei fatti, se non delle intenzioni.[Ora dalle mie indagini risulta che, proporzionalmente alla sua ricchezza, il Sud paga per imposte di ogni natura assai più del Nord; e viceversa lo Stato spende molto meno].
      “In queste landa la civiltà non è rappresentata spesso che dai carabinieri; e il Governo non appare che sotto le forme della prepotenza e della violenza, costretto, per conservare i suoi feudi politici, a consegnare ogni provincia, ogni zona nelle mani dei peggiori avventurieri parlamentari. Si credeva che le grandi spese per lavori pubblici fossero state fatte nel Mezzogiorno e ho dimostrato che non è vero; si credeva che i meridionali avessero invaso gli impieghi e ho trovato che tra gli impiegati il minor numero era di meridionali.La trasformazione rapida dell’Italia del Nord non è suo merito: è conseguenza di condizioni storiche e geografiche evidentissimi. E così anche la depressione del Sud non risponde ad alcuna necessità etnica; ma solo a condizioni che possono mutare e che noi crediamo dovranno mutare.
      “Le prime grandi industrie che sono sorte nel Nord sono state fatte nella più gran parte da francesi, da tedeschi, da svizzeri: il libro d’oro dell’industria e del commercio di Lombardia abbonda di suoni gutturali e di desinenze aspre. Ora, invece, l’Italia meridionale è rimasta medioevale in molte province, non per sua colpa,ma perchè tutto l’indirizzo della politica interna, economica e doganale hanno determinato questo fatto. Tra l’Italia del Nord e l’Italia del Sud è ora più grande differenza che nel 1860: e, mentre la prima si avvicina ai grandi paesi dell’Europa centrale, per la sua produzione e per le sue forme di vita pubblica, la seconda ne rimane lontana, e, per la produzione sua, rimane anzi assai più vicina all’Africa del Nord.

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    14. michele bisceglie19:23

      “Sono tutte nel Mezzogiorno quelle regioni che non solo danno proporzionalmente alla loro ricchezza di più,ma quelle che ricevono meno in paragone di ciò che danno. Mentre le imposte sono dunque più aspre nel Sud, le spese sono in tutte le forme scarsissime. Si è detto e ripetuto sempre che lo Stato abbia fatto grandi spese per lavori pubblici nel Sud: ora, invece, ènel Nord che le più grandi spese sono avvenute. Le spese portuali, per le spiagge, per i fari, sono state e sono destinate quasi tutte al Nord: e così quasi tutte le altre spese. La massa degli impiegati dunque, alcontrario di ciò che si dice, è stata finora sempre dell’Italia settentrionale e della centrale; l’Italia meridionale e la Sicilia hanno avuto sempre nell’amministrazione dello Stato un’importanza scarsa.
      “L’Italia meridionale, vivente degli impieghi, quale è stata dipinta, non è mai esistita: non si tratta che di una immorale leggenda. I confronti stabiliti in Nord e Sud fra Udine e Potenza: Alessandria e Bari; Verona e Avellino; Como e Salerno, dimostrano che povere province del Sud pagano tuttavia assai spesso più di ricche province del Nord, e che lo Stato, viceversa, fa minor numero di spese. La burocrazia nei più alti gradi era quasi esclusivamente composta di elementi settentrionali fin verso il 1880;anche ora è notevole la prevalenza di essi. La situazione tra il 1899 e il 1900 era questa: mentre l’Italia settentrionale rappresenta appena 36,8 di tutta lapopolazione del regno, ha 52,8 per cento di tutti gl’impiegati superiori: l’antico regno delle Due Sicilie,rappresentando una massa di popolazione superiore, cioè 37,9 ha appena 19,7 per cento dell’amministrazione centrale superiore. Tenendo anche conto del personale superiore del Ministero della guerra e della marina e degli ufficiali ammiragli, l’Italia settentrionale, che dice di combattere il militarismo,rappresenta 63,9 di tutto il personale indicato, l’Italia meridionale e la Sicilia, che hanno popolazione superiore, appena 13,5.
      “Così dunque la leggenda, secondo cui i meridionali avrebbero una preponderanza nelle pubbliche amministrazioni, non ha nessuna base di realtà. Fra il 1860 e il 1870 vi erano Ministeri interi che quasi non avevano un solo meridionale; dopo le proporzioni si sono modificate, ma come ogni cosa, i meridionali sono rimasti sempre in una situazione di notevole inferiorità”.

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    15. michele bisceglie19:27

      PS: I Borbone erano ricchissimi, Francesco II lascio il suo patrimonio a Napoli quando andò in esilio ma i BANCHI (di napoli e di sicilia) erano ricchi di oro e argento in modo autonomo e , a differenza del piemonte, non erano Istituti privati e venivano gestiti con grande oculatezza...forse troppa.!

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    16. Caro amico Michele,


      "Noto che Davide continua a citare cio che è scritto, dietro dettatura, dagli storici "di stato" "


      Io mi fido di più di quello che dice Denis Mack Smith che di quello che dici tu.

      Ciao Davide

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    17. Caro amico Davide
      non sono miei questi scritti bensi di Saverio Nitti, economista e presidente del consiglio nel 1920......ed io mi fido ciecamente dei suoi dati...anche perchè sono quelli ufficiali che hanno svelato le magagne del risorgimento...solo che gli "storici di stato" hanno sempre fatto finta di non conoscerle...Denis Mack Smith fu solo uno degli oltre 300 storici che scrissero sul risorgimento e la sua visuale dei fatti non era e non poteva essere completa....nè tantomeno poteva immaginare cio che stava accadendo dietro le quinte della Banca Nazionale Sarda o cosa si nascondeva dietro leggi inique e capestro adottate contro il sud (unificazione debito pubblico, svendita dei beni demaniali, corso forzoso del denaro etc etc )..Molte verità apparvero in tutta la loro crudezza solo 40 /50 anni dopo e svelarono in progetto criminale dei piemontesi di voler occupare e derubare la parte piu ricca dello stivale....il Regno delle due Sicilia..chiaramente!

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    18. Caro amico Michele,

      "Molte verità apparvero in tutta la loro crudezza solo 40 /50 anni dopo e svelarono in progetto criminale dei piemontesi di voler occupare e derubare la parte piu ricca dello stivale....il Regno delle due Sicilia..chiaramente! "

      Sul fatto che fosse laarte più ricca del dello stivale ci sono opinioni contrastanti.

      Comunque anche se nel primo ventennio dall'unificazione il Sud ha più dato che ricevuto, poi ha sempre più ricevuto che dato.


      Ciao Davide

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  2. Io invece sono nato in quel piccolo spiraglio di tempo in cui dal sud il flusso migratorio, stava quasi arrestandosi. Era il tempo della spesapubblicaimproduttiva e del CAF e della casmez, il periodo, l'unico periodo nel quale la forbice Nord-Sud si andava attenuando. Spero Matteo, quello intelligente ricordi anche questo, e per chi volesse approfondire "il Salasso del Sud" sono sempre utili gli studi di Nicola Zitara, che spiega benissimo con tanto di dati e tabelle, il ciclo Piga-Sella(il ciclo di Frenkel dell'800).

    Grazie anche a te per il lavoro che fai, e giuro, di non chiamarti più zia su fb ;)

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    1. Sarà meglio.... ;-)

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    2. Dino977 (se mai ti accorgerai di questa mia risposta al tuo commento) potresti darmi dei link di informazioni realitive al "ciclo Piga-Sella" da te descritto?
      Io ho fatto delle ricerche che ho raccolto in questo post , ma non ho trovato niente che giustifichi un "primordiale" ciclo di Frenkel nel periodo post-unitario, anche e soprattutto perchè non mi pare vi fossero abbastanza capitali, nel Nord, per portare avanti l'esportazione di essi nel Sud e crearsi così un mercato di sbocco per le proprie merci.

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  3. La storia si ripete sempre due volte: la prima in tragedia, la seconda... pure.

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  4. Adetrax22:59

    "Il Vietnam italiano di Gianfranco Miglio."

    Ovvero del "Miglio verde", quel mezzo vulcaniano con le orecchie a punta per intenderci.

    Allora, quando si cerca di riportare un po' di verità storica negli eventi passati, cosa questa lodevolissima e più che giusta, c'è sempre il rischio di fermarsi al livello di dettagli, retoriche di costume, spiegazioni economiche, ecc., tutte cose che è bene portare a conoscenza / evidenziare ma che ovviamente non sono sufficienti per capire le vere e spesso sinistre motivazioni di fondo che serpeggiano nelle stanze del potere fin dall'antichità.

    Assecondando il "vizio del gambero", proviamo ad andare a ritroso con un po' di domande / riflessioni seguendo un filo conduttore geo-politico.

    Prima dell'unità d'Italia c'erano varie correnti di pensiero su come dovesse essere fatta questa unità, da quella centralista (Mazzini) a quella federalista (Cavour, ecc.) ovvero divisa in almeno 3-4 parti (nord, centro-stato pontificio, sud), che poi sono le macro zone che ancora oggi sono perfettamente individuabili e riconoscibili nei relativi territori e popolazioni.

    Il primo punto su cui riflettere è politico, ovvero: perchè era diventata urgente l'unificazione e perchè vinse con la forza bruta la prima corrente o meglio perchè fu ritenuto necessario far prevalere la prima facendo soccombere (nel vero senso della parola) la seconda ?

    Il secondo punto è strategico-economico: ammettiamo che determinati staterelli del nord fossero alla bancarotta, chi decise che la soluzione T.I.N.A. dovesse essere necessariamente quello che poi si verificò ?

    Altra questione interessante è: siamo sicuri che le cose stessero veramente così, dato che di gente, con le mani in pasta / nella marmellata, pronta truccare i bilanci ed a far comparire deficit pubblici (nascondendo le relative ricchezze in fondi neri-privati) ne è piena la storia ?

    Chi aveva creato il deficit pubblico l'aveva fatto un po' apposta, magari per passare ai passi successivi sempre nell'ambito delle soluzioni T.I.N.A. ?

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  5. Adetrax23:09

    Il terzo punto è relativo alle società segrete: suvvia, a quel tempo l'Italia era piena di società carbonare, logge, loggette, ecc. che poi in parte emersero un po' con la "Giovine Italia", ecc., poste anche e soprattutto al sud (Napoli, ecc.), quindi non si può non menzionare la tesi che dice che bastarono poche migliaia di uomini, dall'impresa dei mille fino ad un piccolo esercito regolare, per fare la conquista PROPRIO perchè così era stato deciso in tutte queste società segrete che agivano (come agiscono tuttora) dietro le quinte con la stessa filosofia di "gladio / stay behind", ecc. e che avevano membri presenti quasi ovunque (i cosiddetti collaborazionisti).

    Si noti che le mafie, esistevano già allora (con molta minore incidenza, ecc.) e qui bisognerebbe notare la connivenza fra queste strutture illegali / criminali, le logge ufficiali ed il potere politico.

    Dato che uno stato costituzionale, democratico, ecc. non può perseguire legalmente determinate politiche oppressive, di controllo criminale, ecc., perchè scartare l'idea che il vero potere si serva, oltre che delle istituzioni pubbliche anche (molto indirettamente) di certe strutture nascoste, illegali, ecc. per raggiungere i suoi scopi ?

    Sostanzialmente, se si volesse individuare un ipotetico percorso seguito dal "pilota automatico", si potrebbe usare la seguente sequenza:

    CREAZIONE DEBITO >> teorica delle risorse insufficienti >> ricerca del Lebensraum >> guerra, saccheggio ed oppressione dei territori annessi >> CREAZIONE di uno STATO di MAGGIORI DIMENSIONI in grado di guerreggiare con STATI confinanti di grandi dimensioni, es. AUSTRIA, per riduzione concordata con altri del suo territorio e del suo potere >> successiva partecipazione dell'Italia a guerre varie con fini sempre più orientati a favorire futuro NWO.

    Come tipicamente accade, nelle guerre "alcuni" guadagnano moltissimo dalle forniture militari e da quello che si acquisisce quando altri cadono in povertà per scarsità di risorse, ecc.; prima, durante e dopo le guerre si creano o si ingrandiscono strutture istituzionali ed organizzazioni varie che servono ad aumentare la distanza fra cittadini ed il potere che governa nei secoli.

    A 150 anni dall'unità d'Italia (e dopo decine di guerre / guerriglie di cui 2 mondiali), ora c'è forse un'altra unità in corso, ovvero quella auspicata un anno fa da "Matteino"; dopodiché se ci sarà questo USE, questo, esattamente come gli USA potrà essere gestito e governato in maniera piramidale senza intoppi nelle catene di comando; alla fine ne rimarrà uno solo (tipo Highlander).

    Finirà li ? Assolutamente no, chiedere a Gekko: quand'è che basta ? E' inutile, la risposta non può che essere sempre quella: "mai", "non basta mai".

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  6. Anonimo08:34

    Credo che senza documentare il ruolo effettivo della massoneria inglese (i carbonari) non si riuscirà ad avere un quadro esatto di ciò che successe al sud. Alcuni fatti mi sembrano oggettivi: si stava per aprire il Canale di Suez per i collegamenti con le colonie di oriente, (interessi francesi-inglesi). Il Canale sfociava appena a sud di Napoli in un area commercialmente controllata dalla marina mercantile dei Borboni. Lo sbarco di Garibaldi venne "assistito" dalla marina inglese. Garibaldi era massone gran maestro. Gli inglesi erano presenti in Sicilia in vari settori economici: l'agricoltura e l'estrazione dello zolfo (per usi militari).

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  7. Da un po' di tempo va di moda questa teoria della conquista del Sud ricco da parte di un Nord in bancarotta. Mah! Mi è venuta tuttavia la curiosità di leggere qualcuno dei testi che sostengono questa teoria per capire su quali fonti si basa. Quello che è certo è che in seguito lo Stato italiano di soldi al Sud ne ha riversati tanti, ma il Sud non si è mai sviluppato. Probabilmente quei soldi sono stati gestiti da mafia, camorra e 'ndrangheta con la connivenza dello Stato. Del resto anche l'Unità d'Italia fu fatta accordandosi con la mafia e con la mafia trattarono pure gli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. Forse l'errore è stato costruire uno Stato unitario, anziché federale. Siamo troppo diversi. Una vera unità non si è mai realizzata e dispiace doverlo riscontrare dopo 152 anni. Sono stati commessi troppi errori.

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    Risposte
    1. @Maria Paola mi sembra un'analisi tanticchia superficiale. Se si distrugge il tessuto economico di uno stato non è che poi basta la bacchetta magica di Harry Potter per rimetterlo in sesto. Sopratutto se si tratta di deindustrializzazione. Ma ovviamente, se un paese non si riprende dopo che è stato invaso e spoliato è colpa sua. Molto attuale come concetto.
      E poi, l'ultima tua frase non ti sembra si adatti anche all'unità europea? Quindi dovresti avere presente qual è l'attuale problema.

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    2. Adetrax22:35

      A dire il vero il valore e/o la qualità di una società non si manifesta solo attraverso il suo reddito

      In molte analisi che si sono fatte e che si fanno, le "infiltrazioni" passate sono molto sottovalutate; senza la separazione del grano dal loglio non si otterrà mai un raccolto di qualità.

      A parte questo, ci sono anche molte altre questioni da valutare nel rapporto fra popolazione e territorio, ad es. l'incremento demografico oltre la soglia che una società rurale (non industrializzata) può sostenere; più è alta la densità di una popolazione, più educazione e disciplina occorrono per non creare problemi.

      Italia = "paese del male" perchè "infiltrata" a livelli 10000 volte superiori al tollerabile.

      Elimina
  8. In sintesi Lameduck: Italiani tutti, alla riscossa! Qui o si rifà l'Italia o si muore... tutti

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  9. COMUNICAZIONE DI SERVIZIO. Mi sono rotta di trovare sempre commenti doppi da moderare. Datevi una regolata e postate solo una volta. Occhio perché vi blocco. Merci beaucoup.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara amica Lameduck,

      "COMUNICAZIONE DI SERVIZIO. Mi sono rotta di trovare sempre commenti doppi da moderare. Datevi una regolata e postate solo una volta. Occhio perché vi blocco. Merci beaucoup.
      Rispondi"

      Il fatto è che al primo commento non c'è niente che dice che sia stato accettato.

      Ciao Davide

      Elimina
    2. E tu fidati, uomo di poca fede! Ti dice che sarà pubblicato dopo l'approvazione, non basta? :-)

      Elimina
  10. Ripeto quello che ho detto su Twitter: sei brava brava brava.
    Lucida chiara e sagace, hai infilato il paletto di frassino nel cuore del vampiro.
    Coloro che rifletteranno anche per poco sulle parole di questo post hanno la possibilità di vedere il futuro prima che si compia, serve il solo sacrificio del deposito culturale sedimentato attraverso cattive scuole e pessima informazione. Tutti noi siamo affezionati alle nostre convinzioni, ma proviamo a metterle alla prova della critica dei fatti e troveremo molte scorie e tanta libertà.
    Tornare liberi e sovrani cominciando dalla Sovranità sulla nostra Storia e Cultura, accettando le sconfitte e le loro conseguenze come tali, esaminate le cause si è allora pronti per la vittoria (che bella parola quanto ci manca)...
    Grazie Barbara, ci apri alla Sovranità immediata, quella del Sapere, del sapere chi siamo. La nostra identità non deve essere inventata va solo raccolta, ora è per terra se è sporca è solo perché è stata trascurata e calpestata, varia un po' da luogo a luogo ed è bella anche perché è così.
    Una volta sovrani della nostra identità lo saremo anche sul resto, altrimenti non torneremo mai liberi.
    Un saluto
    Emanuele Sparano

    RispondiElimina
  11. Bravissima, Barbara. :)

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