Mi fa molto piacere che finalmente si stia presentando la Giornata della Memoria citando, oltre alla Shoah, la persecuzione degli altri gruppi caduti vittime della barbarie nazista, tra i quali: omosessuali, zingari, oppositori politici, testimoni di Geova, asociali, prostitute, disertori e immigrati.
Speriamo sia l'inizio del completo riconoscimento di tutte le sofferenze di quegli anni.
Per troppi anni questi compagni di viaggio in treno piombato avevano rappresentato un tabu ed erano stati rimossi dal ricordo, perchè non si era riusciti a superare l'imbarazzo di averne condiviso il destino e perchè in fondo il pregiudizio nei loro confronti non era mai morto, come dimostrano il perdurante odio per gli zingari e l'omofobia. Eppure il buio nazista della ragione si comprende solo pensando al ricco banchiere che viene bruciato nello stesso forno assieme al ladruncolo nomade.
Il nazismo è stato per troppo tempo idealizzato come un'ideologia nobile nel suo genere, volonterosa nel riscattare il popolo tedesco.
La realtà è che fu un movimento igienico, ossessionato dalla purezza, dal bianco che più bianco non si può e dalla sporcizia come una massaia psicotica, che vede scarafaggi e topi ovunque e decide che solo il fuoco purificatore può rendere la sua casa linda. Infatti la massaia impazzita alla fine non trovò di meglio che bruciare la casa, direttamente.
Questa visione terra terra, questa riduzione alla meschinità del nazismo, rende bene il suo vero intimo significato.
Hitler era psicotico molto probabilmente ma riuscì a dominare la Germania solo perchè si sintonizzò sulle frequenze di una mentalità collettiva negativa, depressa, paranoide e maniaco-ossessiva il cui scopo ultimo divenne ripulire, eliminare i rifiuti della società.
L'unico problema era non tanto stabilire chi doveva essere eliminato ma chi doveva essere risparmiato. A guardar bene ne rimanevano ben pochi.
Era la risposta patologica ad una logica borghese che sarebbe errato considerare un'anomalia limitata agli anni trenta in Germania.
Oggi non partono più i treni per Treblinka ma nel retrobottega di una certa mentalità fondante la nostra cultura e società, il disgusto per il diverso, chiunque egli sia, è come un reattore nucleare fuso che non è mai stato spento, che ancora brucia e brucerà forse in eterno.
C'è un bellissimo documentario sull'olocausto omosessuale, "Paragraph 175", premiato come miglior documentario al Festival di Berlino 2000 e diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, già autori di un documentario sull’omosessualità nel cinema americano, dal titolo “Lo schermo velato”.
Speriamo sia l'inizio del completo riconoscimento di tutte le sofferenze di quegli anni.
Per troppi anni questi compagni di viaggio in treno piombato avevano rappresentato un tabu ed erano stati rimossi dal ricordo, perchè non si era riusciti a superare l'imbarazzo di averne condiviso il destino e perchè in fondo il pregiudizio nei loro confronti non era mai morto, come dimostrano il perdurante odio per gli zingari e l'omofobia. Eppure il buio nazista della ragione si comprende solo pensando al ricco banchiere che viene bruciato nello stesso forno assieme al ladruncolo nomade.
Il nazismo è stato per troppo tempo idealizzato come un'ideologia nobile nel suo genere, volonterosa nel riscattare il popolo tedesco.
La realtà è che fu un movimento igienico, ossessionato dalla purezza, dal bianco che più bianco non si può e dalla sporcizia come una massaia psicotica, che vede scarafaggi e topi ovunque e decide che solo il fuoco purificatore può rendere la sua casa linda. Infatti la massaia impazzita alla fine non trovò di meglio che bruciare la casa, direttamente.
Questa visione terra terra, questa riduzione alla meschinità del nazismo, rende bene il suo vero intimo significato.
Hitler era psicotico molto probabilmente ma riuscì a dominare la Germania solo perchè si sintonizzò sulle frequenze di una mentalità collettiva negativa, depressa, paranoide e maniaco-ossessiva il cui scopo ultimo divenne ripulire, eliminare i rifiuti della società.
L'unico problema era non tanto stabilire chi doveva essere eliminato ma chi doveva essere risparmiato. A guardar bene ne rimanevano ben pochi.
Era la risposta patologica ad una logica borghese che sarebbe errato considerare un'anomalia limitata agli anni trenta in Germania.
Oggi non partono più i treni per Treblinka ma nel retrobottega di una certa mentalità fondante la nostra cultura e società, il disgusto per il diverso, chiunque egli sia, è come un reattore nucleare fuso che non è mai stato spento, che ancora brucia e brucerà forse in eterno.
C'è un bellissimo documentario sull'olocausto omosessuale, "Paragraph 175", premiato come miglior documentario al Festival di Berlino 2000 e diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, già autori di un documentario sull’omosessualità nel cinema americano, dal titolo “Lo schermo velato”.
Il paragrafo 175 era un articolo della legge tedesca, risalente al 1871, che prevedeva l’arresto e la perdita dei diritti civili per i gay.
Durante la repubblica di Weimar negli anni ’20, nonostante la legge repressiva, soprattutto a Berlino vi era una grande tolleranza verso la diversità e gli omosessuali di entrambi i sessi potevano esprimersi molto più liberamente di quanto fosse mai stato loro concesso in Germania.
Durante la repubblica di Weimar negli anni ’20, nonostante la legge repressiva, soprattutto a Berlino vi era una grande tolleranza verso la diversità e gli omosessuali di entrambi i sessi potevano esprimersi molto più liberamente di quanto fosse mai stato loro concesso in Germania.
Con l’avvento del nazismo, non solo il paragrafo 175 fu applicato ancora più duramente ma iniziarono le retate e le deportazioni di omosessuali verso i campi di concentramento, come Dachau e Mauthausen.
Per le lesbiche l’atteggiamento era in apparenza più tollerante, ma in realtà il non rispettare il dettato di fare figli a dozzine per il Fuehrer poteva essere sufficiente per inviarle nel lager, dove venivano marchiate con il triangolo nero destinato anche alle prostitute o alle donne che usavano contraccettivi, ai Rom e ai vagabondi, mentre il triangolo rosa era per i gay .
Si calcola che tra il 1933 e il 1945 circa 100.000 gay furono arrestati in Germania e di questi 10-15.000 furono deportati nei lager.
Non crediate che fosse necessario essere sorpresi in flagrante con qualcuno. Bastava il sospetto, il “si dice”, il chiacchiericcio dei vicini su quel signore “un po’ così”, magari il desiderio di vendetta o la delazione di un debitore per finire all’inferno.
Nella atroce scala gerarchica dei lager i gay erano considerati appena un gradino sopra le bestie. Umiliati, torturati e sottoposti a violenze sessuali dagli aguzzini e dai kapò, erano i più deboli e per loro il tasso di sopravvivenza non superava il 40%. Dopo la guerra risultarono soltanto 4000 sopravvissuti.
Epstein e Friedman in “Paragraph 175” hanno raccolto le testimonianze di cinque protagonisti di quel terribile periodo storico, i pochi che hanno avuto il coraggio di raccontare ciò che era loro accaduto.
Perché bisogna raccontare tutta la storia e dire che, caduto il Nazismo e liberati i prigionieri dei lager, gli omosessuali furono considerati ancora dei criminali a causa del paragrafo 175, e che la legge rimase in vigore fino al 1969 e definitivamente abolita solo nel 1994, dopo la riunificazione tedesca. Nessuno parlò del loro dramma a Norimberga, non fu riconosciuto il loro status di ex-deportati e addirittura gli anni trascorsi nei lager venivano dedotti dalle loro pensioni.
Per le lesbiche l’atteggiamento era in apparenza più tollerante, ma in realtà il non rispettare il dettato di fare figli a dozzine per il Fuehrer poteva essere sufficiente per inviarle nel lager, dove venivano marchiate con il triangolo nero destinato anche alle prostitute o alle donne che usavano contraccettivi, ai Rom e ai vagabondi, mentre il triangolo rosa era per i gay .
Si calcola che tra il 1933 e il 1945 circa 100.000 gay furono arrestati in Germania e di questi 10-15.000 furono deportati nei lager.
Non crediate che fosse necessario essere sorpresi in flagrante con qualcuno. Bastava il sospetto, il “si dice”, il chiacchiericcio dei vicini su quel signore “un po’ così”, magari il desiderio di vendetta o la delazione di un debitore per finire all’inferno.
Nella atroce scala gerarchica dei lager i gay erano considerati appena un gradino sopra le bestie. Umiliati, torturati e sottoposti a violenze sessuali dagli aguzzini e dai kapò, erano i più deboli e per loro il tasso di sopravvivenza non superava il 40%. Dopo la guerra risultarono soltanto 4000 sopravvissuti.
Epstein e Friedman in “Paragraph 175” hanno raccolto le testimonianze di cinque protagonisti di quel terribile periodo storico, i pochi che hanno avuto il coraggio di raccontare ciò che era loro accaduto.
Perché bisogna raccontare tutta la storia e dire che, caduto il Nazismo e liberati i prigionieri dei lager, gli omosessuali furono considerati ancora dei criminali a causa del paragrafo 175, e che la legge rimase in vigore fino al 1969 e definitivamente abolita solo nel 1994, dopo la riunificazione tedesca. Nessuno parlò del loro dramma a Norimberga, non fu riconosciuto il loro status di ex-deportati e addirittura gli anni trascorsi nei lager venivano dedotti dalle loro pensioni.
Ecco perché anche i protagonisti del film dichiarano di non aver parlato, di essersi tenuti tutta quella sofferenza dentro.
Fa malissimo vedere, alla fine del film, un vecchio di novant’anni piangere per un dolore che, nato sessant’anni fa, brucia ancora con la stessa intensità di allora.
E fa male anche considerare che l’ipocrisia, il senso di superiorità di chi “non ha vizi” e non si rende conto che essere eterosessuali non è un merito ma è una condizione che ci troviamo addosso per caso sono ancora tra noi in questo nuovo millennio.
Fa malissimo vedere, alla fine del film, un vecchio di novant’anni piangere per un dolore che, nato sessant’anni fa, brucia ancora con la stessa intensità di allora.
E fa male anche considerare che l’ipocrisia, il senso di superiorità di chi “non ha vizi” e non si rende conto che essere eterosessuali non è un merito ma è una condizione che ci troviamo addosso per caso sono ancora tra noi in questo nuovo millennio.
Bisogna parlare di queste mostruosità, farle nostre, condividerle, non lasciarle ricordare solo agli amici omosessuali un giorno all’anno con una coroncina di fiori portata al monumento in ricordo delle vittime. E’ una cosa che ci riguarda tutti perché nessuno deve sentirsi al riparo dalla barbarie dell’intolleranza.
La società che partorì il nazismo ha un ventre fertile. Hitler fu solo il suo figlio più deforme.
La società che partorì il nazismo ha un ventre fertile. Hitler fu solo il suo figlio più deforme.
Questa ossessione per la purezza si ha quando il filtro che decide quali bocche sono da sfamare diventa molto selettivo. La possibilità che politiche del genere ridiventino attuali è maggiore quando si cominciano a lesinare i servizi dello Stato sociale, quando è d'obbligo la riduzione della spesa pubblica. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che la circolazione dei capitali è libera e quella delle persone molto più difficile.
RispondiEliminaL'Europa atterrita dall'immigrazione produce al Lega, Haider, Storace, i Fronti nazionali, i finti liberali etc etc
Eppure il buio nazista della ragione si comprende solo pensando al ricco banchiere che viene bruciato nello stesso forno assieme al ladruncolo nomade.
RispondiElimina-son mica d'accordo eh... se oggi la violenza e l'oppressione nel mondo si attuano preferibilmente verso i poveracci e i diseredati, non è che questo sia segno di una maggior "illuminazione razionale" rispetto al nazismo...
ciao ;-)
cloro
un ottimo articolo, che offre visibilità a categorie di vittime spesso accantonate, in quanto scomode.
RispondiEliminaUn passo dopo l'altro, si può arrivare all'orrore, e forse anche tornare all'orrore, ma pare che questo lo comprendano in pochi. Grazie per averlo ricordato con questa bellissima frase:
"L'unico problema era non tanto stabilire chi doveva essere eliminato ma chi doveva essere risparmiato".
una buona domenica
Per non dimenticare...
RispondiEliminae pensare che c'è gente che nega l'esistenza dell'olocausto!
RispondiElimina@ pensatoio
RispondiEliminaagli albori del nazismo, i propagandisti in camicia bruna solleticavano le paure dei lavoratori tedeschi attraverso la "minaccia cecoslovacca", lavoratori immigrati a basso costo che avrebbero "portato via il lavoro". Questo era il fronte operaio del nazismo, che cercava consensi nel proletariato, l'altro era quello che leccava il culo agli industriali e vi si mise completamente a disposizione. Come Hitler che in privato si faceva pisciare in faccia dalle ricche signore della borghesia e poi umiliava le servette e le ragazzine del popolo come Eva Braun.
@ cloro
sono d'accordo ma non facevo paragoni con l'attualità. Volevo alludere al fatto che il popolo eletto abbia finora vissuto con disagio e come ferita narcisistica l'essere accomunato a questa "monnezza" della società compagna di sventura e che la rimozione delle altre vittime sia stata un tentativo di distinguersi da loro. Ciò ha creato il mito della lotta titanica per la sopravvivenza tra popolo germanico e popolo ebraico, che è una cazzata colossale e ha dato al nazismo un'aura di nobiltà che non gli competeva assolutamente.
Fu un a neoplasia borghese che tentò di distruggere il tessuto che aveva invaso, null'altro che un cancro e lo si capisce solo guardando quanti perirono nella sua furia.
@ riccardo
grazie, anche a te una buona domenica, che sia di riposo. Io ormai mi sto identificando con chi lavorò sei giorni e il settimo si riposò.
Bel post, fa riflettere.
RispondiEliminaHo letto il tuo post tutto d'un fiato e come al solito sei riuscita ad informarmi e a farmi riflettere. Mi ha colpito molto la frase - che dovrebbe essere un'ovvietà, ma non lo è - "E fa male anche considerare che l’ipocrisia, il senso di superiorità di chi “non ha vizi” e non si rende conto che essere eterosessuali non è un merito ma è una condizione che ci troviamo addosso per caso sono ancora tra noi in questo nuovo millennio." Quanto è vero, perdìo.
RispondiEliminaIl mio post sulla memoria è qui. Buona domenica!
GG
Ho letto con molta attenzione. Oggi la giornata dovrebbe essere dedicata a tutti i "diversi" per razza, cultura, etnia e scelte sessuali e religiose. L'intolleranza èl'espressione dell'umana bestialità... dobbiamo crescere tutti, soprattutto dentro di noi. Una piccola osservazione: i nostri senatori che dovrebbero dare esempio di civiltà si abbandonano a risse da osteria...già è una vergogna, che diventa schifosa perchè tra gli insulti sono presenti nomi di vegetali... Questo la dice lunga sulla mentalità corrente. Molto triste. Un pensiero alle vittime della barbarie nazista.
RispondiEliminaAnima Sola