Quella mattina del 9 maggio 1978 ero al Conservatorio, a lezione di Storia della Musica. Entrò la bidella in classe e annunciò che, per motivi di sicurezza e per ordine del preside, avremmo dovuto tornare a casa subito, senza trattenerci per la strada. Era stato ritrovato il cadavere del presidente Aldo Moro. Appena a casa mi misi a guardare la televisione e ricordo che c'era Vespa, anche allora, che faceva la telecronaca.
Di Aldo Moro, fatto ritrovare morto nello stesso giorno dell'assassinio di Peppino Impastato, voglio riproporre questa lettera che dedicò a Luca, il nipotino, figlio di Maria Fida.
Credo sia uno dei testi più commoventi che un condannato a morte abbia mai scritto e che ci restituisce un aspetto umano della politica che in questi giorni bui dove sentiamo sempre più pesante sopra di noi la forza di grevità del nuovo potere, apprezziamo come non mai. Con una dose notevole di rimpianto.
Mio carissimo Luca, casa
non so chi e quando ti leggerà questa lettera del tuo caro nonnetto. Potrai capire che tu sei stato e resti per lui la cosa più importante della vita. Vedrai quanto sono preziosi i tuoi riccioli, i tuoi occhietti arguti e pieni di memoria, la tua inesauribile energia. Saprai così che tutti ti abbiamo voluto un gran bene ed il nonno, forse, appena un po' più degli altri. Per quel poco che è durato sei stato tutta la sua vita.
Ed ora il nonno Aldo, che è costretto ad allontanarsi un poco, ti ridice tutto il suo infinito affetto ed afferma che vuole restarti vicino. Tu non mi vedrai, forse, ma io ti seguirò nei tuoi saltelli con la palla, nella tua corsa al [... ] nel guizzare nell'acqua, nel tirare la corda al motore. Io sarò là e ti accarezzerò, come sempre ti ho accarezzato, dolcemente il visino e le mani. Ti sarò accanto la notte, per cogliere l'ora giusta della pipì, e farti poi dolcemente riaddormentare. E la mattina portarti la vestaglietta, magari con le scarpette pronte in mano in attesa della pizza o del pane fresco. Queste sono state le grandi gioie di nonno e, per quanto è possibile lo resteranno. Cresci buono, forte, allegro serio. Il nonno ti abbraccia forte forte, ti benedice con tutto il cuore, spera sia in mezzo a gente che ti vuol bene e che forma anche la tua psiche.
Con tanto amore
il nonno
Vota questo post su OKNotizie!
E’ una lettera stupenda. Ricordo che il giorno che rapirono Moro uccidendone la scorta ero all’Università, a sostenere un esame. Ero giovane, e comunista. Scesi immediatamente in piazza anch’io, per la difesa delle istituzioni dagli attacchi del terrorismo. Ma l’avversione per il “monolite” democristiano e per ciò che per noi rappresentava mi impedì ogni attenzione al dramma umano, sul quale non ho posato attenzioni. Ricompresi il tutto negli schemi della politica. Mi fa piacere (e mi commuove), oggi, questa rappresentazione. E’ vero: la semplicità e la forza di queste parole, l’energia e la profondità che sprigionano poche ed essenziali righe, portano alla luce un patrimonio di sensibilità che “ricontestualizzano” la politica e le pulsioni di allora. Un ruolo ed una collocazione etica difficili, a quel tempo, da comprendere nella loro effettiva sostanza. Non voglio certo enfatizzarli oggi. Ma tanta nostalgia si affaccia. E con essa il senso di una "decadenza" forte della politica e delle spinte che la motivano.
RispondiEliminaNon ricordo dov'ero quando lo ritrovarono. Ricordo quando lo rapirono, era a scuola, durante l'intervallo, al liceo Garibaldi di Napoli.
RispondiEliminaIo lo immagino andare via, a passo svelto e nervoso (assolutamente irrealistico per l'uomo Moro) come Roberto Herlitzka in "Buongiorno notte"
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaL'uccisione di Moro, o meglio il trauma del suo rapimento con l'uccisione della sua scorta, è oramai un luogo della memoria collettivo per il nostro paese. Un po' come l'uccisione di J. Kennedy per gli Stati Uniti, dove tutti quelli che hanno l'età adatta, si ricordano nitidamente che cosa facevano esattamente nel momento della notizia dell'attentato.
RispondiEliminaIo mi ricordo del giorno del rapimento. Con 30 anni di meno, stavo facendo un direttivo provinciale del sindacato FLM.
Interrompemmo subito per andare nelle fabbriche a organizzare lo sciopero immediato...
Personalmente non credo che da un punto di vista giudiziario e fattuale ci siano chissà quali misteri da spiegare o da capire. Parlare di misteri e di congiure ancora da scoprire è, in fondo, un modo di trivializzare di relegare il delitto al rango del caso irrisolto.
Credo piuttosto che sia un evento centrale per le nostre coscienze, un evento che, noi interroghiamo e che non smette di interrogarci. Una tragedia che non si può spiegare,come quella di Antigone,
E' chiaro che da quel lontano, ma vicino 1978, la nostra vita è cambiata. C'è stato un prima, e ora, c'è un dopo.
Il giorno in cui lo rapirono ero all'università,quando morì al circolo Zapata di Torino.
RispondiEliminaOrganizzammo una manifestazione nel quartiere per commemorare Peppino Impastato.
Il 4 maggio era stato ucciso Roberto Rigobello a Bologna, prima di lui Fausto e Jaio a Milano.
Di lui e di quella vicenda parlammo in assemblea.Lì il movimento si ruppe.
una lettera straziante, di un uomo che andava verso la morte...
RispondiEliminain quei giorni non moriva solo un un uomo (o meglio tanti), ma una classe dirigente, o ancor meglio la migliore classe dirigente italiana
Davvero commovente.
RispondiEliminaEro piccolo quel giorno, ricordo però ancora lo sgomento in casa dove capii poi che si percepiva un profondissimo senso di rottura fra un periodo che finiva ed un'altro che iniziava.
RispondiEliminaPurtroppo quello che iniziava porto dietro di sè solo lutti e non più la speranza e la lottache da una decina d'anni accompagnavano la voglia di cambiamento di tantissime persone...
Io ho preferito ricordare Peppino Impastata, la cui morte e le sue battaglie ogni volta vengono oscurate dalle, pur giuste, celebrazioni per Moro
RispondiElimina@ caio
RispondiEliminaIn casa mia, negli anni sessanta, girava "il Borghese" e mi ricordo che c'erano sempre pagine e pagine contro Moro, piene di odio e dileggio. Soprattutto per il suo filoarabismo.
Allora mi pareva strano che un democristiano potesse essere tanto inviso alla destra reazionaria di potere.
Sarà per reazione che mi sono cari sia Moro che Mattei?
@ pensatoio
Non l'ho visto. Mi è rimasto impresso il Moro di Volontè. Quello del commissario Cattani mi sono rifiutata di vederlo.
@ franco maria fontana
purtoppo alcune delle forze oscure che hanno tramato allora contro Moro sono attualmente vittoriose.
Il film dell'Italia è uno di quelli dove vincono i cattivi.
@ franca
dal punto di vista umano non me la sento di fare classifiche. Sono entrambi eventi tragici che in qualche modo ci hanno condotto a questi tempi.