giovedì 7 agosto 2008

Le paraculimpiadi

Le Olimpiadi, già. Domani ci siamo. Cominciano le controverse e finora sfigatissime (diamoci pure una grattatina) Olimpiadi di Pechino, le prime nella ancor fin troppo, per i nostri gusti, esotica Cina.

Sarà un'altra roboante, l'ennesima, cerimonia di apertura con, fatemi indovinare, le solite coreografie colorate viste nei film hollywoodiani alla Busby Berkeley, bandiere e bandierine in tutte le salse, le atroci divise con cappelli tipici degli atleti, la solitudine del portabandiera di Aruba, il tedoforo che si fa la corsetta finale fino in cima alla scala per andare ad accendere il grande barbecue a gas.

L'unica differenza potrebbero essere i fuochi artificiali di qualità veramente eccelsa (se no che Cina sarebbe), qualche migliaio di comparse in più e draghi, suppongo, draghi in tutte le salse. Vedo già un gigantesco rettile sputafuoco che potrebbe, almeno per questa volta, alitare sul braciere e accendere lui il fuoco olimpico incenerendo anche l'insopportabile tedoforo, perchè no? Giusto per cambiare, perchè le olimpiadi sono ormai ogni volta sempre più noiosamente uguali a loro stesse. Con l'unica differenza che, quadriennio dopo quadriennio ,diventano sempre più paracule. Le paraculimpiadi, appunto.

Sembra impossibile ma il CIO ama scegliere paesi dalle libertà chiacchierate, così si possono tirar fuori le campagne d'ordinanza per i diritti civili, lo sdegno per la sorte delle minoranze, che conservavamo in naftalina in un cassetto e tutta una serie completa di luoghi comuni e paraculaggini da utilizzare contro il paese designato come ospitante la manifestazione. Un idiota direbbe: "ma perchè scegliere paesi a regime dittatoriale allora e non punirli tagliandoli fuori dalla rosa dei papabili?"
Perchè anche quelli, come mercati sui quali piazzare le nostre mercanzie , fanno la loro porca figura. Fa impressione sentire un Romiti ammettere che nessuno si scandalizza quando nei paesi olimpici vanno imprenditori nostrani a sfruttare anche il lavoro minorile. Romiti, ex dirigente FIAT, non Che Guevara.

Sono mesi che la meniamo alla Cina per i diritti umani. Per carità, sacrosanto, ma parliamo noi che siamo andati a disputare un campionato del mondo di calcio in Argentina quando migliaia di persone venivano torturate, passando per gli stessi stadi, oltretutto, senza che nessuno se ne scandalizzasse (delle torture) se non a posteriori? Parliamo noi che abbiamo pianto e battuto i piedi per terra affinchè i nostri tennisti biancovestiti nel 1976 potessero giocare la Coppa Davis nel Cile di Pinochet?
Oggi i dirigenti cinesi hanno detto senza perifrasi al guerrafondaio, torturatore di Guantanamo e boia del Texas, G.W. Bush di farsi i cazzi propri. Non so se è proprio il mitico "scagli la prima pietra" ma quasi.

Per colmo di facciadaculaggine i politici, ovvero la longa manus dell'economia e della finanza, vorrebbero che gli atleti, che si schiantano per quattro anni in allenamenti per le olimpiadi, rinunciassero a tanti sacrifici per far far loro (ai politici) una figura da megaparaculi. Ridicolo anche il balletto "vado o non vado all'inaugurazione?" che assomiglia tanto al morettiano "mi si nota di più se vado o se non vado?"

Come se dello spirito olimpico, ovvero del gareggiare per puro spirito competitivo, proprio grazie al mercato ed alle sue leggi, non ne fosse rimasto che qualche traccia, come gli ossalati di calcio nelle urine, in discipline come il pentathlon, la lotta greco-romana e poco altro. L'atletica è ormai una passerella di divi, idem il nuoto, nel quale si discetta più delle trasparenze pubiche dei costumi che di bracciate.

La stessa dose massiccia di paraculaggine viene sparsa a profusione quando si parla di doping.
Esistono linee di ricerca dedicate alle sostanze per migliorare le prestazioni atletiche in tutte le aziende di BigPharma con le medesime che tampinano i medici sportivi affinchè le facciano adottare alle squadre di calcio o a singoli atleti; nelle palestre si va avanti a bombe, certe muscolature sono più che sospette in quasi tutti gli sport ma si fa finta che il doping sia un fatto di poche mele marce, di qualche pirata corsaro.

Per fortuna non ci sono più le orrende ginnaste rumene mezze nane e mezze bambine con le mestruazioni bloccate a tempo indeterminato, le mastodontiche nuotatrici della DDR o le lanciatrici di peso russe, più maschie di giocatori di rugby gallesi.
Non ci sono più perchè sono quasi tutte morte a causa delle cure alle quali si erano sottoposte per vincere. Si, ma erano paesi comunisti, dittatoriali, direte. E' morta anche l'americanissima ed eroina reaganiana Florence Griffith, la corridora con le unghie lunghissime e la tuta da spiderwoman.
Lo sport è ipocrita. Non esiste più la vittoria per caso. La vittoria si costruisce e se l'atleta non ce la fa con il suo, gli si dà una spinta. Le olimpiadi sono sempre state un fatto politico da quando sono dominate dal mercato. La Cina di quest'anno è solo un pretesto per dare aria ai cocomeri pensanti o ai meloni.

Sarebbe bello che le Olimpiadi cinesi regalassero momenti indimenticabili come quelli del passato. Come il Pietro Mennea che stabilì un record che resistette per 17 anni nello stesso anno dei pugni neri degli atleti sul podio, o le sette medaglie di Mark Spitz, una meteora di fulgida ed indimenticabile bellezza, assieme alle evoluzioni dello scricciolo russo Olga Korbut, a rischiarare il tragico buio di sangue di Monaco 1972.

Non scandalizziamoci se le olimpiadi si intonano così bene con i regimi. Nello sport c'è una forte componente di autoritarismo e mitica fascista dell'eroe (che è la stessa anche se vestita di rosso).
Le più belle olimpiadi in assoluto, dal punto di vista estetico, del resto, furono quelle di Berlino del 1936.

Le filmò in maniera geniale una regista per la quale faceva le bave il Fuhrer, Leni Riefenstahl. Guardare il film "Olympia" oggi è illuminante. Si rimane sconcertati nel vedere come tutte le successive cerimonie olimpiche di apertura e chiusura siano state modellate su quella di Berlino, soprattutto quelle dei paesi a libertà vigilata ma non solo.
La Riefenstahl non ha soltanto codificato un modo di filmare lo sport che è rimasto a tutt'oggi l'unico possibile ma ha messo a nudo quasi con innocenza l'ipocrisia e l'opportunismo della politica.
C'è un momento, durante la sfilata delle rappresentanze, in cui tutte le nazioni democratiche sembrano essere entusiaste di sfilare davanti al Fuhrer.
Anche i signori americani, ebbene si, non parliamo dell'Italia littoria e dei francesi, quelli con il braccio più entusiasticamente teso.
Non ho dubbi che ci saranno tanti bracci ritti, domani a Pechino.

14 commenti:

  1. Anonimo21:52

    http://www.youtube.com/watch?v=Sj5UximeuoU

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  2. Anonimo02:24

    Filippide morì per overdose

    E poi non ho mai capito perchè uno dovesse correre per avvertire gli altri di una vittoria.
    Mica bisognava sloggiare

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  3. Anonimo09:25

    Paperella, sei una grande, come sempre.
    Solo un appunto, per la precisione. Il grande Mennea stabilì sì il record del mondo dei 200 a Città del Messico, ma non alle olimpiadi del 1968, quelle della protesta con i pugni alzati degli atleti USa. Lo fece alle universiadi del 1979

    Alberto

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  4. Anonimo09:57

    Alberto: 16 ott 1968, Città del Messico, Carlos e Smith alzano i pugni guantati di nero e per questo vengono espulsi dalla squadra nazionale e il CIO nega loro le medaglie conquistate. Erano le stesse Olimpiadi.

    Grande Papera, anche il richiamo a Olympia... Veramente un bel post. Ma si sa che il CIO è un po' ipocrita... Vedi appunto episodio Carlos e Smith, che semplicemente hanno lottato con un braccio alzato per i diritti civili.

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  5. Anonimo10:20

    Brava Lame,proprio un bell'articolo di respiro largo.
    Aggiungerei solo che negli ultimi decenni il denaro a fiumi sta contribuendo ad uccidere lo sport-e questa è una novità-ma lo sport è sempre stato usato dal potere(tipici gli esempi USA-URSS al tempo dell'Unione Sovietica dove erano simboliche e importantissime anche le partite di scacchi..)come simbolo nazionalista e quindi cementificatore del consenso interno ai paesi e del rafforzamento del potere politico.
    E non soltanto nelle dittature ma in qualsiasi stato,perchè la "supremazia" nelle gare è una proiezione di quella nazionale e le masse con lo sport ci abboccano a meraviglia(remember l'uso della vittoria di Bartali al tour de France per coprire l'attentato a Togliatti).E' per questo che lo sport è condannato;perchè ha in sè una natura competitiva al servizio del potere.
    Infatti come hai già accennato tu,gli atleti,specie alle Olimpiadi,sembrano tanti soldatini;le divise tutte uguali,le parate,le bandiere,ecc.ecc.Propaganda dell'autorità, dell'uniformità e della non-libertà.
    E' servile per natura,fa un pò schifo anche se poi è bello guardare le gare.
    A proposito,Mennea non ha vinto i 200 nel 68' quando il tipo dal podio alzò il pugno nero del Black Power,ma dopo.Dev'essere stata Mosca 80'...
    (ps:abbiamo un'articolo in blog sul piano-casa di Tremonti che si teme possa diventare un piano-aiuto-costruttori )ciao!

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  6. Anonimo10:46

    Altromedia, corrette le tue considerazioni sul rapporto tra sport e potere. Pensiamo anche, in Italia, a quanto ha contribuito nella costruzione del consenso da parte di Berlusconi l'immagine di "vincente" come presidente del Milan

    Alberto

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  7. Anonimo10:48

    Non capisco i greci.
    A Berlino hanno sfilato con il braccio destro entusiasticamente teso,consci e compresi di cotanto tributo ed onore reso all'organizzatore dei giochi.
    Quando,quattro anni dopo,il suddetto,calorosamente appoggiato dagli atleti italiani,ha portato in Grecia,a sue spese,le olimpiadi di tiro a segno,lotta e inseguimento a squadre,preceduto dal sacro fuoco agonistico,lanciato sulle città dai Tedofori Stuka,si sono incazzati e l'hanno messa sulla politica.
    Ma non lo sanno,i greci che le Olimpiadi sono un momento di pace,serenità e fratellanza fra i popoli e la politica ne è sempre,dico sempre, stata estranea ?

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  8. Tu poni - indirettamente - un quesito importante: alle prossime olimpiadi in america o inghilterra, chi ha boicottato le cinesi sarà obbligato moralmente a boicottare anche quelle? Perché, giustamente, se ilparametro del boicottaggio deve essere ilgrado di rispetto dei diritti umani, allora Usa e Gb non scampano.

    Dal canto mio, sento di poterti dire che ho molto sentito questo boicottaggio perchè la questione cinese - checché ne dicano molti destrorsi de noantri - fa emergere alcune inedite e raccapriccianti contraddizioni del nuovo capitalismo: perchè parliamoci chiaro, è in virtù di legami capitalistici che la Cina tiene per le palle mezzo mondo, ed è in virtù di essi che i campioni della democrazia europea e americana se ne fottono dei morti del Tibet.

    Detto questo, non avrei ovviamente alcun problema a boicottare olimpiadi statunitensi! .. :)

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  9. Anonimo15:06

    Concordo riga x riga sia con te che con GG.

    Si sono svegliati tutti adesso a straccirsi le vesti per i diritti umani.
    A fine agosto non cio sarà una persona sola che ne parlerà ancora.

    Tutto è legato all'economia e ai soldi.
    Se la Cina fosse stato un paese meno potente, la CIO non avrebbe dato a loro la possibilità di organizzare i giochi. Tutto qui.

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  10. "Nel 1979, Mennea, studente di scienze politiche, prese parte alle Universiadi, che si disputavano sulla pista di Città del Messico, posta ad alta quota. Il tempo con cui vinse i 200, 19"72, era il record del mondo. Anche se questo record resistette per 17 anni, viene spesso svalutato dal fatto che fu ottenuto correndo ad alta quota (va comunque fatto notare che Mennea detenne anche il record del mondo a livello del mare dal 1980 al 1983 con 19"96, tempo stabilito nella sua città natale, Barletta). Il record venne battuto da Michael Johnson agli US Trials per le Olimpiadi del 1996".
    (Wikipedia)

    'Azz, mi ha fregato Città del Messico! Ma non vi sfugge niente eh? ;-)

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  11. Anonimo17:04

    Post azzeccatissimo, a partire dal titolo. E mi rompe un sacco che le cose stiano così, perché a me vedere lo sport piacerebbe, in modo fine a se stesso.

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  12. Anonimo00:16

    Anch'io mi permetto una piccola, pignola correzione all'articolo, che per il resto condivido in toto.
    Ai Mondiali di Argentina, nel 1978, il "Pibe de Oro" Maradona non fece faville, perché non c'era.
    Per quanto possa sembrare strano, non fu nemmeno convocato (d'altronde era ancora giovanissimo).

    Oldboy

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  13. Anonimo05:24

    Pure a me, mentre tutti i media esaltavano le coreografie della cerimonia di apertura, sono venuti in mente i filmati del 36 della Riefenstahl (e pure io ho da sempre talmente associato culto dello sport e fisicità al fascismo che al liceo penso di essere stato l'unico non-nerd nella storia a rischiare di essere rimandato a settembre per 5 anni consecutivi proprio in educazione fisica : sentivo proprio un senso di rifiuto, uno scatto di rigetto a quel mettere tutte le nostre fisicità in fila. E , ripeto, non perchè avessi un fisico che mi imbarazzava, ma proprio per quella liturgia dello spogliatoio/pantaloncini/professore-uomo-con-allievi-tutti-maschi-e-le-donne-da-un-altra-parte/non l'essere un nome e una storia ma solo un'accozzaglia di muscoli/condividere puzzo di sudore e bagni pieni di peli pubici con gente con cui magari non si aveva nulla in comune ma che qualcuno aveva deciso dovessero rappresentare la mia famiglia solo perchè tutti avevamo l'arnese in mezzo alle gambe...bleah che ricordi osceni) (propongo che educazione fisica la si faccia uomini e donne mischiati)

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  14. Buone vacanze a tutti gli amici bloggers
    Tafanus

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