Era un servizio pubblico, chiamato RAI, lottizzato dai partiti esattamente come oggi, con un partito dominante come la Democrazia Cristiana di Andreotti e Fanfani e quindi era una TV bacchettona e pretaiola.
Poteva capitare che ballerine tedesche troppo spogliate nell'unico varietà esistente del sabato sera - con un costume che oggi potrebbe fungere tranquillamente da burkini in una piscina islamica - venissero coperte, per decreto censorio proveniente dai piani alti di Viale Mazzini, da un bel collantone 60 denari.
Eppure, anche se i telegiornali erano letti da fini dicitori che ripetevano veline democristiane a pappagallo, non si avvertiva la sensazione di essere in un regime come succede oggi.
C'era una volta, un po' meno tempo fa, la televisione cosiddetta "libera". Tolti i paletti democristiani e piantati i garofani socialopportunisti, caddero non solo i collant ma anche le mutande, come ci ha raccontato "Videocracy".
Nel giro di vent'anni ci ritrovammo dalle calzamaglie delle Kessler a Moana Pozzi nuda in studio, senza neppure un cache-sex a proteggere la sensibilità dei telespettatori. Bisogna dire che era troppo perfino per la TV bordello di Berlusconi e che il programma, "Matrioska", cadde sotto la mannaia della censura. Più per lo Scrondo satirico di Disegni e Caviglia che per Moana, per la verità.
Nella televisione preistorica ed in quella più recente, pensate, poteva accadere che conduttori molto popolari venissero redarguiti o addirittura cacciati perchè si erano sfogati in diretta di qualche problemuccio personale. Non ricordo bene ma - forse era la Bonaccorti, di un fatto del genere, di una censura ad una conduttrice rea di eccessiva confidenza con i telespettatori, ne parlarono perfino i giornali.
"Non si utilizza il servizio pubblico radiotelevisivo per scopi personali".
Venne poi un signore che scese in politica per non finire in galera che utilizzò forse lo stesso collant delle Kessler per coprirsi le rughe sull'obiettivo della telecamera, recitando un proclama che sembrava preso pari pari dal monologo del beccamorto dell'inizio del "Padrino".
Grazie a questo signore arrivarono i telegiornali con le ospitate quotidiane a tutto l'avvocatume dei peggiori delinquenti, per il quale gli imputati erano ovviamente innocenti, nonostante le coda del sorcio gli pendesse ancora dalla bocca. Vennero due o tremila puntate-pollaio di Porta a Porta in difesa della Franzoni e furono perfettamente tollerate. L'allarme scattò solo quando "Anno Zero" si occupò dei processi del Signore dei Collant.
Oggi la televisione non esiste più. E' un contenitore unico di immondizia dove può passare di tutto, perfino la figa, purchè la monnezza venga inframmezzata dalla pubblicità pagata al Signore dei Collant. La RAI non è più un servizio pubblico ma una dependance dell'immondezzaio principale Mediaset. E' ridotta ad una discarica di rifiuti speciali che si concentrano soprattutto nei telegiornali, ormai inguardabili da tanto che sono sfacciatamente nanofili, addirittura più di quelli della casa madre.
"Mi vogliono dimezzato", ha piagnucolato il Dimezzolini nell'editoriale-sfogo mandato in onda in prime time dopo la scoperta degli altarini telefonici nei quali si dimostrava, se ancora ve ne fosse stato bisogno, che lui è un pretoriano mediatico del padrone della TV. Messo lì non a caso ma per uno scopo ben preciso. Presidiare.
C'è di tutto in quel filmato del Dimezzolini dimezzato: tutto ciò che una volta non sarebbe stato permesso, perfino ai tempi di Bernabei. Utilizzo personale del servizio televisivo ancora pubblico, almeno nominalmente; abuso di posizione dominante, dispregio della par condicio - dov'era la controparte? ed anche una buona dose di pornografia del tipo P.O.V.
Un autoservizietto pubblico, in pratica.
Poteva capitare che ballerine tedesche troppo spogliate nell'unico varietà esistente del sabato sera - con un costume che oggi potrebbe fungere tranquillamente da burkini in una piscina islamica - venissero coperte, per decreto censorio proveniente dai piani alti di Viale Mazzini, da un bel collantone 60 denari.
Eppure, anche se i telegiornali erano letti da fini dicitori che ripetevano veline democristiane a pappagallo, non si avvertiva la sensazione di essere in un regime come succede oggi.
C'era una volta, un po' meno tempo fa, la televisione cosiddetta "libera". Tolti i paletti democristiani e piantati i garofani socialopportunisti, caddero non solo i collant ma anche le mutande, come ci ha raccontato "Videocracy".
Nel giro di vent'anni ci ritrovammo dalle calzamaglie delle Kessler a Moana Pozzi nuda in studio, senza neppure un cache-sex a proteggere la sensibilità dei telespettatori. Bisogna dire che era troppo perfino per la TV bordello di Berlusconi e che il programma, "Matrioska", cadde sotto la mannaia della censura. Più per lo Scrondo satirico di Disegni e Caviglia che per Moana, per la verità.
Nella televisione preistorica ed in quella più recente, pensate, poteva accadere che conduttori molto popolari venissero redarguiti o addirittura cacciati perchè si erano sfogati in diretta di qualche problemuccio personale. Non ricordo bene ma - forse era la Bonaccorti, di un fatto del genere, di una censura ad una conduttrice rea di eccessiva confidenza con i telespettatori, ne parlarono perfino i giornali.
"Non si utilizza il servizio pubblico radiotelevisivo per scopi personali".
Venne poi un signore che scese in politica per non finire in galera che utilizzò forse lo stesso collant delle Kessler per coprirsi le rughe sull'obiettivo della telecamera, recitando un proclama che sembrava preso pari pari dal monologo del beccamorto dell'inizio del "Padrino".
Grazie a questo signore arrivarono i telegiornali con le ospitate quotidiane a tutto l'avvocatume dei peggiori delinquenti, per il quale gli imputati erano ovviamente innocenti, nonostante le coda del sorcio gli pendesse ancora dalla bocca. Vennero due o tremila puntate-pollaio di Porta a Porta in difesa della Franzoni e furono perfettamente tollerate. L'allarme scattò solo quando "Anno Zero" si occupò dei processi del Signore dei Collant.
Oggi la televisione non esiste più. E' un contenitore unico di immondizia dove può passare di tutto, perfino la figa, purchè la monnezza venga inframmezzata dalla pubblicità pagata al Signore dei Collant. La RAI non è più un servizio pubblico ma una dependance dell'immondezzaio principale Mediaset. E' ridotta ad una discarica di rifiuti speciali che si concentrano soprattutto nei telegiornali, ormai inguardabili da tanto che sono sfacciatamente nanofili, addirittura più di quelli della casa madre.
"Mi vogliono dimezzato", ha piagnucolato il Dimezzolini nell'editoriale-sfogo mandato in onda in prime time dopo la scoperta degli altarini telefonici nei quali si dimostrava, se ancora ve ne fosse stato bisogno, che lui è un pretoriano mediatico del padrone della TV. Messo lì non a caso ma per uno scopo ben preciso. Presidiare.
C'è di tutto in quel filmato del Dimezzolini dimezzato: tutto ciò che una volta non sarebbe stato permesso, perfino ai tempi di Bernabei. Utilizzo personale del servizio televisivo ancora pubblico, almeno nominalmente; abuso di posizione dominante, dispregio della par condicio - dov'era la controparte? ed anche una buona dose di pornografia del tipo P.O.V.
Un autoservizietto pubblico, in pratica.
un altro esempio, oltre quelli che hai già citato tu (ahahahah! :) pensa che sul tgr calabria parlano solo di scopelliti, oppure di loiero e i suoi paladini che chiedono agli elettori di "non disperdere voti" scegliendo Callipo, l'altro candidato alla carica di governatore nella regione calabria, citato solo come dico sopra.
RispondiEliminaio sono candidata alle regionali in calabria con la lista bonino-pannella che porta callipo, ma nonostante si stia facendo molto non abbiamo mai avuto l'onore finora di essere nominati... eppure per democrazia si dovrebbe, invece..
Mi vogliono dimezzato.
RispondiEliminaNo, il "Visconte dimezzato" no :-)
... Più per lo Scrondo satirico ...
Ma lo "scrondo" era un nano !
Boh, a dire il vero forse in quell'epoca cominciò la censura anche per filmati tipo "Mork e Mindy" ... quel saluto "nano nano" era, in effetti, poco rispettoso per il nuovo corso delle cose.
... poteva accadere che conduttori molto popolari venissero redarguiti o addirittura cacciati perchè si erano sfogati in diretta di qualche problemuccio personale ...
Mah, forse una cosa del genere capitò anche alla Carrà nel 1986 quando, durante la sua conduzione di "Domenica In" (in quasi diretta), si lamentò delle indiscrezioni fatte da Novella 2000 su di lei.
Poi fu molto criticata dai socialisti (ed è tutto dire) per l'indebito uso privato del servizio pubblico.
Della serie: ebbene, noi non glielo lasceremo fare ! (perchè lo vogliamo fare noi e solo noi)
Magari quella fu una piccola punizione per non aver eseguito esattamente qualche ordine di scuderia.
P.S.
Comunque si noti come anche le Kessler a 1.37 compongano il solito triangolino-piramidina.
Lame:[...]recitando un proclama che sembrava preso pari pari dal monologo del beccamorto dell' inizio del "Padrino".
RispondiEliminaPer quanto riguarda il “proclama” del '94; ho sempre odiato quello stronzo “parvenu”, da quando parlò di “invidia di classe” neanche fossimo stati ai tempi di Marie Antoinette rivoluzione francese per chi vedesse solamente la televisione e non ha una infarinatura da scuola dell'obbligo: vedesse, quindi, solamente la De Filippi e le Sue trasmissioni: “ Amici” e il resto. Le scuole dell'obbligo di una volta insegnavano ancora materie come: ortografia e grammatica, italiano, storia, letteratura, geografia,latino,religione.
Anche un rivoluzionario degli anni '70 poteva a suo modo essere un “parvenu” me ne rendo conto, vedi manifestazioni di privilegiati certo in antitesi ai proletari della sicurezza, come disse Pasolini; alla Bertolucci per intenderci “The Dreamers” ne è un esempio e abbastanza recente; tralasciamo non ero nemmeno nata nel '68.
Per quanto riguarda il Padrino di Coppola diamo atto al “Padrino III” dove la mafia si mescolerà alla politica, e ad “Analyse this” del regista Harold Remis, dove la mafia per aggiornarsi dovrebbe darsi a Internet.
Clamorosa l'ultima imitazione di Max Paiella a Parla con me (non a caso hanno provato a chiudere anche quello). Uno sfottò feroce per il re del giornalismo P.O.V.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=aTdlLb6EtcI
E' arduo riuscire a descrivere appieno l'indegnità di un Minzolini.
RispondiEliminaPropongo di limitarci ad insultarlo.
la cosa che piu' angoscia e' il non sapere quanti anni ci vorranno per tornare ad una presunta normalita'.
RispondiEliminaoramai siamo alle metetastasi,nn basta cacciare minzolini.
forse bisognera' riconciare daccapo con un nuovo "http://it.wikipedia.org/wiki/Alberto_Manzi"che cominci a spiegare agli italiani(sigh!!!)il significato di parole come democrazia,morale,lavoro,giornalismo,politica,diritti ecc..ecc..,la lista e' infinita,a conferma che siamo allo sfascio sociale completo.a questa classe politica,tutta compresa,mi vien da rispondere alla tognazzi ugo:
CA'VI VEGNA UN CANCHER !!!