Piccolo cappello introduttivo, solo un cappellino con veletta. Il prof. Yehuda Bauer, preoccupato per una nuova ondata di antisemitismo provocata dalla visione cinematografica di un plotone di ebrei spaccateste molto vendicativi e molto molto incazzati si sbagliava.
Era in errore pure il mio adorato Gilad Atzmon che, recensendo "Bastardi senza gloria" di Quentin Tarantino (avendolo già visto o no?) pensava anch'egli di trovarsi di fronte all'epopea della Grande Vendetta Ebraica, addirittura ad un film anti-Olocasuto, e probabilmente voleva anche lui togliersi la soddisfazione di dare qualche bastonata in testa ai basterdi sionisti che popolano i suoi incubi.
Anch'io, nel mio little one, suggestionata da questi autorevoli scritti mi ero fatta trascinare in un discorso che non catturava assolutamente lo spirito del film.
Ora che l'ho visto posso finalmente inquadrarlo, nel suo più profondo significato, in ciò che veramente è: una figata.
"Bastardi senza gloria" è prima di tutto un film di Tarantino, quindi l'ennesimo capitolo della Grande Saga della Vendetta Cosmica ed Implacabile, il suo argomento preferito ed anche il nostro, a giudicare dal successo che raccolgono le sue opere. Chi non ha il coraggio di provare sentimenti di vendetta, consuma solo piatti caldi o si fa spaventare dall'esaltazione che dà la vendetta compiuta, non può amare il suo cinema. Non si tratta solo di vendette sanguinose, di donne che da sole sgominano e fanno a pezzi 88 folli in un'esaltante rivisitazione della preparazione del ragù. Jackie Brown compie la sua vendetta usando solo un'accuminatissima e cerebrale astuzia.
Tarantino scrive e dirige film, come è noto anche ai sassi, ma assomiglia più ad un compositore sinfonico d'altri tempi. Si potrebbe dire che la sinfonia, morta per la Musica, è risorta nel Cinema scegliendosi come autore di punta Quentin Van.
Nelle sue sinfonie, questa è la numero sette, ci sono echi, suggestioni, rimandi ad altri autori, esattamente come succedeva con Beethoven e più recentemente con Mahler. C'è la suddivisione in tempi: Allegro, Presto, Andante, Largo, che lui chiama Capitoli. Ogni capitolo ha una struttura a sé stante, un inizio ed una fine, esattamente come i tempi di una sinfonia.
"Inglorious basterds" inizia con un lunghissimo Adagio, quasi un adagietto, ambientato in una improbabile campagna francese abitata da contadini ebrei (!!) dove arriva uno dei più straordinari personaggi visti di recente sullo schermo, il colonnello Landa interpretato dall'austriaco Christoph Waltz, uno che di Oscar dovrebbe riempirne uno scaffale, anche solo per come sa padroneggiare tutte le lingue in cui è parlato il film e per la tensione che riesce a creare nelle sue scene. Alla fine ci si domanda pure se il vero bastardo del film non sia proprio solo lui e gli altri solo un abile e fracassone depistaggio, il teaser dentro il film.
L'Allegro che introduce i "basterdi" e le loro sanguinose imprese, con l'Orso Ebreo di Eli Roth che fa un'entrata da "commendatore" mozartiano, è seguito da un altro Andante che ci presenta la Vendicatrice, la Regina della Notte Shoshanna ed il suo grande masterplan di far secco tutto l'ambaradan nazista rinchiudendolo in un cinema da sacrificare allo scopo. Der Hölle Rache. Meraviglie del nitrato d'argento. L'immaginazione contro il potere. Il cinema lanciato a bomba contro l'ingiustizia. Un momento di studiata e scientificamente pianificata anarchia.
Questo sontuoso finale, che giunge dopo intermezzi vari, quartetti, duetti, recitativi, è un allegro con fuoco (nel vero senso della parola) altrettanto esaltante delle cannonate dell'ouverture 1812 di Chaikovsky (ve la ricordate, en passant, in "V per Vendetta"?) e dominato dalla meravigliosa immagine della Faccia Gigante. Un momento cinematograficamente esaltante ma non solo.
La vendetta ebraica, già. Chi più degli ebrei avrebbe voluto vendicarsi dei nazisti? Anche se i tempi storici non quadrano e ci sono altre incongruenze - è solo un film, un sogno, non dimentichiamolo mai, non saremo mai grati abbastanza a Tarantino per averci regalato la fantasia di chiudere tutti i bastardi (quelli veri) che commettono atrocità in una stanza e farli fuori a bastonate.
Lo so, è volgare, è pornografico, di fronte alla rocciosa nobiltà del Colonello Von Stauffenberg di Tom Cruise che vive il regicidio con raffinata sofferenza, l'Orso Ebreo (our man) che massacra hardcore Hitler con la mazza da baseball, splat splat. E' volgare ma è ciò che tutti abbiamo sognato di fare, figuriamoci gli ebrei. In fondo è una cosa vecchia come il mondo. Quanno ce vo' ce vo'. Le rivoluzioni non si fanno in guanti gialli. "Massacra il dittatore" è un gioco serio, altro che "Carmageddon".
Tarantino, per la sua prima fantasia in costume, da perfetto filologo che non ha paura di sporcarsi il grembiulino con la cultura europea, alta o pop non importa, non pesca solo nel cinema thriller tedesco e nel solito immenso repertorio italiano ma addirittura nel cast del "Commissario Rex". Evvai. Christoph Waltz interpretò un inquietante serial killer nell'episodio "Der Puppenmorder" della terza serie (ecco dove l'avevo visto!) e nel plotone dei basterdi c'è addirittura il secondo poliziotto-padrone di Rex, Gedeon Burkhard.
Ecco uno che non ha paura dei critici con la merda sotto il naso che "ohibò il cinema di serie B, la te-le-vi-sio-neee!"
La scelta delle musiche per la colonna sonora è come al solito piacevolissimamente spiazzante. Fin dalla musica dell'inizio, quel "Green Leaves of Summer" che mi è schizzato fuori dalla memoria rimuovendo un tappo vecchio di almeno quarant'anni. Da qualche parte in cantina ne devo avere ancora il 45 giri.
Il mio compagno mi ha fatto notare il tema di "La battaglia di Algeri" e di altri film italiani ed ho ritrovato con piacere il David Bowie di "Puttin' out fire" ("with gasoliiine") in arrivo direttamente sul binario degli anni 80.
I film di Quentin non sono solo cinema ma una seduta psicoanalitica con il paziente che ti inonda di libere associazioni.
Delizioso anche il cameo di Michael Myers e il tocco di genio della scena della scarpetta di Cenerentola, omaggio al notorio feticismo tarantiniano per il piede femminile.
Femmine tutta testa, anche in questo film. Bellissime e fatali ma con un sacco di cose da dire e da raccontare. Donne che se la giocano alla pari con l'uomo ed agiscono. Vi sembra poco, in un mondo di ragazze immagine tutta fica e niente cervello addestrate a cantare in coro "meno male che Papi c'è?"
Non so se questo è il capolavoro di Tarantino, come egli fa dire al suo alter ego Aldo Pitt dopo che ha appena "tatuato" di coltello il nazista ma, se non lo è, è un'ottima imitazione.
Insomma Quentin, se non l'hai ancora capito, ti amo. Fai dei miei piedi ciò che vuoi.
Era in errore pure il mio adorato Gilad Atzmon che, recensendo "Bastardi senza gloria" di Quentin Tarantino (avendolo già visto o no?) pensava anch'egli di trovarsi di fronte all'epopea della Grande Vendetta Ebraica, addirittura ad un film anti-Olocasuto, e probabilmente voleva anche lui togliersi la soddisfazione di dare qualche bastonata in testa ai basterdi sionisti che popolano i suoi incubi.
Anch'io, nel mio little one, suggestionata da questi autorevoli scritti mi ero fatta trascinare in un discorso che non catturava assolutamente lo spirito del film.
Ora che l'ho visto posso finalmente inquadrarlo, nel suo più profondo significato, in ciò che veramente è: una figata.
"Bastardi senza gloria" è prima di tutto un film di Tarantino, quindi l'ennesimo capitolo della Grande Saga della Vendetta Cosmica ed Implacabile, il suo argomento preferito ed anche il nostro, a giudicare dal successo che raccolgono le sue opere. Chi non ha il coraggio di provare sentimenti di vendetta, consuma solo piatti caldi o si fa spaventare dall'esaltazione che dà la vendetta compiuta, non può amare il suo cinema. Non si tratta solo di vendette sanguinose, di donne che da sole sgominano e fanno a pezzi 88 folli in un'esaltante rivisitazione della preparazione del ragù. Jackie Brown compie la sua vendetta usando solo un'accuminatissima e cerebrale astuzia.
Tarantino scrive e dirige film, come è noto anche ai sassi, ma assomiglia più ad un compositore sinfonico d'altri tempi. Si potrebbe dire che la sinfonia, morta per la Musica, è risorta nel Cinema scegliendosi come autore di punta Quentin Van.
Nelle sue sinfonie, questa è la numero sette, ci sono echi, suggestioni, rimandi ad altri autori, esattamente come succedeva con Beethoven e più recentemente con Mahler. C'è la suddivisione in tempi: Allegro, Presto, Andante, Largo, che lui chiama Capitoli. Ogni capitolo ha una struttura a sé stante, un inizio ed una fine, esattamente come i tempi di una sinfonia.
"Inglorious basterds" inizia con un lunghissimo Adagio, quasi un adagietto, ambientato in una improbabile campagna francese abitata da contadini ebrei (!!) dove arriva uno dei più straordinari personaggi visti di recente sullo schermo, il colonnello Landa interpretato dall'austriaco Christoph Waltz, uno che di Oscar dovrebbe riempirne uno scaffale, anche solo per come sa padroneggiare tutte le lingue in cui è parlato il film e per la tensione che riesce a creare nelle sue scene. Alla fine ci si domanda pure se il vero bastardo del film non sia proprio solo lui e gli altri solo un abile e fracassone depistaggio, il teaser dentro il film.
L'Allegro che introduce i "basterdi" e le loro sanguinose imprese, con l'Orso Ebreo di Eli Roth che fa un'entrata da "commendatore" mozartiano, è seguito da un altro Andante che ci presenta la Vendicatrice, la Regina della Notte Shoshanna ed il suo grande masterplan di far secco tutto l'ambaradan nazista rinchiudendolo in un cinema da sacrificare allo scopo. Der Hölle Rache. Meraviglie del nitrato d'argento. L'immaginazione contro il potere. Il cinema lanciato a bomba contro l'ingiustizia. Un momento di studiata e scientificamente pianificata anarchia.
Questo sontuoso finale, che giunge dopo intermezzi vari, quartetti, duetti, recitativi, è un allegro con fuoco (nel vero senso della parola) altrettanto esaltante delle cannonate dell'ouverture 1812 di Chaikovsky (ve la ricordate, en passant, in "V per Vendetta"?) e dominato dalla meravigliosa immagine della Faccia Gigante. Un momento cinematograficamente esaltante ma non solo.
La vendetta ebraica, già. Chi più degli ebrei avrebbe voluto vendicarsi dei nazisti? Anche se i tempi storici non quadrano e ci sono altre incongruenze - è solo un film, un sogno, non dimentichiamolo mai, non saremo mai grati abbastanza a Tarantino per averci regalato la fantasia di chiudere tutti i bastardi (quelli veri) che commettono atrocità in una stanza e farli fuori a bastonate.
Lo so, è volgare, è pornografico, di fronte alla rocciosa nobiltà del Colonello Von Stauffenberg di Tom Cruise che vive il regicidio con raffinata sofferenza, l'Orso Ebreo (our man) che massacra hardcore Hitler con la mazza da baseball, splat splat. E' volgare ma è ciò che tutti abbiamo sognato di fare, figuriamoci gli ebrei. In fondo è una cosa vecchia come il mondo. Quanno ce vo' ce vo'. Le rivoluzioni non si fanno in guanti gialli. "Massacra il dittatore" è un gioco serio, altro che "Carmageddon".
Tarantino, per la sua prima fantasia in costume, da perfetto filologo che non ha paura di sporcarsi il grembiulino con la cultura europea, alta o pop non importa, non pesca solo nel cinema thriller tedesco e nel solito immenso repertorio italiano ma addirittura nel cast del "Commissario Rex". Evvai. Christoph Waltz interpretò un inquietante serial killer nell'episodio "Der Puppenmorder" della terza serie (ecco dove l'avevo visto!) e nel plotone dei basterdi c'è addirittura il secondo poliziotto-padrone di Rex, Gedeon Burkhard.
Ecco uno che non ha paura dei critici con la merda sotto il naso che "ohibò il cinema di serie B, la te-le-vi-sio-neee!"
La scelta delle musiche per la colonna sonora è come al solito piacevolissimamente spiazzante. Fin dalla musica dell'inizio, quel "Green Leaves of Summer" che mi è schizzato fuori dalla memoria rimuovendo un tappo vecchio di almeno quarant'anni. Da qualche parte in cantina ne devo avere ancora il 45 giri.
Il mio compagno mi ha fatto notare il tema di "La battaglia di Algeri" e di altri film italiani ed ho ritrovato con piacere il David Bowie di "Puttin' out fire" ("with gasoliiine") in arrivo direttamente sul binario degli anni 80.
I film di Quentin non sono solo cinema ma una seduta psicoanalitica con il paziente che ti inonda di libere associazioni.
Delizioso anche il cameo di Michael Myers e il tocco di genio della scena della scarpetta di Cenerentola, omaggio al notorio feticismo tarantiniano per il piede femminile.
Femmine tutta testa, anche in questo film. Bellissime e fatali ma con un sacco di cose da dire e da raccontare. Donne che se la giocano alla pari con l'uomo ed agiscono. Vi sembra poco, in un mondo di ragazze immagine tutta fica e niente cervello addestrate a cantare in coro "meno male che Papi c'è?"
Non so se questo è il capolavoro di Tarantino, come egli fa dire al suo alter ego Aldo Pitt dopo che ha appena "tatuato" di coltello il nazista ma, se non lo è, è un'ottima imitazione.
Insomma Quentin, se non l'hai ancora capito, ti amo. Fai dei miei piedi ciò che vuoi.
Cara amica Lameduck,
RispondiEliminanonostante abbia i dvd di tutti i film di Quentin Tarantino (anche se alcuni film li trovo molto belli e altri meno), non ho ancora visto questo film.
Spero che nelle sale cinematografiche della mia città sia ancora presente, perchè non vedo l'ora di vederlo.
Ti confesso che quando parli di cinema riesci sempre a colpire nel segno.
Ciao Davide
Una noticina pedante ...
RispondiEliminaL'Overture è 1812, nel 1820 Napoleone era già a fare la calzetta ;-)
quando parli di cinema sei arrappante,mi fai venire voglia......di vedere il film;.)
RispondiElimina... è solo un film, un sogno, non dimentichiamolo mai, non saremo mai grati abbastanza a Tarantino per averci regalato la fantasia di chiudere tutti i bastardi (quelli veri) che commettono atrocità in una stanza e farli fuori a bastonate.
RispondiEliminaEilà, addirittura grati ... comunque si tratta di fantasie proibite su cui sarebbe meglio non indulgere perchè poi al momento del "dunque" accade sempre l'esatto opposto.
Volutamente non ho visto tutti i suoi film (tuttavia prima o poi cederò alla tentazione), perchè in questi casi andare a istinto è molto più divertente che non emettere un giudizio reale e ponderato; in ogni caso le sensazioni che ho ricavato dai pochi minuti di visione dei suoi vari film non sono molto diverse dalle tue anche se un paio spiccano sulle altre, ovvero:
1) che Tarantino scrive e dirige i film che gli piacerebbe vedere come se fosse un consumatore medio di film di cassetta non solo per questioni commerciali ma anche e soprattutto per soddisfare le proprie necessità personali (sospetto che se li riveda con molta gioia);
2) che come al solito tutto questo indulgere in scene di violenza, criminalità seriale, vendetta e altri sentimenti estremi conditi da innumerevoli riferimenti ad altre opere è la prova provata del richiamo della foresta; certo ci sono necessità commerciali e molto altro ancora che spingono verso certe scelte ma questo cognome ... come dire, così poco statunitense ... non desta qualche curiosità antropologica ?
Insomma Taranti-ni o Taranti-no ?
La recensione è carinissima. Unico appunto: l'intro del film, l' "improbabile campagna francese popolata da contadini ebrei" non è affatto improbabile in quanto nella Francia degli anni '30 la popolazione ebraica era spesso disseminata sul territorio, in particolare nelle campagne e nei piccoli villaggi.
RispondiEliminaValerio
Tarantino mi piace molto, forse l'unico film scarso è quello con Uma che è per chi non è appassionato di Kung Fu è un po' palloso... Trovo però un po' pesante continuare a sparare sulla Croce Rossa... Al cinema la stanno facendo così lunga con i nazisti (dal mai abbatanza sopravvalutato Roma Città aperta in poi) che a volte viene da pensare come a Kubrick sull'argomento... Consiglio la lettura di un libro http://www.isses.it/bacque.htm a cui forse Quentin si è ispirato (più che al film italiano) per le violenze, ma sono violenze subite dai soldati tedeschi dopo la guerra non durante... (ps: non sono di destra, ma penso che essre di sinistra non significhi automaticamente la nascita della terza narice...)
RispondiEliminaLa storia è materia che va maneggiata con cura. Tanto per evitare fraintendimenti:
RispondiEliminaJames Bacque, scrittore, editore e storico canadese di non eccelsa reputazione, ha pubblicato il libro citato ("Other losses") una ventina di anni fa (1989) e all'epoca suscitò un certo scalpore prima di essere messo da parte come opera di scarso valore storico. Nel 2002 ne ha presentato una versione rimaneggiata ed ampliata con l'impiego di materiale inedito proveniente dagli archivi dell'ex Urss. Ma anche così le sue tesi "rivoluzionarie" hanno trovato scarso credito. Una specie di David Irving (il negazionista impegnato a suscitare compassione per i poveri tedeschi vittime delle brutalità alleate), e difatti entrambi - il britannico e il canadese - più che storici sono considerati romanzieri.
A Bacque vengono rimproverati coralmente dal mondo degli storici di mestiere errori di metodo e errori di interpretazione talvolta adirittura grossolani. Ad esempio il famoso "milione di prigionieri mancanti" è solo dovuto al fatto che molti appartenenti ai Volkssturm (milizie popolari naziste) vennero rilasciati senza formalità perchè o troppo vecchi o troppo giovani, al fatto che molti detenuti vennero trasferiti in altri campi di internamento e altri ancora riuscirono a scappare.
Per tutti, il giudizio della storica austriaca Brigitte Bailer-Galanda, docente di storia contemporanea all'università di Vienna: "Bacques These vom absichtlich herbeigeführten massenhaften Tod deutscher Soldaten (wurde) mittlerweile längst als unwissenschaftlich und unhaltbar entlarvt", ossia: " ma intanto, e da lungo tempo, la tesi di Bacque secondo cui soldati tedeschi vennero uccisi in massa di proposito è stata riconosciuta priva di scientificità e insostenibile".
sono anch'io un fan di Tarantino,cio' che amo molto nei suoi film e' il montaggio che e' davvero fenomenale.Il film non l'ho ancora visto ma sicuramente non manchero' di farlo.
RispondiEliminaSarà anche sinfonico, ma io ci ho resistito un’ora e due minuti esatti.
RispondiEliminaChe è stato anche un piccolo record visto che mi ero ripromesso di non addentrarmi più nelle cose di Tarantino dopo la considerevole noia di Kill Bill.
All’inizio prende Sergio Leone pari pari, musica compresa, prosegue poi con i nazi di Russ Meyer in Up!, pari pari anche quelli, insertino porno compreso. Certo, mancava il pelo di Kitten Natividad, c’era solo il baffo di Brad Pitt in una delle sue prove più scadenti (lui, non il baffo), però la cosa non era troppo invivibile se si è amanti del fumetto sconclusionato ma con parecchie velleità.
Poi prende il ritmo e il modello caratteristico di una telenovela: due o più persone che si parlano addosso e basta, e lì ho dato forfait.
Forse il buon Quentin, quando avrà finito di “ispirarsi” con i cinematografari veri, potrebbe cominciare a pensare cosa fare da grande.
PS: la cicca spenta sul dolce è forse qualcosa tipo la cicca spenta sull’uovo di Hitchcock?
Dovrebbe seriamente pensare a cosa fare da grande, Quentin.
Devo dire che il film non mi è sembrato un capolavoro. Non ho però la tua cultura per controbattere punto per punto! : D
RispondiEliminaComunque secondo me il tema (peraltro fritto e rifritto) giustamente incarcerava un pò le cose, lui non ha potuto fare una Tarantinata in pieno.
Secondo me Brad Pitt non ha recitato in un modo degno del nome che porta e dei trilioni che prende, aveva sempre due smorfie, sempre quelle. All'inizio le inquadrature erano uguali a quelle di Sergio Leone, poi mi ricordo che ho colto qualche altra citazione (o copiatura, che dir si voglia), ma in questo momento non mi vengono in mente. Francamente dato il tema secondo me solo una visione delle cose completamente geniale poteva rendere questo film un capolavoro. Invece è un buon film, un pò per i dialoghi, un pò perchè come hai detto i personaggi femminili tengono testa a quelli maschili, un pò per le musiche.
P.S: Ho notato una cosa: quando muoiono tutti o è Shakespeare o è Tarantino!
RispondiEliminauna figata è stato esattamente il termine che ho usato anch'io.
RispondiEliminaPerò è da vedere in lingua originale perchè, ad esempio, l'attore che fa il colonnello landa sembra molto più bravo del doppiatore. Lo stacco dall'ìattore al doppiatore (dal francese all'italiano) è terribile.
Più che altro, non è un film sul nazismo.
RispondiEliminaE' un film sul cinema, o meglio sulla sua forza distruttiva e creativa.
Forse non è il capolavoro di Quentin Tarantino ("Pulp Fiction" è pressochè perfetto, "Le Iene" è inarrivabile per la tensione drammatica, "Jackie Brown" mostra la potenziale classicità del regista) ma è di sicuro il film più compiuto e articolato all'interno della riflessione tarantiniana su vittime, carnefici e rappresentazione.
Chi, come Salazaar, ci vede solo citazioni e tarantinismi (in realtà ridotti al minimo) non si rende conto che è un'opera controllatissima, limata accuratamente rispetto al materiale di sceneggiatura iniziale (pare di proporzioni bibliche), che costruisce un'architettura solidissima di piani e contropiani cinematografici e metacinematografici (un esempio per tutti: il massacro del nazista da parte dell'Orso Ebreo, che avviene un in una sorta di anfiteatro: i Bastardi che assistono ridono esattamente nello stesso momento in cui ridono gli spettatori in sala).
Tarantino ha capito perfettamente cosa fare da grande, e lo sta già facendo.
Mi spiace utilizzare il blog di Lameduck per una chiacchierata extra... comunque devo un grazie alla risposta di Albigin, che mi ha dato degli spunti di ricerca interessanti. Sicuramente lui (o lei) è molto più competente di me. La chiudo qui dicendo solo che Bacque è un po' come Pansa in Italia. Non adopera il metodo storico ed è quindi giustamente schifato dagli storici. Però come Pansa occupa con il suo lavoro uno spazio vuoto lasciato dagli storici. E' mia curiosità andare a curiosare tra gli spazi vuoti. Mi piacerebbe ci fosse sull'argomento uno storico con la determinazione del Luraghi sulla guerra civile americana, ma lui parlava di cose ormai metabolizzate da un secolo, occorrerà aspettare qualche altro anno... Di nuovo scusa a Lameduck e a Albigin. ps: il film non è male. ho trovato l'originale italiano a cui si è ispirato: non c'entra quasi nulla...
RispondiEliminaUna bellissima recensione, me la sono gustata dall'inizio alla fine ^^
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