lunedì 12 novembre 2007

Non c'è PACS nemmeno dopo la morte

Tempo fa leggevo un’interessante intervista con una giovane statista emergente la quale, interrogata sui diritti da concedere per legge alle persone conviventi, gay ed etero, così rispondeva:
"I diritti individuali sono già garantiti. L'unica cosa che i Dico avrebbero portato sarebbe stata la pensione di reversibilità per i conviventi, che d'altra parte il sistema pensionistico nazionale non sarebbe stato in grado di sostenere. I figli, il diritto alla visita in ospedale: tutto questo già c'è e quel che non c'è si può correggere caso per caso. Esistono le scritture private. Stiamo parlando di una questione che riguarda una minoranza del paese, non sono queste le priorità di un governo".
Dev’essere stata l’emozione della ribalta ma la signora, che tra l’altro si onora ella stessa di far parte della categoria dei conviventi, è riuscita ad inanellare una sequela invidiabile di corbellerie, smontabili una per una con una facilità da mobiletto dell’IKEA.

La prima affermazione è falsa: se i diritti individuali fossero già garantiti non staremmo qui a chiedere i Dico e i Pacs. Sulla pensione di reversibilità: visto che si tratta di una minoranza del paese trovo difficile credere che le casse dell’INPS andrebbero in rosso a causa di qualche pensione in più. I figli: se i figli vogliono sono in grado di cacciare di casa dall’oggi al domani la convivente del genitore appena deceduto che magari, vedovo, si era rifatto una vita con una compagna. Accade ogni giorno e si tratta di figli che bramano di entrare in possesso dell’appartamento in eredità e non sono certo mossi da chissà quali nobili propositi. Occorrebbe una legge per difendere i conviventi dai figli, non il contrario.
Le visite in ospedale. Certo, come compagna/o di un ricoverato sarà difficile che qualcuno mi impedisca di accudirlo ma se per caso vi sono dei figli che vogliono opporvisi, ancora una volta potranno farlo. Per non parlare del fatto che se il malato è in coma o comunque non in grado di comunicare, il convivente potrebbe avere gravi difficoltà ad accedere ai dati personali e alle notizie sul suo stato, come un coniuge legittimo. Bisogna pregare di non trovare un medico bacchettone.
Veniamo infine alle scritture private. Ah, qui la volevo, la statista. Scrittura privata significa soldi da versare a notai e altri azzeccagarbugli.
Farò un esempio decisamente macabro ma che secondo me serve egregiamente per far capire come sia necessario regolamentare i diritti civili tra le persone conviventi. Diritti che, secondo il mio modesto parere, sono sempre tra le priorità di qualunque governo.

Sempre più spesso ormai si ricorre alla cremazione e, grazie ad una nuova legge, è possibile ottenere in affidamento domestico le ceneri dei propri cari defunti.
Si fa una semplice domanda di affidamento in Comune con un paio di marche da bollo e ci si porta l’urna a casa. L’affidamento delle ceneri può essere richiesto da un parente stretto: genitori, figli, coniugi, fratelli, insomma consanguinei.
Che succede se, ad esempio, un convivente desidera portarsi a casa le ceneri della propria compagna o del proprio compagno? Le cose si complicano assai.

Ricordo che fino a pochi anni fa, per farsi cremare occorreva iscriversi ad un’apposita associazione che forniva i documenti necessari. Oggi è tutto semplicissimo.
Organizzando un funerale, se la famiglia opta per la cremazione è sufficiente che il coniuge o i figli o altri parenti firmino un’autocertificazione dove è scritto che “il defunto aveva espresso il desiderio di essere cremato”. Può decidere anche solo il coniuge. Se non vi è un coniuge decide il figlio. Solo se i figli sono più di uno è necessario che la decisione sia unanime. Magari non è neanche vero che il poveretto voleva farsi bruciare ma in pratica la famiglia ha il diritto di disporre come vuole del cadavere del proprio caro.

Se invece non vi sono coniugi legittimi ma solo conviventi, almeno secondo la direttiva dell'Emilia Romagna, occorre che la volontà del defunto di affidare le proprie ceneri al convivente sia stata espressa in un regolare testamento, depositato presso un notaio e pubblicato! Sempre che poi non salti su un figlio che decida che la cremazione non si fa più.
Tenendo conto dei tempi e dei costi di una tale trafila, mi sembra che si voglia creare una vera e propria discriminazione nei confronti dei conviventi, e per giunta in contrasto con la normativa molto più elastica che riguarda normalmente la cremazione.

La signora dell’intervista direbbe sicuramente che il problema non esiste perché basta andare dal notaio a fare testamento e mettere una bella firmetta su una scritturina privata per sicurezza. Non so quanto potrebbe costare il tutto ma, tenendo presente l’esosità dei notai e il costo, ad esempio, di 400 euro per la compilazione di un atto notorio per pratiche di successione, posso immaginare che si tratterebbe di una bella cifra. Un’inezia forse per chi ha i dané ma tanto per una famiglia di operai.
E’ giusto discriminare i cittadini sulla base del censo? E’ giusto che uno, solo perché è mio parente, possa avere tutti i diritti, compresi quelli di infilarmi in un forno anche se non volevo e il mio compagno non possa invece avere le mie ceneri?
Perché un convivente non può fare una domanda di affidamento in carta semplice anche quando i consanguinei sono d’accordo, perfino i figli? Io ho fatto l'esempio senza specificare se la coppia di conviventi è etero o gay ma è facile immaginare che nel caso di persone omosessuali le difficoltà sarebbero moltiplicate per mille. Una discriminazione nella discriminazione.

Ho fatto solo un esempio che rimanda magari a cose alle quali non vorremmo mai dover pensare ma che serve per riflettere e per capire che i Dico, i Pacs, o come diavolo vogliamo chiamarli, servono per la gente comune che non ha i soldi per pagarsi le sacre ruote da ungere. Sono necessari per impedire abusi ed ingiustizie e affinchè tutti i cittadini diventino veramente uguali di fronte allo Stato. Tutti, indipendentemente dall'orientamento sessuale.

Ah, se siete curiosi, la statista emergente era la Rossa di Milanello.

11 commenti:

  1. Anonimo22:12

    Illuminante.
    Attendo con ansia la controreplica della rossa.
    (seee, aspetta e spera...)

    dM

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  2. Io ancora non riesco a capire che male possa fare alla famiglia garantire dei diritti in più ai cittadini...
    Forse dovrò divorziare un paio di volte e mettermi a difesa della famiglia per capirlo...

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  3. Anonimo09:49

    A parte il fatto che ho dovuto leggere due volte l'intero post per ravvedermi di un mio lapsus.. credevo di aver letto stilista anzichè statista..., ma... viste le corbellerie che escono da quelle labbra cosi belle.. (??)... mi sono veramente sbagliato?
    Lame un altro tuo capolavoro.. grazie.
    Beppe

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  4. Vedere te argomentare con la Rossa
    è come vedere sparare ad una mosca con un cannone.
    Fatto sta che la mosca ronza in Parlamento, ma è un piccolo particolare...


    Pensatoio

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  5. Anonimo11:18

    Scusami cara,
    ma non mi si apre la pagina dove avrei potuto trovare la tua email. Sono RinascitaNazionale e ti volevo chiedere se ti andava di linkarci a vicenda visto che sto rinnovando il mio blogRoll (le difficolta in cui versa la gestione dei link nel cannocchiale, mi porta a redigere una sorta di lista che poi inseriro tutta insieme nel mio blog - altri modi purtroppo non ci sono).

    Fammi sapere allora. Sarebbe un onore per me. Salutoni

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  6. Se permetti, smonto un'altra delle corbellerie della nostra. Come dimostrano i dati ufficiali pubblicati recentemente in Francia, dove i PaCS esistono dal 1999, la questione non riguarda solo "una minoranza del paese" (che lei, evidentemente, identifica con le sole coppie omosessuali): è emerso infatti che ci si pacsa sempre di più (77000 PaCS nel solo 2006) e, soprattutto, che a sottoscrivere i PaCS sono soprattutto le coppie eterosessuali (93% dei PaCS conclusi nel 2006). Si tratta di una minoranza o di un bisogno universalmente riconosciuto? È mai possibile pensare che in Italia la situazione sarebbe diversa?

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  7. Già è tanto che la "rossa" sia riuscita ad articolare una frase e non si sia limitata al "no comment".
    Sul resto, oltre al fatto che abbiamo tentato anche coi CUS che hanno subito la stessa fine (la pattumiera), non c'è altro da aggiungere a quello che più che egregiamente hai esposto tu.
    Complimenti!

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  8. @ diabolicomarco
    :-D

    @ lupo sordo
    è il gusto di togliere qualcosa agli altri per averla solo loro. E' il piacere del Potere.

    @ beppone
    potevi aver capito anche stagista, volendo. ;-)

    @ meinong
    Un piccolissimo particolare... ;-)

    @ rinascita nazionale
    link già aggiunto. Grazie a te. Ciao!

    @ gabriele
    dal 1999... :-(
    ti rendi conto? Noi stiamo ancora a discutere sui preamboli. Grazie infinite per le informazioni.

    @ franca
    per la verità in un'altra intervista la Brambillona, alla domanda sul perchè si opponesse ai pacs visto che era anche lei una convivente, aveva risposto "no comment".

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  9. Anonimo00:05

    lameduck,
    pecchi di ingenuità.
    Se passa la faccenda della reversibile, si apre una caccia al vecchietto senza precedenti. Stuoli di precari che corrono a firmare la convivenza coi nonnetti pregustando di mandare affa il call center o l'assegno di ricerca o la cattedra a Roccacannuccia appena il pensionato stira.
    Io lo farei di corsa. Capperi, una pensione! E chi se la sognava più??

    :D

    la precaria

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  10. Anonimo22:51

    Grande diabolica precaria! A questa eventualità non avevo pensato.
    Grazie ai pacs potrei puntare al vecchio pensionato anche io!
    :mumble mumble:

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  11. @ la precaria
    le badanti lo fanno già e riescono a farsi sposare anche. ;-)

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