Certi post raccolgono talmente tanti commenti e di un tale interesse che meritano un post-risposta dedicato, con tanto di menzione d'onore dei commentatori più meritevoli e sagaci.
Ovviamente, se si scrive di varianti di valico e vento forte a Caianello, di solito non si crea un'appassionante discussione tra proisti e contristi.
Se parli di stupro invece, hai voglia, sono argomenti che tirano più di un carro di buoi e che tirano fuori anche il peggio, o il meglio, degli interlocutori. E' così anche nella conversazione da vita reale.
E' stato istruttivo leggermi tutti i pensieri scaturiti da molti commentatori uomini che si sono risentiti per essersi sentiti accostati al concetto terrificante di
impotenza. L'impotenza di cui parlavo, en passant, non era limitata a
quella impotenza ma al non potersi muovere, al non poter reagire, al senso di impotenza, appunto. Poi sono io che penso con il pene come Moravia.
Parlando di reazione alla paura di impotenza non mi riferivo alla totalità del genere maschile , in quanto la maggioranza degli uomini riesce a controllarla, ma soltanto alla categoria degli stupratori. Tant'è, è scattato lo stesso il corporativismo come un salvavita difettoso. Tu generalizzi, mi hanno detto, e non è giusto, non si può criminalizzare il genere maschile. Gnè gnè.
Ma quando mai? Ho solo detto che a volte si ha l'impressione che gli uomini facciano fatica a calarsi nelle mutande delle donne stuprate, per i ragionamenti che fanno sull'argomento e per la quantità industriale di asini che cadono quando se ne discute. In effetti, la reazione piccata di alcuni al post me lo ha dimostrato.
Prendiamo ad esempio chi sostiene che forse
"l'unico modo per far capire ad un uomo l'orrore dello stupro è avere la moglie o la sorella o la figlia violentate."Oplà, un po' talebano come ragionamento, non trovate? C'è una gran parte di mondo che obbliga le donne stuprate a suicidarsi dopo aver subito violenza per mondare l'onore della famiglia, cioè degli uomini di casa e di solito lo chiamiamo terzo mondo, per mettere in chiaro che non abbiamo niente a che spartire con certe tradizioni barbare, noi no, noi.
Per far capire ad un uomo l'orrore dello stupro basta che l'uomo immagini di essere stuprato. Suvvia, non è difficile. Nelle carceri, sulle navi, in qualche spogliatoio di caserma, avendo l'accortezza, in quest'ultimo caso, di chiamarlo
atto di nonnismo. A parte le condizioni di isolamento monosessuale, succede regolarmente a molti ragazzi gay, ai trans, a chi appare un maschio sottomesso, debole e di facile sopraffazione. Lo stupro di guerra colpisce anche gli uomini conquistati, non solo le donne.
Molti commentatori, parlando di stupro, si dedicano con accanimento allo spaccare il capello in quattro. Fanno furore, innanzitutto,
le spiegazioni socio-etologiche del fenomeno.
Solo una infima minoranza dà la colpa degli stupri a
fattori genetici; qualche lombrosiano che ritiene lo stupro un fenomeno limitato alla categoria dei delinquenti congeniti dai tratti facciali porcini. Magari fosse solo così.
La maggior parte del risentimento gnè gnè è fermamente comportamentista. Poca Natura e molta Cultura. Anzi,
è solo un problema culturale. Una conclusione po' forte, visto che un altro amico puntualizza che anche il germano reale stupra la femmina e lì, nei laghetti, di cultura e televisione culi-tette-culi ce n'è poca.
Tra gli spaccatori di capello ci sono
i santommasi, quelli che per credere allo stupro, anche quello di gruppo, hanno bisogno del referto autoptico con sfondamento della vagina, altrimenti suppongono che lei ci stava.
Perchè spesso lo stupro non è facile da dimostrare, bisogna vedere, valutare, soppesare, ci vuole
il riscontro oggettivo. Bisogna andar cauti perchè ci sono i padri ingiustamente accusati di pedofilia. Ah, ecco. Meno male che il 99 % dei padri, nonni e amici di famiglia pedofili rimangono impuniti, se no sai che pena.
Stupefacente il commentatore che si chiede
"perchè molte vittime preferiscono cedere senza lottare e uscirne illese piuttosto che rischiare un pugno in faccia".Qualcuno si chiede addirittura se
le donne, lamentandosi degli stupri non rischino di diventare un po' come gli ebrei: vittime di un complesso di persecuzione. Un lefebvriano in incognito?
Va forte anche la deresponsabilizzazione generalizzata di genere. Se stupriamo (non noi che commentiamo, ma noi uomini che si sentiamo tutti tirati in ballo)
è perchè ci sono le donne disposte a vendersi (il commento originale era più esplicito, parlava di succhiare cazzi e mostrare le tette in televisione). Insomma, non siamo noi che siamo clienti, siete voi che siete puttane.
Ovviamente, arriva puntuale lo statistico che ci rassicura:
solo uno su mille stupra e comunque
è colpa di sua madre che non lo ha educato.
Tra i deresponsabilisti ci sono coloro che danno la colpa degli stupri agli ambienti degradati, alla promiscuità, alla povertà e all'alterazione psichica momentanea dovuta all'alcool e alle droghe. Colpa del cartello di Medellin, insomma. Chissà che roba tagliata male girava all'epoca del Ratto delle Sabine.
C'è chi controbatte che anche le donne sono violente, cattive e stronze. Gnè gnè. E chi l'ha mai negato? Ci sono le suore malvage.
Se vi fossero eserciti formati da donne li vedremmo stuprare non già gli uomini, per problemi tecnici (esistono i dildo, comunque) ma le altre donne. Assolutamente fantastica come fantasia.
Peccato sia alquanto improbabile. Chissà cosa ne penserebbe
Martin Van Creveld, un guru gnè gnè del maschilismo neocon, spesso tra i commentatori del TG1 e di cui vi invito a leggere
questa stupenda intervista. Uno che dice, tra l'altro:
«Clausewitz riteneva la guerra un'arte razionale e dunque non c'è spazio per le donne, che sono emotive ed intuitive».
«Una singola donna che aspetta a casa il marito, o che bada ai suoi figli è più importante in guerra di mille segretarie in uniforme. Le donne sono molto importanti nelle guerre, ma non combatteranno mai come gli uomini».
Magari aggiungiamo che il ruolo delle donne in guerra è quello di sollazzare, volenti o nolenti, soprattutto nolenti, i soldati.
Tornando ai miei gentili commentatori, la più bella che ho letto è questa:
se ve la prendete per gli stupri, in fondo in fondo è perchè siete lesbiche.
L'uomo pensa: "Come fanno a non adorarmi?" E' la sindrome del Dio che non riesce a concepire l'ateismo.
Le lesbiche ovviamente sono donne malate che odiano gli uomini. Si, magari sono rimaste traumatizzate da piccole ma perchè odiare gli uomini? Ogni tanto infatti vi sono volontari che si dedicano allo stupro rieducativo delle lesbiche.
Vai a spiegare loro che, come non è vero che tutti i gay odiano le femmine, non tutte le lesbiche cenano con uno stufatino di uomo e un buon Chianti. E vai anche a spiegare che l'omosessualità non è il risultato di un evento traumatico ma una possibilità come un'altra di orientamento sessuale. E che infine criticare gli uomini non significa essere lesbica.
Resiste infine qualche commovente nostalgico freudiano che attribuisce il risentimento femminile nei riguardi dello stupro all'
invidia del pene, seppellita da un secolo ormai senza nessuno che le porti più un fiorellino sulla tomba.
Menzione d'onore, e Gnè Gné d'Oro, infine, ad Asdrubale e al suo commento che mi onoro di citare all'inizio.
P.S. Io lo so perchè succedono queste cose. Perchè si scatena il paternalismo di tutti questi ragazzi gnè gnè, infastiditi dal fatto che una signora parli di cose che la riguardano e che conosce, come la psicologia. Non è nemmeno perchè in Italia non si perdona la competenza, soprattutto femminile, a meno che tu non sia racchia ed abbia 97 anni. In quel caso ti ascoltano ma solo per poco, meno di dieci minuti, come per l'esposizione ai raggi gamma. Bisogna far presto perchè dopo un pò che ci ragioni cominciano a perdere i capelli e a diventare come Jason Robarts in "The Day After".La colpa è della mancanza di disambiguamento del look. Se hanno il dubbio di interloquire con una virago camionista tatuata, con una troppo somigliante a mamma o a Rosy Bindi oppure, peggio, con un uomo in incognito, si innervosiscono.Un consiglio alle amiche bloggers. Volete commentatori che vi supplichino di far loro annusare le vostre mutande e che addirittura fingano di essere interessati ai vostri ragionamenti, arrivando a dirvi "dio, ma quanto sei intelligente!"? Fatevi un avatar da strafiga come l'esempio qui sopra. Dite che siete proprio così, anche appena sveglie.Insomma, fate come Filippo Facci.© gnègnè,
Pensatoio