« Ed elli avea del cul fatto trombetta. » (XXI, v. 139) |
Finalmente stamattina una notizia è riuscita a far tornare l'appetito, dopo settimane di digiuno, all'ormai inappetente Hannibal Lecter che abita il mio lato oscuro.
Non è un trafiletto da fondo pagina, raggiungibile con parecchie scrollate di mouse, come i risultati delle elezioni austriache. Lo hanno piazzato bene in alto, segno che il messaggio alle masse deve essere importante.
Ed importante lo è perché conferma l'inesorabile discesa del regime nel baratro del ridicolo, al raggiungimento del cui fondo troverà il popolo con l'inevitabile salva di pernacchi (al maschile, come insegna Eduardo), per non dire di peggio.
Gli sdilinquimenti da primadonna in estasi mistico-isterica di Hitler, l'atteggio da bullo di Mussolini al balcone, quelle cose che hanno sempre fatto scompisciare i fautori del nazifascismo come unico regime ridicolo della Storia, rischiano di ritornare perfino ad essere cose serie, rispetto al lercismo di stato, all'informazione ridotta a trombettina di culo di una propaganda sempre più insolente ed insozzante l'umana decenza.
Qui abbiamo il ridicolo regime cosmetico-progressista in pieno delirio strumentale da Masterchef Situazionista. La ricetta è "cuoricino di tartaruga in brodo di giuggiole al sapore di finocchietto selvatico".
Ingredienti: due povere tartarughe innocenti sacrificate sull'altare della propaganda, un litro di broda LGBT, due etti e mezzo di cazzocentra freschissimo, giuggiole, dignità di giornalista q.b. (se riuscite a trovarne, ormai è rarissima) finemente sbriciolata, finocchietto selvatico appena colto nell'Isola di Sant'Elena (più facile da reperire dell'ingrediente precedente), una spruzzata di ambientalismo per coprire l'odore di menzogna.
Povero Enrico, autore di tanti volumi e per trent'anni corrispondente dall'estero di Repubblica, come recita la sua biografia. Se vi sbattono in cucina a preparare lo zuppone alla porcara per il popolaccio e ve la fanno pure firmare, ovvero ingurgitare, la professione è proprio finita. Sinceramente, ma chi vorrebbe più ormai diventare giornalista in queste condizioni? Sono orrori da scantinato di pedofili travestiti da clown che costringono giovinetti ignari del destino che li attende a compiere atti inenarrabili contro la propria dignità.
Maurizio Blondet ci ha rivelato che, per non essere radiato dall'Ordine, perfino chi si è faticosamente costruito una carriera in anni di giornalismo, viene oggi costretto a frequentare dei corsi obbligatori di aggiornamento i cui argomenti non sono "come si informa correttamente l'opinione pubblica" o "il vero giornalismo di inchiesta" ma: "La morte di Giulio Regeni e le fake news", "Orientamenti sessuali e web", "ISIS, il terrorismo nel nome di Dio. Come si racconta", "Migrazioni, le dimensioni del dramma", "Nati in un corpo sbagliato. Luci ed ombre nella comunicazione." Tutto vero, potete leggere anche i nomi dei rieducatori ai quali sono affidati i corsi.
Ecco quindi che se Barbapapà lo richiede, Enrico può far di cul trombetta e umiliarsi con le tartarughe che non possono sposarsi sull'isola di Sant'Elena. Luogo che, evocato in epoca di dittatori presuntuosi e di infima statura soprattutto morale come gli attuali, non può certo portar loro fortuna. E' una cosa penosa. Siamo a livello di abusi ai danni dei giornalisti. Chissà che un giorno qualcuno non abbia un rigurgito di dignità e lanci un hashtag #metoo anche per la categoria, come è avvenuto per il C.A.C.A.D.P.L.C., "Collettivo Attrici Costrette A Darla Per La Carriera".
Quasi quasi mi diventa sempre più simpatico Harvey Weinstein, l'ennesimo satiro stagionato modello Dominique Strauss-Kahn umiliato dal dipartimento scandali sessuali di Langley, sul quale viene fatta convergere, come un'arma a energia diretta, l'ira funesta delle cagnette alle quali - permettetemi la malignità femminile - fu sottratto l'osso del successo per manifesta cagneria recitatoria, per la perdita del primo pelo e per stronzaggine acquisita. Compresa quella che le induce al silenzio nei confronti delle profferte che ricevono dalle produttrici dell'altra sponda, e all'omertà nei confronti degli abusi che colpiscono i colleghi maschi e, soprattutto, i bambini attori.
Con questo sabba ad attricette unificate, come fai a non parteggiare per il bavoso Jabba the Hut, uno degli ultimi esemplari di mortodifiga etero da inviare nella "clinica del sesso"? E quando senti definire Ashley Judd, quella che recitò da invasata clintonidea il monologo vaginale contro Trump alla riunione delle teste di sorca, una grande attrice, e non ti viene in mente uno che sia uno, dei suoi film memorabili, come fai a non parteggiare per Harvey?
Nella mia libreria, settore libri di cinema, vi è un gustoso volume vecchiotto che si intitola "Il sofà del produttore". Il senso del libro è "non se ne salva una fin dai tempi dei Lumiére" ma, come in tutti i libri di economia che trattano di processi di scambio, è difficile stabilire se nella fattispecie conti più la domanda o l'offerta.
La prostituzione ai fini di carriera è solo una piaga hollywoodiana o quest'ultima serve a nascondere, per fare un esempio, la prostituzione ben più grave, pervasiva e dannosa di chi dovrebbe informare e invece si presta a cucinare la merda impiattandola come fosse tartufo di Alba e pretendendo di venderla allo stesso prezzo? Abusati si, ma fino ad un certo punto.