Veronica, la Penelope di Arcore, si è rotta le palle e ha inviato una lettera alla “Repubblica”, con preghiera di divulgazione all’esimio consorte e per conoscenza al popolo italiano.
Nei giorni scorsi la sopportazione di questa donna deve aver raggiunto il livello di massa critica e per evitare una reazione a catena che avrebbe rischiato di incenerire l’intera Brianza, ha preso carta, penna e calamaio e ha vergato la sua richiesta di pubbliche scuse al marito per il suo comportamento anti-matrimoniale.
Pensate, non ha potuto nemmeno usufruire del suo giornale personale, “Il Foglio”, viste le tirature da Eco della Val Trompia che non avrebbero dato il giusto risalto al suo epico scazzo. Meglio indirizzare la missiva ad un giornale che è pure anti-Silvio, tiè!
Eh si, la misura era colma. Va bene fare e disfare la tela, ma in pochi giorni le è toccato prima di sentire la rediviva lady delle pentole in fascia protetta alla domenica parlare del ventennale delle imprese erotiche da dieci-e-lode di suo marito. Poi l’anziano ganimede si è fatto cogliere dai microfoni alla serata dei telegatti mentre cantava la romanza alla celeste Aida Yespica e rivolgeva alla telegatta morta Mara Carfagna la fatal frase: “Se non fossi già sposato me la sposerei subito”.
E’ lì che secondo me Veronica non ci ha visto più e alla moglie delle libertà sono saltate le valvole col botto.
Passi la vecchia amante, il palco di corna ostentate dalla Ventura a commento dell’intervista alla vecchia fiamma, ma che lui, lo strenuo difensore della famiglia, faccia pubbliche profferte matrimoniali proprio a colei che nei pianerottoli e nelle portinerie si sussurra malignamente essere la sua nuova, di amante, è troppo. "Son cose poco belle", avrebbe detto la Signora Coriandoli.
Non c’è niente da ridere su ciò che Veronica chiede, r-i-s-p-e-t-t-o come donna. Purtroppo, impegnati come siamo a trovare i burqa nell’occhio altrui non ci rendiamo conto della maleducazione e della trave del maschilismo nel nostro. Non è perché si copre una donna di diamanti grossi come ceci che ci si può permettere di insultarla pubblicamente.
C’è stato un iniziale imbarazzo tra le file berlusconiane alla notizia della lettera aperta all’illustre marito. Non una parola sui giornali della real casa, del cognato e dei parenti tutti. Voci di “complotto” girate nel pomeriggio. L’ira funesta delle cagnette azzurre che si rivolgono alla vera moglie con queste parole sublimi: "Cara signora si vede che non ha cose importanti a cui pensare se per queste scemenze perde tempo a scrivere ad un giornale altrettanto cretino! Suo marito si merita di meglio!", parola della "moglie del presidente".
Evidentemente anche qui aveva ragione Montanelli. Per vaccinarsi da Silvio, anche come marito, bisogna fare la malattia, esserci passate.
Apprendiamo in questo momento che Lui avrebbe chiesto scusa con una lettera, magari dettata dalla penna del Petrarca di Fivizzano, Sandro Bondi.
Possiamo immaginare come finirà questa storia. Già domani lui dirà che è stato frainteso e che non ha mai detto le cose che ha detto alla Carfagna e alla Yespica. Anzi, dirà che quella sera non era neanche ai telegatti, che non conosce quella certa signora Veronica, che lui non chiede scusa e darà la colpa di tutto ai comunisti.