Faccio alcune considerazioni a margine del convegno di a/simmetrie tenutosi nel fine settimana a Pescara.
Non mi soffermerò sulle drammatiche testimonianze sulla crisi dai fronti di Spagna e Grecia e sulle analisi degli studiosi intervenuti, i cui contributi video troverete linkati integralmente nel post precedente, e nemmeno sulle ovvie conclusioni che il problema del vincolo monetario è il più grave se non il principale responsabile della crisi continentale.
Dopo aver sottoscritto le osservazioni condivisibili e, per molti versi, definitive che ho letto sui blog di Carmen Gallus e Orizzonte48, vorrei soffermarmi in particolare sui dati emersi dal sondaggio presentato da Scenari Economici (qui il video e qui la pagina con tutti i dati e grafici) sulla percezione dell'euro da parte degli italiani.
Si parte dall'osservazione che negli ultimi tempi la sensazione che l'euro rappresenti un problema rispetto alla nostra salute economica risulta condivisa da un numero maggiore di intervistati (da uno scarso 20% di contrari all'euro - semplificando - rilevato nel 2011, si è passati ad un 40% nel 2012, al 44% dell'aprile scorso, fino al 48% del mese di ottobre 2013.
Il quesito posto al campione di 4000 intervistati nell'ultima rilevazione era per altro più articolato, ad esempio, del "E' favorevole al fatto che l'Italia esca dall'euro?" del 2011. Era cioè:
"Sarebbe favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell'euro, affiancando questo processo con il ripristino della Banca d'Italia come prestatore di ultima istanza, al fine di calmierare i tassi di interesse del debito pubblico italiano?"
Osservo che la domanda non è semplice, presume una certa conoscenza di termini e concetti economici e forse ingannevolmente induce l'intervistato a credere che levando l'euro di mezzo si risolverebbe il problema del debito pubblico. Sappiamo che la questione è assai più complessa e che la crisi attuale è più di debito privato che pubblico. Ad ogni modo, il fatto che solo un 8% risponda NON SO, dimostra che in ogni caso l'euro viene visto come un punto fondamentale di conflitto nella crisi in atto e l'intervistato ne percepisce l'importanza nella questione in gioco.
Dopo aver sottoscritto le osservazioni condivisibili e, per molti versi, definitive che ho letto sui blog di Carmen Gallus e Orizzonte48, vorrei soffermarmi in particolare sui dati emersi dal sondaggio presentato da Scenari Economici (qui il video e qui la pagina con tutti i dati e grafici) sulla percezione dell'euro da parte degli italiani.
Si parte dall'osservazione che negli ultimi tempi la sensazione che l'euro rappresenti un problema rispetto alla nostra salute economica risulta condivisa da un numero maggiore di intervistati (da uno scarso 20% di contrari all'euro - semplificando - rilevato nel 2011, si è passati ad un 40% nel 2012, al 44% dell'aprile scorso, fino al 48% del mese di ottobre 2013.
Il quesito posto al campione di 4000 intervistati nell'ultima rilevazione era per altro più articolato, ad esempio, del "E' favorevole al fatto che l'Italia esca dall'euro?" del 2011. Era cioè:
"Sarebbe favorevole alla reintroduzione di una valuta nazionale al posto dell'euro, affiancando questo processo con il ripristino della Banca d'Italia come prestatore di ultima istanza, al fine di calmierare i tassi di interesse del debito pubblico italiano?"
Osservo che la domanda non è semplice, presume una certa conoscenza di termini e concetti economici e forse ingannevolmente induce l'intervistato a credere che levando l'euro di mezzo si risolverebbe il problema del debito pubblico. Sappiamo che la questione è assai più complessa e che la crisi attuale è più di debito privato che pubblico. Ad ogni modo, il fatto che solo un 8% risponda NON SO, dimostra che in ogni caso l'euro viene visto come un punto fondamentale di conflitto nella crisi in atto e l'intervistato ne percepisce l'importanza nella questione in gioco.
Nella tabella qui sopra ho suddiviso schematicamente per caratteristiche, riassumendo i dati disaggregati, i due opposti schieramenti che risultano dal sondaggio: a favore del mantenimento dell'euro e favorevoli al ritorno ad una moneta nazionale sovrana (non necessariamente la vecchia lira). Trovo assai interessante il quadro che ne emerge.
Chi percepisce l'euro come un problema ed è disposto a rinunciarvi, con la speranza di superare le difficoltà attuali è tendenzialmente di centrodestra, simpatizzante del M5S o appartenente all'area del non voto o degli indecisi. Vive nel Nord o nel Centrosud, ha tra 30 e 59 anni, è operaio, è occupato prevalentemente nel privato oppure è lavoratore autonomo, o ancora disoccupato; ha un titolo di studio di licenza media inferiore o un diploma.
I favorevoli all'euro vivono invece nelle aree "rosse" del Centronord, sono dipendenti pubblici e pensionati e si dichiarano di centrosinistra. E' in questo schieramento che si concentra pure la maggioranza dei laureati.
Un altro dato interessante è che questo gruppo, che assomiglia in maniera impressionante alla famosa base elettorale del PD, non modifica nel tempo la sua percezione dell'euro. La sua fedeltà all'euro è monolitica e la si osserva comparando i risultati dei diversi sondaggi. Prodi ce l'ha dato e non lo si mette in discussione, insomma.
Come ha osservato Antonello Angelini nel dibattito di Pescara, questa fedeltà nei secoli si spiega dal fatto che questo schieramento è forse quello che finora ha sentito di meno i morsi della crisi, che si sente ancora tutelato dal partitone e dal sindacato. (Ci sarà da ridere se entrasse in vigore il Fiscal Compact e lo tsunami arrivasse a lambire anche le isolette felici.)
Chi percepisce l'euro come un problema ed è disposto a rinunciarvi, con la speranza di superare le difficoltà attuali è tendenzialmente di centrodestra, simpatizzante del M5S o appartenente all'area del non voto o degli indecisi. Vive nel Nord o nel Centrosud, ha tra 30 e 59 anni, è operaio, è occupato prevalentemente nel privato oppure è lavoratore autonomo, o ancora disoccupato; ha un titolo di studio di licenza media inferiore o un diploma.
I favorevoli all'euro vivono invece nelle aree "rosse" del Centronord, sono dipendenti pubblici e pensionati e si dichiarano di centrosinistra. E' in questo schieramento che si concentra pure la maggioranza dei laureati.
Un altro dato interessante è che questo gruppo, che assomiglia in maniera impressionante alla famosa base elettorale del PD, non modifica nel tempo la sua percezione dell'euro. La sua fedeltà all'euro è monolitica e la si osserva comparando i risultati dei diversi sondaggi. Prodi ce l'ha dato e non lo si mette in discussione, insomma.
Come ha osservato Antonello Angelini nel dibattito di Pescara, questa fedeltà nei secoli si spiega dal fatto che questo schieramento è forse quello che finora ha sentito di meno i morsi della crisi, che si sente ancora tutelato dal partitone e dal sindacato. (Ci sarà da ridere se entrasse in vigore il Fiscal Compact e lo tsunami arrivasse a lambire anche le isolette felici.)
Altro discorso è come questa maggioranza di percezione negativa dell'euro che risulta dal precedente sondaggio si tradurrebbe concretamente nel "che fare", nella formazione di un "Partito Antieuro" da presentare ad elezioni politiche. Anche qui i dati sono sorprendenti per quanto riguarda la percentuale bulgara del 92% di coloro che, nel centrosinistra, non prenderebbe nemmeno in considerazione di votare un partito fortemente antieuro.
C'è ancora da lavorarci, insomma.
Termino le osservazioni su Pescara notando come, anche sul palco del dibattito che è seguito alla presentazione del sondaggio, vi fossero due schieramenti. Da una parte quelli chiamati ad indossare la maglia dei Proeuro. I ggiovani, ggiornalisti e de sinistra, attentissimi a farla pesare di essere intervenuti e leggerissimamente prevenuti nei confronti del pubblico. Indimenticabile, in questo senso, l'osservazione di Giulia (Beata)Innocenzi sulla platea: "Non siete violenti, al massimo siete dei troll". Concetto ribadito anche da un altro dei partecipanti sulle difensive, mi pare Spetia, se non ricordo male. Il troll dev'essere la versione moderna del nemico del popolo per queste guardie rosse fuori tempo massimo. Perdoniamoli, so' ragazzi.
Dall'altra parte i meno giovani e possibilisti o decisamente Antieuro ma che, nel confronto con i giovani Proeuro, facevano apparire questi ultimi come dei vecchini chiusi in un preoccupante settarismo conservatore, avvolti nella loro rassicurante copertina e con la boule dell'acqua calda sulle ginocchia.
Chi ha detto le cose più interessanti e progressiste, insomma, sono stati gli "anziani" anagrafici.
Se il già citato Angelini ci ha spiegato quali sono le tecniche mediatiche per sminuire e disinnescare chi è portatore di idee che non collimano con il pensiero unico, soprattutto attraverso il dileggio (o la reductio ad trollum), un grande Massimo Rocca ha identificato nella corrente culturale liberista che tutto permea e tutto condiziona fin dal 1980, la ragione dell'impossibilità, da parte dei media, di solo accennare a discutere di abbandonare una cosa assolutamente abbandonabile come una moneta. E' la fede cieca e settaria nel monetarismo e nel liberismo che non può che sconfinare nella shock economy che totemizza l'euro e lo fa diventare tabu.
E i giovani e la sinistra sono tristemente i custodi dell'ortodossia, i meno propensi ad accettare il fatto che quella ideologia economico-politica, come la Sinistra, del resto, ha fallito e bisogna cambiare pagina. "L'uscita è per ricostruire". (cit. Rocca). Appunto.
C'è ancora da lavorarci, insomma.
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Dall'altra parte i meno giovani e possibilisti o decisamente Antieuro ma che, nel confronto con i giovani Proeuro, facevano apparire questi ultimi come dei vecchini chiusi in un preoccupante settarismo conservatore, avvolti nella loro rassicurante copertina e con la boule dell'acqua calda sulle ginocchia.
Chi ha detto le cose più interessanti e progressiste, insomma, sono stati gli "anziani" anagrafici.
Se il già citato Angelini ci ha spiegato quali sono le tecniche mediatiche per sminuire e disinnescare chi è portatore di idee che non collimano con il pensiero unico, soprattutto attraverso il dileggio (o la reductio ad trollum), un grande Massimo Rocca ha identificato nella corrente culturale liberista che tutto permea e tutto condiziona fin dal 1980, la ragione dell'impossibilità, da parte dei media, di solo accennare a discutere di abbandonare una cosa assolutamente abbandonabile come una moneta. E' la fede cieca e settaria nel monetarismo e nel liberismo che non può che sconfinare nella shock economy che totemizza l'euro e lo fa diventare tabu.
E i giovani e la sinistra sono tristemente i custodi dell'ortodossia, i meno propensi ad accettare il fatto che quella ideologia economico-politica, come la Sinistra, del resto, ha fallito e bisogna cambiare pagina. "L'uscita è per ricostruire". (cit. Rocca). Appunto.