"Senatore Clinton, un'ultima cosa. Amo il suo vestito." |
E' proprio vero che le cose bisogna vederle ed ascoltarle con i propri occhi e orecchi e non ci si può più fidare dei resoconti terzi, soprattutto se provengono dal mainstream. Ciò è tanto più vero quanto più i media stanno discostandosi dalla realtà alla velocità di fuga delle galassie, restando ormai impantanati in una palude di confabulazioni, manipolazioni e bugie sempre più grosse volute dal monopensiero, senza dimostrare più alcun brandello residuo di vergogna nel riportarle al pubblico.
Così, per evitare qualunque tipo di mediazione, mi sono sorbita in lingua originale, per la prima volta in vita mia, (qui sotto per i masochisti) l'intero primo dibattito tra i candidati alle presidenziali USA, ricavandone le seguenti impressioni.
Innanzitutto come hanno scelto di (come sono stati consigliati di) apparire i due candidati e come sono effettivamente apparsi ai fedeli.
Donald Trump era forse vestito troppo di scuro, troppo serioso con quell'unico punto di azzurro troppo azzurro della cravatta. Lasciamo perdere la pettinatura allucinante che ormai ha la valenza di un logo e finirà per diventare il suo imprescindibile segno caratteristico, come la voglia in fronte di Gorbacev o la banana stile Happy Days di Ronald Reagan. Ah, io farei qualcosa per quel problemino del naso chiuso che, se per gli amici può essere semplice sinusite, per i maligni può far pensare alla coca.
Donald è inoltre apparso assai emozionato, diverso da come è nei suoi soliti momenti da mattatore nelle grandi adunate dei suoi sostenitori dove dicono sia irresistibile. E' ovvio che possa aver sentito l'importanza del momento e abbia voluto forse trattenersi (lo abbiano consigliato di). Questa leggera incertezza tuttavia lo ha reso più umano, più vicino all'elettorato rispetto all'agghiacciante freddezza da Ted Bundy dell'avversaria.
Voto finale= 8--. Come diceva la mia maestra, Signora Gemma Savarro: "Hai fatto bene ma puoi fare di più".
Hillary si è presentata in tailleur pantalone total red anti-fronzolo. Ormai questa è la divisa delle novordinemondialiste, vedi Angela Merkel e i suoi United Colors. Una divisa che a me ricorda tanto quella maoista, e non a caso. Una scelta azzardata il colore, perché il rosso è aggressivo, connotato politicamente (qui negli Stati Uniti paradossalmente sarebbe il colore dei Repubblicani), chiassoso e distraente. Insomma non puoi fare a meno di notarlo. Inoltre è il colore dell'allarme, del pericolo, dello stop. Il tipico colore, per tornare alla nostra prima candidata inquantodonna alla Casa Bianca, della vecchia in botta di vita. Hillary, più che una Ferrari, è parsa una muleta vivente ma il miura non l'ha incornata. Non ora.
Trucco e parrucco. Il trucco era pesante, troppo evidente e vecchio stile (era meglio un bel nude e l'eyeliner nero lasciamolo alle giovani, di grazia), come la pettinatura con tanto di lacca stile "Marisa parrucchiera sotto casa" che ti mette i bigodinoni e poi ti infila sotto il casco vintage. Insomma pareva una vecchia. Lo è ma non è mai bello per una signora urlarlo ai quattro venti con il megafono del look.
Se Donald era emozionato, Hillary è apparsa la solita vecchia sociopatica nelle cui vene scorre purissimo curaro. All'inzio era leggermente imbambolata, stile uscita dalla sala operatoria "quante sono queste"; uno sbattere continuo di palpebre tipo pipistrello (blefarospasmo, mioclonie?) con Trump che ad un certo punto le ha chiesto: "Hillary, va tutto bene?" Poi si è ripresa, o le pillole hanno fatto effetto, ed è partita a stecca, alimentata da un pieno di purissima faccia tosta da 100 ottani. Il trucco non è riuscito però a nascondere l'anima da Fata Madrina.
I contenuti del dibattito sono stati piuttosto deludenti. Nessuna domanda veramente cruciale, e qui bisogna segnalare al pubblico ludibrio la vergognosa conduzione del Signor Holt, vero e proprio Fabio Fazio americano, prostrato di fronte a Hillary, prontissimo a riprendere e riportare all'ordine Trump e mai la sua eroina. Invece di chiedere e chiedersi chi ha vinto il dibattito (nessuno dei due, a pare mio, in questa prima tornata) chiedete ai 100 milioni di telespettatori che si sono sintonizzati sul primo dibattito elettorale per la Casa Bianca a quale profondità è scesa la loro fiducia nei media. Credo che tra un po' usciremo tutti dall'altra parte del globo terracqueo sfondando una cantina in Australia. Holt non ha mai, dico mai, menzionato nulla, non un singolo argomento che potesse danneggiare la Clinton ma, anzi, ad esempio ha fatto a Trump la domanda sul famoso certificato di nascita di Obama che non è un argomento di interesse pubblico ma un argomento pretestuoso della propaganda dello staff della Clinton, dalla quale provenivano del resto anche le altre sue domande. Sembrava Ottoemezzo quando la Gruber lavora il grillino al fegato mentre il giornalista piddino lo tiene fermo.
Vergogna, vergogna! Questo ignobile servo prezzolato ha condotto un dibattito dove un atleta dopato aveva dalla sua parte anche l'arbitro.
Forse, a conti fatti, Trump è uscito fin troppo bene da una tale situazione stile trappola vietcong. Altri candidati, penso a un frescone come Cruz, ma anche a un Dubya Bush, ne sarebbero usciti spappolati. Difficile pensare che i prossimi due scontri televisivi penderanno a suo favore. Se alla fine dovesse vincere, lo avrà fatto contro l'intero sistema dei media mainstream.
Bisogna dire inoltre che gli unici momenti in cui il pubblico in sala ha rotto gli argini ed ha applaudito è stato in occasione di un paio di battute del candidato repubblicano. Per il resto se ne è rimasto buono, in silenzio e a cuccia, o forse dormiva. Dibattito noiosissimo, per altro.
La prime domande sono state dedicate all'economia ma, se Trump ha spiegato come sia sua intenzione, da presidente, abbassare le tasse per incoraggiare le industrie a reinvestire sulla forza lavoro interna, disincentivando le delocalizzazioni e creando posti di lavoro, Clinton, spalleggiata dall'ignobile servo, ha trasformato il dibattito in una specie di "Donald Trump nella prigione del popolo interrogato dalla compagna rieducatrice".
"Lei è stato fortunato perché ha ereditato da suo padre". "Non vuole rivelare i suoi redditi perché si scoprirebbe che non è così ricco come si pensa (??) e non é così caritatevole". "Non ha mai pagato le tasse, non paga i fornitori". "Come pensa di risolvere il conflitto di interessi?"
Si, carissimi, è sembrato proprio il remake di Hollywood di "Ha stato abberluscone." Con Hillary Clinton nella parte di D'Alema.
Ripigliamoci un attimo e riflettiamo. Una delle persone più avide di denaro al mondo, una che accetterebbe soldi sporchi di sangue da Satana in persona, un'appartenente all'élite più sporca e sfacciata della storia, una sicuramente più ricca di qualunque Donald Trump, che vuole passare per proletaria, amica dei proletari, in lotta contro il capitalista profittatore e maialone è un'assoluta aberrazione mentale. Se vivessimo in un mondo veramente libero e democratico il conduttore della serata avrebbe osato un "beh, lei signora Clinton le paga le tasse? Dove solo le sue denunce dei redditi? Quanti soldi ha preso dall'Arabia Saudita?"
Coloro che hanno scelto Hillary Clinton come loro inviata tra i pezzenti possono farla passare per sincera perché hanno i media. Senza la complicità immonda dei media questa farsa delle Clinton fintepovere in giro per il mondo non durerebbe tre secondi.
Il momento in cui ho veramente tirato una crepa ascoltando questa bugiarda matricolata è stato quando ha elencato i motivi della crisi economica globale. Oltre ad attribuirne la colpa a coloro i quali hanno abbassato le tasse ai ricchi (solito argomento da comunistelli) ha detto, testuali parole, che bisognava incolpare: "Those who took their eyes off of Wall Street." Chi ha tolto i controlli a Wall Street.
Signora Hillary, quando questa sera tornerà a casa, faccia una carezza a quel giuggiolone di suo marito Bill, che nel 1999 firmò la cancellazione del Glass-Steagall Act.
Ecco una bella secchiata d'acqua gelata che sarebbe stato opportuno gettarle prontamente in faccia, vi fosse stato un vero conduttore e non un cane da lecco.
Donald, dal canto suo, per quel poco tempo che ha potuto, ha parlato dei problemi del popolo americano: di lavoro, di tasse, di sicurezza, di impegno degli Stati Uniti nel mondo, di come ISIS sia sfuggita al controllo e ormai sia difficile da fermare. Di come le azioni della FED siano più ispirate dalla politica che dall'economia. E' andato in affondo quando ha accusato Hillary di "far sapere al nemico tutto ciò che fa ed ha intenzione di fare", riferendosi alle famose email cancellate. In quel momento ha forse sbagliato a non accusarla di aver in definitiva messo a repentaglio la sicurezza della nazione. Non ha osato e dovrà assolutamente farlo nei prossimi dibattiti. Nessuna pietà per una serpenta del genere.
In alcuni momenti è parso bullarsi un po' troppo dei suoi successi personali. Un po' come il Berlusca vecchio stampo del "ho creato tanti posti di lavoro con le mie aziende". E' stato abile quando, di fronte alle insinuazioni di hacking ai danni degli USA da parte dei russi, domanda posta da Holt su suggerimento dello staff di Hillary (vergogna), ha risposto: "Potrebbero essere altri paesi a farlo. La Cina, ad esempio. Perché solo i russi?"
Hillary ha potuto sciorinare indisturbata tutti i suoi panni sudici spacciandoceli per più bianchi del bianco: la sua complicità in inettitudine con il compare Obama, l'intera questione razziale vista solo come un problema di bianco cattivo che uccide povero nero innocente, l'immancabile momento femminista piagnone contro il Trump sessista, l'ISIS che verrà sconfitto su Internet (la politica estera come videogame). Si è vantata di aver partecipato alla cattura di Bin Laden (una delle più vergognose montature della storia del reparto operazioni in nero). E poi gli USA che dovranno aiutare i loro alleati arabi ma sia ben chiaro che l'Impero dovrà colpire ancora. Ha parlato di Iran, figurina rara mancante nell'album del "Nuovo Secolo Americano" dei neocon mentre Trump, invece, ha ribadito che l'America non può continuare a fare il poliziotto del mondo, oltretutto pagando per la difesa degli altri (citofonare NATO).
A me italiana e, mio malgrado, EUropea, Hillary ha ricordato tanto i nostri cari carnefici orostellati e i loro volonterosi bloscevichi. Ho sentito la stessa puzza inconfondibile degli Hollande, della Merkel, dei Juncker e compagni con i quali Hillary condivide lo stampo di fabbrica. Da EUropea dico ai miei amici americani: Trump non sarà il massimo ma, di fronte alla prospettiva Hillary, non vi sono dubbi che bisogna assolutamente votarlo.
In definitiva, se Trump ha tentato di parlare di cose concrete, Clinton ha parlato di Trump, delle tasse di Trump, di come Trump vede le donne. In questo senso penso che, seppur di poco, il match sia andato a Donald, ai punti. Sarebbe un 2-0 a tavolino, se tenessimo in conto la sudditanza arbitrale e il doping.
Ripeto e concludo, in presenza di una vera stampa, di un vero giornalismo, la signora Hillary Clinton sarebbe già stata smascherata per la ciarlatana che è. Purtroppo dobbiamo accontentarci di una realtà raccontata attraverso lo specchio magico, che dice a Hillary che è la più bella del reame.
(Questo post viene bene se letto pensando alla voce di Edward Luttwak).
UPDATE- Siccome ero già complottista prima del Big Bang ma sappiamo tutti che, pur di vincere, ""quelli" sono disposti a tutto, vi segnalo questo filmatino (che è già stato oscurato per motivi di violazione di copyright, quindi non meravigliatevi se sparirà di nuovo. In quel caso ricercatelo come Signaled and Triggered #RiggedDebate.)
UPDATE- Siccome ero già complottista prima del Big Bang ma sappiamo tutti che, pur di vincere, ""quelli" sono disposti a tutto, vi segnalo questo filmatino (che è già stato oscurato per motivi di violazione di copyright, quindi non meravigliatevi se sparirà di nuovo. In quel caso ricercatelo come Signaled and Triggered #RiggedDebate.)