Su queste pagine ho già parlato del valore simbolico - di una simbologia così cara a certi ambienti - di quella che pare tanto una tanatoprassi riservata ai viventi, ormai divenuta quotidiana e coatta e che mima così bene un procedimento di imbalsamazione (del dissenso?), mentre al contempo fornisce paradossalmente al soggetto l'illusione non solo di "essere ancora vivo" e di far ancora parte del gruppo sociale di appartenenza, ma di essere grazie ad essa iniziato simbolicamente ad un rito di passaggio riservato ai privilegiati come gli egizi defunti:
"Lo scrittore greco Erodoto, che visitò l’Egitto nel V secolo a.C., descrive così la rimozione del cervello: […] "se si tratta del tipo di imbalsamazione più accurata vi attendono come segue. Estraggono anzitutto con un ferro ricurvo il cervello dalle narici, in parte così, in parte introducendovi dei farmaci" […]"
“È noto che la mummificazione era largamente praticata in tutta l’antica civiltà egizia, ma era una pratica lunga e costosa. Così, non tutti potevano permettersi di eseguire la stessa procedura di mummificazione”, scrivono i ricercatori. (fonte)
Sapete a quale rito trisettimanale mi riferisca. Tant'è, mi appare sempre più inspiegabile e sconcertante la titanica volontà degli italiani nel continuare a sottoporsi, dopo due anni, a quella che un noto ministro brevilineo ha definito apertamente e con malcelato sadismo una tortura voluta, accettandola essi addirittura come presupposto al diritto al lavoro, senza mostrare stanchezza e per giunta pagando. Con una sola mossa, i miei connazionali offrono narici e oro alla Patria tre volte a settimana.
La Scienza un giorno potrà dirci se questo tremendo shock esterno possa aver provocato in noi una mutazione anatomica funzionale allo scopo di chi ci guida amorevolmente verso il mondo nuovo, ma intanto questo mistero mi riporta ad un mirabile brano di Giovannino Guareschi in grado forse di svelarlo senza scomodare la già abbastanza inguaiata Signorina Sotutto.
Brano che vi propongo integralmente, benedicendolo in eterno per averci lasciato queste visioni del nostro presente.
No: caro lettore, il Suo risentimento è senza ragione. Il fatto stesso che Ella, pure essendocomunista militante legga anche i giornali che non sono del Suo partito, il fatto stesso che Ella, pur ritenendosi offesa, mi scriva firmando con nome cognome e indirizzo, non solo, ma non mi chiami fascista, reazionario e traditore del popolo, stanno a dimostrare che Lei non può in nessun modo essere compreso nella categoria degli uomini con tre narici.Questa faccenda della terza narice è – riconosciamolo – una trovata grafica notevolissima in quanto permette di definire un tipo e una mentalità col semplice ausilio di un buco, un piccolo buco il quale, praticamente, si risolve in un circoletto di rapidissima messa in. opera.Polemicamente è un motivo valido e perciò io ne uso senza parsimonia sì che molti hannogià accettata la terza narice come un dato di fatto, ma appunto per questo oggi sento il dovere di fare una precisazione.Io mi spiego sempre con esempi e Le dico, caro lettore, che nella categoria «intellettuali o similari» considero avente diritto alla terza narice quel « Socialista nenniano» il quale tre numeri fa ha inviato alla sottoscrizione per Brera lire 1 spiegando che «L’arte non ha bisogno di accademie». Tre narici hanno membri della commissione toponomastica che, a Venezia, ha tolto a una via il nome di Gabriele D’Annunzio per darle altro nome. Tre narici la commissione che a Piombino ha sostituito il nome di Piazza Umberto I con quello di Piazza Bresci (uccisore di Umberto I). E così via.Nel campo meno intellettuale considero appartenenti alla categoria dei trinariciuti i dimostranti della Garfagnana i quali hanno per protesta aperto le dighe dei bacini idroelettrici.Ed ora vediamo di precisare assieme al concetto di « trinariciuti » quello del «terrazziere trinariciuto».Il fatto è fresco e ancora fragrante di democrazia progressiva ed è successo in Emilia, nelfondo Grizzaga di Collegarola. Questo podere fu acquistato per procura da un minatore emigrato all'estero coi suoi risparmi. L’antico proprietario rimase sul fondo come colono 17 anni ancora, poi venne a contrasti col minatore rimpatriato, e il nuovo proprietario ottenne sentenza di sfratto. Una folla di terrazzieri si oppose e il prefetto rimandò a tempi migliori lo sfratto. Intervenne il Ministero degli Interni, ma i terrazzieri si scatenarono ancora e la cosa finì in niente. L’ex minatore (promosso dai progressisti emiliani a «negriero») trovò una nuova sistemazione per il colono e lo sfratto ebbe luogo e arrivò sul fondo un nuovo colono.Ma la Camera del Lavoro ordinò ai terrazzieri di rimanere «mobilitati e in vigilante attesa» e il nuovo colono ricaricava armi e bagagli e terrorizzato se la squagliava. Fu trovato un altro mezzadro ed ecco che una settimana fa ignoti «mobilitati in vigilante attesa» si stufano di attendere: entrano nel fondo, abbattono sei alberi d’olmo e tagliano 190 (centonovanta) ceppi di vite facendo trovare affisso il seguente cartello:«Questo è il primo esempio, contadino fascista! Così sarà di te!».Cioè abbattuto come un olmo. E il contadino diventa «fascista» perché, per i terrazzieri a tre narici, chiunque ostacoli la loro marcia è «fascista».Ecco, caro lettore: quando diciamo l’Italia dei terrazzieri alludiamo all’Italia di questi terrazzieri, E per terrazzieri a tre narici, intendiamo questi terrazzieri che purtroppo sono molti.Nel caso specifico hanno diritto alla terza narice anche i dirigenti di quelle Camere del Lavoro (speriamo che non su questo lavoro si fondi la Repubblica Italiana) i quali sono, a parer mio, i veri responsabili di questi scempi. Quindi dovrebbero ricevere il succhiello-omaggio per praticarsi appunto la terza narice.Ammesso, beninteso, che ancora non l’abbiano.Caro lettore, io potrei continuare a elencarLe degli esempi. Ma ormai il concetto le deve essere chiaro. E quindi Ella non si deve sentir toccata quando mi vede disegnare tipi con tre narici.Perché nel mio concetto base, la terza narice ha una sua funzione completamente indipendente dalle altre due: serve di scarico in modo da tener sgombro il cervello dalla materia grigia e permette nello stesso tempo l’accesso al cervello delle direttive di partito che, appunto, debbono sostituire il cervello. Il quale cervello, lo si vede, appartiene oramai ad un altro secolo. Non dico, come i miei nemici personali desidererebbero, ad un’altra era. Perché la terza narice esisteva anche nell’altra era, ma era proibito mostrarla, e tutti dovevano portarla abilmente mascherata.Non ho niente altro da dirLe. Naturalmente la terza narice non è una strettissima prerogativa delle sinistre: io credo che ce ne siano molte altre, distribuite un po’ in ogni dove. Il guaio è che sono ancora tappate per motivi prudenziali o altro e non si vedono ancora. Ma se va avanti così la faccenda, temo che presto verrà messa in vigore la legge del taglione: «Occhio per occhio, narice per narice», E non è ancora tutto: infatti quanta gente ha la terza narice e non lo sa ancora? Le confesso che anche io alle volte, rileggendo quello che ho scritto e che, purtroppo è già stampato (per esempio la storia del campo minato del n. 12), mi guardo perplesso nello specchio.Attenti dunque alla terza narice!Giovannino Guareschi («Candido» 14, 5-04-1947) fonte