I social network sono lo stabulario ideale per studiare le reazioni del pubblico agli stimoli inviati tramite i media dal Grande Ingegnere Sociale, con alcune differenze. Se Twitter, nel ruolo di pancia dell'opinione pubblica è lo stomaco, organo dotato di un suo "cervello" autonomo e quindi più nobile ed evoluto rispetto al tenue ed al colon, Facebook è il tratto terminale dell'intestino, il retto, inclusi i suoi prodotti fecali.
La differenza fa sì che le cavie umane, a seconda della gabbia nella quale si collocano (volontariamente, questo è il grande vantaggio con gli umani, rispetto all'animale riottosità di ratti e guinea pigs), reagiscono in maniera diversa a seconda del contesto. Cosicché su Twitter si fa gli intellettuali, gli spiritosi ed arguti, mentre su Facebook ci si lascia andare alle peggiori pulsioni, si lascia emergere il parabolano che è in noi ed il fenomeno si verifica nel medesimo soggetto, per cui il suo comportamento si adatta, per desiderabilità sociale, all'ambiente in cui si trova in quel momento. Ciò è assai interessante per chi, come lo psicologo, studia, illudendosi di comprenderlo, il comportamento umano.
Perdonate la premessa sicuramente indigesta a chi, in questo paese, fascisticamente considera la psicologia una sottocultura giudaico-massonica al limite della superstizione, i cui esponenti ed esperti, gli "psicologi", vanno sempre messi tra virgolette e sono sempre cosiddetti, mentre qualunque medico, anche colui grazie al quale finisci in PS perché non si è accorto che avevi un infarto, una broncopolmonite o una meningoencefalite virale, perché purtroppo non era la classica sindrome influenzale che aveva diagnosticato, è sempre "il Dottore".
La premessa è dovuta al fatto che mi sono azzardata a dare della pazza ad Angelina Jolie che, ossessionata dalla paura di contrarre il cancro a causa di un'ereditarietà familiare, sta facendosi togliere un organo dopo l'altro. Curioso particolare: i caratteri sessuali. Prima quelli secondari, le mammelle, e ora quelli primari, le gonadi.
Non l'avessi mai fatto! La pancia ha reagito con borborigmi, rutti, sonori peti ed anche abbondanti cacate fuori dal vaso. Perché l'omologazione, come direbbe papa Francis, "spussa".
Lo ammetto: ho semplificato con l'aggettivazione e sono stata una toscanaccia velenosa come al solito. Quando pungolo le mie scosse sono sempre ad alto amperaggio, e ho pronunciato una parola, pazza, che nessuno vuole sentire, perché ufficialmente siamo tutti sanissimi di mente e le nostre azioni, soprattutto quelle che rispondono a criteri utili al Mercato sono sempre razionali e lodevoli.
Tuttavia, grazie ad un briciolo di competenza, rivendico il diritto di considerare fuori di testa chi, indotta da consiglio medico con quella sottile arte di addossare la responsabilità della scelta più difficile sul paziente a confondere probabilità con certezza, accetta di farsi mutilare di parti del corpo che, mi dispiace per i razionalisti a tutti i costi e i luminari della mutua, ma hanno un'enorme valenza simbolica.
In questo articolo, segnalatomi da una delle sorcette che si sono risentite per la mia uscita su Angelina, la nota attrice spiega perché, in previsione (probabilistica, non certa) di mali estremi ha messo in pratica tali estremi rimedi. E' una lettura interessante, in primo luogo per il racconto delle comprensibili angosce di una donna che ha già visto morire le donne della sua famiglia per cancro mammario e ovarico ma che - tappatevi le orecchie con la cera come Ulisse se non lo volete sentire - ha evidentemente un problema grosso così con la propria femminilità, testimoniato in passato anche da episodi di evidente anoressia. Chi soffre di disturbi dell'identità sessuale non di rado arriva ad atti di autolesionismo, come l'anoressia appunto, fino a vere e proprie automutilazioni.
A questo punto di solito i sorci e le sorcette saltano su: "Come ti permetti di fare diagnosi a distanza? Che competenze hai?" E ancora: "Che c'entra l'ideologia gender con la prevenzione?" C'entra, c'entra.
In secondo luogo, l'articolo mostra come queste forme estreme di prevenzione, vere e proprie mutilazioni femminili che l'esempio e il ruolo di potente testimonial della Jolie rischiano di ammantare di una certa valenza rituale, sono entusiasticamente appoggiate da una medicina che ha creato il culto della prevenzione sempre più invasiva, pervasiva e totalizzante, rinunciando a dedicarsi all'eliminazione delle cause delle malattie. Medicina che ormai è sempre più espressione di quella iatrogenesi della quale parlava Ivan Illich già quarant'anni fa nel suo celebre "Nemesi medica". Per intenderci, quando la cura provoca maggiori danni dei benefici che dovrebbe portare e a volte uccide più della malattia.
Gli esempi di iatrogenesi sono innumerevoli. Farmaci che presentano effetti collaterali sempre più importanti e debilitanti. Vaccini proposti come panacee di tutti i mali sottovalutandone sempre di più i rischi, connaturati a qualsiasi somministrazione di farmaco Psicofarmaci che non curano più la depressione ma la cronicizzano e bipolarizzano. Chemioterapie che precipitano il processo neoplastico invece di rallentarlo. Interventi inutili e pratiche invasive come se piovesse. Irradiazioni eseguite senza valutare il rischio di cumulo e definite regolarmente "più innocue di una giornata al mare" (è il caso delle mammografie, che arrivano, con la scusa dell'approfondimento diagnostico, ad essere effettuate tre o quattro volte l'anno allo stesso soggetto nei programmi di "screening"). Persone sieropositive all'HIV terrorizzate dallo spettro dell'AIDS non ancora conclamata, sottoposte a bombardamenti preventivi di farmaci di ogni tipo, evitando magari il semplice principio della pratica di una vita sana e priva di comportamenti ad alto rischio. E poi impianti, protesi, accanimento terapeutico nel fine vita. Esaltazione della modificazione corporea, della transessualità e della neosessualità in nome della libertà, accompagnata però da uno schizofrenico moralismo nei confronti delle droghe psicotrope. Soprattutto infine l'idea che il cancro sia un evento sempre catastrofico e ad esito letale, a prescindere dalle forme che può assumere e del suo carattere di evento naturale.
E' una medicina che sta rinunciando ad eliminare le cause delle malattie, per esempio concentrandosi sulle capacità auto-curativa del sistema immunitario in un sistema corpo-mente il più possibile armonizzato, perché ciò non è economicamente proficuo, e si dedica invece alla cura palliativa dei sintomi, per giunta con rimedi che ne provocano altri a catena, in una moltiplicazione evangelica al contrario di malati e malanni e, in ultima analisi, di profitto.
Medicina che, di conseguenza, ha creato un'entità divina, la Santa Prevenzione, in nome della quale si può fare tutto al paziente, soprattutto per fidelizzarlo come cliente e controllarlo come cittadino. Fino al punto, se è donna, di mutilarla asportandone i seni e gli organi genitali, per giunta con la promessa che con il rito propiziatorio si eviterà la morte, definita così probabile da essere quasi certa da un test del quale si nasconde accuratamente la problematica nota dei falsi positivi e falsi negativi, che riguarda per altro qualunque tipo di test clinico. Se vi dico che questa cosa mi ricorda le pratiche di squartatori rituali del passato, prossimo e remoto, mi odiate molto?
Le vittime sacrificali sull'altare della prevenzione a tutti i costi sono sempre più volontarie e ciecamente convinte della bontà delle pratiche alle quali si sottopongono. Le femministe squittiscono compiaciute del "coraggio" di Angelina e si risentono assai delle sorelle che invece la pigliano per matta perché conservano il sano orrore della mutilazione dei propri caratteri sessuali ed il rifiuto verso la evidente sociopatia del mercato della salute.
A proposito di rimedio peggiore del male ed eliminazione del rischio. Per fortuna non sono stata la sola a nutrire dubbi sulla scelta di Angelina. Se il solito Veronesi che si porta su tutto parla di scelta sacrosanta, e te pareva, altri medici invitano a non sottovalutare l'impatto traumatico di una doppia mastectomia e successiva ovariectomia. Come riporta anche questo articolo, scritto appunto da un medico, la rimozione radicale delle mammelle non esclude, per la minima parte di tessuto rimanente, lo sviluppo di un cancro.
Non solo, ma si può aggiungere che le protesi in silicone inserite per ricostruire il seno presentano, soprattutto quelle low-cost, il rischio di provocare il cancro in altri organi come il fegato. Lo stress psicologico dovuto all'intervento e la reazione inconscia di perdita possono favorire l'insorgere di altre patologie, non escluso proprio il cancro. Per quanto riguarda la rimozione delle ovaie in una donna di 39 anni come la Jolie, ciò significa dover contrastare una menopausa precoce e iatrogena con una terapia ormonale sostitutiva per almeno i prossimi vent'anni. Terapia sconsigliata proprio dalle senologhe dei centri di prevenzione perché "può favorire il cancro alla mammella". Come nel gioco dell'oca siamo tornati alla casella di partenza.
In questo caso della Jolie non vi è in gioco la scelta di una persona famosa tanticchia stravagante che non credo si fermerà alle ovaie ma prima o poi asporterà l'utero seguendo le sue ossessioni da serial killer dei propri organi, ma una visione del mondo della cura e della malattia che, presentando difetti e rischi a non finire, abbiamo tutto il diritto di contestare, se non vi dispiace. Se non altro per il pericolo rappresentato dal suo intrinseco totalitarismo, per come sta assimilando la sociopatia delle multinazionali che la finanziano e per l'assolutismo fideistico che praticano i suoi fedeli, medici e pazienti. Quelli che se Angelina Jolie avesse annunciato che, in caso di cancro, avrebbe avuto intenzione di rifiutare la chemioterapia o di curarsi con il Metodo Di Bella, scommetto che le avrebbero dato della pazza e l'avrebbero associata ai gombloddi e agli sciichimici.
Tuttavia, grazie ad un briciolo di competenza, rivendico il diritto di considerare fuori di testa chi, indotta da consiglio medico con quella sottile arte di addossare la responsabilità della scelta più difficile sul paziente a confondere probabilità con certezza, accetta di farsi mutilare di parti del corpo che, mi dispiace per i razionalisti a tutti i costi e i luminari della mutua, ma hanno un'enorme valenza simbolica.
In questo articolo, segnalatomi da una delle sorcette che si sono risentite per la mia uscita su Angelina, la nota attrice spiega perché, in previsione (probabilistica, non certa) di mali estremi ha messo in pratica tali estremi rimedi. E' una lettura interessante, in primo luogo per il racconto delle comprensibili angosce di una donna che ha già visto morire le donne della sua famiglia per cancro mammario e ovarico ma che - tappatevi le orecchie con la cera come Ulisse se non lo volete sentire - ha evidentemente un problema grosso così con la propria femminilità, testimoniato in passato anche da episodi di evidente anoressia. Chi soffre di disturbi dell'identità sessuale non di rado arriva ad atti di autolesionismo, come l'anoressia appunto, fino a vere e proprie automutilazioni.
A questo punto di solito i sorci e le sorcette saltano su: "Come ti permetti di fare diagnosi a distanza? Che competenze hai?" E ancora: "Che c'entra l'ideologia gender con la prevenzione?" C'entra, c'entra.
In secondo luogo, l'articolo mostra come queste forme estreme di prevenzione, vere e proprie mutilazioni femminili che l'esempio e il ruolo di potente testimonial della Jolie rischiano di ammantare di una certa valenza rituale, sono entusiasticamente appoggiate da una medicina che ha creato il culto della prevenzione sempre più invasiva, pervasiva e totalizzante, rinunciando a dedicarsi all'eliminazione delle cause delle malattie. Medicina che ormai è sempre più espressione di quella iatrogenesi della quale parlava Ivan Illich già quarant'anni fa nel suo celebre "Nemesi medica". Per intenderci, quando la cura provoca maggiori danni dei benefici che dovrebbe portare e a volte uccide più della malattia.
Gli esempi di iatrogenesi sono innumerevoli. Farmaci che presentano effetti collaterali sempre più importanti e debilitanti. Vaccini proposti come panacee di tutti i mali sottovalutandone sempre di più i rischi, connaturati a qualsiasi somministrazione di farmaco Psicofarmaci che non curano più la depressione ma la cronicizzano e bipolarizzano. Chemioterapie che precipitano il processo neoplastico invece di rallentarlo. Interventi inutili e pratiche invasive come se piovesse. Irradiazioni eseguite senza valutare il rischio di cumulo e definite regolarmente "più innocue di una giornata al mare" (è il caso delle mammografie, che arrivano, con la scusa dell'approfondimento diagnostico, ad essere effettuate tre o quattro volte l'anno allo stesso soggetto nei programmi di "screening"). Persone sieropositive all'HIV terrorizzate dallo spettro dell'AIDS non ancora conclamata, sottoposte a bombardamenti preventivi di farmaci di ogni tipo, evitando magari il semplice principio della pratica di una vita sana e priva di comportamenti ad alto rischio. E poi impianti, protesi, accanimento terapeutico nel fine vita. Esaltazione della modificazione corporea, della transessualità e della neosessualità in nome della libertà, accompagnata però da uno schizofrenico moralismo nei confronti delle droghe psicotrope. Soprattutto infine l'idea che il cancro sia un evento sempre catastrofico e ad esito letale, a prescindere dalle forme che può assumere e del suo carattere di evento naturale.
E' una medicina che sta rinunciando ad eliminare le cause delle malattie, per esempio concentrandosi sulle capacità auto-curativa del sistema immunitario in un sistema corpo-mente il più possibile armonizzato, perché ciò non è economicamente proficuo, e si dedica invece alla cura palliativa dei sintomi, per giunta con rimedi che ne provocano altri a catena, in una moltiplicazione evangelica al contrario di malati e malanni e, in ultima analisi, di profitto.
Medicina che, di conseguenza, ha creato un'entità divina, la Santa Prevenzione, in nome della quale si può fare tutto al paziente, soprattutto per fidelizzarlo come cliente e controllarlo come cittadino. Fino al punto, se è donna, di mutilarla asportandone i seni e gli organi genitali, per giunta con la promessa che con il rito propiziatorio si eviterà la morte, definita così probabile da essere quasi certa da un test del quale si nasconde accuratamente la problematica nota dei falsi positivi e falsi negativi, che riguarda per altro qualunque tipo di test clinico. Se vi dico che questa cosa mi ricorda le pratiche di squartatori rituali del passato, prossimo e remoto, mi odiate molto?
Le vittime sacrificali sull'altare della prevenzione a tutti i costi sono sempre più volontarie e ciecamente convinte della bontà delle pratiche alle quali si sottopongono. Le femministe squittiscono compiaciute del "coraggio" di Angelina e si risentono assai delle sorelle che invece la pigliano per matta perché conservano il sano orrore della mutilazione dei propri caratteri sessuali ed il rifiuto verso la evidente sociopatia del mercato della salute.
A proposito di rimedio peggiore del male ed eliminazione del rischio. Per fortuna non sono stata la sola a nutrire dubbi sulla scelta di Angelina. Se il solito Veronesi che si porta su tutto parla di scelta sacrosanta, e te pareva, altri medici invitano a non sottovalutare l'impatto traumatico di una doppia mastectomia e successiva ovariectomia. Come riporta anche questo articolo, scritto appunto da un medico, la rimozione radicale delle mammelle non esclude, per la minima parte di tessuto rimanente, lo sviluppo di un cancro.
Non solo, ma si può aggiungere che le protesi in silicone inserite per ricostruire il seno presentano, soprattutto quelle low-cost, il rischio di provocare il cancro in altri organi come il fegato. Lo stress psicologico dovuto all'intervento e la reazione inconscia di perdita possono favorire l'insorgere di altre patologie, non escluso proprio il cancro. Per quanto riguarda la rimozione delle ovaie in una donna di 39 anni come la Jolie, ciò significa dover contrastare una menopausa precoce e iatrogena con una terapia ormonale sostitutiva per almeno i prossimi vent'anni. Terapia sconsigliata proprio dalle senologhe dei centri di prevenzione perché "può favorire il cancro alla mammella". Come nel gioco dell'oca siamo tornati alla casella di partenza.
In questo caso della Jolie non vi è in gioco la scelta di una persona famosa tanticchia stravagante che non credo si fermerà alle ovaie ma prima o poi asporterà l'utero seguendo le sue ossessioni da serial killer dei propri organi, ma una visione del mondo della cura e della malattia che, presentando difetti e rischi a non finire, abbiamo tutto il diritto di contestare, se non vi dispiace. Se non altro per il pericolo rappresentato dal suo intrinseco totalitarismo, per come sta assimilando la sociopatia delle multinazionali che la finanziano e per l'assolutismo fideistico che praticano i suoi fedeli, medici e pazienti. Quelli che se Angelina Jolie avesse annunciato che, in caso di cancro, avrebbe avuto intenzione di rifiutare la chemioterapia o di curarsi con il Metodo Di Bella, scommetto che le avrebbero dato della pazza e l'avrebbero associata ai gombloddi e agli sciichimici.