Il distanziamento sociale, il fatidico metro o metro e mezzo da mantenere tra le persone, come certificato ad esempio in tutti i gadget e la cartellonistica concentrazionaria fornita agli esercenti dalle associazioni di categoria compiacenti (lo ripeterò finché avrò fiato in corpo: compiacenti e complici) verso la distruzione umana ed economica dei propri iscritti, avrebbe dovuto essere il primo segnale da cogliere per capire che non si trattava di una disposizione di precauzione sanitaria ma di un nuovo modo di concepire la socialità. Una "nuova normalità", una regola da seguire sempre e comunque e, scommetto, vita natural durante, da imporre alla plebaglia infetta. Infetta non perché contagiata da un virus SARS, ma ontologicamente reietta, impura ed intoccabile. Questo "metro" di giudizio finale doveva essere l'allarme che scatta, la pioggia dal soffitto che spegne provvidenzialmente l'incendio nella stanza, il salvavita che ti mette in sicurezza isolando l'impianto.
Invece no, la cosa è passata in fanteria come le altre assurdità di questo incubo, ed ancora oggi si fa fatica a farne cogliere la disumanità ai nostri compagni di sventura, ipnotizzati dalle mascherine, dalla paura di una malattia che due anni fa avremmo chiamato influenza, dalla nevrosi indotta da regole - lo ripeto perché deve diventare un mantra - disumane. Nemmeno quando i torturatori ci comunicano quale parte della nostra vita privata dovrà ancora essere fatta oggetto di intrusioni indebite, si osserva una reattività nella massa di zombificati ai quali, forse, una bella secchiata d'acqua gelata in faccia farebbe assai bene. Perfino l'inedita ed inaudita pretesa di intromettersi nella nostra vita affettiva e sessuale per regolamentarla - paradossalmente in tempi in cui ognuno dovrebbe essere di tutti e fare ciò che vuole - ha fatto svegliare chi è precipitato nello stesso torpore magicamente indotto di Re Theoden.
Il distanziamento socialmente indotto tra gli individui è credo la più inedita e spaventosa forma di totalitarismo che abbiamo mai sperimentato. In situazioni concentrazionarie e carcerarie il contatto con gli altri non era vietato. Lì si pativa casomai la promiscuità forzata, la mancanza di intimità. Ora la definitiva distruzione della psiche la si vuole ottenere alternando gli opposti, alternando promiscuità ad isolamento. Difatti durante il lockdown siamo stati costretti sia a trascorrere feste e compleanni in perfetta solitudine, separati dagli affetti, dagli amori e dal semplice contatto umano ma le famiglie numerose sono state costrette ad una coabitazione forzata altrettanto problematica perché artificiosa, sperimentale. Basta fare la banale osservazione etologica di cosa avviene in una gabbia troppo affollata di cavie, dove l'aggressività trascende in aggressione. Sono stati quindi violati gli spazi vitali tra le persone, o invadendoli o allargandoli fino a farli diventare bolle di isolamento. E' una ferocia subdola perché non si manifesta con violenze e torture fisiche ma agisce solo sulla psiche. I danni di questa tortura vanno da un senso di disperata solitudine e vuoto affettivo a reazioni di fobia sociale.
Vi sono stati altri esempi storici di un simile tentativo di controllare psicoticamente i rapporti tra gli individui, di cui la misurazione della distanza tra io e l'altro è solo l'ultima novità generata dalle teste fine che si sono spremute per ideare questo bel programma antiumano. L'intrusione dell'entità stato o partito nella vita intima delle persone è stata un elemento caratterizzante le dittature comuniste come quella maoista e cambogiana, dove alla privazione del tempo per l'espressione dell'affettività, nella giornata dedicata unicamente al lavoro, si univa la pretesa di gestire e regolamentare anche la sessualità; indicando la cadenza dei rapporti coniugali, stabilendo che essi dovessero avvenire solo in concomitanza con i giorni fertili e proibendo ogni occasione di gioiosa seduzione e corteggiamento tra i sessi, per esempio mortificando la femminilità sotto divise e pettinature tutte uguali. Un tipo di gestione totalitaria del privato che abbiamo visto essere messo in pratica anche in più recenti regimi fondamentalisti islamici e in alcune vicende italiane note alle cronache. L'altro giorno, guardando un documentario sulla vicenda del "Forteto", notavo come i ragazzi chiamati a testimoniare la loro esperienza di degradazione e violenza raccontassero di coppie sposate costrette a vivere in castità e in segregazione, di ragazze mortificate nell'abbigliamento, e di un clima complessivo di controllo sadico sulla vita delle persone che, come le vicende giudiziarie hanno rivelato, nascondevano le motivazioni turpi di alcune personalità deviate messe in condizione di poter soggiogare completamente gli altri. E' noto comunque che tra le personalità che ammantarono quell'esperienza settaria gnostica di validità scientifica e culturale vi furono esponenti di quel partito "cinese" che già allora esaltava come esportabile il modello di società sortito dalla rivoluzione culturale maoista.
Che una pandemia, ovvero un fatto emergenziale sanitario potesse "fortetizzare" un paese intero, permettendo alla cover band grottesca e stracciona dei "Signori" del Salò di Pasolini di poter giocare con la vita di tutti gli italiani, servendo loro giornalmente merda in forma di regole da rispettare, non poteva forse essere previsto. Però ora che ci rendiamo conto di quale scientificità possa trovarsi nella pretesa di tenerci per sempre imbavagliati e a distanza tra di noi quando è ormai dimostrato che i parametri che definiscono la pandemia sono totalmente arbitrari, il non reagire, soprattutto da parte della politica che dovrebbe fare il suo mestiere, ovvero rappresentare gli interessi del proprio popolo, si sta ravvisando come altrettanto scellerata e colpevole della mancata reazione di coloro che non mossero un dito di fronte alle avvisaglie dei genocidi del secolo scorso.
Pochi ancora hanno colto a chi si riferiscono veramente queste nuove regole. L'illusione che siano norme generali che valgono per tutti stile rancio militare svanirà presto. Varranno solo per una categoria specifica di popolazione. Non varranno per i membri dell'élite, per i loro compiacenti ed indispensabili servi, per le loro baldracche di ogni sesso, per chi ha servito ai fratelli il piatto di lenticchie, per gli utili idioti e per le masse di comparse spostate da un continente all'altro per la sacra rappresentazione di contorno della grande sostituzione. E nessuno pensi di cavarsela considerandosi privilegiato per il fatto di rientrare nelle categorie sopraelencate. Per ognuno di loro verrà il momento della disillusione. Lo sgomitare dei bravobambinisti non li salverà. Chi potrà accedere ad Elysium è già stato stabilito e non ci saranno posti in piedi.
Andando per esclusione avrete capito a quale categoria di umanità sottoposta alle regole più disumane mi sto riferendo. Bisogna eliminare i testimoni del mondo come era, cioè del nostro. Imperfetto, classista, ingiusto ma dove si era ancora liberi di uscire da casa propria per il gusto di farlo. Un mondo dove comunque eravamo ancora liberi e c'era spazio perfino per la dimensione spirituale, oscenamente cancellata anch'essa, con la putrida connivenza delle gerarchie religiose, durante il confinamento.
Se il fine è l'isolamento di un individuo dall'altro, l'anomia destrutturante del sé, al distanziamento fisico vorranno far seguire il distanziamento in ogni sua altra forma, compresa la socialità virtuale ma comunque affettiva che ci siamo creati sui social network, anch'essi laboratori dove abbiamo agito come cavie, ma che in questo anno ci hanno mantenuto in contatto tra noi e ci hanno in qualche modo salvati. Occorrerà studiare, nel caso di confinamenti e censure, nuove reti di comunicazione e non sarebbe male, da parte di quelle forze che comunque si stanno opponendo a questa follia necrofila di una parte dell'élite, creare una Rete parallela, un nuovo web dove bypassare il nero cancello di Google. In tempi non ancora pandemici scrissi che ci saremmo ritrovati tutti nel dark web e non scherzavo perché l'invasività del monopolio del web di superficie era già visibile da alcuni marcatori. Sulle modalità di resistenza alle censure sui social e sull'importanza di mantenere uniti i nodi della rete, segnalo questo importante articolo di Enzo Pennetta a riguardo.
Il grande paradosso di questi tempi terminali è che un Sistema fondato sui principi dell'evoluzione, del primato del forte sul debole e sul progresso inarrestabile, per sopravvivere ha dovuto vendersi l'anima al demonio della dissoluzione e dovrà assistere al primato della forza sulla fortezza, alla cancellazione di ogni segno di evoluzione, ad un'improvvisa e per nulla graduale inversione nella regressione ed al trionfo di un a-socialismo che potrebbe spegnere per sempre il sol dell'avvenire in un inverno forse non nucleare ma infernale.