"I migranti oggi sono l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà lo stile di vita per moltissimi di noi."
Le elezioni europee, se non sono le politiche, ne sono un'ottima imitazione. E, per quanto mi riguarda, le europee di quest'anno sono più politiche di quanto si possa immaginare. Forse ancora più politiche delle politiche, se mi perdonate il gioco di parole. Spiego subito il perché e mi scuso se la premessa ad una dichiarazione di voto sarà un po' lunga.
Prima che deflagrasse la crisi ci potevamo permettere il lusso di mandare all'Europarlamento dei pupi variopinti a far finta di governare l'Europa in base a puri ideali e riconoscendoci nelle varie sfumature politiche di questi ideali. Se eravamo di destra o di sinistra si votava in base a queste etichette identitarie. L'Europa non era certamente cosa da tagliarcisi le vene, né da consumarcisi le meningi, era semplicemente carino mandare i vessilli e i tamburini delle nostre contrade al Palio di Bruxelles. La politica era altra faccenda, era una questione interna, l'Europa era una cosa in più, un diversivo.
Dal 2008 in poi tutto è cambiato. Il terremoto dello shock del debito ha fatto crollare l'intera architettura dell'Europa facendoci scoprire che i sontuosi ponti e palazzi con i quali il Grande Architetto aveva voluto ornare le banconote della moneta unica erano più pericolanti delle villette abusive costruite con cemento depotenziato.
Nel 2011 ci siamo accorti improvvisamente che non eravamo più padroni in casa nostra, che quell'Europa dei pupi stava governandoci per conto terzi, spazzando via governi molesti ma pur sempre eletti da noi, immischiandosi nei nostri affari, facendoci i conti in tasca, contandoci i maccheroni in bocca, mettendo in discussione il nostro stile di vita, il nostro benessere acquisito in decenni di duro lavoro e sacrifici, le nostre capacità, i nostri talenti e trattandoci come Untermenschen (il tedesco non è casuale) o bambini deficienti da rieducare alla durezza del vivere.
E' stato in quel periodo che chi voleva informarsi del perché l'Europa stava interessandosi così pesantemente e così insistentemente a noi ha potuto scoprire quale fosse il motivo di tale intrusione ed il perché di quella sensazione sgradevole che giorno dopo giorno provavamo di occupazione da parte di un governo di collaborazionisti del nemico, quasi di invasione aliena.
Chi scrive e tanti altri come me che avevano vissuto fino a quel momento nell'ignoranza economica e giuridica più completa, crogiolandosi nella democrazia data per scontata, hanno potuto aprire gli occhi grazie al lavoro di Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Antonio Maria Rinaldi, Luciano Barra Caracciolo - ed altri ma soprattutto loro - che hanno fatto della divulgazione dei veri motivi della crisi economica, al di là delle menzogne della propaganda dei media, una vera e propria missione, sia detto senza paura di cadere nella retorica.
Grazie a loro abbiamo scoperto che il mezzo per dominarci in quel modo così umiliante non era altro che l'euro, la moneta unica che, la teoria economica e proprio quella neoliberista insegnava ed insegna, non deve mai essere applicata ad un'area disomogenea come un'unione di paesi sovrani senza aver prima stabilito un governo e regole comuni perché altrimenti si dà la possibilità ad un paese forte, in grado cioè di farsi le regole su misura, di dominare gli altri e, per esempio, eliminare pericolosi concorrenti economici attraverso il vincolo della fissità del cambio. Era già successo in Argentina con il dollaro negli anni 90 e, ancora una volta, la teoria dell'OCA, applicata al contrario, stava diventando un'arma di distruzione economica al servizio del capitalismo assoluto.
Infatti, nelle immagini della Grecia umiliata, offesa e ridotta alla fame, stiamo ormai riconoscendo i segni inconfondibili di quella shock economy descritta da Naomi Klein in quello che sta rivelandosi uno dei testi più importanti di quest'inizio di millennio.
Ciò che, negli ultimi quarant'anni, aveva cancellato diritti acquisiti, allargato a dismisura la forbice tra l'1 e il 99% della popolazione, permesso la pretesa del primato delle élites e distrutto secoli di conquiste sociali fino a minare il concetto stesso di democrazia, dal Sudamerica all'Asia, era infine giunto a conquistarci. L'ultima tappa di un trionfante tour mondiale.
L'Europa dei morituri per Maastricht e degli inni alla gioia (ma che te ridi?) non esisteva, era solo un guscio pieno di retorica pelosa, l'europarlamento era solo la scenografia per una messinscena, quella che permetteva alla Germania - il paese dominante della situazione - di riprovarci per la terza volta in cent'anni a ridurre il resto del continente ad un'ammasso di nazioni immiserite a lei asservite. E' la coazione al mercantilismo. Non è colpa loro, li hanno disegnati così.
Se l'euro era stato un errore ed era noto da decenni che, alla prima grave crisi periodica, sarebbe finita così, se lo avevano fatto comunque c'era una sola spiegazione: la cosa era stata voluta.
L'Europa era stata costruita in maniera tale da permettere il dominio di alcuni paesi sugli altri, con la finanza ormai degenerata in neoplasia che avrebbe potuto speculare sui destini di paesi interi decidendo chi doveva crepare e chi no, ed eravamo in guerra economica, uno contro l'altro, senza saperlo. Alla faccia dei Nobel per la Pace. Quegli zuzzurelloni degli americani con i loro mutui subprime avevano fatto saltare tutto e, per lo meno, ora si giocava allo scoperto.
Dopo anni, grazie all'opera di divulgazione dei succitati volonterosi e attraverso comitati, congressi, blog, libri, video, film, programmi televisivi e quant'altro, si è riusciti a far conoscere il problema euro, ad esporlo nudo sul tavolo autoptico. E' stato finalmente fatto in Italia ciò che già si stava facendo, in ambito accademico e non, in tutta Europa, soprattutto nei paesi colpiti più duramente dalla crisi, ma perfino nella Germania che credeva di avvantaggiarsi solamente dalla moneta unica e non è escluso potrebbe paradossalmente essere quella che dovrà uscirne per prima per salvare capra e crauti.
Dal lavoro instancabile di informazione di questi esperti al servizio della conoscenza è nata una parola nuova: euroscetticismo.
In Europa sono sorti partiti che mettono in discussione l'euro e che per comodità di etichettatura chiamiamo antieuro o appunto euroscettici, come l'AfD in Germania.
In Gran Bretagna Nigel Farage con il suo Ukip che addirittura vorrebbe far uscire il Regno Unito dall'Unione Europea (seppure l'UK non sia nell'euro, anche grazie alla Thatcher) è attualmente nei sondaggi il primo partito. Ovviamente la stampa di espressione debenedettina lo chiama "il Grillo di Londra".
In Francia Marine Le Pen mette al primo posto del programma del Front National l'uscita dall'euro e la ridefinizione delle regole europee, accingendosi anch'ella ad ottenere un grande successo elettorale.
Sull'onda delle disgrazie patite dai paesi dell'eurozona, altre nazioni stanno rivedendo in tutta fretta i loro piani di ingresso ed altre persevereranno nell'orgoglio di non esserci mai volute entrare, avendo avuto pienamente ragione.
E in Italia? Spiegare cose che richiedono un minimo di ragionamento a gente tenuta volutamente nell'ignoranza o tutt'al più nutrita con le pappine predigerite della televisione è tecnica sopraffina, non è da tutti. Se poi tra queste tabule rase da alfabetizzare vi sono i politici l'impresa può sembrare senza speranza. Non parliamo poi se i politici sono dei somari, o ragionano in malafede perché sono ignoranti a comando - sono pur sempre dei pupi, ricordate? e fingono di non capire.
Qui sta il merito principale di Alberto, Claudio, Antonio e Luciano nell'aver non solo fatto capire il problema ad un pubblico sempre più vasto, di avere animato e tenuto vivo il dibattito, oltretutto lottando contro un pensiero unico dominante che era espressione di quello che è stato definito il PUDE, il Partito Unico dell'Euro, dotato di una fenomenale macchina di propaganda dotata di tutti gli accessori di mistificazione e menzogna, ma di avere finalmente trovato chi pare aver compreso la gravità del problema e delle conseguenze che colpiranno tutti noi se non vi si porrà rimedio.
Perché, parliamoci chiaro, qui non è in ballo la vittoria del proprio partito al Palio e il portarsi a casa la porchetta arrosto o almeno il pupazzone di peluche di consolazione. Non è il momento di fare distinguo e mettersi a discutere se la porta tagliafuoco dalla quale fuggire deve stare a sinistra perché quella a destra no, non sta bene, come insiste ad incaponirsi da anni il sinistrume economico.
Qui è in ballo la nostra vita. Sono in gioco i nostri interessi, le nostre proprietà, i nostri diritti, Il nostro lavoro, minacciato dai job-acts dei mezzi toscani ricopiati con la carta-carbone dalle leggi Hartz tedesche - perché anche i tedeschi, come l'altra volta, stanno pagando un prezzo alto al Reich, con l'Anschluss interno e la deflazione salariale.
Da noi c'è gente che si ammazza, migliaia di esodati, disoccupati, licenziati, giovani senza futuro e pensionati che stanno vivendo una vita di pura merda. La classe produttiva, dagli imprenditori ai loro operai, è minacciata di estinzione. Il destino della classe media previsto dalla dittatura del debito non è l'incremento del suo benessere ma una drammatica retrocessione nel Lumpenproletariat.
Si sta mettendo in discussione la democrazia, con ciò che ne resta affidato ad una serie di governi non eletti ma nominati da pseudosovrani, che si susseguono con l'unico scopo di portare avanti un'agenda da proconsoli di una provincia, anzi un Land, dell'impero. E' in gioco anche l'identità nazionale, non solo il concetto di patria che non ha mai avuto molta fortuna in Italia perché quando l'Italia è stata fatta non si sono fatti gli italiani. Tra parentesi, questa volta potrebbe essere la volta buona, chissà.
Trovare un partito che si schierasse apertamente contro l'euro e il dispotismo eurocratico anche in Italia non è stato facile.
Chi siano i collaborazionisti è chiaro. E' in primo luogo il Partito Democratico, il famigerato serpentone metamorfico, che considera valide solo le elezioni dei suoi segretari e scherani da parte della propria base. Le chiamano primarie ma sono anche ultimarie, perché sta diventando l'unica forma di consenso popolare che ancora tollerino e chissà ancora per quanto.
Berlusconi, che pure ci ha rimesso le penne da premier a causa delle attenzioni dell'Europa e di quell'agenzia di recupero crediti per conto delle banche tedesche che è la BCE, oltre ad essere politicamente finito non riesce a fare altro che la stampella al PD assieme agli altri partiti frattaglia del PUDE. Non capisce e non vuole capire anche se c'è chi ha tentato in tutti i modi di farglielo capire. Pazienza. Del resto, se non sono in ballo i suoi interessi personali, non è che si possa pretendere più di tanto da lui. Si sapeva.
Dalla parte delle opposizioni, il Movimento Cinque Stelle, caratterizzato da una base anche vogliosa di imparare e bravina, ha però un'altezza che crede di aver già imparato tutto e che alla fine fa come cavolo le pare, infischiandosene della base, quindi farnetica di referendum impossibili e, per bocca del suo manager capellone, si rifiuta di prendere in considerazione l'uscita dall'euro.
Vede, Casaleggio, in questi foschi momenti, la parola d'ordine per salvarsi è "fuori dall'euro", non "Pippo". Chi non la conosce finisce nel tritacarne della storia. Pazienza. Aver mandato i vostri in Parlamento a far schiumare di rabbia il PD è valso il biglietto. Speravamo che avreste capito anche il resto. Non lo volete fare. Grazie di tutto. Per il resto, faremo loro sapere. Chiamiamo noi.
Vorrei spendere un paio di parole in più sulla sinistra, che ho lasciato al suo destino da tempo e che ogni giorno meno rimpiango. Intendo quella specie di sinistra che occupa la sedia a sinistra del PD, ovvero dell'avanguardia della reazione.
L'altra sera ho visto uno spettacolo tristissimo. La Barbara Spinelli, quella che, per far finta che esista una sinistra antagonista all'eurocrazia, manda avanti il greco che non ha niente da perdere e che è venuto a candidarsi qua perché al suo paese, difendendo ancora e comunque l'euro, probabilmente je menerebbero.
L'operazione Tsipras, rappresentata in televisione dalla compagna di colui che propugnava la riscoperta per noi della durezza del vivere è forse il punto più basso, la fossa delle Marianne della sinistra. Mi ricorda quelle infernali graticole elettriche che d'estate servono a friggere gli insetti molesti, attirati dalla loro luce. Infatti ci stanno cascando tutti, soprattutto gli intellettuali, gli ex ragazzi e ragazze immagine della sinistra, gli scrittori, i chitarrosi di partito, i punkamminkia di sessant'anni e quelli tanto ma tanto democratici.
C'è poi SEL, che se possibile, ma per la sinistra ormai nulla è impossibile, è ancora peggio. Ricordate la citazione all'inizio, quella sui migranti e lo stile di vita? Appartiene a Laura Boldrini, quella della ghigliottina. Eccovi il video.
Nel 2011 ci siamo accorti improvvisamente che non eravamo più padroni in casa nostra, che quell'Europa dei pupi stava governandoci per conto terzi, spazzando via governi molesti ma pur sempre eletti da noi, immischiandosi nei nostri affari, facendoci i conti in tasca, contandoci i maccheroni in bocca, mettendo in discussione il nostro stile di vita, il nostro benessere acquisito in decenni di duro lavoro e sacrifici, le nostre capacità, i nostri talenti e trattandoci come Untermenschen (il tedesco non è casuale) o bambini deficienti da rieducare alla durezza del vivere.
E' stato in quel periodo che chi voleva informarsi del perché l'Europa stava interessandosi così pesantemente e così insistentemente a noi ha potuto scoprire quale fosse il motivo di tale intrusione ed il perché di quella sensazione sgradevole che giorno dopo giorno provavamo di occupazione da parte di un governo di collaborazionisti del nemico, quasi di invasione aliena.
Chi scrive e tanti altri come me che avevano vissuto fino a quel momento nell'ignoranza economica e giuridica più completa, crogiolandosi nella democrazia data per scontata, hanno potuto aprire gli occhi grazie al lavoro di Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Antonio Maria Rinaldi, Luciano Barra Caracciolo - ed altri ma soprattutto loro - che hanno fatto della divulgazione dei veri motivi della crisi economica, al di là delle menzogne della propaganda dei media, una vera e propria missione, sia detto senza paura di cadere nella retorica.
Grazie a loro abbiamo scoperto che il mezzo per dominarci in quel modo così umiliante non era altro che l'euro, la moneta unica che, la teoria economica e proprio quella neoliberista insegnava ed insegna, non deve mai essere applicata ad un'area disomogenea come un'unione di paesi sovrani senza aver prima stabilito un governo e regole comuni perché altrimenti si dà la possibilità ad un paese forte, in grado cioè di farsi le regole su misura, di dominare gli altri e, per esempio, eliminare pericolosi concorrenti economici attraverso il vincolo della fissità del cambio. Era già successo in Argentina con il dollaro negli anni 90 e, ancora una volta, la teoria dell'OCA, applicata al contrario, stava diventando un'arma di distruzione economica al servizio del capitalismo assoluto.
Infatti, nelle immagini della Grecia umiliata, offesa e ridotta alla fame, stiamo ormai riconoscendo i segni inconfondibili di quella shock economy descritta da Naomi Klein in quello che sta rivelandosi uno dei testi più importanti di quest'inizio di millennio.
Ciò che, negli ultimi quarant'anni, aveva cancellato diritti acquisiti, allargato a dismisura la forbice tra l'1 e il 99% della popolazione, permesso la pretesa del primato delle élites e distrutto secoli di conquiste sociali fino a minare il concetto stesso di democrazia, dal Sudamerica all'Asia, era infine giunto a conquistarci. L'ultima tappa di un trionfante tour mondiale.
L'Europa dei morituri per Maastricht e degli inni alla gioia (ma che te ridi?) non esisteva, era solo un guscio pieno di retorica pelosa, l'europarlamento era solo la scenografia per una messinscena, quella che permetteva alla Germania - il paese dominante della situazione - di riprovarci per la terza volta in cent'anni a ridurre il resto del continente ad un'ammasso di nazioni immiserite a lei asservite. E' la coazione al mercantilismo. Non è colpa loro, li hanno disegnati così.
Se l'euro era stato un errore ed era noto da decenni che, alla prima grave crisi periodica, sarebbe finita così, se lo avevano fatto comunque c'era una sola spiegazione: la cosa era stata voluta.
L'Europa era stata costruita in maniera tale da permettere il dominio di alcuni paesi sugli altri, con la finanza ormai degenerata in neoplasia che avrebbe potuto speculare sui destini di paesi interi decidendo chi doveva crepare e chi no, ed eravamo in guerra economica, uno contro l'altro, senza saperlo. Alla faccia dei Nobel per la Pace. Quegli zuzzurelloni degli americani con i loro mutui subprime avevano fatto saltare tutto e, per lo meno, ora si giocava allo scoperto.
Dopo anni, grazie all'opera di divulgazione dei succitati volonterosi e attraverso comitati, congressi, blog, libri, video, film, programmi televisivi e quant'altro, si è riusciti a far conoscere il problema euro, ad esporlo nudo sul tavolo autoptico. E' stato finalmente fatto in Italia ciò che già si stava facendo, in ambito accademico e non, in tutta Europa, soprattutto nei paesi colpiti più duramente dalla crisi, ma perfino nella Germania che credeva di avvantaggiarsi solamente dalla moneta unica e non è escluso potrebbe paradossalmente essere quella che dovrà uscirne per prima per salvare capra e crauti.
Dal lavoro instancabile di informazione di questi esperti al servizio della conoscenza è nata una parola nuova: euroscetticismo.
In Europa sono sorti partiti che mettono in discussione l'euro e che per comodità di etichettatura chiamiamo antieuro o appunto euroscettici, come l'AfD in Germania.
In Gran Bretagna Nigel Farage con il suo Ukip che addirittura vorrebbe far uscire il Regno Unito dall'Unione Europea (seppure l'UK non sia nell'euro, anche grazie alla Thatcher) è attualmente nei sondaggi il primo partito. Ovviamente la stampa di espressione debenedettina lo chiama "il Grillo di Londra".
In Francia Marine Le Pen mette al primo posto del programma del Front National l'uscita dall'euro e la ridefinizione delle regole europee, accingendosi anch'ella ad ottenere un grande successo elettorale.
Sull'onda delle disgrazie patite dai paesi dell'eurozona, altre nazioni stanno rivedendo in tutta fretta i loro piani di ingresso ed altre persevereranno nell'orgoglio di non esserci mai volute entrare, avendo avuto pienamente ragione.
E in Italia? Spiegare cose che richiedono un minimo di ragionamento a gente tenuta volutamente nell'ignoranza o tutt'al più nutrita con le pappine predigerite della televisione è tecnica sopraffina, non è da tutti. Se poi tra queste tabule rase da alfabetizzare vi sono i politici l'impresa può sembrare senza speranza. Non parliamo poi se i politici sono dei somari, o ragionano in malafede perché sono ignoranti a comando - sono pur sempre dei pupi, ricordate? e fingono di non capire.
Qui sta il merito principale di Alberto, Claudio, Antonio e Luciano nell'aver non solo fatto capire il problema ad un pubblico sempre più vasto, di avere animato e tenuto vivo il dibattito, oltretutto lottando contro un pensiero unico dominante che era espressione di quello che è stato definito il PUDE, il Partito Unico dell'Euro, dotato di una fenomenale macchina di propaganda dotata di tutti gli accessori di mistificazione e menzogna, ma di avere finalmente trovato chi pare aver compreso la gravità del problema e delle conseguenze che colpiranno tutti noi se non vi si porrà rimedio.
Perché, parliamoci chiaro, qui non è in ballo la vittoria del proprio partito al Palio e il portarsi a casa la porchetta arrosto o almeno il pupazzone di peluche di consolazione. Non è il momento di fare distinguo e mettersi a discutere se la porta tagliafuoco dalla quale fuggire deve stare a sinistra perché quella a destra no, non sta bene, come insiste ad incaponirsi da anni il sinistrume economico.
Qui è in ballo la nostra vita. Sono in gioco i nostri interessi, le nostre proprietà, i nostri diritti, Il nostro lavoro, minacciato dai job-acts dei mezzi toscani ricopiati con la carta-carbone dalle leggi Hartz tedesche - perché anche i tedeschi, come l'altra volta, stanno pagando un prezzo alto al Reich, con l'Anschluss interno e la deflazione salariale.
Da noi c'è gente che si ammazza, migliaia di esodati, disoccupati, licenziati, giovani senza futuro e pensionati che stanno vivendo una vita di pura merda. La classe produttiva, dagli imprenditori ai loro operai, è minacciata di estinzione. Il destino della classe media previsto dalla dittatura del debito non è l'incremento del suo benessere ma una drammatica retrocessione nel Lumpenproletariat.
Si sta mettendo in discussione la democrazia, con ciò che ne resta affidato ad una serie di governi non eletti ma nominati da pseudosovrani, che si susseguono con l'unico scopo di portare avanti un'agenda da proconsoli di una provincia, anzi un Land, dell'impero. E' in gioco anche l'identità nazionale, non solo il concetto di patria che non ha mai avuto molta fortuna in Italia perché quando l'Italia è stata fatta non si sono fatti gli italiani. Tra parentesi, questa volta potrebbe essere la volta buona, chissà.
Chi siano i collaborazionisti è chiaro. E' in primo luogo il Partito Democratico, il famigerato serpentone metamorfico, che considera valide solo le elezioni dei suoi segretari e scherani da parte della propria base. Le chiamano primarie ma sono anche ultimarie, perché sta diventando l'unica forma di consenso popolare che ancora tollerino e chissà ancora per quanto.
Berlusconi, che pure ci ha rimesso le penne da premier a causa delle attenzioni dell'Europa e di quell'agenzia di recupero crediti per conto delle banche tedesche che è la BCE, oltre ad essere politicamente finito non riesce a fare altro che la stampella al PD assieme agli altri partiti frattaglia del PUDE. Non capisce e non vuole capire anche se c'è chi ha tentato in tutti i modi di farglielo capire. Pazienza. Del resto, se non sono in ballo i suoi interessi personali, non è che si possa pretendere più di tanto da lui. Si sapeva.
Dalla parte delle opposizioni, il Movimento Cinque Stelle, caratterizzato da una base anche vogliosa di imparare e bravina, ha però un'altezza che crede di aver già imparato tutto e che alla fine fa come cavolo le pare, infischiandosene della base, quindi farnetica di referendum impossibili e, per bocca del suo manager capellone, si rifiuta di prendere in considerazione l'uscita dall'euro.
Vede, Casaleggio, in questi foschi momenti, la parola d'ordine per salvarsi è "fuori dall'euro", non "Pippo". Chi non la conosce finisce nel tritacarne della storia. Pazienza. Aver mandato i vostri in Parlamento a far schiumare di rabbia il PD è valso il biglietto. Speravamo che avreste capito anche il resto. Non lo volete fare. Grazie di tutto. Per il resto, faremo loro sapere. Chiamiamo noi.
Vorrei spendere un paio di parole in più sulla sinistra, che ho lasciato al suo destino da tempo e che ogni giorno meno rimpiango. Intendo quella specie di sinistra che occupa la sedia a sinistra del PD, ovvero dell'avanguardia della reazione.
L'altra sera ho visto uno spettacolo tristissimo. La Barbara Spinelli, quella che, per far finta che esista una sinistra antagonista all'eurocrazia, manda avanti il greco che non ha niente da perdere e che è venuto a candidarsi qua perché al suo paese, difendendo ancora e comunque l'euro, probabilmente je menerebbero.
L'operazione Tsipras, rappresentata in televisione dalla compagna di colui che propugnava la riscoperta per noi della durezza del vivere è forse il punto più basso, la fossa delle Marianne della sinistra. Mi ricorda quelle infernali graticole elettriche che d'estate servono a friggere gli insetti molesti, attirati dalla loro luce. Infatti ci stanno cascando tutti, soprattutto gli intellettuali, gli ex ragazzi e ragazze immagine della sinistra, gli scrittori, i chitarrosi di partito, i punkamminkia di sessant'anni e quelli tanto ma tanto democratici.
C'è poi SEL, che se possibile, ma per la sinistra ormai nulla è impossibile, è ancora peggio. Ricordate la citazione all'inizio, quella sui migranti e lo stile di vita? Appartiene a Laura Boldrini, quella della ghigliottina. Eccovi il video.
La riscrivo così vi si imprime meglio nella memoria:
"I migranti oggi sono l'elemento umano, l'avanguardia di questa globalizzazione e ci offrono uno stile di vita che presto sarà lo stile di vita per moltissimi di noi."
"Per moltissimi di noi". Non dice che sarà lo stile di vita di tutti noi, ovvero lei compresa, ma di moltissimi di noi, cioè di voi. Capito? Voi farete la fine dei migranti, ovvero sarete dei disperati, e lei vivrà su Elysium.
E' lo stesso tono delle funzionarie messe a governatrici dei paesi conquistati dalle guerre imperiali e non vi meravigli che una messa lì dalla sinistra elogi a quel modo la globalizzazione, ovvero il capitalismo unchained, anzi, il capitalesimo. E' l'internazionalsocialismo la loro nuova mutazione.
Ecco, dichiarando il mio prossimo voto alle europee per la Lega Nord, l'unico partito - assieme a Fratelli d'Italia - che ha avuto l'umiltà di studiare assieme a noi e a capire, grazie soprattutto alla buona volontà di Matteo Salvini, che ha imparato la parola d'ordine, dichiaro altresì che lo farò senza alcun rimpianto del tipo "avrei preferito che ci fosse arrivato un altro partito". E questo è l'unico punto di dissenso che ho trovato nella bella dichiarazione di voto di Alberto Bagnai a favore di Claudio Borghi che sottoscrivo. Se la sinistra ci fosse arrivata a capire la questione euro non sarebbe stata sinistra. Ripeto, loro sono il Partito Internazista. Una Boldrini che dice quelle cose, che esprime una tale coscienza elitaria, ultraclassista ed autorazzista ormai è immaginabile solo a sinistra. Che non sia più solo un problema di PD che ha perso la testa lo dimostrano le miserie di SEL e gli effetti del TroikaHeuroCannabinolo (copyright IstitutoPUDE) delle Spinelli. Pazienza, finiranno nel tritacarne storico con i grilli. Il macinato sarà più saporito.
Aggiungo che se Salvini non ci tradirà e sarà disposto a vincere questa battaglia tutti assieme, facendo prima l'Italia sovrana e permettendole di risollevarsi e poi discutendo pure di autonomie, senza più discorsi su terroni ed altro, potrà contare sul mio sostegno anche in futuro. Ecco perché la mia scelta è assolutamente politica. E ribadisco che se fossi francese o inglese voterei Marine Le Pen o Nigel Farage senza indugi.
Sostengo quindi anch'io la candidatura di Claudio Borghi, se non altro per riconoscenza verso colui che ha contribuito con i suoi storify, video e articoli ad aprirmi gli occhi e, non potendolo votare direttamente, appartenendo ad un altro collegio, voterò molto volentieri Francesca Donato, non perché dddonna ma perché brava, tenace ed altra instancabile animatrice del dibattito sull'euro. Sono felice di poter appoggiare e votare persone che conosco, non ancora personalmente purtroppo ma attraverso il loro lavoro che seguo ormai da anni.
E' tutto. Così è se vi piace. Astenersi maldipancisti e distinguaroli, usceri da sinistra e cagacazzi dei vari Fronti Popolari di Giudea. Qui si salva l'Italia o si muore.