venerdì 25 maggio 2007

Il Conte di Montezemolo

Dopo la discesa in campo ci mancava anche la discesa in pista. Minacciata, promessa o solo sfiorata come idea.
O Luchino, forse anni fa quando avremmo potuto fregiarci della "dottoressa" Edwige Fenech come first-lady se ne sarebbe potuto parlare ma ormai è troppo tardi.

Luca Cordero di Montezemolo di fronte alla platea di Confindustria ha detto anche cose giuste, tipo che bisognerebbe che le tasse le pagassero tutti, che bisognerebbe dare spazio alla meritocrazia ma quando si è trattato di dire cosa fare in concreto, ha parlato solo vagamente di "scelte coraggiose", "riforme" "cambiamenti". E allora? In soldoni?

Forse, posso dare un suggerimento, il costo del lavoro è troppo alto? E' un argomento che titilla sempre le zone erogene degli imprenditori ma ho l'impressione che se anche si tornasse ai tempi di Kunta Kinte loro si lamenterebbero lo stesso. Perchè gli schiavi purtroppo se non mangiano non stanno in piedi e dargli da mangiare costa.

Ha fatto una grande impressione la sferzata ai politici del manager bolognese, peccato che parli uno che ha diretto un'azienda che ha sempre fatto dei contributi statali e dei favori della politica una religione. Che rappresenta la classe imprenditoriale meno amante del rischio in tutto il mondo: quella che, nonostante il più alto tasso di lavoro nero ed evasione fiscale nel paese, non sa nemmeno confrontarsi sul mercato con imprenditori che a casa loro le tasse le pagano fino all'ultimo centesimo senza sognarsi di evaderle.

Peccato che, se anche scendesse in pista per un giro di prova, farebbe come ha fatto Berlusconi. O Prodi. Né più né meno. Nessun sfracello, ma tanti compromessi. Non è il politico in sè che è cattivo, è la politica che lo fa diventare così. Lui non scamperebbe alla maledizione della prima urna. Governare un paese non è governare un'azienda, qualcuno glielo faccia capire. Altrimenti il prossimo che ci troviamo sulla scheda elettorale è Briatore. Qualcuno gli dica che, se anche stiamo andando a fondo, l'Italia non è Luna Rossa. E che non c'è uno Schumacher in grado di guidare la cariola.

Sublime il commento all'exploit del presidente della Confindustria di Berlusconi che, in pieno trip peronista descamisado, ha detto che "conta il popolo, non la Confindustria". Bisogna dirlo, è sempre un grande.

domenica 20 maggio 2007

Paris, Texas

Fino all’altro giorno la Francia ci era raccontata dai media saputoni come un paese sciovinista, insofferente nei confronti degli stranieri, anche quelli che arrivavano a Parigi in Rolls Royce per andare a fare la spesa da Cartier, ripiegato sulla propria grandeur un po’ demodé, orgogliosamente indipendente in politica internazionale, soprattutto dagli Stati Uniti, nell’intimo antisemita o comunque più filoaraba che filoisraeliana.

Adesso invece, puf!, tutto d’un botto ha scelto come suo presidente il piccolo grande Sarkozy. Miracolo della Madonna di Lourdes o guarigione spontanea? “Insieme tutto diventa possibile”, recita lo slogan del neopresidente e forse è una parola magica.

Si suppone che le elezioni siano state regolari, e che quindi i francesi abbiano veramente preferito in massa il fascino aristocratico del neocon Sarko alle grazie un po’ frigide della neosenza Ségolène, il solito candidato messo lì dalle sinistre di tutto il mondo al solo scopo di perdere meglio le elezioni con le destre. Una specie di John Kerry in gonnella, ma più femminile.
Qui da noi Sarko era dato vincitore da mesi, un po’ come il cantante che dopo settimane di copertine su Sorrisi e Canzoni, guarda tu la combinazione, va a vincere Sanremo. Doveva quindi andare a finire così. Tutto diventa possibile.

Sarko, come viene affettuosamente chiamato dai satiri d’oltralpe, è piccolo di statura, ma dotato di un ego spropositato e si sa che le dimensioni contano.
Si ama alla follia e si capisce come tra Nicholas e Sarkozy non ci sia posto per nessun altro, nemmeno per Cécilia, la moglie ribelle che fa tanto Hollywood.
Già, Hollywood. L’America è la passione di Sarko. Tanto che il suo sito, una cosuccia sobria dove lui è dappertutto con l’espressione di chi si sente un garofano profumato in mezzo ad un campo concimato a merda, si apre con un filmato della sua “inauguration”.
Tappeto rosso, musica roboante, ospiti che arrivano sorridendo e salutando la folla. Vi ricorda niente?
Dopo i Sarko-Oscar non manca neppure il Sarko shop, dove acquistare magliette, felpe e borse con il suo nasone in primo piano, roba da far schiattare di invidia il nostro petit Berlus-con che al confronto ha un sito quasi monacale. Presidente, mi consenta, si adegui.

Sarko fa il simpatico anzi, come si tradurrà piacione in francese?, ma con l’aria di chi vuole farti pagare con gli interessi tutte le umiliazioni che ha dovuto subire da piccolo, anche e soprattutto se tu non c’entri niente. Magari i compagni lo sfottevano veramente ma siamo sicuri che non fosse perché era spocchioso e stronzetto?

Sarkocop ha sui maroni gli immigrati, ma prevalentemente quelli maghrebini e senza carta, se la Francia dovesse essere improvvisamente invasa da orde di texani pieni di dollari probabilmente chiuderebbe un occhio.
Se lo si fa notare, il suo problema con i nordafricani, i nostri media neocon ci ricordano, rimanendo seri, che anche lui è figlio di immigrati. Dimenticando un dettaglio, che suo padre era un “aristocratico di origini ungheresi”. Sarebbe come dire che io che ho davanti una torta Cameo apri-e-inforna e tu che sei seduto comodamente all’Hotel Sacher di Vienna gustando un dolce locale, stiamo mangiando entrambi una torta al cioccolato.

Sarko ha idee chiare in fatto di predestinazione. E’ un lombrosiano di ferro. “Io sono nato eterosessuale, non mi sono mai interrogato sulla scelta della mia sessualità” (beato lui). “Pedofili si nasce” (e lui non lo nacque, fortunatamente). “I giovani suicidi sono geneticamente tarati”. E’ certo. Lui è geneticamente stronzo.

In Francia c’è già chi rimpiange Chirac ma, troppo tardi. Se le elezioni sono state regolari e lo hanno veramente votato, con chi prendersela? Avete voluto la bicicletta? E mo’ fatevi ‘sto Tour de France.
La cosa importante per i media neocon è che ora "in Francia cambierà la politica estera”, tutto il resto che si fotta.
Sarko il filoamericano, Sarko il filoisraeliano, Sarko il filoatlantico. Speriamo per i cugini francesi che pensi ogni tanto anche alla Francia. Del resto non è la prima volta che si fanno governare da uno straniero, piccolo di statura e superdotato di ambizione. Con la differenza che Napoleone era molto più modesto.

giovedì 17 maggio 2007

Uomo e galantuomo

Legge sul conflitto di interessi. Strano ma vero, se ne parla. Timidamente e sottovoce, come delle turpitudini più vergognose, ma se ne parla.
Anche se vi scappa da ridere al pensiero di un governo di sinistra che riesca a togliere potere a Berlusconi, ricomponetevi e abbiate fiducia.

Gentiloni, con l’espressione un po’ così, ha detto che farà una buona legge. Del resto ha la strada spianata.
Fini è pronto a collaborare, se la legge escluderà Berlusconi e se riusciranno a trovargli il Pizzaballa che gli manca per completare la collezione dei calciatori 1968/69.
I cattolici di centrodestra chiederanno il perdono cristiano per Berlusconi e quelli di centrosinistra imporranno il cilicio per tutti ma cosa volete che sia.
Ho sentito il solito Diliberto dire che sarebbe necessaria anche l’ineleggibilità di chi detiene mezzi di telecomunicazione. Come negli Stati Uniti, ultimo baluardo dei comunismo al mondo. I soliti estremisti.
Di Pietro si, minaccia l’astensione ma è solo per rubare la scena a Mastella. A proposito, il guardasigilli è solo un galantuomo. A sinistra ce ne sono tanti, come dice Berlusconi.

Siamo proprio un paese straordinario. Dal Manzanarre al Reno, ormai si sarebbero tutti rotti gli zebedei di sentire uno che il giorno prima piange che gli rovinano le sue aziende e il giorno seguente spende cinquemila fantastiliardi per mettere ancora meglio i piedi nel servizio pubblico radiotelevisivo.
In Italia continuano a dargli credito, a lasciargli l’ultima parola nei telegiornali, a prenderlo sul serio e, quel che è peggio, a considerarlo uno statista. L’uomo della provvigione.
C’è anche gente che dice che se dà da mangiare ai 20.000 dipendenti di Mediaset ciò basta a farne un grand’uomo e a desiderare di votarlo ed essere dominati da lui, per non dire peggio. Chissà perchè mi viene in mente “Io ai miei cani do Pal”, vi ricordate?
Speriamo piuttosto che alle prossime elezioni non gli venga in mente di seguire le orme di Tania Dervaux, perché secondo i suoi standard non dovrebbero essere meno di 1.000.000. Meglio togliere davvero l’ICI.

Nonostante non abbia proprio nulla da temere (a parte l'eventuale vittoria alle prossime elezioni, dove noi chiederemo il riconteggio dei pompini), è sempre un piacere ascoltarlo gridare che vogliono rovinarlo, che sono comunisti e che le ultime elezioni le hanno taroccate di brutto i soliti “signori della sinistra”. Se un domani faranno un film su di lui ci vorrebbe De Niro. A sinistra sono solo chiacchiere e distintivo. Tranne Mastella.


OT. Sono contenta che sia venuto fuori dal cassetto, almeno in rete, con grande clamore il documentario su “Pedofilia e Vaticano” della BBC. Io ne avevo parlato tempo addietro. Povero Ratzi, ohi ohi, che male.

martedì 15 maggio 2007

Munnezzemol

Mentre si discute stancamente di legge sul conflitto di interessi in Parlamento, con la sensazione diffusa che ciò che ne verrà fuori sarà un pateracchio che non lederà minimamente la posizione dominante di Mediaset, ci sarebbe in concomitanza un’occasione storica della quale purtroppo i nostri governanti pallemosce non sapranno trarre vantaggio.

Berluschino, tra un palestramento e l’altro si è comperato la Endemol con i soldi faticosamente raccolti da papi in tanti anni di duro lavoro e allora, dov’è lo scandalo?
Forse nel fatto che è dimostrato ancora una volta che Berlusconi senior mentiva quando accusava la sinistra di averlo rovinato, perché non credo che 2.629 milioni di euro siano venuti fuori dalla rottura dei porcellini di terracotta dei suoi figli e dalle monetine raspate dalle macchinette per il caffè di Segrate.

La Endemol è quella cosuccia che nel 2006 ha fatturato a livello mondiale 1.114,4 milioni di euro, dalla quale ogni giorno partono carichi di munnezza mediatica che vengono mollati in tutte le discariche televisive private e purtroppo pubbliche.
Pacchi rotti, piatti sporchi e avanzi di cucina con qualche capello della Clerici, ex-divi, ex-cantanti, ex-nullità da rottamare e aviotrasportare su isole deserte esotiche, scarti di braccia rubate all’agricoltura, veline sode e opinioniste sfatte, critici fatti e conduttori rintronati. Munnezza accuratamente impacchettata con nastri luccicanti, ma sempre munnezza.
La preoccupazione di questi giorni è che la RAI, la discarica pubblica ufficiale di questo tipo di spazzatura televisiva, debba sottomettersi ancora di più allo strapotere di Piersilvio e Pierfidel.

Ecco allora la mia modesta proposta, che richiederebbe però da parte del governo almeno le palle di Chuck Norris, e un coraggio che deabbondianamente Prodi non può darsi: riformare la RAI sul serio, facendo pulizia ed eliminando la munnezza.
Lasciamo i pacchi e i contropacchi, i cuochi bisunti e le fregnacce assortite a Mediaset. Lasciamogli i grandi fratelli, le menate, i giochini, le isole e i sottoprodotti del Vippume alla Lele Mora, il monnezzaro della cronaca rosa.

Facciamo una RAI dove si (ri)trasmette cultura, la prima della Scala, il teatro, il cinema d’autore (magari senza interruzione), un’informazione fatta da giornalisti e non da parrucchiere di notte e puttane di giorno.
Facciamo si, una RAI pallosa, vecchia, antica, anni 60 e scommettiamo una cena di pesce che funzionerà. In Spagna Zapatero l’ha fatto. Ha fatto tornare la televisione pubblica spagnola un servizio pubblico, con programmi più intelligenti di quelli della tv privata.
Risultato? Un successo.
Tanto, più nella merda di così la RAI non può sprofondare e allora facciamolo questo tentativo.
Si tratta in fondo di applicare la raccolta differenziata anche ai prodotti televisivi. Ciò che si può ancora recuperare di qua e i rifiuti organici di là. Et voilà.

(Finale alternativo)
Il messaggio subliminale contenuto in questo post è: facciamo qualcosa per liberare il Sud dal problema della munnezza. Noi nordisti non riusciamo neanche a renderci conto di cosa significhi dover vivere con un tale disagio sotto casa. Leggete il libro di Alessandro Iacuelli, è per informarvi meglio.

sabato 12 maggio 2007

Bronzo (e argento) alla patria

Quando dico che in questi giorni non capisco più niente, evidentemente dev'essere vero.
Ieri, usciti i risultati delle votazioni per i Migliori Z-Blog, la prima reazione è stata quella di rosicare e di brutto perchè, come succedeva a Scorsese anni fa, un mucchio di nominations e poi nessun Oscar.
Sarà che a me, tra i numeri ordinali e cardinali, attizza da morire il numero 1 e mi ha sempre fatto un pò pena Cagnotto, quindi pensavo di avere, come si dice, toppato.

Poi invece, vedendo che nei blog dei "vincitori" (e anche dei secondi e terzi classificati per ogni categoria che possono fregiarsi ugualmente del bannerino di vincitore), godevano tutti come ricci e si lanciavano in manifestazioni di puro autoerotismo mi sono detta: e chi sono io, la figlia della serva?
Così ho riguardato i miei piazzamenti, ho capito di non aver capito un tubo e oggi esprimo qui la mia gioia, per prima cosa rendendomi conto che un mucchio di gente mi ha votata e io dalla mia torre d'avorio non ho ringraziato abbastanza.

La stupida papera lo fa adesso e si profonde in baci, inchini e abbracci. Sono in serious mode adesso, grazie amici veramente per la stima e la simpatia accordatami.

Ricordo, a chi si fosse messo in ascolto in questo momento, i miei lusinghieri piazzamenti:

2° Classificata come Miglior Z-Blog Femminile (nonostante venga spesso scambiata, per i miei scritti, per un papero maschio, tie')
3° come Miglior Z-Blog Giornalistico (per una che ha sulle palle i giornalisti è la giusta nemesi).

Sono arcicontenta per gli ottimi piazzamenti della nostra squadra:

Pibua (#1 come Miglior Z-Blog Femminile)
Ed (2° tra i maschi)
A.I.U.T.O. (3° tra gli umoristici)
Gidibao (3° blog tecnico)
Pensatoio (3° fonte di spunti)
Dalianera (2° letterario)
Verosudamerica (#1 giornalistico)
Batsceba (3° scrittore e 3° Z-Blogger dell'anno)

Ancora complimenti a tutti: organizzatori, vincitori e partecipanti, va'!

sabato 5 maggio 2007

Teniamo na minchia tanta

Eh si, noi faentini siamo fortunati. Eccolo il traliccione di 40 metri eretto in mezzo alle case di un quartiere di recente costruzione che ospita le antenne di telefonia mobile, soprattutto Vodafone e Tim e quelle della protezione civile e del Comune.

Il “cosone” ha provocato la nascita di un comitato di protesta da parte degli abitanti delle case limitrofe.
Il comitato si è battuto prima per impedirne la realizzazione, poi ne ha chiesto lo spostamento 400 metri più in là, più lontano dalle case verso la campagna ma la proposta ha incontrato l’opposizione degli operatori di telefonia.
Infine, una volta tirato su, perché il Comune aveva già concesso l’autorizzazione, si batte perché siano stabiliti gli effettivi rischi della sua collocazione così vicino al centro cittadino.
Tra parentesi, apprendo che in Faenza esistono già altre 46 antenne e microcelle di telefonia che, facendo due conti, mi sembrano tante, per una città di 55.000 abitanti più o meno. Ma se si obietta ci viene detto che se il cellulare non prende poi sono cazzi nostri.

In questi casi, come sempre, le opinioni si estremizzano. C’è chi è convinto che questi pistoloni emettenti onde elettromagnetiche siano perfettamente innocui, tanto da esortarne l’apparizione un po’ in tutti i condomini, al posto delle vetuste antenne televisive.
Anzi, magari fanno pure bene, a parte lo spiacevole inconveniente di prendere la scossa dandosi la mano e ritrovarsi un mattino con una pettinatura afro stile Blaxploitation.

Gli altri, gli ecocatastrofisti, sono convinti che facciano venire il cancro, che facciano impazzire i neuroni e che insomma siano molto, molto amari. Altro che capelli ricci, questi bigoloni ti renderebbero presto dei candidati all’obitorio.
Io sono un po’ preoccupata perché il grande totem è situato a 2/300 metri da dove lavoro e perché in genere per queste cose sono più per esagerare piuttosto che per minimizzare i rischi. Non si sa mai. A Genova si dice: non ci credo ma dammi un po’ le chiavi.

Mi piacerebbe che gli scienziati potessero chiarire una volta per tutte questi dubbi ma ho l’impressione che non sia per ora possibile. Primo perché occorre tempo per studiare gli effetti dell’esposizione alle onde elettromagnetiche che è troppo recente per offrire una casistica statisticamente sufficiente. Secondo, ci potrebbe essere il sospetto che se anche queste onde facessero male loro direbbero che non è vero. Soprattutto se il congresso al quale hanno appena partecipato era sponsorizzato da un’azienda di telefonia.

A me ha interessato comunque la reazione creativa degli abitanti del quartiere faentino. L’associazione fallica è evidente nel tono degli striscioni che vi propongo e che io trovo molto divertenti. La fantasia umana è impagabile, soprattutto quando si sbizzarrisce con le metafore sessuali.

Il “Ridateci gli zingari”, che io trovo geniale oltre che paraculo, si riferisce al fatto che in quel quartiere sostava un campo nomadi, causa di continuo malumore negli altri abitanti, ma evidentemente percepito ora come male minore rispetto al maxi-vibratore. A proposito, ma chi l'ha pensata, questa? Maschio o femmina? Quale inconfessabile fantasia nasconde?
C’è materiale a iosa per sociologi e psicoanalisti in quegli striscioni.
Per ora rimangono lì, ma uno che accennava a “interessi” dell'amministrazione comunale in conflitto con il problema dell’inquinamento magnetico è stato rimosso nottetempo dai vigili. Chissà come mai? A qualcuno sarà bruciato il sederino?

mercoledì 2 maggio 2007

Buon bloggeanno

Esattamente il 2 maggio del 2006, dall’uovo abbandonato di una papera zoppa, nasceva questo blog. Potevo, ad un anno di distanza, risparmiarvi la broda autoreferenziale del primo anniversario?

Sapete come sono gli ultraquarantenni senza figli, oltre alla compulsione per i peluches abbiamo la tendenza a crearci dei figli surrogati per compensarne la mancanza (dei figli, non dei peluches).
Il mio blog me lo immagino proprio come un bel bambino di 12 mesi, paffutello, rosa, ciccioso e sufficientemente bello e intelligente perché tutti dicano che è il ritratto di sua madre.
E’ cresciuto molto in questo tempo, ha superato i 60.000 contatti, è oggi 266° nella classifica di Blog Babel, e ogni giorno circa 200 visitatori vengono a leggere i deliri della sua mamma. Temo che tra un po’ comincerà a considerarsi una piccola blogstar e allora saranno dolori, ma io ne sono tanto fiera..

Si è fatto molte conoscenze in giro per la blogosfera e, cosa veramente bella, anche degli amici. Tra le sue frequentazioni abituali ci sono prima di tutto i napoletani, con i quali ha un grosso feeling: il quasi coetaneo e condivisore di immaginario collettivo A.I.U.T.O., ovvero Mister Cima. Quando pensano qualcosa assieme sono fuochi artificiali, vedasi l’exploit su Totò.
Altri punti di riferimento partenopei sono Pensatoio, ‘o filosofo, dalle analisi sapienti e le battute-haiku corrosive e l’enigma avvolto in un mistero dalianera.
Poi ci sono i genovesi/liguri, perché il sangue non è acqua: Gidibao, Pibua, Ed.
Altri bloggers che ama sono un’altra filosofa alla nitroglicerina, Cloroalclero (da quando frequenta la sua agora mi sta diventando ogni giorno più ribelle), l’irriverente e anticlericale Bhikkhu (altra cattiva compagnia), Spartacus Quirinus da Roma, le magnifiche Tisbe e Galatea, gli amici di MenteCritica, Lello in primis.
Ammira segretamente anche altri bloggers come Fulvialeopardi, Dacia e Andiaurol ma loro non se lo cagano proprio. Vabbè, intanto si bea con le vignette di Gianfalco e Mauro Biani e in cuor suo, anche se non lo ammetterebbe mai, soprattutto davanti a me, sogna di fare un giorno il numero di commenti di Beppe Grillo.

Ad ogni modo, per venire al sodo, vi lascio con le parole dei guitti di una volta: “se in questo anno vi è piaciuto questo blog tornate a trovarlo, e se non vi abbiamo accontentato, faremo meglio la prossima volta.”
Grazie a tutti voi amici, di cuore, per questo anno in compagnia. Vi voglio bene e vi amo.

P.S. Oggi darei un bacio in bocca a Daniele Luttazzi per ciò che ha scritto su Fassino. Da papera ridens mi ha fatto godere a lungo.
Poi però se ci fosse da fuggire insieme sceglierei piuttosto Daniel Craig.

martedì 1 maggio 2007

Primo maggio in nero

Caro lavoratore,
si, proprio tu, lavoratore regolare, con la tua bella busta paga, le ferie, i permessi, la malattia, gli straordinari, gli assegni familiari e il grande problema di dove collocare il TFR. Volevo augurarti, da collega lavoratrice, Buon Primo Maggio.
Oddìo, mi definisco lavoratrice nel senso che lavoro quattro ore al giorno ma in realtà non esisto e forse non ho nemmeno il diritto di farti gli auguri.

Mi spiego meglio, sono una lavoratrice in nero.
Ho cominciato quasi per scherzo, “dai, vieni a darci una mano”, “è solo per un breve periodo”. Sono sei mesi che lavoro, nel senso che mi faccio un mazzo tanto e ho perfino imparato un mestiere impegnativo che mi piace.
Però non esisto. Guardo e sistemo le buste paga degli altri. Non si parla di mettermi in regola. Per fortuna il padrone è una persona per bene che mi paga sempre puntualmente le ore ogni mese. Si, vado a ore come le badanti ma guadagno meno di una moldava, nonostante la “laura”, e per giunta faccio un lavoro molto più qualificato.
Se rimango a casa un pomeriggio perché non mi sento bene non guadagno i miei 28 euro giornalieri. Idem se vado in ferie. Ok, tutto quello che guadagno è grasso che cola, ma certo, con 28 euro al giorno, c’è veramente da farsi venire il mal di testa pensando a come investire tutto quel denaro, tolto quello che serve per mangiare e per comperarsi gli abiti firmati e cambiare auto ogni tre mesi, tra una vacanza alle Maldive e l’altra.

Lo so che mi guardi male e mi stai per dire: “ma perché subisci?”, “perché non vai al sindacato?”
“A cchi?” direbbe Totò.
Caro lavoratore in regola con il problema di dove mettere il TFR, ti potrei dare io un suggerimento ma non lo faccio, sono una signora.
Non lo sai che dopo i 45 anni, se perdessi questo lavoro, non ne troverei mai più un altro neanche a piangere in cinese? Leggi gli annunci: “massimo 35 anni”, “non più di 25 anni”, “assumesi giovani laureati max 30 anni”. Se un laureato ha più di 40 anni si spaventano e ti fuggono come se fossero inseguiti da Faccia di Cuoio con la sega elettrica.

Non mi dire che c’è gente che sta peggio, con i CoCoCo, i CoCoPro e tutta la sfilza di contratti precari. Più precaria di me non c’è nessuno. Io non esisto, sono una lavoratrice fantasma, una di quelli “che arrotondano” come direbbe il Cavaliere.
Oggi è la tua festa, ma non so se dopo tutto ho voglia di farti gli auguri. Sono invidiosa, lo ammetto. E sono passati i tempi delle parate sulla Piazza Rossa e delle bandiere, altrettanto rosse, che avrebbero dovuto trionfare.
Oggi, pensando al primo maggio mi è solo venuta in mente una vecchia canzone di Umberto Tozzi che fa “primo maggio, su coraggio (ti amo)”.
Pensa un po’.

Ciao,
Letizia

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