(Ti prego, non essere troppo dura con loro).
Siamo sopravvissuti al Festival della Parola Italiana di SanSaviano, una tre giorni che psicofisicamente vale come una mesata di addestramento intensivo in un reparto di sminatori in Iraq. Io mi sono salvata da questa Telethonnellata di buonismo solo grazie al sonno che mi ha pietosamente addormentato il gulliver stremato dal wordboarding, una nuova tortura che consiste nel mandarti giù a forza con l'imbuto litri e litri di concetti assolutamente corretti ed incontestabili che ricordano moltissimo il primo comandamento.
(Ti scongiuro, controlla l'aggressività).
Se dovessi stare al gioco del programma, la mia parola oggi sarebbe PROLISSITA'.
Quanti aggettivi, pronomi, articoli, complementi oggetto, soggetti e predicati in forma sciolta ed impacchettata sotto vuoto spinto, abbiamo ascoltato. E poi anacoluti, metafore, prose, poemi, ditirambi e proclami. Ogni sera fino ad oltre mezzanotte, per giunta.
Avrei una curiosità da soddisfare: perché la televisione italiana, che sia quella tossica a neuroni zero o quella impegnata ed ampollosa dei teledispenser di Verità non riesce a dotarsi di un minimo di capacità di sintesi? Non dico l'haiku, ma insomma.
Tanto per fare un paio di esempi americani, e che non sembrino paragoni blasfemi, i talk show serali di Jay Leno e David Letterman durano un'oretta, interruzioni comprese. In un'ora riescono a farci stare: il monologo satirico del conduttore, due o tre rubriche, l'intervista ad un paio di ospiti, un numero musicale o due e, appunto, la pubblicità. Non si addormenta nessuno. Da noi, senza RedBull direttamente in vena non si va oltre la boa dell'ora e mezza di questi spettacoli fiume, di queste orge di verbosità autoreferenziale. Siamo sicuri che quei 3 milioni di spettatori per SanSaviano fossero tutti svegli e non fossero televisori accesi e basta di fronte a orde di comatosi ormai andati?
(No, non essere troppo sadica, dai!)
I telepredicatori, dicevo. Almeno quelli classici te ce mannano, all'occorrenza. Si incazzano, ammoniscono le anime prave, se la pigliano con il governo, incendiano gli animi e a volte qualche libro sacro.
Si, è vero che ogni volta che Saviano parla un roveto prende fuoco, ma dopo aver sentito descritti i danni provocati dall'amianto, le tragedie varie, i soprusi più odiosi e i mali delle mafie, non riusciamo a trovare mai risposte ai nostri inevitabili: "E allora che facciamo? Che proponi per il cambiamento?" E' l'industria dell'indignazione, certo, ma fine a sé stessa e confinante con il gattopardismo. E' marketing delle sopracciglia aggrottate, dello sdegno a profusione. Un club esclusivissimo dove, è incredibile, sono tutti dalla parte giusta, tutti buoni e tutti che ce lo fanno pesare fino a spappolarceli.
Insomma, alla lunga il gioco stanca e, se tempo fa ci aveva pure incantato, dopo anni di televisione a monoscopio piatto, non so, sarà la crisi e lo stato di incazzatura permanente, ma ci viene voglia di dire bello chiaro e forte che "Quello che non ho" è come la Corazzata Potemkin.
(No, dai, lascialo stare, mollalo, non fargli male).
Fazio. E diciamolo allora. La cosa che mi dà più fastidio di lui è il modo in cui usa come scudi umani dei poveri morti che non possono più parlare né ribellarsi, dimostrando una predilezione particolare alquanto sadica per i poeti come Pasolini e De André, gente che era tutt'altro che buonista da viva. Pasolini, soprattutto, che si racconta fosse incline a perdere le staffe e ad aggredire perfino fisicamente i suoi interlocutori. De André era addirittura anarchico, figuriamoci se avrebbe gradito di passare per santino istituzionale.
I poeti non sono delle mammolette alla Moccia, ma vogliono vedere il sangue di Ignacio nell'arena. Omero ha descritto guerre, stragi, stupri, massacri. Non parliamo di Shakespeare. La cultura, se è solo constatazione del decesso della speranza ed addestramento alla rassegnazione, non serve a nulla e fa solo rabbia a chi è ancora vivo e ha voglia di lottare contro i suoi mulini a vento.
Fazio urta i nervi anche per come finge di scandalizzarsi quando la Littizzetto interpreta, come da copione, il bambino che gioca con la cacca nel salotto buono mentre le signore prendono il té. Vuole sembrare il chierichetto che si scandalizza di fronte alla tonaca alzata ma è uno che la sa lunga.
(Non starai esagerando?)
La televisione di Fazio e del suo Guildenstern Saviano, pur apparendo una versione colta ed intellettuale del Tenerone, è una televisione violenta perché usa il buonismo come arma ricattatoria. Ti mette contro il muro tappandoti la bocca ed obbligandoti ad essere per forza d'accordo con lei.
(Ora ti massacreranno, lo sai.)
Quanti aggettivi, pronomi, articoli, complementi oggetto, soggetti e predicati in forma sciolta ed impacchettata sotto vuoto spinto, abbiamo ascoltato. E poi anacoluti, metafore, prose, poemi, ditirambi e proclami. Ogni sera fino ad oltre mezzanotte, per giunta.
Avrei una curiosità da soddisfare: perché la televisione italiana, che sia quella tossica a neuroni zero o quella impegnata ed ampollosa dei teledispenser di Verità non riesce a dotarsi di un minimo di capacità di sintesi? Non dico l'haiku, ma insomma.
Tanto per fare un paio di esempi americani, e che non sembrino paragoni blasfemi, i talk show serali di Jay Leno e David Letterman durano un'oretta, interruzioni comprese. In un'ora riescono a farci stare: il monologo satirico del conduttore, due o tre rubriche, l'intervista ad un paio di ospiti, un numero musicale o due e, appunto, la pubblicità. Non si addormenta nessuno. Da noi, senza RedBull direttamente in vena non si va oltre la boa dell'ora e mezza di questi spettacoli fiume, di queste orge di verbosità autoreferenziale. Siamo sicuri che quei 3 milioni di spettatori per SanSaviano fossero tutti svegli e non fossero televisori accesi e basta di fronte a orde di comatosi ormai andati?
(No, non essere troppo sadica, dai!)
I telepredicatori, dicevo. Almeno quelli classici te ce mannano, all'occorrenza. Si incazzano, ammoniscono le anime prave, se la pigliano con il governo, incendiano gli animi e a volte qualche libro sacro.
Si, è vero che ogni volta che Saviano parla un roveto prende fuoco, ma dopo aver sentito descritti i danni provocati dall'amianto, le tragedie varie, i soprusi più odiosi e i mali delle mafie, non riusciamo a trovare mai risposte ai nostri inevitabili: "E allora che facciamo? Che proponi per il cambiamento?" E' l'industria dell'indignazione, certo, ma fine a sé stessa e confinante con il gattopardismo. E' marketing delle sopracciglia aggrottate, dello sdegno a profusione. Un club esclusivissimo dove, è incredibile, sono tutti dalla parte giusta, tutti buoni e tutti che ce lo fanno pesare fino a spappolarceli.
Insomma, alla lunga il gioco stanca e, se tempo fa ci aveva pure incantato, dopo anni di televisione a monoscopio piatto, non so, sarà la crisi e lo stato di incazzatura permanente, ma ci viene voglia di dire bello chiaro e forte che "Quello che non ho" è come la Corazzata Potemkin.
(No, dai, lascialo stare, mollalo, non fargli male).
Fazio. E diciamolo allora. La cosa che mi dà più fastidio di lui è il modo in cui usa come scudi umani dei poveri morti che non possono più parlare né ribellarsi, dimostrando una predilezione particolare alquanto sadica per i poeti come Pasolini e De André, gente che era tutt'altro che buonista da viva. Pasolini, soprattutto, che si racconta fosse incline a perdere le staffe e ad aggredire perfino fisicamente i suoi interlocutori. De André era addirittura anarchico, figuriamoci se avrebbe gradito di passare per santino istituzionale.
I poeti non sono delle mammolette alla Moccia, ma vogliono vedere il sangue di Ignacio nell'arena. Omero ha descritto guerre, stragi, stupri, massacri. Non parliamo di Shakespeare. La cultura, se è solo constatazione del decesso della speranza ed addestramento alla rassegnazione, non serve a nulla e fa solo rabbia a chi è ancora vivo e ha voglia di lottare contro i suoi mulini a vento.
Fazio urta i nervi anche per come finge di scandalizzarsi quando la Littizzetto interpreta, come da copione, il bambino che gioca con la cacca nel salotto buono mentre le signore prendono il té. Vuole sembrare il chierichetto che si scandalizza di fronte alla tonaca alzata ma è uno che la sa lunga.
(Non starai esagerando?)
La televisione di Fazio e del suo Guildenstern Saviano, pur apparendo una versione colta ed intellettuale del Tenerone, è una televisione violenta perché usa il buonismo come arma ricattatoria. Ti mette contro il muro tappandoti la bocca ed obbligandoti ad essere per forza d'accordo con lei.
Chi potrebbe mai infatti permettersi di non essere CONTRO la violenza alle donne, CONTRO le vittime di mafia o di amianto, CONTRO l'inquinamento e CONTRO tutto ciò che è politicamente corretto? E' come quando su Facebook pubblicano la foto del bimbo malato di cancro e se non condividi sei una merda.
E' una televisione che non ti rende affatto più buono ma che scatena semmai una reazione opposta e contraria. Ti fa venir voglia di trasgredire, di lasciarti scappare un bel "e chemmefrega". Saviano accende i roveti ma potrebbe anche accendere un diavolo in te.
E' una televisione violenta perché falsa, perché, per la legge della probabilità, quelli che ti vengono presentati come i suoi sacerdoti ed oracoli non possono essere tutti dei geni, dei grandi, degli esimi dei in terra scesi dall'Olimpo a miracol mostrare. Soprattutto non è carino che se lo dicano a vicenda. E' leccaculismo a 69 a livelli cosmici. Al Festival di SanSaviano vincono tutti perché sono tutti numeri uno, non c'è nemmeno un Cagnotto.
Fazio non se ne rende conto ma il profeta Pasolini, il suo Pasolini, in "Salò", ha descritto questa violenza e questa televisione. Anche la sua.
E' una televisione che non ti rende affatto più buono ma che scatena semmai una reazione opposta e contraria. Ti fa venir voglia di trasgredire, di lasciarti scappare un bel "e chemmefrega". Saviano accende i roveti ma potrebbe anche accendere un diavolo in te.
E' una televisione violenta perché falsa, perché, per la legge della probabilità, quelli che ti vengono presentati come i suoi sacerdoti ed oracoli non possono essere tutti dei geni, dei grandi, degli esimi dei in terra scesi dall'Olimpo a miracol mostrare. Soprattutto non è carino che se lo dicano a vicenda. E' leccaculismo a 69 a livelli cosmici. Al Festival di SanSaviano vincono tutti perché sono tutti numeri uno, non c'è nemmeno un Cagnotto.
Fazio non se ne rende conto ma il profeta Pasolini, il suo Pasolini, in "Salò", ha descritto questa violenza e questa televisione. Anche la sua.
(Ora ti massacreranno, lo sai.)
ha, ma allora non sono il solo che quando vede Saviano pensa a uno stormo di avvoltoi...
RispondiEliminaTrovo Fazio assolutamente gelatinoso. Saviano forse si ritrova ad avere troppo successo e non sa bene nemmeno lui cosa diamine dire. Sono comunque molto rappresentativi di quel sottovuoto spinto che aleggia nel PD, da molti anni oramai. Non li odio, ma non li amo affatto. Sono un discreto contorno di un primo piatto che - purtroppo - non c'e'.
RispondiEliminaEddai che Fazio e Saviano vi piacciono. Solo che non volete ammetterlo. Me la figuro così: sbirciate se qualcuno ha lanciato il primo post contro, allora vi ingegnate a dire qualcosina anche voi, un impiastrino di battutina scipita, così non siete da meno - fosse mai si sospettasse che nelle due ore in cui non c' eravate stavate guardando il programma - e allo stesso tempo non tradite quella coscienzina morbidosa cresciuta tra il patronato e la cellula FGCI cui dispiace maltrattare due bravi ragazzi che dicono cose vere. Se solo fossero più trendy, accidenti. Comunque sia: non posso aprire Facebook e trovare un centinaio di notifiche a base di Fazio&Saviano, Saviano&Fazio, non esiste!!!
RispondiEliminala tv dei J Leno è intrattenimento,quella di StrazioSviano è di indottrinamento e richiede più tempo come ben sai.
RispondiEliminaSono più subdoli di una zecca sullo scroto, succhiano la vitalità alla gente dalla parte più sensibile con richiami fuorvianti e ambigui.
Per me sei stata troppo dolce,so che sai essere più feroce ;-)
Perfetto! forse troppo buona!
RispondiEliminaamen! non è la prima volta che trovo qui opinioni poco mainstream e molto (da me) condivisibili.
RispondiEliminasono del tutto d'accordo con te, lameduck, e con rosso al rosso.
RispondiEliminasaluti
io no ma fa niente.. soprattutto su Pasolini e De Andrè. E ovviamente non dico perchè, non interessamdo. Aufiedersen.
RispondiEliminaio Ti adoro!!!
RispondiEliminaC'è una cosa che mi sono sempre chiesto: perchè c'è così tanta gente che commenta cose come: "Sono completamente d'accordo con te" oppure "Grazie per lo stupendo post" o ancora "Bellissimo articolo, complimenti"
RispondiEliminaL'ho sempre trovato curioso, come se fosse possibile mettere un "Mi piace" su una voce di Wikipedia.
Io credo che faccia parte del desiderio di visibilità che ci ha soggiogati, unito a una sorta di narcisismo 2.0. Lo stesso che nell'era pre-internet ci faceva incidere il nostro nome sulla corteccia di un albero o sul marmo del battistero di Firenze.
Comunque, uno dei migliori post sul fenomeno Fazio-Saviano che mi sia capitato di leggere.
Spero di poterlo condividere sulla mia pagina del faccialibro.
già lo sapevo ma dai commenti capisco ancor più le titubanze di Lame nell'esprimere completamente il proprio pensiero,mi pare si senta quella sorta di sacralità che si trova quando si parla di olocausto ,di ebraismo,di mafia,si parla di intoccabili dei quali tutti abbiamo riserve ma le stesse le riserviamo alle critiche nei loro confronti,le stesse che portano Paolo a dire non sono daccordo ma va bene non interessa a nessuno.
RispondiEliminaCredo ci voglia coraggio,il coraggio della denuncia quando si intuisce ciò che non va,perchè quello che vogliono ottenere è il limbo della critica attraverso la paura e la critica bisogna farla costruttiva o distruttiva non importa,anche un semplice fanculo può bastare se si vuole rimane liberi altrimenti ci si autocastra e poi diventa difficile dar loro torto
E' stata troppo buona :)
RispondiEliminaCogli nel segno quando esprimi la mancanza di propositività nel programma tanto quanto nel restante 90% della programmazione televisiva tutta (il restante 10%, pur cercandolo, non so voi, ma io non l'ho mai visto). Hanno reso la televisione la "pipa ad oppio" dei popoli. Stasera al tg2 (TG2!) hanno presentato un servizio sul "diavolo" giusto per ricordare a mia nonna che il male è trascendentale e va accettato... Sinceramente anch'io nutro rabbia e a chi mi risponde consigliandomi di cambiar canale o spegnere la tv spiego che a me, a differenza loro, piace allenare il mio senso critico.
RispondiEliminaChapeau! Dopo aver visto la prima puntata, mi sono premiata per il sacrificio e non ho visto il seguito!
RispondiEliminaRoberta da Sydney
A parte come ti compiaci nell'essere controcorrente, dici molte cose sulle quali mi trovo d'accordo: la lungaggine, la verbosità, l'indignazione che rischia di essere fine a sé stessa. Un po' meno sulla "violenza" di cui sarebbe portatrice. Tutto sommato dura poco, almeno nel numero di puntate. E Saviano è uno che fa una vita di merda per quello che ha detto. Non sempre le parole sono verbose.
RispondiEliminaFin troppo buona e politically correct..forse pur addormentandoti hai guardato troppo a lungo la trasmissione e ti ha quasi infettato :)
RispondiEliminaSe tutti l'avessimo ignorata, come ho fatto io, forse la televisione cambierebbe..
Quando vedo Saviazio sento l'eco de la "Rabbia di Pasolini" sulla televisione (versione Cineteca di Bo).
RispondiElimina"Ah, voce di falsita'!"